00 29/05/2012 19:47

Dopo alcuni giorni di silenzio, l''Osservatore romano' affronta le ultime vicende legate alla fuga di notizie di documenti riservati del Vaticano (il cosiddetto 'Vatileaks') con un'intervista di prima pagina al sostituto della Segreteria di Stato, l'arcivescovo Angelo Becciu, realizzata dal direttore del giornale vaticano Giovanni Maria Vian.
 "Amarezza e dispiacere per quanto è accaduto negli ultimi giorni in Vaticano, ma anche determinazione e fiducia nell'affrontare una situazione francamente difficile. Sono questi - si legge - i sentimenti che si avvertono nel sostituto della Segreteria di Stato sul tema che attira l'attenzione di moltissimi media in tutto il mondo, e cioè l'arresto, il 23 maggio scorso, di Paolo Gabriele, aiutante di camera di Benedetto XVI, per il possesso di un gran numero di documenti riservati appartenenti al Papa. Cosa dire dello stato d'animo di chi lavora nella Santa Sede? 'Con le persone incontrate in queste ore - risponde il braccio destro del card. Tarcisio Bertone - ci siamo guardati negli occhi e certo vi ho letto sconcerto e preoccupazione, ma ho visto anche decisione nel continuare il servizio silenzioso e fedele verso il Papa'. Un atteggiamento che si respira ogni giorno nella vita degli uffici della Santa Sede e del piccolo mondo vaticano, ma che ovviamente non fa notizia nel diluvio mediatico scatenatosi a seguito dei gravi e per molti versi sconcertanti fatti di questi giorni. In questo contesto, monsignor Becciu misura con attenzione le parole per sottolineare 'l'esito positivo' dell'indagine, anche se si tratta di un esito amaro. Le reazioni in tutto il mondo, poi, per un verso giustificate, dall'altro 'preoccupano e rattristano per le modalità dell'informazione, che scatenano fantasie senza alcuna rispondenza nella realtà'".
 

Le carte rubate del Papa. A colloquio con il sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Angelo Becciu (Vian)


A colloquio con il sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Angelo Becciu


Le carte rubate del Papa


Amarezza e dispiacere per quanto è accaduto negli ultimi giorni in Vaticano, ma anche determinazione e fiducia nell’affrontare una situazione francamente difficile. Sono questi i sentimenti che si avvertono nel sostituto della Segreteria di Stato — l’arcivescovo Angelo Becciu, che per il suo ufficio ogni giorno lavora a stretto contatto con il Pontefice — durante un colloquio con «L’Osservatore Romano» sul tema che attira l’attenzione di moltissimi media in tutto il mondo, e cioè l’arresto, il 23 maggio scorso, di Paolo Gabriele, aiutante di camera di Benedetto XVI, per il possesso di un gran numero di documenti riservati appartenenti al Papa. Cosa dire dello stato d’animo di chi lavora nella Santa Sede? «Con le persone incontrate in queste ore — risponde il sostituto — ci siamo guardati negli occhi e certo vi ho letto sconcerto e preoccupazione, ma ho visto anche decisione nel continuare il servizio silenzioso e fedele verso il Papa». Un atteggiamento che si respira ogni giorno nella vita degli uffici della Santa Sede e del piccolo mondo vaticano, ma che ovviamente non fa notizia nel diluvio mediatico scatenatosi a seguito dei gravi e per molti versi sconcertanti fatti di questi giorni. In questo contesto, monsignor Becciu misura con attenzione le parole per sottolineare «l’esito positivo» dell’indagine, anche se si tratta di un esito amaro. Le reazioni in tutto il mondo, poi, per un verso giustificate, dall’altro «preoccupano e rattristano per le modalità dell’informazione, che scatenano fantasie senza alcuna rispondenza nella realtà».


Si poteva reagire con più rapidità e completezza?


