00 14/04/2010 23:30

V.

TUTTI HANNO BISOGNO DI ESSERE CATECHIZZATI

L'importanza dei fanciulli e dei giovani

35. Il tema, che è stato indicato dal mio predecessore Paolo VI alla IV assemblea generale del sinodo dei vescovi, aveva questo titolo; «La catechesi, in questo nostro tempo, con particolare riferimento ai fanciulli e ai giovani». L'ascesa dei giovani costituisce, senza dubbio, il fenomeno più ricco di speranza ed insieme di inquietudine per una buona parte del mondo d'oggi. Alcuni paesi, specialmente quelli del terzo mondo, hanno più della metà della popolazione al di sotto dei venticinque o trent'anni. Ciò significa milioni e milioni di fanciulli e di giovani, che si preparano al loro avvenire di adulti. E non si tratta solo di un fattore numerico: alcuni recenti avvenimenti, così come la cronaca quotidiana, ci dicono che questa innumerevole moltitudine di giovani, anche se qui e là è dominata dall'incertezza e dalla paura, o è sedotta dall'evasione nell'indifferenza e nella droga, e perfino tentata dal nichilismo e dalla violenza, rappresenta tuttavia nella maggioranza la grande forza che, tra non pochi rischi, si propone di costruire la civiltà avvenire.

Ora, nella nostra sollecitudine pastorale noi ci chiediamo: come rivelare a questa moltitudine di fanciulli e di giovani Gesù Cristo, Dio fatto uomo, e rivelarlo non soltanto nell'esaltazione di un primo incontro fuggevole, ma mediante la conoscenza ogni giorno più approfondita e più luminosa della sua persona, del suo messaggio, del disegno di Dio ch'egli ha voluto rivelare, dell'invito ch'egli rivolge a ciascuno, del regno ch'egli vuole inaugurare in questo mondo con il «piccolo gregge» di coloro che credono in lui, e che non sarà completo se non nell'eternità? Come far conoscere il senso, la portata, le esigenze fondamentali, la legge d'amore, le promesse, le speranze di questo regno?

Ci sono non poche osservazioni da fare circa le caratteristiche specifiche, che la catechesi assume nelle diverse tappe della vita.

I bambini

36. Un momento spesso decisivo è quello in cui il bambino riceve dai genitori e dall'ambiente familiare i primi elementi della catechesi, che forse non saranno altro che una semplice rivelazione del Padre celeste, buono e provvidente, verso il quale egli impara a volgere il proprio cuore. Brevissime preghiere, che il bambino imparerà a balbettare, saranno l'inizio di un dialogo amorevole con questo Dio nascosto, del quale comincerà ad ascoltare in seguito la parola. Dinanzi ai genitori cristiani non potrei mai insistere troppo su questa iniziazione precoce, nella quale le facoltà del bambino sono integrate in un rapporto vitale con Dio: opera capitale, che richiede un grande amore e un profondo rispetto del bambino, il quale ha diritto ad una presentazione semplice e vera della fede cristiana.

I fanciulli

37. Seguirà ben presto, nella scuola o nella chiesa, nella parrocchia o nell'ambito dell'assistenza religiosa nel colleggio cattolico o nella scuola di stato, parallelamente all'apertura ad una cerchia sociale più larga, il momento di una catechesi destinata a introdurre il fanciullo, in modo organico, nella vita della chiesa e comprendente anche una preparazione immediata alla celebrazione dei sacramenti: catechesi didattica, ma rivolta a dare una testimonianza nella fede; catechesi iniziale, ma non frammentaria, poichè dovrà rivelare, sia pure in maniera elementare, tutti i principali misteri della fede e la loro incidenza nella vita morale e religiosa del ragazzo; catechesi, che dà un senso ai sacramenti, ma che nello stesso tempo dai sacramenti vissuti riceve una dimensione vitale, che le impedisce di rimanere soltanto dottrinale, e comunica al fanciullo la gioia di essere testimone di Cristo nel particolare ambiente in cui vive.

