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DIFENDERE LA VERA FEDE

Il "fai da te" della Chiesa Ambrosiana??? Ottime osservazioni di Tornielli e un'APPELLO di alcuni Seminaristi

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    Caterina63
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    Sesso: Femminile
    00 16/08/2010 00:07

    Dal Blog di Tornielli riporto:

    Scusate siamo ambrosiani, per noi l’Assunta è un optional…

    MARIAassuntaokCari amici, per la prima volta ho trascorso Ferragosto a Milano. Questa mattina, prima di andare a messa nella mia parrocchia ho spiegato a mio figlio più piccolo il significato della festa che stavamo celebrando, cioè l’assunzione in cielo con il suo corpo della Madre di Gesù, preservata dal peccato originale. Ma appena entrati in chiesa, ecco la sorpresa: il parroco ci ha spiegato che “i responsabili della liturgia ambrosiana hanno stabilito di celebrare domani, 16 agosto, la festa dell’Assunta, perché quest’anno cade di domenica” e il nuovo messale ambrosiano (XII dopo Pentecoste) prevede tutt’altra liturgia.

    Così, durante tutta la celebrazione, non c’è stato alcun riferimento alla grande e antica festa mariana, che venne solennizzata dopo la proclamazione del dogma da parte del venerabile Pio XII nel 1950. C’è stata invece una prima lettura dal secondo Libro dei Re dove si parla della distruzione di Gerusalemme da parte dei babilonesi, con il lungo e dettagliato elenco delle suppellettili e dei bronzi del Tempio trafugati dai caldei. La mia sorpresa è aumentata quando ho scoperto che stamattina, in Duomo, il cardinale Tettamanzi ha invece celebrato il pontificale dell’Assunta, e questo è avvenuto anche in altre parrocchie. Così ci sono stati milanesi che hanno celebrato la festa come il resto della Chiesa cattolica, e altri che per celebrarla dovranno andare (in orario feriale) a messa domani…

    Sono sconcertato e amareggiato.

    Capisco poco o nulla di liturgia e di Sacra Scrittura, sono ignorante, non posseggo certo la sapienza e l’intelligenza degli esperti che hanno elaborato il nuovo messale, quegli esperti che hanno pensato bene - in caso la festa coincida con la domenica - di privare il popolo di Dio della festa dell’Assunta, in nome della loro conoscenza e della loro sapienza. Che ci volete fare, noi popolo bue dobbiamo adeguarci, anche se non capiamo.

    Ma, Eminenza, Cardinale Tettamanzi, lei che è il capo-rito ambrosiano, perché ha celebrato l’Assunta, mentre io non ho potuto farlo nella mia parrocchia? Perché in Duomo sì e nelle altre chiese no? Oppure lo si è fatto a discrezione del parroco? E ai semplici fedeli, quelli che non hanno studiato liturgia al Sant’Anselmo o Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico, non ci avete pensato? Mi piacerebbe rivolgere la stessa domanda anche alla Congregazione del Culto divino, che ha approvato il nuovo messale ambrosiano: eminenze, esperti della Santa Sede, ai fedeli ci avete pensato? Possibile che per gli ambrosiani l’Assunta sia un optional? Non riesco a immaginare un esempio più chiaro e lampante della distanza tra gli esperti liturgisti che hanno partorito il messale, e i fedeli (magari i fedeli ignoranti come me che ieri sono andati a messa e si sono trovati una liturgia del tutto diversa).
     
    Fino a questo momento non ero mai intervenuto su queste pagine in merito al nuovo messale ambrosiano - criticato piuttosto duramente dal cardinale Giacomo Biffi - ma quella di oggi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sarebbe bello inviare lettere alla Curia di piazza Fontana (e per conoscenza alla Congregazione del Culto divino) chiedendo che l’Assunta sia celebrata sempre il 15 agosto nella diocesi ambrosiana, anche se cade di domenica, senza lasciare questo assurdo fai-da-te.

    Vorrei tanto, cardinale Tettamanzi, che la fede dei semplici fosse considerata ancora importante, più importante delle altissime e dottissime considerazioni degli espertissimi liturgisti ambrosiani, che oggi hanno ritenuto più importante farmi meditare sui cubiti delle colonne di bronzo del Tempio di Gerusalemme, piuttosto che sul mistero dell’Assunzione in cielo di Maria, preservata dal peccato originale, Madre nostra e Madre della Chiesa (come ebbe coraggiosamente a proclamarla durante il Concilio il servo di Dio Paolo VI, soprassedendo alle cautele ecumeniche).


