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[SM=g1740720] Scandali e fede [SM=g1740752]

La Chiesa è travolta dagli scandali: dopo la pedofilia, gonfiata quanto si vuole, certo mondo gode a far conoscere altre miserie.
Miserie di uomini di Chiesa intrallazzoni, carrieristi, faccendieri… povera gente, che ha anche lei il suo significato nell’economia della salvezza: mettere alla prova e fortificare la fede di chi, in qualche modo, riesce a conservarla, come un lumicino colpito dal vento del laicismo e da quello, molto più pericoloso, delle infedeltà dei credenti. Immagino i poveri discepoli di fronte a Cristo prigioniero prima e crocifisso poi. Si saranno scandalizzati a venderne l’impotenza.

Si saranno sentiti traditi, abbandonati. Ebbene quel Cristo che si lasciò imprigionare dalla soldataglia, schiaffeggiare e sputacchiare da tanti, si lascia anche oggi incarcerare dalle mene e dalla malvagità di tanti cattolici, di tanti ecclesiastici, anche molto in alto, forse anche per metterci alla prova come mise, un tempo, i suoi discepoli: voi credete in me? Credete nella mia Chiesa, “una, santa, cattolica ed apostolica”? Sì, scandalizzati, arrabbiati, confusi, crediamo.

Perché conosciamo la miseria prima di tutto di ognuno di noi, e chi conosce un poco il proprio peccato, si scandalizza meno di quello degli altri; mentre chi è sempre pronto a salvare se stesso, perdona molto di rado gli altri. Crediamo, perché chi vuole, scorge lo stesso, dietro tanto male, il bene che ancora la Chiesa fa per tanti corpi e per tante anime; perché chi vede e conosce la miseria di tanti pastori, vede nel contempo anche, se vuole, che la dottrina della Chiesa rimane l’unico spiraglio di luce nelle tenebre fitte della modernità. Conosco per esperienza di cosa sono capaci certi sacerdoti; conosco a quali menzogne possono arrivare certi cattolici, che magari scrivono sui giornali; so bene a quali bassezze giungono persone che sembrerebbero dedite ad “opere buone”…
Ma so anche che i pulpiti che per primi si lanciano nelle accuse, sono, sovente, sepolcri imbiancati, che nascondono vermi e putredine.

Prendiamo il libro di Gianluigi Nuzzi. Non lo compererò mai, per non finanziare certe operazioni; perché non ritengo necessario, né per me né per il miglioramento del mondo, leggere di tante povertà umane.
Ne ho letto solo un estratto, su Corriere Sette, e alla fine mi sento di condividere alcuni pensieri espressi da Francesco Colafemmina sul suo salace Fides et forma. Con lui condivido l’idea secondo cui molti documenti sono usciti non per un disegno di qualche tipo, ma come ribellione di persone che vivono con angoscia certe atmosfere e certi comportamenti. Scrive Colafemmina: “E mi si parlava da tempo - a me che conto quanto il due di picche - di documenti scottanti, documenti che raccontano gli episodi più impensabili.

Li si voleva rendere noti non certo per innescare guerre sante fra cordate cardinalizie, ma per destare una Chiesa sclerotizzata dal sonno dell'indifferenza, dalla garanzia dell'impunità, dal culto del clericalismo autoreferenziale. E per questo più che di accuse e indagini basterebbe, a mio modestissimo parere, un mea culpa, un mea culpa forse non proclamato davanti ai media, ma vissuto attraverso una azione di governo a tutti i livelli più decisa e coerente con il Vangelo”. Ma dopo le pagine sui segreti vaticani svelati, sempre sullo stesso numero di Corriere Sette, c’è un altro articolo, di Mario Suttora.
Si intitola: “Pio XI fu assassinato dal padre di Claretta Petacci?”.
In esso si ipotizza, con argomenti convincenti, la possibilità che Pio XI sia stato ucciso per la sua posizione avversa, oltre che al comunismo, anche al nazismo. Per le sue denunce coraggiose.