Gli adolescenti

38. Vengono poi la pubertà e l'adolescenza, con tutto ciò che una tale età rappresenta di grandezza e di rischio. E' un momento di scoperta di se stesso e del proprio universo interiore, momento di progetti generosi, momento in cui zampillano il sentimento dell'amore, gli impulsi biologici della sessualità e il desiderio di stare insieme, momento di una gioia particolarmente intensa, connessa con la scoperta inebriante della vita. Spesso, però, è anche l'età degli interrogativi più profondi, delle ricerche ansiose e perfino frustranti, di una certa diffidenza verso gli altri con dannosi ripiegamenti su se stessi, l'età talvolta delle prime sconfitte e delle prime amarezze. La catechesi non dovrà ignorare tali aspetti facilmente cangianti di questo delicato periodo della vita. Una catechesi capace di condurre l'adolescente ad una revisione della propria vita e al dialogo, una catechesi che non ignori i suoi grandi problemi - il dono di sè, la fede, l'amore e la sua mediazione che è la sessualità - potrà essere decisiva. La rivelazione di Gesù Cristo come amico, come guida e come modello, ammirevole e tuttavia imitabile; la rivelazione del suo messaggio capace di dare risposta agli interrogativi fondamentali; la rivelazione del disegno di amore del Cristo salvatore, come incarnazione del solo vero amore e come possibilità di unire gli uomini: tutto ciò potrà offrire la base per una autentica educazione nella fede. E soprattutto i misteri della passione e della morte di Gesù, ai quali san Paolo attribuisce il merito della sua gloriosa risurrezione, potranno dire molto alla coscienza e al cuore dell'adolescente e proiettare una luce sulle sue prime sofferenze e su quelle del mondo da lui scoperto.

I giovani

39. Con la giovinezza giunge l'ora delle prime grandi decisioni. Sostenuto forse dai membri della sua famiglia e dagli amici, e tuttavia lasciato a se stesso e alla propria coscienza morale, il giovane dovrà prendere su di sè la responsabilità del suo destino in maniera sempre più frequente e determinante. Bene e male, grazia e peccato, vita e morte si scontreranno sempre di più dentro di lui, certamente come categorie morali, ma anche e soprattutto come opzioni fondamentali, che egli dovrà accogliere o rigettare con lucidità e con senso di responsabilità. E' evidente che una catechesi, la quale denunci l'egoismo in nome della generosità, che senza semplicismi o senza schematismi illusori offra il senso cristiano del lavoro, del bene comune, della giustizia e della carità, una catechesi della pace tra le nazioni e della promozione della dignità umana, dello sviluppo, della liberazione, quali sono presentate nei recenti documenti della chiesa, integra felicemente nello spirito dei giovani una buona catechesi delle realtà propriamente religiose, che non deve mai essere trascurata. La catechesi assume allora un'importanza considerevole, poichè è il momento in cui il vangelo potrà essere presentato, compreso e accolto in quanto capace di dare un senso alla vita e, quindi, di ispirare atteggiamenti altrimenti incomprensibili: rinuncia, distacco, mansuetudine, senso dell'Assoluto e dell'invisibile ecc., altrettanti elementi che permetteranno di identificare questo giovane tra i suoi compagni come un discepolo di Gesù Cristo.

La catechesi prepara così ai grandi impegni cristiani della vita di adulto. Per quel che riguarda, ad esempio, le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa, è certo che molte di esse sono sbocciate nel corso di una catechesi ben fatta durante l'infanzia e durante l'adolescenza.

Dalla prima infanzia alle soglie della maturità, la catechesi diventa, pertanto, una scuola permanente della fede e segue le grandi tappe della vita, come un faro che rischiara la strada al bambino, all'adolescente e al giovane.