    ************************

    Inserisco una risposta interessante che ho condiviso volentieri:


    peccatore Scrive

    Caro Andrea: trovandomi anch’io in terra ambrosiana ho partecipato alla “messa giusta”, in cui liturgia e sacerdote hanno messo al centro l’Assunzione di Maria.
    Mi spiace soprattutto per il suo piccolino.
    Effettivamente credo che il buon senso abbia indotto la gran parte dei sacerdoti a celebrare secondo calendario.

    Il messale ambrosiano prevede una “prevalenza” del giorno del Signore (è domenica) sulle festività mariane. La logica è questa.

    Personalmente sono un po’ stanco di parroci che ritengono che “durante l’adorazione non si deve dire il rosario, perchè non ha senso stare davanti a Gesù e parlare a Maria”. Questa protestantizzazione in atto è uno dei frutti più bacati dell’ultimo periodo. Unita ad un’ignoranza profonda della devozione mariana, che non fa mai “ombra” a Gesù, ma anzi porta diritti a Lui (tanto quanto l’amore genuino per Gesù dovrebbe portare a Maria).

    Un po’ di storia non guasta mai: il 1765 è l’anno del “trionfo della ragione”: è appena uscito il libro “Dei delitti e delle pene” del Beccaria, manifesto dell’Illuminismo lombardo. Da quest’anno una serie di provvedimenti porranno fine ad ogni commistione tra mondo laico e religioso creando quella spaccatura tra fede e ragione che aveva caratterizzato gli ultimi due secoli, da San Carlo in poi. Consapevoli di questi mutamenti, l’arcivescovo Pozzobonelli e la Fabbrica del Duomo rispondono alla sfida con un’idea destinata ad acquistare col tempo sempre più forza e influenza sulla città: la Madonnina. All’improvviso, in un Duomo ancora quasi del tutto privo di guglie, si decide di innalzare la guglia maggiore sul tiburio fino a raggiungere, con la statua, l’altezza vertiginosa di 108,5 metri.
     
    L’opera, già discussa da decenni, viene realizzata nel 1769 dall’architetto Francesco Croce con un ardito disegno che sposa lo stile gotico alla tecnica ingegneristica dell’epoca e che viene subito contestato dagli scienziati “laici” del gruppo che gravitava attorno al “Caffè” di Pietro Verri e del Beccaria. Sulla cima della guglia, secondo un dettato che doveva risalire alle origini stesse del Duomo, nel 1774 viene finalmente posta la statua dell’Assunta, che lo scultore Giuseppe Perego modellò con lo sguardo rivolto verso l’alto e le braccia tese ad invocare la protezione di Dio sulla città.

    Da allora i milanesi hanno per simbolo la Madonnina. Con il Duomo e la Basilica di Sant’Ambrogio, il Santuario della Madonna di San Celso era particolarmente caro al cuore dei fedeli ambrosiani. Oggi molti non sanno nemmeno della sua esistenza. Potere dell’ombra proiettata sulla devozione a Maria… Senza scordare che anche l’Angelus ha origine in terra ambrosiana…

    Milano è un caso speciale: la Madonnina è il simbolo della città, ed il duomo, per chi non lo sapesse, è un santuario mariano. La statua che si trova sulla guglia più alta è, guarda caso, proprio quella dell’Assunta. Insomma i liturgisti ambrosiani avrebbero dovuto prima ristrutturare il duomo e poi attribuire le regole… Invece hanno “lasciato facoltà”… Tipico di chi sotto sotto sa di averla fatta grossa, ma evidentemente non può fermarsi… Forse a Roma qualcuno interverrà? La Lega non stavolta c’entra.


    *****************************************

    la mia risposta:

    Un 10 e lode a “peccatore” delle ore 6,52 pm
    per aver sottolineato il cuore del problema,
    mi trovo d’accordo in tutto… (idem con le riflessioni di Tornielli che dal patimento sofferto quest’oggi possa maturare e santificare ancor di più il suo personale servizio alla Chiesa)

    Faccio osservare, visto che è stato ricordato, che il grande san Carlo Borromeo, proprio per portare i milanesi alla venerazione della Croce e adorazione del Crocefisso e quindi anche per la spinta alla Messa, fondò nel Duomo di Milano la Confraternita del Rosario…egli stesso si univa spesso per dire il Rosario pubblicamente…
    che fine ha fatto questa Confraternita?

