00 23/07/2010 20:34
Tornando anche all'articolo citato di Panorama, c'è una risposta del Vicariato di Roma:  
 
In diocesi: Nota del Vicariato in merito all'articolo di "Panorama" pubblicato il 23 luglio  
 
Il settimanale in edicola oggi, venerdì 23 luglio, pubblica un lungo articolo dal titolo “Le notti brave dei preti gay”. L'estensore del servizio afferma di aver frequentato alcuni sacerdoti gay e di aver documentato i loro comportamenti con una telecamera nascosta. La finalità dell'articolo è evidente: creare lo scandalo  
 
La rivista Panorama nel numero di oggi, venerdì 23 luglio, pubblica un lungo articolo dal titolo “Le notti brave dei preti gay”. L’estensore del servizio afferma di aver frequentato alcuni sacerdoti gay e di aver documentato i loro comportamenti con una telecamera nascosta. La finalità dell’articolo è evidente: creare lo scandalo, diffamare tutti i sacerdoti, sulla base della dichiarazione di uno degli intervistati secondo il quale «il 98 per cento dei sacerdoti che conosce è omosessuale», screditare la Chiesa; e - per altro verso - fare pressione contro quella parte della Chiesa da loro definita «intransigente, che si sforza di non guardare la realtà» dei preti omosessuali.  
 
I fatti raccontati non possono non suscitare dolore e sconcerto nella comunità ecclesiale di Roma, che conosce da vicino i suoi sacerdoti non dalla “doppia vita”, ma con una “vita sola”, felice e gioiosa, coerente alla vocazione, donata a Dio e a servizio della gente, impegnata a vivere e testimoniare il Vangelo e modello di moralità per tutti. Questi sono gli oltre 1.300 sacerdoti delle 336 nostre parrocchie, degli oratori, delle molteplici opere di carità, degli istituti di vita consacrata e delle altre realtà ecclesiali operanti nelle università, nel mondo della cultura, negli ospedali e sulle frontiere della povertà e del degrado umano, non solo nella nostra città ma anche in terre lontane e in condizioni assai disagiate.

Chi conosce la Chiesa di Roma - dove vivono anche molte centinaia di altri preti provenienti da tutto il mondo per studiare nelle università, ma che non sono del clero romano né impegnati nella pastorale - non si ritrova minimamente nel comportamento di costoro dalla “doppia vita”, che non hanno capito che cosa è il “sacerdozio cattolico” e non dovevano diventare preti. Sappiano che nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici. Coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto. Non vogliamo loro del male ma non possiamo accettare che a causa dei loro comportamenti sia infangata la onorabilità di tutti gli altri.  
 
Dinanzi a simili fatti aderiamo con convinzione a ciò che il Santo Padre Benedetto XVI ha ripetuto più volte negli ultimi mesi: «i peccati dei sacerdoti» ci richiamano tutti alla conversione del cuore e della vita e ad essere vigilanti a non «inquinare la fede e la vita cristiana, intaccando l’integrità della Chiesa, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto».  
 
Questo Vicariato è impegnato a perseguire con rigore, secondo le norme della Chiesa, ogni comportamento indegno della vita sacerdotale.


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Santa Caterina da Siena, condannò in maniera veemente l'omosessualità. 
  
Nel suo "Dialogo della Divina Provvidenza", dove si riferisce agli insegnamenti ricevuti da Gesù stesso, ella così si esprime sul vizio contro natura:
"Non solo essi hanno quell'imondezza e fragilità, alla quale siete inclinati per la vostra fragile natura (benchè la ragione, qando lo vuole il libero arbitrio, faccia star quieta questa ribellione), ma quei miseri non raffrenano quella fragilità: anzi fanno peggio, commettendo il maledeto peccato contro natura.   
Quali ciechi e stolti, essendo offuscato il lume del loro intelletto, non conoscono il fetore e la miseria in cui sono; poichè essa non solo fa schifo a Me, che sono somma ed eterna purità (a cui  tanto abominevole, che per questo solo pecato, cinque città sprofondarono per il mio divino giudizio, non volendo più oltre sopportarle la mia giustizia), ma ispiace anche ai demoni, che di quei miseri si son fatti signori. Non è che ai demoni dispiaccia il male, quasi che a loro piaccia un qualche bene, ma perchè la loro natura è angelica, e perciò schiva di vedere o di stare a veder commettere quell'enorme peccato"
(S.Caterna da Siena, Dialogo della Divina Providenza, cap.124).  
 
Aggiungo...   

Alla condanna dei Padri e Dottori della Chiesa, si aggiunge, fin dai primi secoli, quella costante dei Concili, dei papi e del diritto Canonico.   
Fin dal 305, il Concilio di Elvira in Spagna dispose, al canone 71, che agli "stupratori dei ragazzi" venisse negata la Santa Comunione anche se in punto di morte (cfr. Canones Apostolorum et Conciliorum, pars altera, p.11). Le pene canoniche di penitenza vennero poi stabilite nel 314 dal Concilio di Ancyra, al canone 16.   
Il XVI concilio di Toledo, tenutosi nel 693, al canone 3 condannò la pratica omosessuale come un vero e proprio crimine punibile con sanzioni giuridiche: il chierico veniva ridotto allo stato laicale e condannato all'esilio perpetuo, mentre il laico veniva scomunicato e, dopo aver subito la pena delle verghe, veniva anch'esso esiliato (Conciliorum Oecumenicorum collectio, vol. XII, col.71).   
Successivamente nel Concilio di Naplusa, tenutosi in Terra Santa nel 1120, vennero stabilite minuziose pene per i colpevoli di crimini contro natura, dalle più miti fino al rogo previsto per i recidivi ( Conciliorum Oecumenicorum collectio, vol. XII, col.264).   

Più autorevole fu il pronunciamento del Concilio Ecumenico Lateranense III, tenutosi nel 1179, il quale, al canone 11, stabilì che "chiunque venga preso a commettere quel peccato che è contro natura e a causa del quale la collera di Dio piombò sui figli della disobbedienza (Ef 5,6), se è chierico, venga decaduto dal suo stato e venga rinchiuso in un monastero a far penitenza; se è laico venga scomunicato e rigorosamente tenuto lontano dalla comunità dei fedeli"
(Conciliorum Oecumenicorum collectio, vol.XXII, coll.224ss).




[Modificato da Caterina63 24/07/2010 10:22]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)