Vi è stato, vi è e vi sarà un rispetto rigoroso delle persone e delle procedure previste dalle leggi vaticane. Non appena accertato il fatto, il 25 maggio la Sala Stampa della Santa Sede ha diffuso la notizia, anche se è stato uno choc per tutti e questo ha creato un po’ di smarrimento. Del resto l’indagine è ancora in corso.


Come ha trovato Benedetto XVI?


Addolorato. Perché, stando a quanto sinora si è potuto appurare, qualcuno a lui vicino sembra responsabile di comportamenti ingiustificabili sotto ogni profilo. Certo, prevale nel Papa la pietà per la persona coinvolta. Ma resta il fatto che l’atto da lui subito è brutale: Benedetto XVI ha visto pubblicate carte rubate dalla sua casa, carte che non sono semplice corrispondenza privata, bensì informazioni, riflessioni, manifestazioni di coscienza, anche sfoghi che ha ricevuto unicamente in ragione del proprio ministero. Per questo il Pontefice è particolarmente addolorato, anche per la violenza subita dagli autori delle lettere o degli scritti a lui indirizzati.


Può formulare un giudizio su quanto avvenuto?


Considero la pubblicazione delle lettere trafugate un atto immorale di inaudita gravità. Soprattutto, ripeto, perché non si tratta unicamente di una violazione, già in sé gravissima, della riservatezza alla quale chiunque avrebbe diritto, quanto di un vile oltraggio al rapporto di fiducia tra Benedetto XVI e chi si rivolge a lui, fosse anche per esprimere in coscienza delle proteste. Ragioniamo: non sono state semplicemente rubate delle carte al Papa, si è violentata la coscienza di chi a lui si rivolge come al vicario di Cristo, e si è attentato al ministero del successore dell’apostolo Pietro. In parecchi documenti pubblicati, ci si trova in un contesto che si presume di totale fiducia. Quando un cattolico parla al Romano Pontefice, è in dovere di aprirsi come se fosse davanti a Dio, anche perché si sente garantito dalla assoluta riservatezza.


Si è voluta giustificare la pubblicazione dei documenti in base a criteri di pulizia, trasparenza, riforma della Chiesa.


I sofismi non portano molto lontano. I miei genitori mi hanno insegnato non solo a non rubare, ma a non accettare mai cose rubate da altri. Mi sembrano principi semplici, forse per qualcuno troppo semplici, ma certo è che quando qualcuno li perde di vista, facilmente smarrisce se stesso e porta anche altri alla rovina. Non vi può essere rinnovamento che calpesti la legge morale, magari in base al principio che il fine giustifica i mezzi, un principio che tra l’altro non è cristiano.


E cosa rispondere a chi rivendica il diritto di cronaca?


Penso che in questi giorni, da parte dei giornalisti, insieme al dovere di dare conto di quanto sta avvenendo, ci dovrebbe essere anche un sussulto etico, cioè il coraggio di una presa di distanza netta dall’iniziativa di un loro collega che non esito a definire criminosa. Un po’ di onestà intellettuale e di rispetto della più elementare etica professionale non farebbe certo male al mondo dell’informazione.


Secondo diversi commenti le carte pubblicate rivelerebbero un mondo torbido all’interno della Chiesa, in particolare della Santa Sede.


Dietro ad alcuni articoli mi pare di trovare un’ipocrisia di fondo. Da una parte si accusa il carattere assolutista e monarchico del governo centrale della Chiesa, dall’altra ci si scandalizza perché alcuni scrivendo al Papa esprimono idee o anche lamentele sull’organizzazione del governo stesso. Molti documenti pubblicati non rivelano lotte o vendette, ma quella libertà di pensiero che invece si rimprovera alla Chiesa di non permettere. Insomma, non siamo mummie, e i diversi punti di vista, persino le valutazioni contrastanti sono piuttosto normali. Se qualcuno si sente incompreso ha tutto il diritto di rivolgersi al Pontefice. Dov’è lo scandalo? Obbedienza non significa rinunciare ad avere un proprio giudizio, ma manifestare con sincerità e sino in fondo il proprio parere, per poi adeguarsi alla decisione del superiore. E non per calcolo, ma per adesione alla Chiesa voluta da Cristo. Sono elementi basilari della visione cattolica.