    Non è sufficiente vedere l’Arcivescovo di Milano una volta l’anno al Sacro Monte di Varese con il Rosario…e poi magari vederlo a Capodanno brindare con la futura sacerdotessa vetero….idem il clero, presente, qualcuno, al primo sabato del mese per il Rosario e poi non vederlo MAI nelle Adorazioni Eucaristiche e nel Rosario quotidiano…

    Dalla mia breve esperienza milanese ho come raccolto UN GRAVE TIMORE (infondato) di evangelizzare con Maria e Cristo INSIEME…ho notato che si predilige una netta separazione fra Madre e Figlio di stampo tipicamente protestante o forse chissà, proprio in nome di un certo ecumenismo sincretista duro a morire, pare come si fosse studiato a tavolino questa netta separazione perchè, se ben ricordate, a Novembre si sollevò un altra questione: il “nuovo” Lezionario ambrosiano ha abolito perfino l’obbligo festivo della Festa di Tutti i Santi perchè se cade di Domenica i Santi NON si possono festeggiare, ma vengono “ricordati” semplicemente nella Messa che è la Pasqua di Gesù e dunque automaticamente anche per i Santi….una sorta di automatismo incomprensibile per la DEVOZIONE pura e legittima del popolo cristiano e più diligentemente, Cattolico…

    Infine faccio osservare che la questione del Rosario durante l’Adorazione Eucaristica fu risolta con un Documento:
    La Congregazione per il Culto così rispondeva nel 1997:
    Il Santo Rosario è senza dubbio uno degli esercizi di pietà più raccomandati dall’Autorità ecclesiastica, cf anche le indicazioni del Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 971,1674,2678,2708.
    (…)
    3. Non si deve esporre l’Eucaristia soltanto per recitare il Rosario, ma tra le preghiere che si fanno si può certamente includere la recita del Santo Rosario, sottolineando gli aspetti cristologici con letture relative ai misteri e dando spazio alla loro meditazione silenziosa e adorante.

    *****************************
    appare sempre più evidente che la Chiesa ambrosiana viaggia per conto suo…

    P.S.
    le parole del Papa all'Omelia ed all'Angelus di oggi, ci possono sembrare legittimamente come un monito a questo "fai da te" liturgico....dice il Papa:

    Cari fratelli e sorelle,

    oggi la Chiesa celebra una delle più importanti feste dell’anno liturgico dedicate a Maria Santissima: l’Assunzione. Al termine della sua vita terrena, Maria è stata portata in anima e corpo nel Cielo, cioè nella gloria della vita eterna, nella piena e perfetta comunione con Dio.

    (notare: una delle più IMPORTANTI FESTE DELL'ANNO LITURGICO....)
    ed inoltre il Papa stesso ha rammentato che oggi cadeva anche il Sessantesimo Anniversario della promulgazione del Dogma, ragione in più per impegnare TUTTA la Chiesa in una piena comunione liturgica...
    Questa "DIVISIONE" all'interno stesso della Diocesi, è preoccupante, un Arcivescovo che celebra una tra le più importanti feste LITURGICHE mariane e il resto della Diocesi che, legittimamente autorizzati dalla Curia, possono scegliere di NON vivere questa comunione... è in netto contrasto sia con il messaggio del Pontefice, sia con la prassi liturgica....mi sembra di ricordare un pò la questione e la disputa per il giorno della Pasqua che impegnò qualche secolo i Padri della Chiesa... certe questioni e certi riscontri sembravano davvero superati, non so quanto sant'Ambrogio e san Carlo Borromeo approverebbero una situazione del genere...





