00 10/01/2011 21:34

CONTRO UN TEOLOGO "PROGRESSISTA" RIAFFERMATI I DOGMI MARIANI

Secondo il teologo dello Sri Lanka (Ceylon) Tissa Balasuriya (membro degli Oblati di Maria Immacolata) i dogmi mariani sono delle "teorie teologiche" proprie del pensiero occidentale; queste affermazioni, assieme ad altre della stessa gravità, sono contenute in un lungo articolo dal titolo Mary ad human liberation (Maria e la liberazione dell’uomo) pubblicato dal teologo in una rivista dello Sri Lanka nel 1990 e condannato dalla Conferenza episcopale del Pese nel 1994.

Il teologo si era appellato alla Santa Sede (che ha affidato il caso al dicastero competente, la Congregazione per la Dottrina della Fede con il card. Ratzinger in qualità di Prefetto), ma si era poi rifiutato di sottoscrivere il testo della professione di fede che gli era stato proposto, meglio ne aveva firmato uno "corretto" da lui stesso.

Risultati infruttuosi ogni tentativo di conciliazione e rimanendo il teologo singalese nelle sue posizioni, si è arrivato alla "notificazione" della Congregazione vaticana firmata dal Papa il 2 gennaio scorso. Essa oltre alla condanna delle sue posizioni dottrinali del teologo ("il P. Tissa Balasuriya ha deviato dalla integrità della fede cattolica e pertanto non può essere considerato teologo cattolico"), notifica anche la scomunica latae sententiae: ossia quella che è prevista per quel tipo di reato e che quindi si applica all’atto stesso in cui il reato viene accertato.

Le posizioni teologiche di P. Balasuriya sono purtroppo molto diffuse, anche se non sempre espressamente manifestate: esse tendono a negare al cristianesimo la sua qualità di evento storico-salvifico, per ridurla ad una dottrina - una delle tante -; per tale motivo Cristo stesso diventa un leader religioso.

Gli errori mariani, sono conseguenza di errori cristologici, che vengono così sintetizzati nel documento vaticano: "In primo luogo l’autore relativizza il dogma cristologico: Gesù è presentato semplicemente come un "maestro supremo", "uno che mostra la via per la liberazione dal peccato e per l’unione con Dio", "uno dei massimi leaders spirituali dell’umanità", una persona in conclusione che ci comunica la sua "primordiale esperienza spirituale", ma di cui non viene mai esplicitamente riconosciuta la filiazione divina e di cui viene riconosciuta solo in maniera dubitativa la funzione salvifica".

Per un Cristo che è solo un leader non occorre una Madre di Dio, immacolata, sempre vergine e assunta: verità che il teologo nega.

Non sta a noi ovviamente giudicare la persona, ma piuttosto pregare, assieme alla sua congregazione (che trae ispirazione da Maria Immacolata) per il suo ritorno pieno nel seno della Chiesa...


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Nel 1997 in vista anche dei preparativi per il grande Giubileo del 2000, si attivano molte iniziative e pastorali per meglio specificare la Devozione mariana e per correggere gli errori di un ecumenismo che da una parte penalizzava la pietà popolare autentica, cercando di ignorare l'argomento "Maria", e dall'altra parte anche fedeli cattolici avanzavano sempre più confusi sul tema....

Quanto segue NON va va estrapolato, ma preso in tutto il suo contesto....

 

"RICENTRARE" SU CRISTO
LA PIETÀ MARIANA
   

La devozione a Maria, sia a livello di spiritualità che di atti di culto, è un mezzo per accostarsi a Cristo; a patto però che, Come Maria mostra se stessa sempre tutta proiettata verso suo figlio, così tali gesti esprimano il riferimento a Cristo, unico Salvatore dell'uomo

di JAN-CLAUDE LAURENÇEAU


Il documento di Giovanni Paolo II con il quale si indice il prossimo Giubileo afferma che occorre prepararsi al grande Natale del 200 nello spirito dell’Avvento, ossia in comunione con Maria, che attende la nascita del Salvatore nel mondo di oggi. Questo tempo di Avvento, «congiungendo l’attesa messianica e quella del glorioso ritorno di Cristo» (Marialis Cultus, n. 4), possiede una densità liturgica e spirituale tale da darci l’occasione per «ricentrare» su Cristo la pietà mariana e il culto alla Vergine.