Lotte, veleni, sospetti: è davvero così il Vaticano?


Io quest’ambiente non lo percepisco e spiace che del Vaticano si abbia un’immagine tanto deformata. Ma questo ci deve far riflettere, e stimolare tutti noi a impegnarci a fondo per far trasparire una vita più improntata al Vangelo.


Cosa dire insomma ai cattolici e a quanti guardano comunque con interesse alla Chiesa?


Ho parlato del dolore di Benedetto XVI, ma devo dire che nel Papa non viene meno la serenità che lo porta a governare la Chiesa con determinazione e chiaroveggenza. Si sta per aprire a Milano l’incontro mondiale delle famiglie. Saranno giornate di festa dove si respirerà la gioia di essere Chiesa. Facciamo nostra la parabola evangelica che Papa Benedetto ci ha ricordato pochi giorni fa: il vento si abbatte sulla casa, ma questa non crollerà. Il Signore la sostiene e non vi saranno tempeste che potranno abbatterla.
g.m.v.


(©L'Osservatore Romano 30 maggio 2012)

Il Signore non ha abbandonato la Sua Chiesa. Aiutiamo il Papa con la preghiera e con la penitenza.

 
Il questo momento particolarmente difficile per la Santa Chiesa e per il Vicario di Cristo, Successore di Pietro, pubblichiamo, con il permesso dell’Autore, la riflessione di un Teologo, che, in spiritu humilitatis, preferisce definirsi un “semplice catechista”. 
 La Tradizione deve molta riconoscenza a questo umile Teologo che aveva autorizzato a mettere la sua firma  su questo post a dimostrazione dell'affetto nei confronti di   tutti noi Lettori di MiL, blog che stima ed ama. 

 Pur ammirando il suo coraggio, abbiamo disobbedito alle sue  disposizioni perché  si trova ancora in “esilio” proprio a causa della sua fedeltà alla tradizione,
Non vorremmo infatti aggravare ulteriormente la sua posizione presso  i suoi Superiori ! 
Che il Serafico Padre San Francesco d’Assisi continui a proteggere questo suo figlio, e l'opera che svolge  fra i giovani a beneficio della Santa Chiesa e della santa Tradizione.
 Andrea Carradori 
 
«Il Signore non ha abbandonato la Sua Chiesa. Che è quella di cui Benedetto è il mite (forse troppo) Pastore, Colonna e Fondamento della Verità. Arca di salvezza per i puri di cuore che anche dietro le nubi, sanno vedere il Volto di Dio. Già Romano Amerio, in tempi più difficili di questi, aveva affermato che la Chiesa non può mutare in altra (religione). 
E' un'impossibilità metafisica, dovuta alla promessa del Suo Fondatore Divino. Però il "personale" della Chiesa può peccare e anche "obnubilare" la Verità. Potremmo portare una serie infinita, di questo di esempi di questa "obnubilazione", ma ne cito due : la (quasi) sparizione della parola "anima" e la desistenza nel chiamare il peccato per quello che è, ossia l'unico vero male. 
Questa mi sembra la vera tragedia dei nostri tempi. Per questo prego e spero in un riconoscimento canonico della FSSPX, che avrà pure tanti difetti, ma che ha custodito integro il "depositum Fidei", senza "obnubilare" nessun punto. 

Continuiamo a pregare perché il nemico, il divisore, non prevalga nel suo interno (e nel suo esterno),di questa, per tanti aspetti benemerita Fraternità.
Nonostante le molte sofferenze personalmente subite nel "postconcilo", non ho mai dubitato sulla continuità non solo del "soggetto" Chiesa, ma anche del suo Magistero, ove questo abbia veramente "magisterato". 