    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 02/10/2010 11:18

    Che rottura, la rottura (brillanti osservazioni da Messainlatino)

    l'immancabile "altare" di zaini


    Scout.
    Pochi varietà religiosi sono più raccapriccianti delle famigerate “liturgie” scout. Canzonette tendenti al panismo hippie strimpellate da chi ha imparato a scartavetrare la chitarra giusto il giorno prima, Scritture mimate a scenette durante la Messa, messate da campo celebrate su zaini con dentro la biancheria sporca.. e tanto altro ancora.
    Talmente tanto, che non sarebbe umanamente possibile riunire in un post interi dossier sulla situazione in cui versa “l’ortodossia cattolica” firmata Agesci (Associazione Guide E Scout Cattolici Italiani).
    Basti solo dare un’occhiata al calendario associativo ufficiale per l’anno 2010, entrato nelle case di migliaia di ragazzi e ragazze scout in tutta Italia e immancabilmente annotato con festività ebraiche e islamiche; nato dalla collaborazione tra l’Agesci (scout cattolici) e la CNGEI (scout "laici", meglio, aconfessionali) è una sorgente inesauribile di perle d’apologetica.
    Nel mese di Dicembre la testimonianza di una scout CNGEI, tale Laura G. grida al mondo quanto sia ottimale e funzionale uno scoutismo dove non si debba per forza credere tutti in un qualcosa (cito: .."lo scoutismo laico aiuta i giovani a diventare uomini e donne grazie ad una formazione spirituale che fa autonomamente definire cos'è il bene e il male [...]").. e quella di una scout Agesci, tale Emilia B., la quale, parlando delle aperture del Vaticano II sulle "messe scout" (che sostiene fossero cose già sperimentate ben prima che "il Concilio" le proponesse a tutta la Chiesa) ci fa capire come in fondo non ci sia tutta ‘sta differenza tra le due associazioni. Due a zero per CNGEI su autorete “cattolica”.

    Ma andiamo al dunque.

    http://www.rs-servire.org
    “R-S Servire è una rivista trimestrale.
    Ogni numero affronta un argomento, cercando di analizzarlo da più punti di vista.[…]Come si legge in copertina, R-S Servire è una rivista scout per educatori.”

    Per educatori, quindi. Cercate di tenere a mente questo punto per dopo.

    Chi ci sarà mai in Redazione? L’occhio cade indubbiamente sul Sacerdote:
    Don Giuseppe Grampa: Redattore di Servire e direttore della rivista mensile della Diocesi di Milano “Il Segno”.
    Docente di filosofia delle religioni all’Università di Padova. I temi sui quali sono maggiormente competente sono quelli in ordine alla lectio divina sui testi evangelici e come docente di filosofia delle religioni quelli che toccano il dialogo interreligioso e il fanatismo come malattia della religione.”

    E qui, potremmo già fermarci per non infierire sui lettori cardiopatici. Ma se avete visto
    Mons. Nourrichard e se siete sopravvissuti a Verzé, ci sono buone probabilità che, oltre al fegato, non vi si rovinerà altro.

    L’attuale numero di “Servire” titola “La Chiesa nostra casa”. Appena visto il pacco di riviste sul tavolone della Comunità Capi, ero pronto al peggio. M’ero limitato però al peggio con sole “due g”.

    Mettiamoci comodi e sfogliamola assieme:

    http://www.rs-servire.org/StoriciPDF/201002.pdf

    La Chiesa del Concilio” a pag 5; “L’urgenza di cambiare per continuare ad essere il sale del mondo”, a pag 11..” Alcuni cambiamenti nei rapporti tra Chiesa e mondo”, a pag 16;”L’evolversi del senso della morale e primato della coscienza”, a pag 18; “Ruolo del Magistero nella Chiesa”, a pag 23; “Obbedienti ma in piedi” (con gli immancabili evergreen don Mazzolari e don Milani..) a pag 43.. sono solo alcuni degli articoli più emblematici di come si intenda “casa nostra”. E di come ne si parli, si spieghi, si “insegni” agli educatori.. che non mancheranno di trarne spunto (quelli che la leggeranno.. fortunatamente lo Spirito provvede, e questa è la classica stampa associativa che finisce nella differenziata nell’85% dei casi..) per farne discutere gli “educandi”.

    Fortuna che la Redazione afferma di riunire più punti di vista (.."il confronto serrato, a volte acceso, che la redazione sviluppa nella preparazione e nella stesura di ogni numero; un confronto leale, appassionato, frutto di esperienze a volte diverse e a volte comuni"..) Probabilmente l’unica posizione impossibile da far rientrare nell'indigesto minestrone di punti di vista è quella “ortodossia benedettiana” che comporterebbe il problema di un “giusto insegnamento” (ortodossia, appunto..) mentre tra diversi punti di vista non vi può esser spazio né per uno che pretenda di insegnare.. né uno “assolutamente giusto”.