La  Madre di Dio fra i Santi Pietro e Paolo (Particolare - S. Maria in  Trastevere, Roma).
Pietro Cavallini, la Madre di Dio fra i Santi Pietro e Paolo
(Particolare - S. Maria in Trastevere, Roma).

Noi siamo talvolta testimoni e, purtroppo, anche complici, benché involontari, di espressioni alquanto esuberanti circa la pietà mariana, dove il legame con il cuore della fede cristiana – il Cristo, la Trinità, la Chiesa – non è del tutto evidente. Lo schema proposto per la preparazione del Giubileo può rappresentare una magnifica occasione per riporre la Trinità al centro della pietà mariana.

Nella Lumen Gentium (21 nov. 1964) ci sono delle formulazioni molto forti, come questa, alla quale io faccio spesso riferimento: «La devozione mariana, lungi dall’esser fine a se stessa, al contrario è un mezzo essenzialmente destinato ad orientare le anime verso il Cristo e così unirle al Padre nell’amore dello Spirito Santo». Tutto questo ci potrebbe sembrare evidente, ma in realtà occorre ripeterla incessantemente. E’ proprio per questo che Giovanni Paolo II chiede che non si manchi mai di valorizzare la presenza di Maria in ciascuna tappa della grande catechesi trinitaria in preparazione al Giubileo.

Immagini mariane «monche»?

Dal punto di vista pastorale il compito è tutt’altro che facile. Prendiamo ad esempio le immagini delle ultime apparizioni mariane: come le statue di Rue du Bac, di Lourdes, di La Salette, di Beauraing: in esse Maria viene presentata sola, senza il Cristo, mentre tutte le immagini tradizionali della Vergine la mostrano con il Bambino: sulle sue ginocchia, nelle sue braccia o nell’atto di presentarlo al mondo.

Certo, si può evidenziare questo o quel dettaglio: la croce e i due cuori della Medaglia, il grande crocifisso di Pontmain o di La Salette, il Rosario della Vergine di Massabielle, la quale si inchina al Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo...; ma resta il fatto che l’iconografia della Immacolata Concezione o dell’Assunzione possono offuscare un po’ l’immagine della Madre di Dio.

L'Immacolata Concezione L'Immacolata Concezione
(da un dipinto del Murillo -
Santuario dell'Immacolata,
Washington, USA)

Altro esempio: talvolta degli amici polacchi mi inviano delle immagini della Vergine di Czestochowa riproducenti soltanto il viso di Maria (segnata da due ferite e assimilata dai Polacchi al volto della madre-patria perseguitata...); si, invece che nell’icona intera di Jasna Gora Maria regge il Bambino sul braccio sinistro. Io ne ricavo sempre l’impressione di una immagine «monca».

Ora è sufficiente rileggere il capitolo 8° della Lumen Gentium, «Maria nel mistero di Cristo», integrato con il testo sulla Chiesa, per rilevare che il posto che Dio ha affidato a Maria nel piano della salvezza dipende interamente dal mistero di Cristo: per la sua Concezione immacolata, ad esempio: «Redenta in maniera sublime in vista dei meriti del Figlio suo...» (n. 53); come per la sua Assunzione: «Ella fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo, e dal Signore esaltata quale Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata col Figlio suo, Signore dei dominanti e vincitore del peccato e della morte» (n. 59).

La Marialis Cultus ha riassunto molto bene tutto questo insegnamento conciliare: «Nella Vergine Maria tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende» (n. 25) e «Maria fu la prima e la più perfetta discepola di Cristo» (n. 35?).

Per una pietà mariana più centrata su Cristo

Allora, come mostrare ai fedeli che la pietà mariana è un aiuto sicuro, efficace, per vivere di Cristo?

Prima di tutto lasciandoci compenetrare dalla Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse. E’ assolutamente necessario prendere dalla Bibbia il vocabolario e l’ispirazione per le preghiere e i canti. Sono stati compiuti dei progressi, ma c’è ancora della strada da fare. Quale posto occupa la Bibbia nelle nostre veglie di preghiera, nelle nostre celebrazioni del Rosario, nei nostri articoli di spiritualità? In fin dei conti è lì che sta la chiave per ricentrare la pietà mariana sul mistero di Cristo, come quella di un dialogo ecumenico su Maria.