Sono certo che la Chiesa non ha dogmatizzato niente altro che non era già dogmatizzato, né ha sdogmatizzato niente che era stato da sempre, da tutti e ovunque insegnato. Purtroppo il suo "personale" (clero e laici), e temo in maggioranza, hanno(abbiamo) obnubilato la Verità. E di questo dovremo rendere conto a Dio. 
Che Egli abbia pietà di noi ! 
La riforma che invochiamo deve cominciare da noi stessi. Se san Francesco (e tutti gli altri santi) avessero aspettato l'esempio dall'alto . . . ! 
Poi, francamente, e da sincero tradizionalista, accusato di essere "lefebvriano", non riesco a criticare nulla nell'attuale Pontefice, che ritengo (è solo un modestissimo parere soggettivo), il meglio di quanto gli attuali vertici ecclesiastici possano esprimere. 

Da parte dei sei Papi della mia vita non ricordo un gesto altrettanto coraggioso e controcorrente come la pubblicazione del Motu Proprio “Summorum Pontificum”! 

Nel suo libro "Introduzione allo Spirito della Liturgia", libro determinante per la mia conversione dal conservatorismo al tradizionalismo, l'allora cardinale J.Ratzinger definisce la Santa Messa come "Sacrificio in forma di preghiera". 
Questo in polemica con il teologo (cattolico) Romano Guardini che definiva la Santa Messa come "Sacrificio in forma di banchetto". 
Ambedue parlano come "dottori privati", quindi preferisco alla loro teologia la definizione "solenne" di Paolo VI: " . . . noi crediamo che la Santa Messa è lo stesso Sacrificio della Croce sacramentalmente presente sui nostri altari"
 Che poi il rito, da lui approvato, non esprima bene la fede professata è un altro conto. Comunque quello che credono i Papi individualmente mi interessa relativamente. Mi interessa quello che insegnano quando "magisterano". Non mi sembra che abbiano mai dogmatizzato un errore nè sdogmatizzato una Verità. 
Non potrebbero farlo.
 E'un'impossibilità ontologica fondata sulla promessa del Signore. 
Che poi nella loro prassi o insegnamento "obnubilino" la Verità è un fatto che c'è sempre stato e sempre ci sarà. 

Per questo la Chiesa non è solo magistero: lo Spirito Santo suscita anche i santi (e i profeti) che ci richiamano sulla retta via (vedi Santa Caterina da Siena o San Francesco che, nel sogno di Innocenzo III, sostiene la basilica del Laterano e impedisce che rovini). 
Poi guai ai Pastori che non pascolano. 
Ma questo, prima ancora che nostro, è un problema loro. 
Aiutiamo il Papa con la preghiera e con la penitenza personale. E' un uomo, fa quello che può.
Lui potrebbe anche lasciarsi sbranare dai lupi, ma si sforza di non lasciar sbranare le pecorelle a lui affidate.
 Ha iniziato a virare la barca, ma essa è un grande transatlantico ha bisogno di tempo per cambiare rotta.  Cerchiamo di aiutarlo !

Infine: c'è un proverbio cinese che dice "quando Dio vuole punire un popolo, gli manda un re "giovane" . . . (questo proverbio è stato aggiunto, in risposta polemica a chi invocava le "dimissioni" di Benedetto XVI,con la scusa che "ci vuole un Papa più giovane, per guidare la Chiesa in tempi così difficili")
 P.L.R.B. 

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I frutti della "Gaudium et Spes"

Chiesa cattolica: che cosa succede in Vaticano?

di Roberto de Mattei
 
 
Che cosa succede in Vaticano? I cattolici del mondo intero si domandano costernati qual è il senso delle notizie che esplodono sulla stampa e che sembrano rivelare l’esistenza di una guerra ecclesiastica interna alle Mura Leonine, la cui portata è artatamente ingigantita dai mass media. Però, se non è facile capire che cosa succede, si può tentare di capire perché tutto ciò oggi accade.
 