    Partiamo dall’editoriale di Giancarlo Lombardi “La Chiesa nostra casa”, pag. 1, che detta bene la linea generale del libello. Nota bene: Concilio Vaticano é sempre maiuscolo, "verità" e "amore", no. Sarà una Svista.

    “…Eravamo soprattutto motivati dal desiderio di una riflessione sulla Chiesa che ci sembra doverosa e necessaria per dei cattolici, soprattutto per i capi di una associazione come l’Agesci, che cerchino di vivere la propria fede con serietà e coerenza.
    E' la Chiesa “popolo di Dio”, così bene illuminata dai testi del Concilio Vaticano II, che ci sembra meritevole di riflessione e di approfondimento, più che non certi avvenimenti della Chiesa gerarchica, nel campo morale e politico, dove troppo spesso la dimensione “mondana” sembra prevalere su quella spirituale. Non che il problema della Chiesa “gerarchica” non ci interessi e non ci sembri importante. Viviamo anzi con profonda sofferenza e fatica quelle che ci sembrano troppo spesso contraddizioni rispetto all’esempio evangelico[…]..[classica dicotomia trita e ritrita "gerarchie cattive / poveri profeti perseguitati"]
    "..è la Chiesa dei martiri, dei cristiani umili e generosi, dei preti e dei religiosi completamente dediti agli altri, dei genitori incredibilmente amorosi verso i propri figli, dei poveri e dei sofferenti che tanto patiscono offrendo a Dio il mistero della propria vita, che a noi sembra la casa dalla quale non vogliamo essere per nessuna ragione esclusi.[…]"

    ".. Certamente la Chiesa non è solo “mater” ma è anche “magistra” e noi con umiltà ascoltiamo i suoi insegnamenti che per essere autorevoli e vincolanti non possono però che essere il prolungamento dell’Evangelo di Gesù[…] "[quanta grazia!..si degnano di riconoscere autorevolezza e vincolatività al Magistero.. ma, inteso bene, "solo" come prolungamento dell'Evangelo.. letto e interpretato da chi?]

    "[…]Troppo spesso la gerarchia ha paura, non serve la verità e l’amore [minuscolo, ovviamente..Paradossalmente, qualcuno di noi, per avversi motivi, potrebbe perfino essere d'accordo], ma difende l' ortodossia [discorso capzioso.. l'ortodossia è la Verità squadernata nel quotidiano.. e, a parere del sottoscritto, l'ortodossia è tutto fuorchè difesa da molte grancasse episcopali.. A prova di ciò, il Redattore di "Servire" è pure direttore della rivista mensile della Diocesi di Milano, la "voce della gerarchia". Eppure, dell' "ortodossia", qua, non resta che l'ematoma].
    L’ortodossia sembra venire prima della verità e allora molti si allontanano dalla Chiesa perché non vedono abbastanza amore e abbastanza sete di verità [infatti gli unici a crescere sono i Francescani dell'Immacolata e tutti gli Istituti e le Congregazioni tradizionali "di stretta osservanza"..].
    L’esempio di Simone Weil è, a questo proposito, illuminante: appassionatamente innamorata di Cristo, in ricerca totale di verità ha vissuto la Chiesa come un ostacolo anziché come un aiuto nel proprio cammino spirituale..[ecco i "fari" nella notte: Simone Weil..]
    […]Troppo spesso sembra che la gerarchia ecclesiastica, dai parroci ai vari responsabili in Vaticano, preferiscano fedeli tiepidi ma obbedienti a cristiani appassionati di Gesù e dal suo Vangelo, in una ricerca di Dio e della sua volontà. Queste osservazioni non vogliono portare a un giudizio critico generalizzato sulla gerarchia ecclesiastica..[…]Ma vogliono evidenziare un malessere diffuso e crescente all’interno e all’esterno della Chiesa che rischia di allontanare molte persone." [insomma, la volontà di Dio la cerchiamo noi che siamo agitati dal vento della passione per Gesù: "la gerarchia" cattiva si limiti a leccar francobolli. Ma questo non vuole essere una critica generalizzata.]