Adattamento della catechesi ai giovani

40. E' di conforto costatare che, durante la IV assemblea generale del sinodo e negli anni che l'hanno seguita, la chiesa ha largamente condiviso questa preoccupazione: come fare la catechesi ai bambini e ai giovani? Dio voglia che l'attenzione, così risvegliata, duri per lungo tempo nella coscienza della chiesa! In questo senso, il sinodo è stato prezioso per tutta la chiesa, quando si è sforzato di tratteggiare con la maggior precisione possibile il volto complesso della gioventù d'oggi; quando ha mostrato che questa gioventù adopera un linguaggio, nel quale occorre saper tradurre con pazienza e saggezza, senza tradirlo, il messaggio di Gesù; quando ha dimostrato che, a dispetto delle apparenze, questa gioventù porta, anche se spesso in modo confuso, più ancora che una disponibilità ed un'apertura, un vero desiderio di conoscere questo «Gesù chiamato Cristo»: quando ha rivelato, finalmente, che l'opera della catechesi, se la si vuol compiere con rigore e serietà, è oggi più ardua e faticosa che mai, a causa degli ostacoli e delle difficoltà di ogni sorta che si ergono davanti a lei, ma anche più confortante che mai, a causa della profondità delle risposte che essa riceve da parte dei bambini e dei giovani. Si tratta di un tesoro, sul quale la chiesa può e deve contare negli anni avvenire.

Alcune categorie di giovani destinatari della catechesi richiedono una speciale attenzione a motivo della loro condizione particolare.

Gli handicappati

41. Si tratta, innanzitutto, dei fanciulli e dei giovani handicappati fisici e mentali. Essi hanno diritto a conoscere, come gli altri coetanei, il «mistero della fede». Le difficoltà più grandi, che essi incontrano, rendono ancor più meritori i loro sforzi e quelli dei loro educatori. E' motivo di soddisfazione costatare che alcuni organismi cattolici, particolarmente consacrati ai giovani handicappati, hanno voluto portare al sinodo un rinnovato desiderio di affrontar meglio questo importante problema. Essi meritano di essere vivamente incoraggiati in tale ricerca.

I giovani senza sostegno religioso

42. Il mio pensiero va poi ai fanciulli ed ai giovani, sempre più numerosi, i quali, nati e educati in un focolare non cristiano o, almeno, non praticante, sono desiderosi di conoscere la fede cristiana. Dovrà essere loro assicurata una catechesi adeguata, affinchè possano crescere nella fede e viverne progressivamente, malgrado la mancanza di sostegno e, forse anche, malgrado l'opposizione che incontrano nel loro ambiente.

Gli adulti

43. Continuando nella serie dei destinatari della catechesi, non posso ora fare a meno di mettere in rilievo una delle più costanti preoccupazioni dei padri sinodali, imposta con forza ed urgenza dalle esperienze che sono in corso nel mondo intero: si tratta del problema centrale della catechesi degli adulti. E', questa, la principale forma della catechesi, in quanto si rivolge a persone che hanno le più grandi responsabilità e la capacità di vivere il messaggio cristiano nella sua forma pienamente sviluppata. La comunità cristiana non potrebbe fare una catechesi permanente senza la diretta e sperimentata partecipazione degli adulti, siano essi i destinatari o i promotori dell'attività catechetica. Il mondo, nel quale i giovani sono chiamati a vivere ed a testimoniare la fede che la catechesi vuole approfondire e consolidare, è governato dagli adulti: la fede di costoro dovrebbe, dunque, essere continuamente illuminata, stimolata o rinnovata, per penetrare le realtà temporali di cui essi sono responsabili. Così, per essere efficace, la catechesi deve essere permanente, e sarebbe davvero vana se si arrestasse proprio alle soglie dell'età matura, poichè essa si rivela non meno necessaria agli adulti, anche se certamente sotto un'altra forma.

I quasi catecumeni

44. Tra questi adulti, che hanno bisogno di catechesi, la nostra preoccupazione pastorale e missionaria va a coloro i quali, nati ed educati in regioni non ancora cristianizzate, non hanno mai potuto approfondire la dottrina cristiana, che le circostanze della vita un giorno hanno fatto loro incontrare; va a coloro che hanno ricevuto nella loro infanzia una catechesi corrispondente a quell'età, ma si sono poi allontanati da ogni pratica religiosa e si ritrovano, in età matura, con cognizioni religiose piuttosto infantili; va a coloro che risentono di una catechesi precoce, mal condotta o male assimilata; va a coloro che, pur essendo nati in un paese cristiano, anzi in un contesto sociologicamente cristiano, non sono mai stati educati nella loro fede e, come adulti, sono dei veri catecumeni.