Non è privo di significato il fatto che l’autocombustione divampi proprio mentre ricorre il 50esimo anniversario del Concilio Vaticano II. Tra tutti i documenti di quel Concilio, il più emblematico, e forse il più discusso, è la costituzione Gaudium et Spes, che non piacque al teologo Josef Ratzinger. In quel documento si celebrava con irenico ottimismo l’abbraccio tra la Chiesa e il mondo contemporaneo. Era il mondo degli anni Sessanta, intriso di consumismo e di secolarismo; un mondo su cui si proiettava l’ombra dell’imperialismo comunista, di cui il Concilio non volle parlare.
 
Il Vaticano II vedeva i germi positivi della modernità, ma non ne scorgeva il pericolo, rinunciava a denunciarne gli errori e rifiutava di riconoscerne le radici anticristiane. Si poneva in ascolto del mondo e cercava di leggere i «segni dei tempi», nella convinzione che la storia portasse con sé un indefinito progresso. I Padri conciliari sembravano aver fretta di chiudere con il passato, nella convinzione che il futuro sarebbe stato propizio per la Chiesa e per l’umanità. Così purtroppo non fu. Negli anni del postconcilio, allo slancio verticale verso i princìpi trascendenti si sostituì l’inseguimento dei valori terrestri e mondani.
 
Il principio filosofico di immanenza si tradusse in una visione orizzontale e sociologica del Cristianesimo, simboleggiata, nella liturgia, dall’altare rivolto verso il popolo. La conversio ad populum, pagata a prezzo di inaudite devastazioni artistiche, trasformò l’immagine del Corpo Mistico di Cristo in quella di un corpo sociale svuotato della sua anima soprannaturale. Ma se la Chiesa volta le spalle al soprannaturale e al trascendente, per volgersi al naturale e all’immanente, capovolge l’insegnamento del Vangelo per cui bisogna essere «nel mondo, ma non del mondo»: cessa di cristianizzare il mondo ed è mondanizzata da esso.
 
Il Regno di Dio diviene una struttura di potere in cui dominano il calcolo e la ragion politica, le passioni umane e gli interessi contingenti. La “svolta antropocentrica” portò nella Chiesa molta presenza dell’uomo, ma poca presenza di Dio. Quando parliamo di Chiesa ci riferiamo naturalmente non alla Chiesa in sé, ma agli uomini che ne fanno parte. La Chiesa ha una natura divina che da nulla è offuscata e che la rende sempre pura e immacolata. Ma la sua dimensione umana può essere ricoperta da quella fuliggine che Benedetto XVI, nella Via Crucis precedente alla sua elezione, chiamò «sporcizia» e Paolo VI, di fronte alle crepe conciliari, definì, con parole inconsapevolmente profetiche, «fumo di Satana» penetrato nel tempio di Dio.
 
Fumo di Satana, prima delle debolezze e delle miserie degli uomini, sono i discorsi eretizzanti e le affermazioni equivoche che a partire dal Concilio Vaticano II si susseguono nella Chiesa, senza che ancora sia iniziata quell’opera che Giovanni Paolo II chiamò di «purificazione della memoria» e che noi, più semplicemente, chiamiamo «esame di coscienza», per capire dove abbiamo sbagliato, che cosa dobbiamo correggere, come dobbiamo corrispondere alla volontà di Gesù Cristo, che resta l’unico Salvatore, non solo del suo Corpo Mistico, ma di una società alla deriva. La Chiesa vive un’epoca di crisi, ma è ricca di risorse spirituali e di santità che continuano a brillare in tante anime. L’ora delle tenebre si accompagna sempre nella sua storia all’ora della luce che rifulge. 
 
Fonte:
http://www.corrispondenzaromana.it/chiesa-cattolica-che-cosa-succede-in-vaticano/

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[Modificato da Caterina63 30/05/2012 14:08]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)