Ecco, questo articolo mi ricorda di guardare anche al libro di Nuzzi con la lucidità di chi, per mestiere, insegna storia. Di chi, dovendo bilanciare i pro e i contro, non può che osservare un fatto: che il male esiste ed esisterà sempre nella storia, persino nel cuore dei papi; però è solo nella Chiesa che accade qualcosa di straordinario: che uomini limitati e miseri, come siamo, compiano opere immense. Che i santi camminino insieme agli altri. Pio XI sfidò i mostri dell’ateismo novecentesco, e come lui Pio XII, come nessun’altro seppe fare. I pontefici per primi compresero l’intrinseca malvagità del comunismo, quando ancora non aveva fatto un morto; per primi denunciarono la barbarie del nazionalismo. Cristiani, e non per caso, sono stati e sono gli eroici nemici delle dittature disumane: da Solgenitsyn ai ragazzi della Rosa Bianca, da Armando Valladares a Cuba a Xiaobo e Chen in Cina…

La Chiesa, ancora oggi, a ranghi ridotti quanto vogliamo, è rimasta l’unica a lottare per i diritti veri dei bambini e della famiglia, mentre la cultura contemporanea, assedia e cerca di distruggere ciò che resta di umano e di civile nella nostra civiltà. E allora, alla malora gli intrallazzoni, preti, vescovi o cardinali che siano. Esiste ancora un popolo, come quello festante e virile che ho conosciuto a Roma il 13 maggio, che non perderà mai la speranza, che non rimarrà schiacciato dagli scandali, né da quelli del mondo, né da quelli degli uomini di Chiesa.
La sua fede è in Colui che è risorto. Avrà la pazienza di aspettare sia il venerdì che il sabato santo…

Francesco Agnoli, Il Foglio, 24/5/2012

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l'ottima ricostruzione di Tornielli

Cari amici, ho appena finito di leggere il libro «Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI» contenente i Vatileaks, i documenti e le lettere che una fonte interna al Vaticano ha consegnato al giornalista Gianluigi Nuzzi. Come saprete, ieri la Santa Sede ha reagito con estrema durezza, definendo l’operazione «un atto criminoso», annunciando che «compirà i passi opportuni» anche chiedendo la collaborazione internazionale.

È evidente e pure comprensibile la grande irritazione d’Oltretevere, che vede pubblicati biglietti, note, memo, appunti e lettere scritte pochi mesi e in qualche caso poche settimane prima. Non so quali elementi legali vi possano essere per ricorrere contro la pubblicazione, mi pare ovvio che la Santa Sede abbia un problema di sicurezza interna e che «l’atto criminoso» è stato compiuto da qualcuno che lavora all’interno dei sacri palazzi, che ha accesso agli archivi, che riesce a intercettare carte transitate dai tavoli del Papa, del suo segretario, del Segretario di Stato. Da qualcuno che persegue un progetto preciso, i cui contorni non sono ancora così chiari. Ma il problema è a monte, e riguarda le talpe.

Da quanto mi risulta, l’indagine interna per scoprire i responsabili brancola ancora nel buio, i tre anziani cardinali incaricati dell’investigazione (Herranz, Tomko e De Giorgi) hanno ricevuto le risultanze del lavoro svolto dalla Gendarmeria vaticana, ma pare non vi siano elementi precisi a carico di qualcuno in particolare, nonostante il numero delle persone che potevano avere accesso alle carte passate sul tavolo del Papa e del suo segretario non siano certo moltissime. Da questo punto di vista, l’istituzione della commissione – preannunciata con un mese d’anticipo dal Sostituto Becciu e insediata il 25 aprile scorso, come pure lo stesso comunicato di ieri sembrano avere piuttosto un intento deterrente, per evitare che fughe simili si ripetano. Ma al momento, oltre tre mesi dopo dalle prime fughe, la soluzione appare ancora lontana.

Non si può non notare, inoltre, che il duro comunicato vaticano di ieri finisce per essere un involontario regalo per l’autore del libro. Ovviamente chi ha preparato la dichiarazione non aveva minimamente questa intenzione, ritenendo doveroso mandare un segnale preciso.