Catechesi diversificate e complementari

45. Gli adulti di qualsiasi età e le stesse persone di età avanzata - le quali meritano una particolare attenzione, in ragione della loro esperienza e dei loro problemi - sono, dunque, destinatari della catechesi quanto i fanciulli, gli adolescenti e i giovani. Bisognerebbe, inoltre, parlare dei migranti, delle persone emarginate dalla evoluzione moderna, delle persone che abitano nei quartieri di grandi metropoli spesso sprovvisti di chiese, di locali e di strutture appropriate... Come non esprimere per tutti costoro l'auspicio che si moltiplichino le iniziative destinate alla loro formazione cristiana mediante gli strumenti appropriati (sistemi audiovisivi, opuscoli, incontri, conferenze) in modo che molti adulti possano sia supplire ad una catechesi che è rimasta insufficiente o deficiente, sia completare armoniosamente, ad un livello più alto, quella che hanno ricevuto durante l'infanzia, sia anche arricchirsi in questo campo al punto da poter aiutare più seriamente gli altri?

Importa, altresì, che la catechesi dei fanciulli e dei giovani, la catechesi permanente, la catechesi degli adulti non siano dei compartimenti-stagno, senza comunicazione tra loro. Ancor più importa che non ci sia rottura tra di esse. Al contrario, bisogna favorire la loro perfetta complementarietà: gli adulti hanno molto da offrire ai fanciulli in materia di catechesi, ma essi pure possono riceverne molto per la crescita della loro vita cristiana.

Bisogna ripeterlo: nessuno nella chiesa di Gesù Cristo dovrebbe sentirsi dispensato dal ricevere la catechesi. E' questo anche il caso dei giovani seminaristi, dei giovani religiosi, come di tutti coloro che sono chiamati al compito di pastori e di catechisti; essi lo assolveranno tanto meglio, quanto più sapranno mettersi umilmente alla scuola della chiesa, la grande catechista ed insieme la grande catechizzata.

VI.

ALCUNE VIE E MEZZI DELLA CATECHESI

Mezzi di comunicazione sociale

46. Dall'insegnamento orale degli apostoli e dalle lettere circolanti tra le chiese fino ai mezzi più moderni, la catechesi non ha mai cessato di ricercare le vie ed i mezzi più adatti per svolgere la sua missione, con l'attiva partecipazione delle comunità e sotto l'impulso dei pastori. Un tale sforzo deve continuare.

Il mio pensiero si rivolge spontaneamente alle grandi possibilità che offrono i mezzi di comunicazione sociale ed i mezzi di comunicazione di gruppo: televisione, radio, stampa, dischi, nastri registrati, tutto il settore degli audiovisivi. Gli sforzi compiuti in questi campi sono tali che danno le più grandi speranze. L'esperienza dimostra, ad esempio, la risonanza di un insegnamento radiofonico o televisivo, che sappia congiungere un'espressione estetica qualificata ad una rigorosa fedeltà al magistero. La chiesa ha al presente molte occasioni di trattare tali problemi - come durante le «giornate» delle comunicazioni sociali -; sicchè non è qui necessario dilungarsi su di essi, nonostante la loro capitale importanza.