Facendo un po’ di teologia - o di catechesi - sul titolo «Madre di Dio», espressione che noi ripetiamo continuamente nell’Ave Maria. I fedeli vogliono che si «perda tempo» e che ci si prenda la briga di spiegare loro le cose. I cristiani d’Egitto hanno attribuito a Maria questo titolo, Theotokos – in copto Mas nouti – che i pagani attribuivano a certe dee-madri, specialmente alla dea Iside, cara agli esoterici. Il Concilio di Efeso nel 431, ha approvato solennemente questo uso, nonostante che ci fosse chi esitava davanti a questo titolo così audace; e se Calvino e il Concilio Vaticano II preferiscono parlare di «Madre del Figlio di Dio», questo avviene senza mai svuotare il titolo di «Madre di Dio». Felici quei laici che possono interessarsi a queste cose. Ma occorre parlarne loro.

Nicola Poussin,
Assunzione di Maria
(Louvre, Parigi)
Nicola Poussin, Assunzione di Maria (Louvre, Parigi)

Facendo riferimento alla fede di Maria nell’Incarnazione del Figlio di Dio. Maria non si è mai posta l’insolubile problema teologico dell’unità tra la divinità del Figlio eterno di Dio e l’umanità di Gesù di Nazareth! Ella è entrata nel modo più semplice in comunione personale, sia dal punto di vista biologico che affettivo, con un essere umano al quale Dio stesso ha dato il nome di Gesù. Lo sguardo di Maria su Gesù è semplice come l’amore; e pertanto attraverso il segno della sua concezione verginale, il suo bambino è portatore di un mistero infinito nella sua origine, nella sua missione, nella sua relazione eccezionale con il Padre. Così la pietà mariana, la comunione spirituale con Maria, è un cammino semplice, sicuro, per entrare progressivamente nel mistero di Gesù Salvatore, vero Dio e vero Uomo. Questo, la pietà popolare lo sa d’istinto.

Il più perfetto discepolo di Gesù

Un’altra pista è l’imitazione di Maria, che ha un così grande posto nel Trattato della vera devozione e nel Segreto di Maria di Grignion di Montfort. Amare questa Madre di un amore filiale comporta in fin dei conti imitare le sue virtù, condizione questa per una pietà attiva.

E’ Gesù che, dandocela come Madre, ce l’ha presentata come modello da seguire. Imitare Maria significa entrare nel piano di Dio e questo avviene nella misura in cui si imita quella che fu la più perfetta discepola di Cristo. Imitarla non significa affatto «appiattirsi» su di lei, ma divenire, con lei, veramente discepolo di Cristo.

Allo stesso modo occorrerebbe ricentrare su Cristo tutte le virtù tradizionalmente attribuite a Maria, come la preghiera di lode e di azione di grazie del Magnificat (imitazione dell’Eucarestia, dell’azione di grazie permanente di Gesù), la preghiera di intercessione (dove la misericordia materna non è affatto opposta alla giustizia, ma è l’eco più fedele della misericordia divina per i malati e i peccatori), o ancora l’umiltà di Maria, sovente così mal compresa («fatti santa e taci...»), mentre essa «imita» quella di Gesù, che davanti al Padre è il «povero» per eccellenza, colui che non fa nulla per se stesso... Occorre quindi superare tutto un particolarismo mariano.

La stessa cosa per le feste mariane, come ad esempio quella dell’Addolorata, che si celebra all’indomani dell’Esaltazione della Croce e alla quale tanti fedeli sono molto affezionati. Il rischio, infatti, è quello di rimanere al livello puramente umano del dolore di una madre, mentre colei che soffre è la Madre del Redentore, del Messia, del Figlio di Dio; è colei che partecipa nella fede allo spogliamento di lui, alla sua kenosis totale e alla sua morte redentrice. Pensiamo ai due cuori sulla Medaglia Miracolosa.

Il Rosario: una preghiera mariana?

Abbiamo già ricordato i dogmi mariani, ma si potrebbe ricordare allo stesso modo l’aspetto cristocentrico della maternità spirituale di Maria o della sua mediazione: una mediazione di intercessione, «un soccorso materno che ci aiuta ad aderire più intimamente al Mediatore e Salvatore» (Redemptoris Mater, n. 38/48).

E poi il Rosario! Il Rosario non è una devozione mariana (la corona, forse); essa è una meditazione con Maria del mistero dell’Incarnazione redentrice, nella quale «la ripetizione litanica dell’Ave Maria diviene una lode incessante di Cristo» (Marialis Cultus, n. 45). Altrimenti sarebbe come una ruota eccentrica, che non gira mai attorno al suo asse.

