00 24/01/2011 10:32
«L’identità missionaria del presbitero nella Chiesa,

quale dimensione intrinseca dell’esercizio dei tria munera»



Signori Cardinali, venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,

1. Introduzione

Vorrei dare il più cordiale benvenuto a tutti i Membri della Congregazione e, particolarmente, a coloro che per la prima volta, si uniscono a noi in questa Assemblea Plenaria, quali nuovi membri. A tutti, che con non pochi sacrifici, sono convenuti nella Città Eterna, il mio sincero ringraziamento.

Desidero con Voi ringraziare il Signore che ci ha radunati in questa Aula, cum Petro et sub Petro, e sotto la protezione dell’Apostolo Paolo, proprio in questo Anno Paolino, in quello spirito di comunione, di fede e di amore, che ci unisce nel servizio alla Chiesa, per il bene dei nostri presbiteri, diaconi e dell’intero Popolo di Dio.

Negli ultimi anni, questo Dicastero ha dato un contributo non indifferente nell’ambito delle proprie competenze. Come non ricordare l’importante Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, pubblicato nel 1994; poi, nel 1999, la lettera circolare “Il presbitero maestro della Parola, ministro dei sacramenti e guida della comunità in vista del terzo millennio cristiano”; nel 2002, l’istruzione “Il presbitero, pastore e guida della comunità parrocchiale” e, finalmente, nel 2004, l’Assemblea Plenaria ha rivolto la propria attenzione agli “organismi di collaborazione nella Chiesa particolare, a livello diocesano e parrocchiale,” e alla “Pastorale dei Santuari”, cercando di evidenziare, con chiarezza e completezza, lo specifico fondamento teologico sacramentale che sottostà alla normativa codiciale ed alle recenti disposizioni magisteriali sugli organismi diocesani e su quelli parrocchiali; ed indicando, così, la via per sanare e rimuovere le inadeguate costituzioni e prassi di funzionamento di “organismi di partecipazione” nella Chiesa particolare – a livello diocesano e parrocchiale –, che sono, a volte, difformi o contrarie alla legislazione universale della Chiesa.

Oggi, in sintonia con il Magistero della Chiesa, ed in modo particolare con i Documenti del Concilio Vaticano II e con i recenti interventi del Sommo Pontefice, la Congregazione propone un tema che considera di notevole rilevanza ecclesiale in questi momenti: “L’identità missionaria del presbitero nella Chiesa, quale dimensione intrinseca dell’esercizio dei tria munera”. L’obiettivo fondamentale è evidenziare la rilevanza dell’identità missionaria del presbitero, nel contesto attuale della vita della Chiesa.



2. L’urgenza missionaria nel mondo attuale

La Chiesa è per la sua natura missionaria, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre (Decreto Ad gentes, n. 2). Si tratta di una missionarietà intrinseca, fondata ultimamente nelle stesse missioni trinitarie. “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15). Nella stessa vocazione dell’Apostolo delle genti: “Va’; perché io ti manderò lontano, tra i pagani” (At 22, 21).

Nelle odierne circostanze, nel panorama mondiale, si rinnova l’urgenza missionaria, non soltanto “ad gentes”, ma all’interno dello stesso gregge, già costituto come Chiesa.

Papa Benedetto XVI, fin dall’inizio del suo pontificato, ha ribadito costantemente il tema delle nuove condizioni nelle quali si trova oggi la Chiesa nella società post-moderna. Siamo di fronte ad una società la cui cultura cerca di rifiutare Dio ed è profondamente segnata dal secolarismo, dal relativismo, dallo scientismo, dall’indifferentismo religioso, dall’agnosticismo e da un laicismo, spesso militante e anti-religioso. Questa nuova cultura post-moderna avanza, anzitutto nei paesi occidentali, è dominante nei media, ma si espande, progressivamente, a tutti i popoli, attraverso la mobilità umana e tutte le forme attuali di comunicazione.

Lo stesso Pontefice, parlando ai vescovi tedeschi, durante la Giornata mondiale della Gioventù (2005), disse: “Sappiamo che il secolarismo e la scristianizzazione progrediscono, che il relativismo cresce, che l’influsso dell’etica e della morale cattoliche diminuisce sempre più. Non poche persone abbandonano la Chiesa, o se vi rimangono, accettano soltanto una parte dell’insegnamento cattolico, scegliendo solo alcuni aspetti del cristianesimo. […] Voi stessi, cari Confratelli, avete affermato [...]: ‘Noi siamo diventati terra di missione’. […] Dovremmo riflettere seriamente sul modo in cui possiamo realizzare una vera evangelizzazione. […] Non è sufficiente che noi cerchiamo di conservare il gregge esistente, anche se questo è molto importante […]. Credo che dobbiamo tutti insieme cercare di trovare nuovi modi per riportare il Vangelo nel mondo attuale, annunciare di nuovo Cristo e stabilire la fede” (Disc. nel Piussaal del Seminario di Colonia, 21.8.2005).

Nel contempo, cresce la consapevolezza che, oltre ai problemi della cultura post-moderna, si presentano, sia il problema dell’altissima percentuale di cattolici che vivono lontani della prassi religiosa, sia il problema della diminuzione drastica, per diverse cause, del numero di coloro che si dichiarano cattolici; c’è, nel contempo, il problema della crescita straordinaria delle cosiddette “sette evangeliche pentecostali” e di altre sette.

Innanzi a questa realtà, urge accogliere con generosità l’invito fatto dal Santo Padre ad una vera “missione”, rivolta a coloro che, pur essendo stati da noi battezzati, per diverse circostanze storiche, non sono stati da noi sufficientemente evangelizzati. Nel suo discorso ai Vescovi brasiliani, nel 2007, il Papa ha detto: “[…] È necessario, pertanto, avviare l’attività apostolica come una vera missione nell’ambito del gregge costituito dalla Chiesa Cattolica in Brasile, promovendo un’evangelizzazione metodica e capillare in vista di un’adesione personale e comunitaria a Cristo. […]. Si richiede, in una parola, una missione evangelizzatrice che interpelli tutte le forze vive di questo gregge immenso” (Discorso del Santo Padre ai Vescovi Brasiliani, 11 maggio 2007, n. 3).

continua...


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)