00 14/03/2010 21:39
Ecco una prima stesura del discorso del Papa preso dal BlogRaffaella:


PAPA A CHIESA LUTERANA: L'ECUMENISMO NON SI E' FERMATO

(AGI) - CdV, 14 mar.

(di Salvatore Izzo)

"Non possiamo bere dallo stesso unico calice, non possiamo stare insieme intorno all'altare. Questo ci deve rendere tristi, perchè è una situazione peccaminosa, ma l'unità non può essere fatta dagli uomini: dobbiamo affidarci al Signore perchè lui solo può darci l'unità".

Dunque "preghiamo insieme che il Signore ci dia l'unità e così aiuti il mondo affinchè il mondo creda".

Con queste parole Benedetto XVI ha concluso la sua omelia nella chiesa luterana di via Firenze a Roma. "Ci sono tanti elementi di unità: oggi ascoltiamo la stessa parola di Dio, guardiamo tutti insieme all'unico Cristo", con "la speranza che questa unità possa essere sempre più profonda. Ma dobbiamo vedere anche - ha spiegato - che abbiamo distrutto noi la nostra unita', abbiamo diviso l'unico cammino in tanti cammini. Se siamo qui oggi e' perche' ascoltiamo la stessa parola di Dio, rendendo testimonianza dell'unico Cristo. Ci rende tristi sapere che questa divisione e' il risultato di una situazione peccaminosa ma dobbiamo anche sapere che l'unita' e' un dono che ci puo' essere dato solo da Dio".


E se "la nostra testimonianza viene oscurata dalla divisione" e "non dovremmo litigare ma cercare di essere piu' uniti", non e' vero - per Papa Ratzinger - che l'ecumenismo si e' fermato: non e' cosi'".


La visita e' iniziata alle 17,30 con il prolungato applauso che ha accolto il Pontefice al suo ingresso nella "Christus kirche", e subito la presidente della Comunita', Doris Esch, ha ricordato il gesto di amicizia compiuto in questo stesso edificio da Giovanni Paolo II 27 anni fa in occasione del quinto centenario della nascita di Lutero: "si tratto' - ha sottolineato - della prima visita di un Papa ad una chiesa luterana dal tempo della Riforma".
"Quella visita - ha detto - non l'abbiamo dimenticata. Santita', oggi si senta a casa sua". "Per noi - ha fatto eco il pastore Jens-Martin Kruse - e' veramente un giorno della gioia. Siamo veramente contenti per questo evento e con grande gioia accogliamo il Papa".


Benedetto XVI, ha ricordato, "conosce abbastanza bene la nostra chiesa e la nostra comunita', cosi' come la nostra teologia luterana e la nostra spiritualita'. Viene in una chiesa che conosce bene. Per noi lui e' il vescovo di Roma e gli abbiamo rivolto questo invito gia' nel 2008. Il fatto che abbia accettato di pregare con noi ribadisce i rapporti cordiali con la Chiesa Cattolica", ha rilevato il pastore che ha tenuto in particolate a ricordare l'amicizia con i Focolari, la Comunita' di Sant'Egidio, i benedettini di San Paolo fuori le Mura e i connazionali del Collegio germanico e della comunita' di cattolici tedeschi che si ritrovano a
Santa Maria dell'Anima, cioe' i gruppi cattolici presenti oggi all'incontro. "Se noi ci rapportiamo cosi', gli uni verso gli altri: se nel dolore, siamo qui gli uni per gli altri e condividiamo insieme e celebriamo la gioia nella fede, allora - ha concluso il pastore con un velato accenno alla vicenda degli abusi sessuali che in Germania coinvolge anche la chiesa protestante - questo sara' un passo fondamentale per rendere visibile ed efficace l'unita' di cui viviamo".

Dal bel pulpito di marmo della Christus kirche - con sulle spalle la stola rosa dell'odierna domenica 'in laetare' sopra la mozzetta rossa bordata di ermellino bianco - il Pontefice ha evocato da parte sua l'immagine evangelica del chicco di grano che muore da' frutti. "Una persona che ama la sua vita la perdera' ma quello che prende la croce e segue Gesu' avra' la vita eterna", ha spiegato. "Questo discorso - ha aggiunto il Papa teologo parlando a braccio in tedesco - non ci piace: ci domandiamo se dobbiamo odiare la nostra vita. In realta' possiamo e dobbiamo essere pieni di graatitudine per quello che Dio ci da': se il Signore ci dice che dobbiamo odiare in qualche modo la nostra vita, vuole farci capire che la mia vita non e' solo per me, se la voglio solo per me non la trovo ma la perdo. La vita non e' ricevere ma darsi.
Se non ci diamo all'altro non possiamo ricevere".

"Il Signore - ha sottolineato Papa Ratzinger - dice: chi vuole essere nella mia sequela deve servire. Questo darsi e' lo stesso che amare, e' lo stesso che seguirlo con la Croce. Siamo noi stessi solo quando ci diamo agli altri, Questo cammino del chicco di grano e' il cammino dell'amore e della salvezzaa, il perdersi nel cammino del donarsi e' la 'sequela Christi'". "Gesu' - ha concluso il Papa teologo - e' davvero il cammino, la verita' e la vita. E qui e' gia' contenuto il concetto del noi: questo cammino al suo seguito solo possiamo farlo insieme. Essere cristiano non si puo' vivere e realizzare senza la comunita'".
Benedetto XVI ha donato alla chiesa luterana di Roma un mosaico che riproduce il "Cristo Benedicente" delle Grotte Vaticane: e' l'immagine che - nei pressi della sepoltura di San Pietro - sovrasta il piccolo altare detto dei palli perche' vengono poggiate su di esso le stole di lana bianca con croci nere che il Pontefice consegna ogni 29 giugno ai nuovi arcivescovi metropoliti.
In risposta, il pastore Kruse ha regalato a Papa Ratzinger una riproduzione della conca battesimale in bronzo con l'iscrizione della formula liturgica.
Prima di lasciare la "la Christus kirche", il Papa - che era accompagnato dal segretario di Stato Tarcisio Bertone e dai cardinali Agostino Vallini, vicario di Roma, e Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l'unita' dei cristiani - ha infine salutato in sacrestia alcuni membri emeriti della comunita' luterana di Roma e ha partecipato a un piccolo rinfresco offerto dal pastore nella sua abitazione.

Benedetto XVI luterani

Benedetto XVI dai luterani

Benedetto XVI dai Luterani

Benedetto XVI dai Luterani


[Modificato da Caterina63 14/03/2010 22:14]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)