La riforma del calendario liturgico, con la festa di Maria Madre di Dio al primo gennaio e con le nuove formulazioni (Annunciazione del Signore, Presentazione del Signore) favorisce questo ricentramento.

Infine, in questo primo anno di preparazione al Giubileo consacrato alla riscoperta del Battesimo, possiamo riflettere sul legame tra la pietà mariana e il Battesimo (cfr l’articolo di aprile). La consacrazione alla Vergine dopo il Battesimo cosa significa esattamente? Si potrebbe ritornare a quanto proponeva Grignion di Montfort: la consacrazione a Cristo per le mani di Maria, come un mezzo efficace per vivere fedelmente le promesse del Battesimo.

E’ divertente vedere il Padre di Montfort prendere Cristo a testimone (Trattato, n. 63) per compatire quei cristiani, «anche i più sapienti, ma che non sanno niente del legame fra voi e la Santa Madre» e «che credono che si fa ingiuria a te onorando troppo tua Madre».

«O mio amabile Gesù, queste persone hanno il tuo spirito? ti compiacciono agendo in questo modo? Significa compiacerti se si fanno tutti gli sforzi possibili per evitare di compiacere a tua Madre per paura di dispiacerti? La devozione a tua Madre oscura quella verso di te? Forse che lei attribuisce a se stessa l’onore che le si rende? Forse che lei fa parte a sé? E’ forse un’estranea che non ha alcun rapporto con te? Compiacere a lei significa dispiacerti? Significa separarsi e allontanarsi dal tuo amore donarsi a lei e amarla?».

(Da una conferenza tenuta al convegno dell’Associazione francese delle opere mariane)

LA VERA ORTODOSSIA MARIANA:

Lo Spirito e l'Immacolata secondo Kolbe


La dottrina del Kolbe sui rapporti tra lo Spirito Santo e la Vergine è ardita ed originale, ma perfettamente ortodossa; lo Spirito trova in Maria il luogo in cui compiere pienamente la sua opera santificatrice a favore degli uomini

di GIUSEPPE SIMBULA

San Massimiliano Kolbe, il martire di Auschwitz, è stato uno dei più grandi devoti ed apostoli dell'Immacolata e la sua spiritualità, senza ombra di dubbio, può esserePietro Annigoni, "S. Massimiliano Kolbe" (Basilica del  Santo - Padova)mariana, in quanto in lui la vita cristiana è «esperienza di configurazione a Cristo secondo l'esempio e con l'aiuto di Maria (cf. LG 62)» (A. Amato). denominata

Tuttavia la spiritualità di S. Massimiliano è più ancora trinitaria: Dio Uno e Trino, infatti, per lui, è la sorgente di ogni bene in qualsiasi ordine; inoltre, tutto ritorna a Lui e a Lui, in fondo, è finalizzata ogni nostra devozione, compresa quella alla Vergine Immacolata, che egli ama e venera in modo del tutto eccezionale, perché eccelsa creatura e figlia del Padre, madre del Verbo incarnato, sposa dello Spirito Santo, modello impareggiabile e mediatrice di vita trinitaria.

Più specificamente P. Kolbe sottolinea uno specialissimo rapporto della Vergine Immacolata con lo Spirito Santo. Da qui una ricca e originale pneumatologia del nostro Santo. Non a caso, l'aspetto maggiormente studiato della teologia trinitaria kolbiana riguarda indubbiamente la natura e la missione dello Spirito Santo.
   

 L'azione dello Spirito Santo in Maria

Per il nostro Santo l'opera della redenzione dipende immediatamente dalla seconda Persona divina, Gesù Cristo, «tuttavia - prosegue S. Massimiliano - anche la Terza Persona della Ss. Trinità partecipa a quest'opera, per il fatto che, in virtù della redenzione compiuta da Cristo, trasforma le anime degli uomini in templi di Dio, ci rende figli adottivi di Dio e fa di noi gli eredi del regno dei cieli» (SK 1229).

Per S. Massimiliano l'azione dello Spirito Santo nell'opera della salvezza si esprime in particolare in Maria e attraverso Maria.

