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  AGGIORNAMENTO.......

Il figlio, i corsi e gli affari
Spretato don Spoladore

La decisione del Vaticano: «Dispensato dal celibato». E intanto la «sua» società nel 2014 ha fatturato 1,7 milioni

PADOVA La parabola discendente. Che non è una delle 49 di nostro Signore contenute nei vangeli sinottici. Ma è la traccia lasciata nella Chiesa da don Paolo Spoladore. «Don Rock», come lo etichettavano i giornali all’inizio della storia. O «Donpa», come invece continuano a chiamarlo i suoi fedeli sostenitori. Lo scorso 14 ottobre, infatti, l’amministratore diocesano di Padova, monsignor Paolo Doni, ha firmato il decreto con cui la Congregazione per il Clero riduce il 55enne ex sacerdote allo stato laicale.

È la conclusione dell’avventura in clergyman del brillante seminarista, poi parroco di San Lazzaro (parroco capace di farsi seguire in ogni predica da centinaia di persone), quindi cantautore (suoi sono alcuni dei brani più amati e recitati nelle chiese d’Italia: da «Su ali d’aquila» a «Tu sei»), infine scrittore, animatore, guida spirituale. Il pastore torna pecora nel gregge. L’inizio della fine della sua vicenda clericale ha una data precisa: febbraio 2010, quando una professionista di Padova esce allo scoperto e lo accusa di essere il padre del proprio figlio di 8 anni. Spoladore nega tutto, non si sottopone nemmeno al test del Dna.

I suoi seguaci insorgono, denunciano la stampa che riporta la notizia, arrivano pure a minacciare. Un anno dopo, però, l’11 ottobre 2011 il Tribunale dei minori di Venezia riconosce ufficialmente la paternità di Spoladore (a cui impone di pagare un assegno mensile di mantenimento di circa 2-300 euro). Intanto vengono allo scoperto pure gli «altarini» commerciali del sacerdote: non solo dischi e libri, ma anche corsi di formazione a pagamento - un mix di medicina alternativa, motivazione, psicologia - che gli fruttano un enorme giro d’affari (la base è a Santa Maria di Sala nel Veneziano, ma si va anche in tour). È solo a quel punto che la Chiesa lo molla: il 12 ottobre 2011 così si esprime il delegato per la Pastorale della città dell’allora vescovo Antonio Mattiazzo, monsignor Daniele Prosdocimo: «La comunità cristiana prenda le distanze da don Paolo».

E così si arriva al passo finale. A rendere nota la decisione della riduzione allo stato «laicale » di Spoladore, la sanzione più grave prevista dal diritto canonico per un sacerdote, è una breve nota della Diocesi di Padova, pubblicata sull’ultimo numero del settimanale «La Difesa del Popolo». Dieci righe appena, ma piuttosto significative. «In data 28 settembre 2015 la Congregazione per il Clero per le facoltà speciali date dal Sommo Pontefice - si legge - ha emesso il decreto della pena della dimissione dallo stato clericale al sacerdote Spoladore Paolo (sic!), dispensandolo contemporaneamente dal vincolo del celibato. Tale decisione è definitiva e inappellabile e fa seguito al decreto di sospensione a divinis emesso dall’allora vescovo di Padova monsignor Antonio Mattiazzo, il 24 giugno 2014.

Si rende noto questo decreto - prosegue la comunicazione, facendo capire quale sia ancora il seguito che può vantare l’ex parroco - ai presbiteri, ai religiosi e ai laici della diocesi affinché tutti siano informati del grave provvedimento preso nei confronti del sacerdote in seguito a un processo canonico che ha accertato l’incompatibilità con lo stato clericale del suo comportamento e dell’attività che svolge. Si invitano i presbiteri, soprattutto quelli in cura d’anime, a essere attenti ai propri fedeli che dovessero trovarsi smarriti alla notizia di questo decreto, per aiutarli a discernere sulla loro vita cristiana e sulla crescita umana e spirituale che ugualmente devono cercare di condurre seguendo la parola di Dio». Ma se è declinata la parabola clericale del «Donpa», non tanto si può dire per quella degli affari. Per capirlo basta dare un’occhiata ai bilanci della Usiogope, la società che gestisce i suoi interessi (corsi di formazione, pubblicazioni, eventi), intestata alla segretaria Fabiola Berloso: nel 2014 ha fatturato un milione e 712 mila euro, dopo che il 2013 era stato chiuso a quota un milione e 641 mila. Un volo su ali d’aquila, questo sì davvero.

11 novembre 2015



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)