00 26/01/2012 23:58
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Mons. Moraglia, Vescovo (siriano e ratzingeriano) di La Spezia, prossimo Patriarca di Venezia! Ottima scelta, Santità! Bravi Bernardini e Ouellet

Aspettando la nomina ufficiale che dovrebbe essere data in sincronia in Vaticano, a Venezia e a La Spezia.
Sacerdote "siriano" per formazione (è stato ordinato proprio dal Card. Siri a Genova nel 1977), è teologo di altissimo profilo in sintonia con Ratzinger, con cui è in linea anche sul piano liturgico. Consacrato Vescovo dal Card. Bagnasco e da Mons. Piacenza.
Qui la biografia di Mons. Moraglia, e qui il curriculum, tratti dal sito ufficiale della diocesi di La Spezia.
Che questa nomina sia uno dei primi (e resi noti) frutti della recente (agosto) nomina di Mons. Bernardini quale Nunzio in Italia? (si veda
qui nostro post). E' proprio al Rappresentante pontificio che spetta, tra l'altro, il compito delicato e importantissimo di proporre la "terna" coi nomi dei candidati per le diocesi vacanti. E che sia merito anche del Card. Ouellet? Speriamo!

Roberto


Moraglia sale in gondola
di A. Tornielli, da
Vatican Insider, del 26.01.2012


Benedetto XVI ha scelto il successore del cardinale Angelo Scola sulla cattedra di San Marco: è il vescovo di La Spezia, Francesco Moraglia, di origini genovesi. L’annuncio è atteso a giorni e l’ingresso nella diocesi della Serenissima potrebbe avvenire entro marzo.
Si conclude così l’attesa durata sette mesi, dopo la nomina di Scola a Milano. La «macchina» delle consultazioni per la scelta del successore si è messa in moto con notevole ritardo, complice anche il fatto che dopo l’estate è cambiato il nunzio apostolico in Italia: l’arcivescovo Giuseppe Bertello, che aveva gestito il dossier Milano, è stato promosso alla guida del Governatorato e ora diventerà cardinale, mentre al suo posto di ambasciatore vaticano presso il Quirinale è stato scelto il nunzio in Argentina Adriano Bernardini.
Moraglia è nato a Genova, il 25 maggio 1953 ed è stato ordinato sacerdote dal cardinale Giuseppe Siri il 29 giugno 1977. Dottore i teologia dogmatica, è stato direttore dell’ufficio per la Cultura e l’Università della diocesi genovese; assistente diocesano del Meic; docente di cristologia, antropologia, sacramentaria e di storia della teologia alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale; preside e docente dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Ligure. Nominato vescovo di La Spezia-Sarzana-Brugnato nel dicembre 2007 da Benedetto XVI, ha ricevuto l’ordinazione dal cardinale Angelo Bagnasco nel febbraio 2008. Attualmente ricopre l’incarico di presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione «Comunicazione e Cultura», che sovrintende ai media della Conferenza episcopale italiana.
Il nuovo patriarca può essere considerato un ratzingeriano, sia dal punto di vista teologico che liturgico.

[SM=g1740722]  conferma ufficiale: Grazie Santo Padre..... e... a presto Eccellenza, amato Patriarca, Venezia ti attende con molti Rosari e da molti mesi.... [SM=g1740733]

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NOMINA UFFICIALE 

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Patriarca di Venezia (Italia) S.E. Mons. Francesco Moraglia, finora Vescovo di La Spezia-Sarzana-Brugnato.

S.E. Mons. Francesco Moraglia
S.E. Mons. Francesco Moraglia è nato a Genova il 25 maggio 1953.
Ha frequentato il Seminario di Genova ed ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1977.
Ha poi proseguito gli studi a Roma presso la Pontificia Università Urbaniana conseguendo il Dottorato in Teologia Dogmatica nel 1981.
Nel suo ministero è stato chiamato a svolgere il compito di educatore presso il Seminario arcivescovile maggiore a Genova e di vice-parroco in una parrocchia del centro cittadino.
È stato insegnante di Teologia Dogmatica presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, preside presso l'Istituto di Scienze Religiose Ligure e assistente diocesano del MEIC. Ha, inoltre, diretto l'Ufficio diocesano per la Cultura e il Centro Studi "Didascaleion".
È stato membro del Consiglio Presbiterale diocesano e canonico del Capitolo.
Il 6 dicembre 2007 è stato eletto alla sede vescovile di La Spezia-Sarzana-Brugnato, ricevendo l’ordinazione episcopale il 3 febbraio 2008.
È presidente del Consiglio di Amministrazione della fondazione "Comunicazione e Cultura" e consultore della Congregazione per il Clero.