    "[…]Non va dimenticato mai che molto possiamo rimproverare alla Chiesa ma una cosa dobbiamo riconoscere con forza: essa ci ha dato Cristo e ci ha conservato il suo [ 'a ridàje col minuscolo!] Evangelo [la "e" davanti fa tanto comunità di base.. e ancora: ecco, grazie tante d'averci dato Cristo e conservato il "suo Evangelo": ora lascia che facciamo noi, e vedrete che ne sarà tra duemila anni! Come la marmellata: prima si conserva, poi si consuma].
    D’altra parte se è vero che dalle posizioni evangeliche emerge con chiarezza [...parte la classica rappresentazione cheguevarista] come Gesù abbia negato valore assoluto a ogni istituzione, il tempio, la Legge, il sabato, occorre riflettere che è Gesù che affida a Pietro la sua Chiesa contro la quale “nulla potranno le forze degli inferi”.
    Qui si apre certamente il delicato problema della “partecipazione” nella Chiesa [ecco, ora parte il tiro al piccione]. Prima di tutto della collegialità dei vescovi (problema così ricco di implicazioni anche in campo ecumenico), ma anche della partecipazione dei presbiteri e dei laici che non è una concessione da fare per pagare un contributo alla democrazia ma è una grande ricchezza da riconoscere e da valorizzare, da cercare e alimentare.
    Non si tratta perciò di negare l’istituzione e le sue strutture, ma di vederne l’intima essenza. Al centro dell’esperienza religiosa, non è la mediazione di una Chiesa che amministra la salvezza, ma la presenza creativa e trasformante dello Spirito che fa accedere le creature a un modo diverso di essere e di vivere.[...]" [insomma, questi a Pietro non lascian voce in capitolo proprio su nulla: "è casa nostra" e si discute "noi".. altra prospettiva falsata e faziosa sul Ministero della Chiesa, che nemmeno ai gloriosi tempi di San Pio X metteva lo Spirito Santo sotto chiave..]
    Io direi che ci si può fermare qua. Tutto il libretto è la prosecuzione di “’sta roba”.

    Tuttavia una domanda ci assillerebbe: cosa dirà il Sacerdote rispetto a queste tesi discutibili?
    Rincara la dose! Don Grampa scrive “La Chiesa del Concilio”, titolo già di per sè infelicissimo e "anatemizzato", dove si magnifica la figura di Simone Weil, donna che sempre rifiutò il Battesimo: “Simone Weil, questa donna innamorata di Cristo ma che non volle ricevere il battesimo [sempre minuscolo..] per non sottrarsi alla condizione del suo popolo sterminato dalla furia nazista, ha scritto: “Amo Dio, amo Cristo, la fede cattolica…ma non ho alcun amore per la Chiesa. Ciò che mi fa paura è la Chiesa in quanto cosa sociale. Non solo a causa delle sue sozzure, ma per il semplice fatto che essa è, tra le altre caratteristiche, una cosa sociale” (1942). Siamo vent’anni prima del Concilio e le parole di Simone Weil non meravigliano. […]”.. Non meravigliano?
    Tiè! Alla facciaccia di Edith Stein, poi Santa Teresa Benedetta della Croce, che invece non capì nulla. Alla facciaccia pure del ricorrentissimo Don Milani che, figlio di donna ebrea e vissuto in una famiglia atea e anticlericale, si convertì proprio affascinato dalla lettura di un antico messale e rapito dalla Sacra Liturgia.
    Splendido è il passo successivo, in cui prende letteralmente a sberle San Roberto Bellarmino, Vescovo e Dottore della Chiesa (che egli chiama solo “il Card. Bellarmino"..) rinfacciandogli di non aver capito nulla della grandiosa opera dei "Riformatori" (maiuscolo nel testo) tedeschi che volevano invece una accentuazione della dimensione interiore e spirituale della Chiesa, mentre da Trento la Chiesa "gerarchica" rispose accentuando talmente la struttura visibile e l’aspetto “sociologico” da estromettere dalla definizione di Chiesa “le virtù”.
    Se San Roberto Bellarmino è “out” e il Concilio di Trento una reazione miope, non si salva dalle sberle nemmeno Papa Leone XIII, mentre Pio XII viene guardato con quell’aria di sufficienza di chi proprio del tutto scemo non era.

    “Ma è stato grande merito del Concilio Vaticano II darci una rinnovata e più adeguata comprensione della Chiesa. Lo ha fatto mediante due principali categorie: la Chiesa è mistero; la Chiesa è il popolo di Dio.”