Lo Spirito Santo agisce in Maria innanzitutto preparandola al suo compito di Madre del Salvatore, vale a dire santificandola fin dal primo istante della sua concezione, impedendo che contragga il peccato originale e colmandola di ogni grazia.

Per illustrare questo eccezionale intervento dello Spirito Santo nell'Immacolata, il Kolbe usa tante espressioni e si serve di varie immagini: lo Spirito Santo dimora in lei, vive in lei, è unito a lei, regna in lei. E cerca di spiegarne il significato.

Lo Spirito Santo regna in Maria: «In un'anima giusta è presente lo Spirito Santo; perciò nell'Immacolata, la creatura più giusta, lo Spirito Santo è presente nel modo più perfetto possibile. L'Immacolata non è solo "concepita senza peccato", ma anche "Immacolata Concezione" (Lourdes). Perciò lo Spirito Santo regna in Lei nel modo più perfetto possibile» (SK 1286).

Regnare, qui, significa orientare, guidare e disporre la mente, il cuore e l'azione della Vergine Maria.

San  Massimiliano nel 1930, durante il periodo giapponese.
San Massimiliano nel 1930, durante il periodo giapponese.

S. Massimiliano specifica ulteriormente la natura della vita dello Spirito Santo nella Vergine: «In che cosa consiste questa vita dello Spirito Santo in Lei? Egli stesso è amore in Lei, l'amore del Padre e del Figlio, l'amore con il quale Dio ama se stesso, l'amore di tutta la Santissima Trinità, l'amore fecondo, la concezione» (SK 1318).

In Maria Immacolata dunque vive e opera tutta la Trinità nella persona dello Spirito Santo che è tutto l'Amore di Dio. Un amore, come vedremo, fecondo.

   
L'azione dello Spirito Santo attraverso l'Immacolata

Dopo aver pienamente santificato la Vergine Maria, lo Spirito Santo prosegue la sua azione salvifica in unione al Padre e al Figlio, coinvllgendo l'Immacolata in tutta la sua opera. Per P. Kolbe lo Spirito Santo agisce ad extra sempre attraverso Maria. Questo non per una insufficienza intrinseca dello Spirito, ma per un disegno mirabile di Dio, che come ha voluto manifestare l'azione del Figlio nell'umanità assunta dal Verbo, così ha voluto che l'azione dello Spirito Santo si manifestasse nell'Immacolata.

Nel tentativo di far capire quanto sia profonda l'unione dell'Immacolata con lo Spirito Santo, la paragona a quella che si realizza tra il Verbo e l'umanità di Gesù nell'incarnazione, ma precisandone pure la sostanziale differenza: «Egli [lo Spirito Santo] è nell'Immacolata, come la Seconda Persona della Ss. Trinità, il Figlio di Dio, è in Gesù, ma con questa differenza: che in Gesù vi sono due nature, la divina e l'umana, e un'unica persona, quella divina. La natura e la persona dell'Immacolata, invece, sono distinte dalla natura e dalla persona dello Spirito Santo» (SK 634).

S. Massimiliano usa anche formule più ardite, che tuttavia poi abbandona per descrivere l'unione dello Spirito Santo con l'Immacolata attraverso altre categorie che, pur essendo inadeguate ad esprimere la vera realtà, sottolineano che essa è un'unione d'amore, nell'ordine dell'essere, interiore. È un'unione d'amore, non perché sia solo a livello di volontà o di affettività, ma perché l'essere dello Spirito Santo è Amore, come d'altra parte è amore l'essere della Vergine.

Ora la Vergine Immacolata è «la creatura totalmente piena di questo amore, di divinità..., senza la benché minima macchia di peccato» (Ivi). Di conseguenza «nell'unione dello Spirito Santo con Lei, non solo l'amore congiunge questi due Esseri, ma il primo di essi è tutto l'amore della Santissima Trinità, mentre il secondo è tutto l'amore della creazione, e così in tale unione il cielo si congiunge con la terra, tutto il cielo con tutta la terra, tutto l'Amore Increato con tutto l'amore creato» (SK 1318).

Non solo l'una o l'altra facoltà, dunque, ma tutto l'essere di Maria è profondamente unito all'essere dello Spirito Santo. L'Immacolata, inoltre, riassume in sé l'amore di tutte le creature ragionevoli, per cui in Lei tutta l'umanità è unita allo Spirito Santo.