Moraglia Patriarca: il messaggio ai seminaristi



Moraglia Patriarca: il messaggio ai seminaristi


    Carissimi Seminaristi,
    mi rivolgo alla comunità del Seminario e a ciascuno di voi nell’attesa di incontrarVi personalmente. Desidero, con queste brevi righe, salutarVi con affetto e insieme attirare la Vostra attenzione su un fatto rilevante per la Vostra formazione. La Provvidenza ha disposto che, nel tempo del Vostro seminario, faceste l’esperienza dell’avvicendarsi, alla guida della diocesi, del Vescovo. Spero non vi sfugga il senso e la specificità di tale circostanza; vi chiedo, anzi, di farne oggetto di riflessione.
    Il Signore, come ben sapete, parla anche attraverso i fatti e le circostanze che noi, in modo un po’ frettoloso, releghiamo tra le coincidenze. Così, l’avvicendamento del Vescovo alla guida della comunità diocesana - al di là delle persone coinvolte - è un’opportunità che deve aiutare la vostra crescita ecclesiale. La Chiesa è fatta di uomini ed è per gli uomini, ma va sempre oltre il piano umano; allora vivere la Chiesa e il suo mistero - e non solo nella Chiesa - richiede uno sguardo libero e un cuore docile, pienamente disponibile al progetto di Dio. Bisogna imparare questo fin dagli anni della formazione; nel futuro ne starete bene voi e quanti beneficeranno del vostro servizio ecclesiale.

    Lo sguardo libero e il cuore docile, pienamente disponibile a Dio, appartengono, in maniera particolare, alla linea mariana della Chiesa che, qui, deve illuminare la linea petrina.

 Gesù risorto, prima di rinnovare il mandato a Pietro, e con lui agli apostoli, chiede - dalla croce - a Maria, la donna-madre, di prendere il discepolo come figlio, affinché, il discepolo-figlio, proprio da Lei, la donna-madre, impari a essere, appunto, vero discepolo del Signore (cfr. Gv 19, 26-27).
    Certamente la venuta del nuovo pastore è evento che riguarda l’intera Chiesa particolare, e non potrebbe essere altrimenti, ma non vuol dire che non rivesta un significato proprio per chi, in seminario, sta compiendo un cammino ecclesiale di discernimento. Così, per il seminarista, futuro presbitero, l’evento ecclesiale della successione episcopale nella Chiesa particolare deve tradursi in un approfondimento del mistero umano e divino della Chiesa. L’avvicendamento sia quindi occasione d’incamminarvi verso una libertà più grande e un servizio ecclesiale più generoso; in tal modo il vostro sacerdozio sarà vera benedizione per quanti incontrerete. Il momento di transizione che la nostra Chiesa sta vivendo sia, per la comunità del seminario, occasione di crescita e, prima ancora, dono da accogliere.
    La Madre dell’unico, eterno Sacerdote, vi ottenga un cuore capace di misericordia, ricco di speranza e passione per le anime. Vi benedico con affetto e a presto!
    
    
La Spezia, 31 gennaio 2012

+  Francesco Moraglia
    Patriarca eletto




[SM=g1740717] Mons. Francesco Moraglia è il nuovo Patriarca di Venezia. L'annuncio è stato dato questa mattina, a Venezia, La Spezia e in Città del Vaticano. Queste le prime parole del nuovo Patriarca:

«A S. E. il Cardinale Marco Cè, Patriarca Emerito, A S. E. Mons. Beniamino Pizziol, Amministratore Apostolico, a tutti i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate, fedeli laici, a tutti gli uomini e le donne, dimoranti nel territorio diocesano.