    Vi lasciamo soli al vostro dolore durante la lettura; ma questa, ce la godiamo insieme:

    “Contro tutte le tendenze fanatiche che vorrebbero una Chiesa che estromette dal suo seno i peccatori, non dimentichiamo che la Chiesa è come il campo evangelico dove crescono insieme buon grano e zizzania..” Che perla.. che perla!!
    Scriveva Francesco Agnoli il 2 settembre 2010 su Il Foglio: "..diceva il compianto Cardinal Siri, che aveva una concezione cattolica dell'esistenza che molti suoi confratelli, nel post-concilio, non possedevano più, scambiando la carità con il cedimento all'errore: "Noi siamo sempre pronti a condannare.
    E invece di condannare faremmo meglio a dire che, nelle condizioni in cui si sono trovati tanti nostri fratelli, saremmo stati peggio di loro. Questo, non per decurtare l'orrore del peccato: il peccato è il peccato, è quello che è. Ma gli uomini si distinguono dal loro peccato; ne saranno macchiati, ma sono un'altra cosa.
    Il peccato loro può esser grande, ma la capacità loro di risorgere può essere ancora più grande. Ed è con questo sguardo che si debbono vedere gli altri."..
    Che dire: è leggendo Siri che si capisce l'operazione torbida e disonesta di don Grampa.

    L'ultimo assaggio ce lo serve Andrea Biondi, in “L’urgenza di cambiare per continuare ad essere il sale del mondo” :

    “..[…]È possibile pensare ad una stagione in cui si riesca a percepire le differenze come ricchezza e non a considerarsi esclusivi depositari della Verità? I tempi non sembrano molto propizi [e non ringrazieremo mai abbastanza il Santo Padre per questo!]. Sono rimasto sorpreso dall’apprendere che la Chiesa Cattolica Romana non aderisce formalmente al Consiglio Mondiale delle Chiese cristiane..[…] Anche in questa circostanza le ragioni “politiche”, di “Stato” sembrano prevalere sui motivi di pastorale. Così si radica nella mente di molti cattolici dea che i nostri fratelli protestanti ed ortodossi devono “tornare all’ovile”...della Chiesa di Roma! [ guarda te cosa vanno a pensare poi i cattolici..]..”

    Grazie a Dio, però, lo Spirito soffia ancora “..nonostante le nostre incertezze e continua e donarci motivi di stupore anche sulle fatiche di un credente cattolico e sulla Chiesa a cui appartiene. Il cardinale Dionigi Tettamanzi ha revocato di recente la sospensione di don Marco D’ Elia, sacerdote sospeso a divinis nel 1976, perché aveva criticato le gerarchie ecclesiastiche e aveva intrapreso la strada del radicalismo sociale insieme alla comunità dei cattolici di base di Busto Arsizio,lanciando un messaggio di riconciliazione. Il perdono alla fine è arrivato. Si è trattato di un «dono inatteso» ma anche di un messaggio forte! Grazie Cardinale Tettamanzi.”

    Tutto così. L’intera, dico, l’intera rivista. Che, ricordo, si rivolge agli educatori.
    Ovvio: c’è anche di peggio. Nel senso che, leggendo la rivista, vi troverete scritte cose anche peggiori. Come ad esempio sul "primato" elastico o "a zerbino" del Vescovo di Roma, sul ruolo della donna e il “sessismo” della Chiesa.. sul ruolo del Magistero e sull’obbedienza “in piedi” (è un po’ come fare con la mano il gesto “ok”, ma sostiture il medio al pollice..una mossa audace, ma se piace così).. sulla pastorale fatta “dai 'gggiovani” per “i 'gggiovani”.. su come ricostruire la Chiesa, citando a proposito nientemeno che la propostona del settiforme Priore di Bose, Enzo Bianchi.

    Buona lettura
    Zaccaria


     brevi riflessioni:

    Ho un'esperienza a pelle, perfino umiliante.... e talmente NEGATIVA dello scoutismo del dopo-Concilio che fui OBBLIGATA a vivere quando ero adolescente, che non sarebbe giusto da parte mia usarla per rispondere a questo grave testo.... e non lo farò perchè lo scautismo in sè resta una brillante opera se ben fatta....  
    Condivido invece con voi alcune piccole considerazioni.....  
     