Venendo al libro: ha certamente un notevole interesse documentario, appunto per le carte – in parte già anticipate dal Fatto Quotidiano– che mette a disposizione. Ho potuto constatare che ne esce confermato il quadro che, pur senza avere carte in mano, in qualche caso anch’io, nel mio piccolo e in modo più frammentario, avevo illustrato. Ad esempio nel caso dell’incontro tra il Papa e il presidente Giorgio Napolitano, il 19 gennaio 2009. Di quel pranzo (non cena), parlò infatti piuttosto diffusamente Il Giornale quattro giorni dopo che era avvenuto.

Interessante anche l’appunto che riguarda l’episodio, oggettivamente inquietante, della macchina della Gendarmeria vaticana, targata SCV, che La sera del 10 dicembre 2009 venne crivellata di colpi mentre i suoi conducenti erano a cena in un ristorante romano. Anche in questo caso esce confermata la ricostruzione fornita sul Giornale qualche settimana dopo quell’evento, come attesta questo articolo, scritto nei giorni successivi all’incidente accaduto in San Pietro la notte di Natale di quell’anno, quando il Papa venne fatto cadere da una giovane cittadina svizzera con problemi psichici.

Lo stesso vale per i paragrafi dedicati al caso Williamson e alla revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani: nel libro Nuzzi ripropone il verbale dell’incontro avvenuto in Segreteria di Stato, reso noto nell’agosto 2010, nel libro libro «Attacco a Ratzinger» (pp. 110-116). Lo stesso vale per la ricostruzione dello scontro per il controllo del Toniolo e la volontà di nominare Giovanni Maria Flick al posto di Tettamanzi, e per il dibattito e le tensioni interne generate dal progetto di acquisire il San Raffaele anche con i soldi dello Ior.

Offrono nuovi dettagli che completano un quadro solo in parte già noto le lettere dell’ex direttore di Avvenire Dino Boffo al segretario del Papa, mentre aprono squarci del tutto inediti le comunicazioni riguardanti la nomina del cardinale Angelo Scola a Milano come pure altri documenti sui quali tornerò nei prossimi giorni, che fanno comprendere alcune dinamiche interne al Vaticano.

Su un punto però non sono d’accordo con quanto scrive Nuzzi nell’introduzione e con quanto hanno affermato anche alcuni suoi autorevoli recensori: quando ribadiscono che è inopportuno chiedersi chi sia stato a far uscire un pacchetto così massiccio e variegato di documenti, invece che soffermarsi sul contenuto dei documenti stessi. È ovvio che bisogna innanzitutto guardare ai documenti, che, ripeto contribuiscono a ricostruire con maggiore dovizia di particolari fatti già noti. Ma porsi la domanda su che cosa sia accaduto e su quale scontro sia in atto nei sacri palazzi, su chi e perché abbia voluto pilotare questa uscita di documenti che non ha precedenti, credo sia altrettanto importante per decifrare le dinamiche interne d’Oltretevere. E Nuzzi mi scuserà se la spiegazione sulla «fonte Maria» che decide di fare uscire a più riprese mazzette di documenti soltanto perché vuole «trasparenza» faccio qualche fatica a crederla.

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Cari amici, la notizia dell’arresto dell’aiutante di camera, il “maggiordomo” del Benedetto XVI Paolo Gabriele ha sconvolto tante persone in Vaticano: chi lo conosceva non riesce a credere che abbia tradito il Papa prestandosi a un atto criminale quale quello … Continua a leggere


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La vicenda del “corvo”, o meglio dei “corvi” in Vaticano ha molti, troppi lati rimasti ancora oscuri. Nelle pagine iniziali del suo libro, Gianluigi Nuzzi riporta le motivazioni per cui la fonte “Maria” avrebbe deciso di far uscire da Oltretevere … Continua a leggere

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Vedi anche:

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Lombardi: fantasie nell'intervista al "corvo". Avvocato maggiordomo: Collaborazione con magistrati


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[Modificato da Caterina63 28/05/2012 21:18]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)