Molteplici luoghi, momenti o riunioni da valorizzare

47. Il mio pensiero va parimenti ai diversi momenti di grande importanza, nei quali la catechesi ha un posto già pronto: ad esempio, i pellegrinaggi diocesani, regionali e nazionali, che molto si avvantaggiano se sono incentrati su un tema scelto con cura, a partire dalla vita di Cristo, della Vergine e dei santi; le missioni tradizionali, spesso abbandonate troppo in fretta, e che sono insostituibili per un rinnovamento periodico e vigoroso della vita cristiana - bisogna appunto riprenderle e rinnovarle -; i circoli biblici, i quali debbono andare oltre all'esegesi per far vivere della parola di Dio; le riunioni delle comunità ecclesiali di base, nella misura in cui esse corrispondono ai criteri esposti nell'esortazione apostolica Evangelii nuntiandi. Ricordo, ancora, i gruppi di giovani, che in certe regioni, sotto varie denominazioni e fisionomie (ma con lo stesso scopo di far conoscere Gesù Cristo e di vivere del vangelo), si moltiplicano e fioriscono come in una primavera assai confortante per la chiesa: gruppi di azione cattolica, gruppi caritativi, gruppi di preghiera, gruppi di riflessione cristiana ecc. Questi gruppi suscitano non poca speranza per la chiesa di domani. Ma, in nome di Gesù, io scongiuro i giovani che li compongono, i loro responsabili, i sacerdoti che ad essi consacrano il meglio del loro ministero: non permettete a nessun costo che questi gruppi, occasioni privilegiate d'incontro, ricchi di tanti valori di amicizia e di solidarietà giovanile, di gioia e di entusiasmo, di riflessione sui fatti e sulle cose, manchino di uno studio serio della dottrina cristiana. Essi, allora, rischierebbero (il pericolo, purtroppo, si è già più volte verificato) di deludere i loro aderenti e la chiesa stessa.

Lo sforzo catechistico che è possibile fare in questi diversi luoghi, e in molti altri ancora, ha tanto migliori possibilità di essere accolto e di portare i suoi frutti, quanto più ne rispetterà la particolare natura. Inserendovisi in maniera appropriata, detto sforzo attuerà quella diversità e complementarietà di contatti, che gli permettono di sviluppare tutta la ricchezza del suo concetto, con la triplice dimensione di parola, di memoria e di testimonianza - di dottrina, di celebrazione e di impegno nella vita -, che il messaggio del sinodo al popolo di Dio ha messo in evidenza.

L'omelia

48. Questa osservazione vale più ancora per la catechesi che vien fatta nel quadro liturgico e, in particolare, durante l'assemblea eucaristica: rispettando la natura specifica ed il ritmo proprio di questo quadro, l'omelia riprende l'itinerario di fede, proposto dalla catechesi, e lo porta al suo naturale compimento; parimenti, essa spinge i discepoli del Signore a riprendere ogni giorno il loro itinerario spirituale nella verità, nell'adorazione e nel rendimento di grazie. In questo senso si può dire che la pedagogia catechetica trova essa pure la sua origine ed il suo compimento nell'eucaristia, entro l'orizzonte completo dell'anno liturgico. La predicazione, incentrata sui testi biblici, deve permettere allora, a sua volta, di familiarizzare i fedeli con l'insieme dei misteri della fede e delle norme della vita cristiana. Bisogna dedicare grande attenzione all'omelia: nè troppo lunga nè troppo breve, sempre accuratamente preparata, sostanziosa e appropriata, e riservata ai ministri ordinati. Tale omelia deve avere il suo posto in ogni eucaristia domenicale e festiva, ma anche nella celebrazione dei battesimi, delle liturgie penitenziali, dei matrimoni, dei funerali. E' questo uno dei vantaggi del rinnovamento liturgico.

Opere catechetiche

49. In questo complesso di vie e di mezzi - ogni attività della chiesa ha una dimensione catechetica - le opere di catechismo, lungi dal perdere la loro importanza essenziale, assumono un nuovo rilievo. Uno degli aspetti maggiori del rinnovamento della catechesi consiste oggi nella revisione e nella moltiplicazione dei libri catechetici, avvenute quasi dappertutto nella chiesa. Opere numerose ed assai riuscite hanno visto la luce e rappresentano una vera ricchezza a servizio dell'insegnamento catechetico. Ma occorre parimenti riconoscere, con onestà ed umiltà, che questa fioritura e questa ricchezza hanno comportato saggi e pubblicazioni equivoche e dannose ai giovani ed alla vita della chiesa. Abbastanza spesso, qua e là, per la preoccupazione di trovare il linguaggio migliore o di essere alla moda in quanto attiene ai metodi pedagogici, alcune opere catechetiche disorientano i giovani ed anche gli adulti sia con l'omissione, cosciente o incosciente, di elementi essenziali alla fede della chiesa, sia col dare eccessiva importanza a certi temi a scapito di altri, sia soprattutto con una visione globale di tipo abbastanza orizzontale, che non è conforme all'insegnamento del magistero della chiesa.