Carissimi amici, fin dal primo momento in cui sono stato informato che il Santo Padre mi aveva destinato alla sede patriarcale di Venezia, ho provato un forte sentimento di trepidazione, ma anche una grande fiducia nel Signore; di tale stato d’animo desidero, in primo luogo, farvi parte. Tutti, infatti, - pastore e fedeli - siamo coinvolti nella scelta di Benedetto XVI. Il servizio nel difficile compito della presidenza ecclesiale richiede doti tali di prudenza, di saggezza, di cuore e d’intelletto che nessuno può pensare di possedere; per questo mi rivolgo a Voi chiedendo, fin d’ora, preghiera e aiuto.
Per la Chiesa che è a Venezia e il suo nuovo pastore inizia un tempo in cui ciascuno - per la sua parte - è chiamato ad affidarsi, con più libertà e più fede al Signore e al Suo piano provvidenziale che va sempre oltre quanto gli uomini possono immaginare; è il tempo in cui ciascuno, facendo meno conto su di sé, é chiamato ad aprirsi maggiormente, nella sua vita, al senso della paternità di Dio. E’ il tempo - se vogliamo - della comunione a priori, in cui, pastore e fedeli sono invitati, nella fede, a innalzare lo sguardo all’unico Maestro e Signore.

Sono mandato a voi - nella successione apostolica - come vostro Vescovo; non conto su particolari doti e doni personali, non vengo a voi con ricchezza di scienza e intelligenza ma col desiderio e il fermo proposito d’essere il primo servitore della nostra Chiesa che è in Venezia. Faccio mie le parole dell’apostolo Paolo che, nella seconda lettera ai Corinzi, scrive: «non intendiamo fare da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete saldi» (2 Cor 1, 24). Il Vescovo, infatti, non è chiamato, innanzitutto, a portare qualcosa di suo, ma qualcosa che va oltre le sue personali capacità e risorse; in altre parole, la pienezza del sacerdozio di Cristo che - sul piano ministeriale - costituisce la Chiesa.
Sono conscio d’essere mandato a una Chiesa viva, ben presente sul territorio, a una Chiesa che sa esprimere con una fede capace di farsi cultura ma, soprattutto, a una Chiesa che ha una lunga storia scandita dalla santità, anche ordinaria, di molti suoi figli e figlie; una santità confermata, anche recentemente, dalle figure di alcuni suoi grandi pastori come Giuseppe Melchiorre Sarto - San Pio X -, Angelo Giuseppe Roncalli - Beato Giovanni XXIII -, Albino Luciani - Servo di Dio Giovanni Paolo I -. Una Chiesa che, nei suoi membri, può contare su molteplici risorse per dire, oggi, la bellezza di Gesù risorto, il vivente. E tale testimonianza, nella così detta società “liquida” - in cui le situazioni mutano prima di consolidarsi in abitudini e procedure -, è oltremodo urgente.

Il Vescovo è chiamato a servire nella presidenza e, proprio per non venir meno in tale compito sa che, come prima cosa, deve amare la sua Chiesa, perché solo chi ama vede bene ed è in grado di cogliere tutto nella logica del Vangelo. Vengo col desiderio di ascoltare, per capire e conoscere quanto lo Spirito vuol dire a questa Chiesa, nella logica sinodale del comune cammino delle diocesi del Triveneto verso Aquileia 2. Si tratta di molteplici strade e di un comune percorso guardando, con occhi nuovi, alle realtà ecclesiali e socio-culturali, per una nuova evangelizzazione, in dialogo con le culture del tempo, avendo come meta il bene comune. Tale convenire delle Chiese del Nordest s’inserisce nel più ampio orizzonte degli orientamenti pastorali della Chiesa che è in Italia; così a cinquant’anni dall’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II, il più grande evento ecclesiale che ha segnato il XX secolo, siamo invitati a rinnovarci personalmente e comunitariamente in una fede capace di farsi cultura.
Il momento che stiamo vivendo deve caratterizzarsi per la comunione che nasce dalla fede nell’unico Signore; siamo chiamati a “narrare” - come Maria nel Magnificat - le grandi cose che Dio opera in noi.
Da quando sono stato messo a conoscenza della decisione del Santo Padre ho voluto idealmente aprire il mio cuore a tutta la città, all’intera diocesi, a ogni uomo e donna che il Signore mi vorrà fare incontrare nel servizio episcopale in mezzo a voi. Tutti porto nella preghiera e a tutti chiedo la carità della preghiera; in modo particolare la chiedo ai piccoli, ai malati, agli anziani, ai bambini, a coloro che Gesù, nel Vangelo, ci dice contano di più agli occhi del Padre celeste. Chiedo d’essere accolto come un fratello che, per un disegno della Provvidenza, è mandato a voi come padre, pur venendo da una regione lontana dalla vostra che ormai, però, avverto già come a me carissima.

