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DIRETTORE SALA STAMPA CIRCA RIUNIONE DEL PAPA CON I CAPI DICASTERO

Città del Vaticano, 25 giugno 2012 (VIS). Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., ha informato i giornalisti sugli incontri che il Santo Padre ha avuto sabato 23 giugno con i Capi Dicastero e con i Cardinali George Pell, Arcivescovo di Sydney; Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi; Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso; Camillo Ruini, Vicario Generale emerito di Sua Santità per la Diocesi di Roma e Jozef Tomko, Prefetto emerito della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.

“Nel contesto della situazione creatasi in seguito alla diffusione di documenti riservati, il Santo Padre approfondisce le sue riflessioni in continuo dialogo con le persone che condividono con lui la responsabilità per il governo della Chiesa".

"Com’è noto, sabato scorso egli ha desiderato essere informato in modo più ampio sull’andamento delle indagini, nell’incontro con la Commissione cardinalizia a ciò deputata, guidata dal Cardinale Julian Herranz".

"Questa mattina egli partecipa alla riunione con i Capi Dicastero, dedicata come di solito alle questioni di buon coordinamento del lavoro della Curia, oggi particolarmente importante e urgente per testimoniare efficacemente l’unione di spirito che lo anima".

"Nel pomeriggio ha deciso di incontrare alcuni membri del Collegio cardinalizio che, in forza della loro grande e varia esperienza di servizio della Chiesa, non solo nell’ambito romano ma anche internazionale, possono utilmente scambiare con lui considerazioni e suggerimenti per contribuire a ristabilire il desiderato clima di serenità e di fiducia nei confronti del servizio della Curia romana".

"Naturalmente il Santo Padre continuerà nei prossimi giorni i suoi colloqui e le sue riflessioni, profittando anche della venuta a Roma di tanti pastori in occasione delle festività dei Santi Pietro e Paolo, che sono una straordinaria occasione perché la comunità della Chiesa universale si senta unita a lui nella preghiera, nel servizio e nella testimonianza della fede per l’umanità del nostro tempo”.


[SM=g1740733] e con questa mettiamo la parola fine alla triste ennesima vicenda:

LETTERA DEL PAPA AL CARDINALE TARCISIO BERTONE

 

Città del Vaticano, 4 luglio 2012 (VIS). Di seguito riportiamo il testo della Lettera del Santo Padre al Cardinale Tarcisio Bertone, S.D.B., Segretario di Stato, datata 2 luglio.

 

"Alla vigilia della partenza per il soggiorno estivo a Castel Gandolfo, desidero esprimerLe profonda riconoscenza per la Sua discreta vicinanza e per il Suo illuminato consiglio, che ho trovato di particolare aiuto in questi ultimi mesi".

 

"Avendo notato con rammarico le ingiuste critiche levatesi verso la Sua persona, intendo rinnovarLe l'attestazione della mia personale fiducia, che già ebbi modo di manifestarLe con la Lettera del 15 gennaio 2010, il cui contenuto rimane per me immutato".

 

"Nell'affidare il Suo ministero alla materna intercessione della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, mi è gradito inviarLe, insieme con il fraterno saluto, la Benedizione Apostolica, in pegno di ogni desiderato bene".


[SM=g1740758] la storia si ripete???

Un secolo fa l’ergastolo al cameriere infedele

BENEDETTO XV
Rudolph Gerlach, un giovane e aitante monsignore di origini bavaresi: una spia anti italiana al fianco di Benedetto XV

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

Un «cameriere segreto» con la passione dell’intelligence, ben introdotto nell’appartamento pontificio. Un Papa di nome Benedetto, un alto funzionario discreto e affidabile di nome Monti che ha giocato un ruolo chiave per aiutare il Vaticano in un momento difficile… Si apre Oltretevere il processo all’aiutante di camera Paolo Gabriele, reo confesso per aver sottratto e divulgato documenti riservati provenienti dalla scrivania papale, ma la spy story che raccontiamo si è svolta quasi cent’anni fa: il Papa era Benedetto XV, al secolo Giacomo Della Chiesa, il cameriere segreto un giovane e aitante monsignore di origini bavaresi, Rudolph Gerlach. E Monti – Carlo – era il direttore dell’ufficio per gli Affari del Culto nonché ambasciatore ufficioso del governo italiano presso il Vaticano.

Della Chiesa, genovese, arcivescovo di Bologna dopo una lunga carriera in Segreteria di Stato, aveva conosciuto l’intraprendente Rudolph all’Accademia dei Nobili ecclesiastici, e l’aveva preso a benvolere. Gerlach, arrivato al sacerdozio dopo aver tentato invano la carriera di ufficiale nell’esercito tedesco, era stato nominato cameriere segreto dal nuovo Papa Benedetto XV nel 1914 e frequentava assiduamente da allora l’appartamento pontificio.

Il controspionaggio italiano lo riterrà coinvolto nelle azioni di sabotaggio che portarono all’affondamento di due navi da guerra della nostra Marina, la «Benedetto Brin», fatta esplodere nel porto di Brindisi il 27 settembre 1915, e la corazzata «Leonardo da Vinci», distrutta a Taranto il 2 agosto dell’anno successivo. L’accusa sostenne che monsignor Gerlach era in contatto con l’Evidenzbureau, il Servizio informazioni austroungarico, e che usava le notizie apprese in Vaticano per aiutare i nemici dell’Italia, favorendo anche il finanziamento dei nostri giornali «disfattisti». Il Tribunale militare lo giudicherà in contumacia condannandolo all’ergastolo. La vicenda, ricostruita da Annibale Paloscia nel libro «Benedetto fra le spie» (Editori Riuniti 2007), si concluse con la fuga di Gerlach, favorita dal Vaticano e agevolata dal barone Monti. Quest’ultimo fornì al cameriere il passaporto per fuggire in Svizzera, facendolo scortare fino al confine da un funzionario della Questura. Il Papa non credette mai alla colpevolezza del collaboratore, anche non contribuì certo a rendere credibile la sua estraneità ai fatti l’accoglienza tributata a Gerlach dal Kaiser Guglielmo II a Berlino e dall’imperatore Carlo I a Vienna: furono prodighi con lui di onorificenze e medaglie, esibite con orgoglio dal monsignore. Gli 007 italiani in Svizzera segnalarono che l’ex cameriere pontificio conduceva a Davos «vita di secolare convivenza» con una contessa.

Qualche anno dopo Gerlach chiese di abbandonare l’abito talare, impegnandosi a restituire alcuni documenti vaticani che aveva portato con sé, e venne accontentato. Morirà in Gran Bretagna, nel 1945, dove viveva sotto falso nome collaborando con i servizi segreti di Sua Maestà.


[SM=g1740733] [SM=g1740722]

[Modificato da Caterina63 29/09/2012 10:10]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)