Non basta, dunque, che si moltiplichino le opere catechetiche. Perchè esse rispondano alla loro finalità, sono indispensabili diverse condizioni:

  • che siano realmente collegate alla vita concreta della generazione alla quale si rivolgono, tenendo ben presenti le sue inquietudini ed i suoi interrogativi, le sue lotte e le sue speranze;
  • che si sforzino di trovare il linguaggio comprensibile a questa generazione;
  • che s'impegnino ad esporre tutto il messaggio del Cristo e della sua chiesa, senza nulla trascurare nè deformare, pur presentandolo secondo un asse e una struttura che mettono in rilievi l'essenziale;
  • che mirino veramente a provocare in coloro che devono servirsene una maggiore conoscenza dei misteri di Cristo, in vista di una vera conversione e di una vita sempre più conforme al volere di Dio.

I catechismi

50. Tutti coloro che si assumono il grave compito di preparare questi strumenti catechetici e, a maggior ragione, il testo dei catechismi, non possono farlo senza l'approvazione dei pastori, che hanno l'autorità di darla, nè senza ispirarsi, con la maggior aderenza possibile, al Direttorio generale della catechesi, il quale rimane la norma di riferimento.

A questo proposito, non posso omettere di rivolgere un fervido incoraggiamento alle conferenze episcopali di tutto il mondo: che esse intraprendano con pazienza, ma anche con ferma risolutezza, l'imponente lavoro da compiere d'intesa con la sede apostolica, per approntare dei catechismi ben fatti, fedeli ai contenuti essenziali della rivelazione ed aggiornati per quanto riguarda la metodologia, capaci di educare ad una fede solida le generazioni cristiane dei tempi nuovi.

Questo breve accenno ai mezzi ed alle vie della catechesi contemporanea non esaurisce la ricchezza delle «proposizioni», elaborate dai padri sinodali. E' un fatto confortante pensare che in ogni paese è in atto al presente una preziosa collaborazione per un rinnovamento più organico e più sicuro di questi aspetti della catechesi. Come dubitare che la chiesa possa trovare le persone esperte ed i mezzi adatti per rispondere, con la grazia di Dio, alle esigenze complesse della comunicazione con gli uomini del nostro tempo.

VII.

COME FARE LA CATECHESI

Diversità dei metodi

51. L'età e lo sviluppo intellettuale dei cristiani, il loro grado di maturità ecclesiale e spirituale e molte altre circostanze personali esigono che la catechesi adotti metodi diversi, per attingere il suo scopo specifico: l'educazione alla fede. Tale varietà è richiesta anche, su un piano più generale, dall'ambiente socio-culturale, nel quale la chiesa svolge la sua opera catechetica.

La varietà nei metodi è un segno di vita ed una ricchezza. E' così che l'hanno considerata i padri della IV assemblea generale del sinodo, pur richiamando l'attenzione sulle condizioni indispensabili perchè essa sia utile e non pregiudizievole all'unità dell'insegnamento dell'unica fede.