A quanti, nelle differenti vocazioni e stati di vita, concorrono a formare il volto della Chiesa di Dio che è in Venezia, domando aiuto, collaborazione e assunzione di corresponsabilità; il Vescovo, infatti, che è garante dell’unità della Chiesa particolare - nella comunione col Vescovo di Roma - da solo non può fare nulla. Infine chiedo la collaborazione dei confratelli, insigniti del sacerdozio di secondo grado, che costituiscono il reale prolungamento del sacerdozio del Vescovo. Fra essi, in primis, mi rivolgo ai parroci, poi a quanti, a diverso titolo, esercitano il ministero nell’ambito della cultura - ricerca e insegnamento - e ai confratelli che, oggi, in un contesto sociale sempre più a rischio povertà, si misurano, quotidianamente, con tutte le tipologie dei bisogni dell’uomo. Conto anche sui diaconi e sul loro prezioso ministero: il servizio della carità che, sempre, nasce dall’altare e ad esso, sempre, ritorna. Ai consacrati e consacrate chiedo che, nella fedeltà al loro carisma specifico, esprimano il volto sinfonico della Chiesa, ne promuovano la crescita compiendone i lineamenti, in vista di una testimonianza pienamente evangelica, incarnata nell’oggi. Ai fedeli laici e alle aggregazioni laicali dico la mia fiducia e stima, guardo a loro come a una vera ricchezza per un’inculturazione della fede nel contesto di una vera e sana laicità, con particolare attenzione e promozione della realtà della famiglia, nella prospettiva del bene comune.

Nell’alveo e secondo la logica di una sana laicità guardo con attenzione allo Studium Generale Marcianum, polo pedagogico e accademico, strumento di formazione e di ricerca, affinché la nostra Chiesa sia in grado d’elaborare una proposta educativa radicata nell’impareggiabile e unica tradizione storica e civile di Venezia e, insieme, in dialogo costante con tutte le culture e gli uomini.
Ai carissimi giovani, con i quali sarebbe - fin d’ora - mio desiderio intrattenermi a lungo, mi limito a dire: voglio incontrarvi al più presto! Un pensiero di vicinanza amica e fraterna va a quanti appartengono alle differenti confessioni cristiane, alla comunità ebraica, ai credenti di altre religioni presenti nel territorio della diocesi. Infine il mio saluto rispettoso va agli uomini e alle donne non credenti, soprattutto a coloro che sono “in ricerca”, auspicando, per quanto possibile, un comune impegno per l’uomo; in una cultura sempre più individualista, profondamente segnata della tecno-scienza, appare discriminante la questione antropologica, vero “caso serio” per il presente e il futuro della nostra società.

Non posso chiudere questo saluto senza un ricordo del mio predecessore, il Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, del Cardinale Marco Cè, Patriarca Emerito; un grazie riconoscente e particolarissimo all’Amministratore Apostolico, Monsignor Beniamino Pizziol per quanto sta facendo, con grande generosità, a servizio della Chiesa che è a Venezia. Agli eccellentissimi Vescovi della sede metropolitana patriarcale e agli eccellentissimi Arcivescovi e Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneta dico - nell’attesa d’incontrarli di persona - il mio intenso, fraterno affetto collegiale.
Al Sindaco, al Presidente della Provincia, al Presidente della Regione e a tutte le cariche istituzionali rivolgo il mio deferente saluto e assicuro impegno per una collaborazione leale, nella distinzione dei ruoli.
L’intercessione di San Marco Evangelista, del Proto Patriarca San Lorenzo Giustiniani, soprattutto la materna intercessione della Vergine Nicopeia ci ottengano, da Dio, la grazia di rispondere a quanto Egli si attende da ciascuno di noi.


In attesa d’incontrarVi, tutti benedico con affetto.