L’inesprimibile unione di questi due esseri-amore è feconda più di ogni altra comunione d'amore. Tale fecondità per P. Kolbe, prende, per così dire, tre direzioni:

  • l'incarnazione del Verbo,
  • la formazione delle membra del Corpo Mistico,
  • la distribuzione o applicazione dei doni e delle grazie soprannaturali.

La  madre del Kolbe, signora Maria Dabrowska.
La madre del Kolbe, signora Maria Dabrowska.

Lo Spirito, l'Immacolata e la maternità divina

L'unione sponsale dello Spirito Santo con Maria è innanzitutto finalizzata alla maternità divina. Nell'ultimo suo scritto di carattere speculativo, dopo aver sottolineato l'azione santificatrice dello Spirito Santo nei confronti dell'Immacolata, prosegue: «Pure il grembo verginale del corpo di Lei è riservato a Lui, che vi concepisce nel tempo - come tutto ciò che è materiale avviene nel tempo - anche la vita divina dell'Uomo-Dio» (Ivi).

Un anno prima aveva scritto: «Lo Spirito Santo forma in Lei in modo prodigioso il corpo di Gesù e prende dimora nella sua anima, sa compenetra in modo così ineffabile che la definizione di "Sposa dello Spirito Santo" è una somiglianza assai lontana della vita dello Spirito Santo in Lei e attraverso Lei» (SK 1310).

Grazie a tale unione, P. Kolbe può dire che «Gesù, il Figlio di Dio e dell'uomo, l'Uomo-Dio, il Mediatore tra Dio e gli uomini, è il frutto dell'amore di Dio e dell'Immacolata» (Ivi).

Affermando che Gesù è frutto dell'amore di Dio si vuol sottolineare che l'incarnazione del Verbo è dono gratuito di Dio, espressione altissima del suo amore di Padre. L'aggiunta secondo cui Gesù è anche frutto dell'amore dell'Immacolata, sottolinea l'adesione libera e per amore della Vergine Maria al progetto di Dio.
   

La formazione delle membra del Corpo Mistico

Come il Verbo incarnato, così pure le membra del corpo mistico trovano la loro origine nell'unione feconda dello Spirito Santo con l'Immacolata. È quanto il nostro Santo ci fa capire quando scrive che «l'Immacolata, creatura limitata, per l'amore dello Spirito Santo verso di Lei», ha la missione di generare «Cristo e i figli adottivi di Dio» (SK 1284).

Lo ripete in modo più esteso, qualche mese dopo, nell'articolo L'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria in rapporto alla mediazione di tutte le grazie, dove afferma che «anche dopo la morte di Cristo lo Spirito Santo opera ogni cosa in noi» in Maria e attraverso Maria.

Non solo la prima nascita alla grazia, ma tutta la crescita nell'ordine dello Spirito e nella conformità a Cristo avviene in Maria e grazie all'azione dello Spirito Santo, come egli afferma in uno scritto del 1940 (cf SK 1295), per poi concludere: «Nel grembo di Maria l'anima deve rinascere secondo la forma di Gesù Cristo. Ella deve nutrire l'anima con il latte della sua grazia, formarla delicatamente ed educarla così come nutrì, formò ed educò Gesù. Sulle sue ginocchia l'anima deve imparare a conoscere e ad amare Gesù. Dal suo cuore deve attingere l'amore verso di Lui, anzi amarlo con il cuore di Lei e diventare simile a Lui per mezzo dell'amore» (SK 1295, III 696-7).

Alla luce di questo testo si spiega la spiritualità mariana del Kolbe: l'Immacolata favorisce la rinascita spirituale delle anime nutrendole «col latte della sua grazia» (intercessione e distribuzione delle grazie), curandole ed educandole sulle sue ginocchia: guardando Maria, prendendola a modello noi possiamo conoscere, amare ed imitare meglio Gesù.

Sam  Massimiliano Kolbe al suo tavolo di lavoro in Giappone.
Sam Massimiliano Kolbe al suo tavolo di lavoro in Giappone.

Lo Spirito e l'Immacolata nell’azione santificatrice

Nel nostro Santo la strettissima e inesprimibile unione esistente tra l'Immacolata e lo Spirito Santo, oltre ad essere alla radice di vari misteri, quasi immancabilmente è posta all'origine della materna mediazione delle grazie da parte di Maria.

