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Venti Settembre: non lasciamolo ai massoni


Centoquarant'anni fa l'ingresso dei bersaglieri a Porta Pia pose fine al millenario dominio temporale dei Papi sullo Stato Pontificio, le cui origini si fanno risalire per convenzione alla cosiddetta Donazione di Sutri dell'VIII secolo. Il violento esproprio dei domini papali da parte del neonato Stato unitario, dopo il fallimento di tutte le trattative volte a trovare un componimento consensuale al problema, originò un periodo di fortissime contrapposizioni e di accanito anticlericalismo: da un lato il Papa prigioniero in Vaticano, dall'altro lo Stato italiano su posizioni apertamente laicarde, anche perché il non expedit alla partecipazione dei cattolici alla vita politica lasciò campo libero all'élite anticlericale e massonica.

La "questione romana" fu risolta come noto nel 1929 con i Patti Lateranensi. Che furono un'ottima soluzione, di mutua soddisfazione per Chiesa e Stato: tanto vero che sopravvissero al mutamento del regime che li aveva sottoscritti. La Santa Sede riebbe un proprio, seppur poco più che simbolico, potere temporale; sufficiente a riacquistare lo status di stato sovrano al precipuo fine di poter garantire la "piena e visibile indipendenza" del romano pontefice. Tra l'altro, l'utilità di questa guarentigia si è potuta apprezzare proprio in questi giorni del viaggio in Gran Bretagna, allorché ha frustrato i laicisti che, rimestando la questione pedofilia, sbraitavano per ottenere l'arresto del Papa da parte di qualche giudice (nelle cui fila, anche, si possono trovare degli spostati). Inoltre la dignità sovrana del Pontefice ha consentito che il viaggio avesse le più solenni forme della visita di Stato e che una parte del costo relativo fosse assunta dal governo di Sua Maestà.

Al tempo stesso, l'esiguità del territorio (è lo stato più piccolo del mondo) ha dispensato la Chiesa dal doversi impegnare in tutti quei compiti in temporalibus che possono contrastare l'esercizio delle prerogative spirituali: pensiamo all'imbarazzo di doversi occupare su vasta scala dell'amministrazione della giustizia criminale, dell'imposizione di tasse, della promozione del commercio, ecc. Tutti compiti, tra l'altro, che il vecchio Stato Pontificio aveva mostrato di svolgere assai male: è opinione comune che nell'Ottocento esso fosse lo stato peggio amministrato della Penisola.

Un'altro dato di fatto incontestato è che la perdita dei domini temporali, che prima impastavano la diplomazia pontificia in vincoli di interesse molto terreni, ha reso il Papato più rispettato e influente sulla scena internazionale: non avendo più un territorio e interessi nazionali propri, la Santa Sede ha acquisito la forza dell'imparzialità e del disinteresse.

Di fronte a questi dati, il Venti Settembre non è certamente una data infausta per la Chiesa; anzi... Per provvidenziale eterogenesi dei fini, da un gesto oggettivamente usurpatore (sia pure nell'interesse, in sé lodevole, dell'unificazione della nostra cara Patria) è derivato un bene, come più volte ribadito dagli stessi pontefici dal 1929 in poi: questa consapevolezza non è, dunque, una novità conciliare.

E' per questo che è inopportuno, e in fin dei conti autolesionista, prendere il lutto nella ricorrenza odierna. I massoni, che ad ogni anno festeggiano questa data, non sperano altro. Per guastar loro la festa, nulla di più efficace di un approccio sereno alla commemorazione della fine di quel tipo di potere temporale. Per il quale, tra parentesi, nessuna persona sensata potrebbe provare nostalgia: conosciamo ormai assai bene i vescovi, in merito all'applicazione 'generosa' del motu proprio; li vorreste vedere anche nel ruolo sostanziale di Prefetti e Governatori, a decidere su appalti e pensioni, su giustizia e trasporti?

E' vero che in alcuni ambienti tradizionalisti c'è ancora una qualche forma di attaccamento al pathos di fine Ottocento. Per carità: onorare Pio IX (che tra l'altro è Beato) e i suoi zuavi, non è criticabile. Ma lo diviene se la cosa esprime intenzioni politiche neppure recondite; allora si finisce come certe frange tradizionaliste francesi, con le loro Messe per Luigi XVI e Maria Antonietta, per l'Algeria e per Vichy. Tutte cose di fronte alle quali i progressisti si fregano le mani, ben lieti di trovare qualcosa da rinfacciare loro di fronte all'opinione pubblica.

A questi casi si riferiva evidentemente il Papa, nella
lettera di accompagnamento al motu proprio, scrivendo: "È vero che non mancano esagerazioni e qualche volta aspetti sociali indebitamente vincolati all’attitudine di fedeli legati all’antica tradizione liturgica latina".

Cerchiamo dunque, noi tradizionalisti, di superare questi 'indebiti' aspetti socio-politici, che sono un concreto ostacolo all'apostolato 'tridentino' verso la gran massa di fedeli i quali, ovviamente, giudicherebbero sospetto e poco equilibrato un nostalgismo reazionario per assetti politici di due secoli fa. Siamo in guerra contro il modernismo, dottrinale e liturgico. Fornire armi di propaganda al nemico è qualcosa che non dobbiamo e non possiamo permetterci. Non possumus, diceva appunto il Beato Pio IX...


Enrico
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)