Tratto da GENTE VENETA, n.5/2012

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Il Papa ha scelto di persona il nuovo Patriarca di Venezia. In stretta collaborazione con la Nunziatura.

di S. Magister, dal suo blog

Il nuovo patriarca è stato scelto personalmente da Benedetto XVI. Viene da Genova ed è discepolo del cardinale Siri. È un sicuro ratzingeriano, sia in teologia che in liturgia
CITTÀ DEL VATICANO, 31 gennaio 2012 – La nomina di monsignor Francesco Moraglia a nuovo patriarca di Venezia è tra le più personali che Benedetto XVI ha compiuto durante il suo pontificato.
Non risulta che la provvista sia stata discussa in una delle riunioni che si tengono ogni giovedì nella congregazione vaticana per i vescovi guidata dal porporato canadese Marc Ouellet – riunione alla quale partecipano i cardinali e vescovi membri della congregazione –, come è avvenuto per la nomina di Angelo Scola a Milano.
Né risulta che ci sia stata una riunione ristretta a pochi ecclesiastici di alto rango – ad esempio i vertici della segreteria di Stato, della congregazione per i vescovi, della conferenza episcopale italiana –, come è avvenuto per la scelta degli ultimi titolari di altre diocesi cardinalizie italiane quali Torino e Firenze.
Sembra invece che la decisione sia maturata personalmente in papa Joseph Ratzinger semplicemente sulla base della relazione scritta fornita dalla nunziatura in Italia e, forse, di qualche colloquio personale con l'uno o l'altro cardinale.
L’inchiesta della nunziatura italiana sui candidati a Venezia è stata compiuta quando questa sede diplomatica, in assenza del nunzio, era retta da un incaricato d’affari, il quale ha fornito un resoconto quasi notarile delle consultazioni che sono state fatte dopo l’estate scorsa. Nel resoconto si riportano le indicazioni dei vescovi del Triveneto, di altri ecclesiastici e di alcuni laici di Venezia, dei cardinali residenziali italiani compresi alcuni emeriti, degli arcivescovi di diocesi cardinalizie.
Alla fine i suffragi più numerosi sono confluiti sull’arcivescovo di Udine Andrea Bruno Mazzoccato (63 anni, già vescovo ad Adria-Rovigo e a Treviso, dal 2009 alla guida della diocesi friulana) e su Moraglia. Ma mentre sul primo, che è veneto, non c’è stato un plebiscito da parte dei confratelli della sua stessa regione ecclesiastica, il secondo, che proviene dalla Liguria, ha raccolto le preferenze di quasi tutti i cardinali consultati.
Monsignor Moraglia è diventato noto al grande pubblico dopo l’alluvione che ha colpito duramente la sua diocesi di La Spezia lo scorso ottobre, quando dispose subito che i seminaristi della diocesi (cresciuti di numero con lui) si recassero sui luoghi del disastro per aiutare la popolazione. Ma da tempo è stimato da importanti ecclesiastici che lo hanno conosciuto da vicino.
Nato a Genova il 25 maggio di 59 anni fa, è ordinato sacerdote il 29 giugno 1977 dal cardinale Giuseppe Siri, con il quale diventa viceparroco e nel 1986 docente di teologia all’Istituto superiore di scienze religiose della Liguria. Con il successore di Siri, il cardinale Giovanni Canestri, diventa nel 1989 docente alla sezione genovese della Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, nel 1990 assistente diocesano del MEIC e nel 1994 preside del predetto Istituto di scienze religiose. Con il successore di Canestri, il cardinale Dionigi Tettamanzi, nel 1996 diventa direttore dell’ufficio diocesano per la cultura. Con il successore di Tettamanzi, Tarcisio Bertone, nel 2004 diventa canonico effettivo del capitolo metropolitano della cattedrale di San Lorenzo. Quando poi a fine 2007 arriva la nomina a vescovo di La Spezia, a consacrarlo vescovo a Genova il 3 febbraio 2008 sono il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della CEI, e l’arcivescovo Mauro Piacenza, oggi cardinale prefetto della congregazione per i clero, che ha sempre seguito molto da vicino il percorso ecclesiastico di Moraglia.