Lo schema con cui solitamente tratta questo problema è il seguente: da prima sottolinea la strettissima unione tra Maria e lo Spirito Santo, poi la collega con la mediazione delle grazie: «Questa unione... è così inesprimibile e perfetta che lo Spirito Santo agisce unicamente attraverso l'Immacolata, la sua Sposa. Di conseguenza, Ella è la Mediatrice di tutte le grazie dello Spirito Santo. Dato che ogni grazia è un dono di Dio Padre attraverso il Figlio e lo Spirito Santo, perciò non esiste grazia che non appartenga all'Immacolata, offerta a Lei, a sua libera disposizione» (SK 634).

In questo e in qualche altro testo sembra quasi voler dire che Dio ha dato in proprietà alla Vergine tutto il tesoro delle grazie, delegando a Lei il compito di distribuirle agli uomini a suo piacimento.

Nella maggior parte dei testi invece il nostro Santo si esprime in termini più vicini alla teologia del dopo Concilio. Si parla infatti di partecipazione della Vergine alla distribuzione delle grazie perché lo Spirito Santo l'ha unita a sé, l'ha associata alla sua azione. L'attore principale rimane sempre lo Spirito Santo: «L'unione tra lo Spirito Santo e la Vergine Immacolata è così stretta che lo Spirito Santo, che ha compenetrato profondamente l'anima dell'Immacolata, non esercita alcun influsso nelle anime se non per mezzo di Lei. Per questo appunto Ella è diventata la Mediatrice di tutte le grazie, proprio per questo Ella è veramente la madre di ogni grazia divina» (SK 1224).

Il  sig. Francesco Gajowniczek, il prigioniero salvato dal Kolbe, indica il  blocco della morte del lager di Aushwitz, dove il Santo fu condannato a  morire di fame. Il sig. Francesco Gajowniczek,
il prigioniero salvato dal Kolbe, indica il blocco della morte
del lager di Aushwitz,
dove il Santo fu condannato
a morire di fame.

Una teologia ardita, ma ortodossa

A proposito delle precedenti affermazioni di S. Massimiliano circa la mediazione materna di Maria si rendono opportune due brevi osservazioni.

P. Kolbe, abitualmente e in modo piuttosto acritico, ripete l'espressione secondo cui Maria è Mediatrice di tutte le grazie. Oggi autorevoli teologi sottolineano che detta affermazione andrebbe per lo meno chiarita, perché la Vergine Maria non può essere mediatrice della prima grazia da Lei ricevuta. Egli invece è particolarmente felice quando fonda la mediazione materna di Maria sulla sua particolarissima unione con lo Spirito Santo. In questo modo, infatti, in qualche modo, viene ad evitare tutte le obiezioni contro tale dottrina, ed in particolare quelle che derivano dall'affermazione paolina (1 Tm 2,5) secondo cui Gesù è l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini, verità che viene riaffermata chiaramente anche dal nostro autore.

La mediazione di Maria, secondo P. Kolbe, non solo è dipendente, subordinata e relativa a quella di Cristo, ma si pone su un livello diverso da quella di Cristo. Si radica sulla sua unione con lo Spirito Santo e si sviluppa sullo stesso piano di quella della Chiesa; supera quella degli altri fedeli per la sua maggiore santità (Cf. SK 925, II, 564-5).

Da quanto esposto è facile concludere che lo studio del rapporto tra l'Immacolata e la Terza Persona della Ss. Trinità da S. Massimiliano è affrontato in parte con il metodo deduttivo della teologia del suo tempo, e in parte con il metodo della teologia mistica. Molte delle affermazioni del Santo infatti, sono frutto della preghiera e della sua esperienza mistica, come egli stesso lascia intendere più volte. Va aggiunto, inoltre, che il rapporto tra l'Immacolata e lo Spirito Santo, così come è descritto dal nostro Autore, è esemplare e modello dell'azione dello Spirito Santo in ogni cristiano.

Sotto questo aspetto la sua spiritualità mariana è particolarmente attuale. Si sa infatti che uno degli sviluppi più interessanti della mariologia postconciliare è quello di aver collocato la Vergine Maria non più unicamente nell'orbita di Cristo, ma in un contesto trinitario e pneumatologico.

La grandezza dell'Immacolata, per il nostro Santo, deriva dal fatto che Ella rappresenta il più eccellente modello di disponibilità all'azione dello Spirito e contemporaneamente è mediatrice di tale azione.



[Modificato da Caterina63 10/01/2011 22:40]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)