Al servizio della Rivelazione e della conversione

52. La prima questione di ordine generale, che si presenta, concerne il rischio e la tentazione di mescolare indebitamente all'insegnamento catechetico prospettive ideologiche, scoperte o larvate, soprattutto di natura politico-sociale, o opzioni politiche personali. Allorchè tali prospettive prevalgono sul messaggio centrale che si deve trasmettere, fino a oscurarlo e a renderlo secondario, anzi fino a subordinarlo ai propri fini, la catechesi viene snaturata sin nelle sue radici. Il sinodo ha giustamente insistito sulla necessità, per la catechesi, di tenersi al di sopra di tendenze unilaterali divergenti - di evitare «dicotomie» - anche sul terreno delle interpretazioni teologiche date a simili questioni. E' sulla rivelazione che la catechesi cercherà di regolarsi: la rivelazione quale la trasmette il magistero universale della chiesa, nella sua forma solenne o ordinaria. Questa rivelazione è quella di un Dio creatore e redentore, il cui Figlio, venuto tra gli uomini nella loro carne, entra non solamente nella storia personale di ciascun uomo, ma nella stessa storia umana, della quale egli diventa il centro. Questa rivelazione è, dunque, quella del cambiamento radicale dell'uomo e dell'universo, di tutto ciò che costituisce il tessuto dell'esistenza umana, sotto l'influsso della buona novella di Gesù Cristo. Una catechesi così concepita oltrepassa ogni moralismo formalista, benchè includa una vera morale cristiana. Essa oltrepassa, soprattutto, ogni «messianismo» temporale, sociale e politico. Essa cerca di raggiungere l'uomo nel profondo.

Incarnazione del messaggio nelle culture

53. Affronto, a questo punto, una seconda questione. Come ho detto recentemente ai membri della Commissione biblica, «il termine acculturazione, o inculturazione, pur essendo un neologismo, esprime molto bene una delle componenti del grande mistero dell'incarnazione». Della catechesi, come dell'evangelizzazione in generale, possiamo dire che è chiamata a portare la forza del vangelo nel cuore della cultura e delle culture. Per questo, la catechesi cercherà di conoscere tali culture e le loro componenti essenziali; ne apprenderà le espressioni più significative; ne rispetterà i valori e le ricchezze peculiari. E' in questo modo che essa potrà proporre a tali culture la conoscenza del mistero nascosto ed aiutarle a far sorgere, dalla loro propria viva tradizione, espressioni originali di vita, di celebrazione e di pensiero che siano cristiani. Converrà, tuttavia, tener presenti due cose:

  • da una parte, il messaggio evangelico non è puramente e semplicemente isolabile dalla cultura, nella quale esso si è da principio inserito (l'universo biblico e, più concretamente, l'ambiente culturale, in cui è vissuto Gesù di Nazaret), e neppure è isolabile, senza un grave depauperamento, dalle culture, in cui si è già espresso nel corso dei secoli; esso non sorge per generazione spontanea da alcun «humus» culturale; esso da sempre si trasmette mediante un dialogo apostolico, che è inevitabilmente inserito in un certo dialogo di culture.
  • dall'altra parte, la forza del vangelo è dappertutto trasformatrice e rigeneratrice. Allorchè essa penetra una cultura, chi si meraviglierebbe se ne rettifica non pochi elementi? Non ci sarebbe catechesi, se fosse il vangelo a dover alterarsi al contatto delle culture.

Dimenticando questo, si arriverebbe semplicemente a ciò che san Paolo chiama, con espressione molto forte, «render vana la croce di Cristo».

Ben diverso è il metodo che parte, con saggezza e discernimento, da elementi - religiosi o di altra natura - che appartengono al patrimonio culturale di un gruppo umano per aiutare le persone a comprendere meglio l'integrità del mistero cristiano. Gli autentici maestri in catechesi sanno che una catechesi «s'incarna» nelle differenti culture o nei differenti ambienti: basta pensare ai popoli tanto diversi, ai giovani del nostro tempo, alle circostanze diversificate in cui si trova la gente al giorno d'oggi; essi non accettano, peraltro, che la catechesi s'impoverisca con l'abdicazione o l'attenuazione del suo messaggio, a causa di adattamenti, anche di linguaggio, che comprometterebbero «il buon deposito» della fede, o a causa di concessioni in materia di fede o di morale; essi sono persuasi che la vera catechesi finisce per arricchire queste culture, aiutandole a superare i lati deficienti, o addirittura inumani esistenti in esse, e comunicando ai loro valori legittimi la pienezza del Cristo.