Bagnasco, con un suo decreto del 23 aprile 2010, ha nominato Moraglia presidente del consiglio d'amministrazione della Fondazione “Comunicazione e Cultura”, alla quale fa capo l’emittente TV 2000, di proprietà della CEI e diretta dal 18 ottobre dello stesso anno da Dino Boffo.
Su Moraglia si è insomma registrata una rara convergenza di consensi tra personalità per altri versi non sempre in sintonia tra loro, come i cardinali Bagnasco e Bertone. Nonché di altri porporati consultati come Carlo Caffarra, Camillo Ruini, Angelo Scola e Crescenzio Sepe.
Ma il nuovo patriarca di Venezia è stimato anche dall’anziano ma sempre vigile cardinale Giacomo Biffi, che pur non conoscendolo da vicino aveva speso tutta la sua rilevante autorevolezza presso papa Ratzinger per proporlo addirittura come arcivescovo di Milano – nelle vene di Moraglia scorre sangue ambrosiano per via materna – con una accorata lettera che aveva molto colpito le alte stanze del Palazzo Apostolico.
Moraglia può essere definito senza ombra di dubbio "ratzingeriano", sia in teologia che in liturgia. È uomo di cultura, ma sempre attento a far sentire la presenza della Chiesa a fianco del mondo del lavoro con un occhio di riguardo per le fasce più deboli, in questo seguendo una tradizione che discende da Siri. Così, nel gennaio 2009, è stato visto mentre in impeccabili abiti episcopali impugnava un megafono per parlare con le maestranze di una fabbrica mobilitate in difesa del posto di lavoro (vedi la foto di Claudio Pistelli per "Il Secolo XIX").

Adesso Moraglia, mediaticamente piuttosto in ombra, si trova a dover succedere a Venezia a un cardinale come Scola che invece ha sempre avuto grande visibilità, anche grazie alle molteplici iniziative che hanno caratterizzato il suo mandato: basti pensare al polo educativo del Marcianum e alla Fondazione Oasis.
Essendo poi il primo genovese a salire sulla cattedra di San Marco, Moraglia dovrà essere attento a non urtare le sensibilità campanilistiche sempre in agguato. Una prova del gradimento della sua nomina, almeno a livello ecclesiastico, si avrà quando la conferenza episcopale del Triveneto sarà chiamata ad eleggere il suo nuovo presidente (che oggi è l’arcivescovo di Gorizia, Dino De Antoni, dimissionario per età). I predecessori Scola e Marco Cè, entrambi lombardi, non ebbero difficoltà ad essere eletti. Ed è improbabile che l’episcopato veneto riservi a un nominato personalmente dal papa lo sgarbo che l'episcopato della Toscana inflisse nel 2001 al neo arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli (in precedenza segretario generale della CEI), quando gli preferì come presidente regionale l’arcivescovo di Pisa Alessandro Plotti, grande oppositore dell’allora presidente della CEI Ruini.
Con la nomina di Moraglia – che sarà creato cardinale nel primo concistoro successivo a quello che si celebra a febbraio – cresce il peso degli ecclesiastici discepoli di Siri, sia pure con sensibilità diverse. Oltre a Moraglia, infatti, sono stati ordinati sacerdoti da Siri i cardinali Bagnasco e Piacenza e il neoporporato Domenico Calcagno, presidente dell'APSA. Senza contare il nunzio apostolico Antonio Guido Filipazzi e il vescovo francese Marc Aillet. L’attuale maestro delle cerimonie pontificie monsignor Guido Marini fu l’ultimo diacono “caudatario” del cardinal Siri, mentre il viceministro degli esteri vaticano, monsignor Ettore Balestrero, pur essendo incardinato nella diocesi di Roma, è nato e cresciuto anche lui nella Genova “siriana”.

Raccontano i vecchi curiali che una volta il cardinale Sebastiano Baggio, potente prefetto della congregazione per i vescovi nell’ultima fase del pontificato di Paolo VI e all'inizio di quello di Giovanni Paolo II, abbia rimproverato il cardinale Siri di far crescere i suoi seminaristi e preti come in un'isola separata dal corpo della Chiesa italiana. E per questo non venivano presi in considerazione per essere fatti vescovi.
“Sì, è vero – avrebbe risposto Siri –, noi siamo in un'isola, ma ai miei ho insegnato a nuotare”. E a nuotare bene, si potrebbe aggiungere oggi.

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[Modificato da Caterina63 01/02/2012 19:17]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)