Contributo delle devozioni popolari

54. Un'altra questione di metodo concerne la valorizzazione, da parte dell'insegnamento catechetico, degli elementi validi della pietà popolare. Io penso a quelle devozioni che son praticate in certe regioni dal popolo fedele con un fervore ed una purezza di intenzione commoventi, anche se la fede, che vi sta alla base, deve essere purificata e perfino rettificata sotto non pochi aspetti. E penso a certe preghiere facili da comprendere, che tante persone semplici amano ripetere. E penso a certi atti di pietà, praticati col desiderio sincero di fare penitenza o di piacere al Signore. Alla base della maggior parte di queste preghiere o di queste pratiche, accanto ad elementi da eliminare, ve ne sono altri i quali, se ben utilizzati, potrebbero servire benissimo a far progredire nella conoscenza del mistero di Cristo e del suo messaggio: l'amore e la misericordia di Dio, l'incarnazione del Cristo, la sua croce redentrice e la sua risurrezione, l'azione dello Spirito in ciascun cristiano e nella chiesa, il mistero dell'aldilà, le virtù evangeliche da praticarsi, la presenza del cristiano nel mondo ecc. E perchè dovremmo far appello a certi elementi non cristiani - e perfino anticristiani -, rifiutando di appoggiarci su elementi, i quali, anche se han bisogno di essere riveduti ed emendati, hanno qualcosa di cristiano alla loro radice?

La memorizzazione

55. L'ultima questione metodologica, che è opportuno almeno sottolineare - essa è stata più di una volta dibattuta nel sinodo - è quella della memorizzazione. Gli inizi della catechesi cristiana, che coincisero con una civiltà soprattutto orale, hanno fatto il più ampio ricorso alla memorizzazione. La catechesi, in seguito, ha conosciuto una lunga tradizione di apprendimento mnemonico delle principali verità. Noi sappiamo tutti che questo metodo può presentare certi inconvenienti: il minore non è certo quello di prestarsi ad un'assimilazione insufficiente, talvolta quasi nulla, riducendosi tutto il sapere a formule che vengono ripetute senza che siano state approfondite. Questi inconvenienti, uniti alle caratteristiche diverse della nostra civiltà, hanno condotto qua e là alla soppressione quasi completa - alcuni dicono, ahimè, definitiva - della memorizzazione nella catechesi. Nondimeno, voci molto autorevoli si sono fatte sentire in occasione della IV assemblea generale del sinodo per riequilibrare assennatamente la funzione della riflessione e della spontaneità, del dialogo e del silenzio, dei lavori scritti e della memoria. D'altronde, determinate culture tengono tuttora in gran conto la memorizzazione.

Mentre nell'insegnamento profano di certi paesi, si levano sempre più numerose le critiche intorno alle conseguenze spiacevoli della svalutazione di questa facoltà umana, che è la memoria, perchè non dovremmo cercare di ridare ad essa valore nella catechesi, in maniera intelligente ed anche originale, tanto più che la celebrazione, o «memoria» dei grandi fatti della storia della salvezza esige che se ne abbia una conoscenza esatta? Una certa memorizzazione delle parole di Gesù, di importanti passi biblici, dei dieci comandamenti, delle formule di professione di fede, dei testi liturgici, delle preghiere fondamentali, delle nozioni-chiave della dottrina... lungi dall'esser contraria alla dignità dei giovani cristiani, o dal costituire un ostacolo al dialogo personale col Signore, è una reale necessità, come hanno ricordato con vigore i padri sinodali. Bisogna essere realisti. I fiori della fede e della pietà - se così si può dire - non spuntano nelle zone desertiche di una catechesi senza memoria. La cosa essenziale è che questi testi memorizzati siano al tempo stesso interiorizzati, compresi a poco a poco nella loro profondità, per diventare sorgente di vita cristiana personale e comunitaria.

La pluralità dei metodi nella catechesi contemporanea può essere segno di vitalità e di genialità. In tutti i casi, quel che importa è che il metodo prescelto si riferisca, in definitiva, a una legge che è fondamentale per tutta la vita della chiesa: quella della fedeltà a Dio e della fedeltà all'uomo, in uno stesso atteggiamento di amore.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)