    Che questa rottura sia una rottura lo condivido pienamente, azzeccato il titolo perchè è da questa rottura che bisogna fare i conti del disastro che vediamo e leggiamo!  
    C'è stata una rottura DELL'IMMAGINE CHIESA, una rottura sulla DOTTRINA e gioco forza non si poteva fare altro che riempire quelle crepe r-inventando una immagine di Chiesa ODIOSAMENTE e continuamente portata come paragone della Chiesa di sempre come se fosse stata, fino al Concilio, una sorta di DISGRAZIA....  
     
    Per esempio....il "problema" della COLLEGIALITA' dei Vescovi è stata già risolta a suo tempo dall'allora Ratzinger con la Communionis Notio del 1992 ma a quanto pare l'autore dell'articolo lo ignora completamente....  
    e ancora, dice l'autore dell'articolo:  
    Non va dimenticato mai che molto possiamo rimproverare alla Chiesa  
    ....ma che carino!!! continua il MEA CULPA e continua l'umiliante SENSO DI COLPA relegato al PASSATO DI UNA CHIESA DA DIMENTICARE....  
    Insomma la Chiesa del passato FA VERGOGNARE I CATTOLICI DI OGGI, ergo è necessario ripulire, r-inventarsi una immagine più MODERNA, PIU' APPROPRIATA all'oggi.... la stessa Gerarchia è accettata, senza dubbio, ma si avverte che è PESANTEMENTE ingombrante... sopratutto in rapporto con ROMA....  
     
    E leggiamo ancora:  
    Non si tratta perciò di negare l’istituzione e le sue strutture, ma di vederne l’intima essenza. Al centro dell’esperienza religiosa, non è la mediazione di una Chiesa che amministra la salvezza, ma la presenza creativa e trasformante dello Spirito che fa accedere le creature a un modo diverso di essere e di vivere.[...]"  
     
    ??? oltre al brillante commento della Redazione ci aggiungerei: è ovvio che non possono negare l'Istituzione e le sue strutture, ergo è meglio a questo punto  ANDARE ALL'ESSENZA MODIFICANDONE IL FULCRO che non è più "la mediazione di una Chiesa che amministra la Salvezza", ma bensì....  LA PRESENZA CREATRICE E TRASFORMANTE....naturalmente NON loro, MA DELLO SPIRITO SANTO....insomma, uno Spirito Santo ancora una volta CHE AGISCE DISSOCIATO DALLA TRINITA', AGISCE DISSOCIATO DALLA GERARCHIA, DAL PONTEFICE.... Undecided  
    Il Papa proprio a Sidney denunciò questo pericolo di usare lo Spirito Santo come una sorta di AGENTE che agirebbe a seconda dei SINGOLI e spesso CONTRO l'Istituzione-Chiesa e la Gerarchia, ergo favorendo così la disobbedienza, l'idea di una Chiesa fatta su misura e a seconda dei singoli gruppi....  
    è infatti eloquente che questo sacerdote NON abbia fatto alcun riferimento al Magistero Pontificio per dare ISTRUZIONI....  
     
    E potremo continuare.....

    Nel 1990 l'allora cardinale Ratzinger parlò al Meeting di Rimini con un interessante discorso: NON DI UNA CHIESA UMANA, ABBIAMO BISOGNO, MA DI UNA CHIESA DIVINA.....solo allora, diceva Ratzinger la Chiesa sarà anche più umana....  
     
    Vi lascio un passo, poi se volete leggetevi tutto il testo....  
     
    L'ira contro la Chiesa o la delusione nei suoi confronti hanno perciò un carattere particolare, poiché silenziosamente ci si attende da essa di più che da altre istituzioni mondane. In essa si dovrebbe realizzare il sogno di un mondo migliore. Quanto meno, si vorrebbe assaporare in essa il gusto della libertà, dell'essere liberati: quell'uscir fuori dalla caverna, di cui parla Gregorio Magno ricollegandosi a Platone.  
    Tuttavia, dal momento che la Chiesa nel suo aspetto concreto si è talmente allontanata da simili sogni, assumendo anch'essa il sapore di una istituzione e di tutto ciò che è umano, contro di essa sale una collera particolarmente amara.  
    E questa collera non può venir meno, proprio poiché non si può estinguere quel sogno che ci aveva rivolti con speranza verso di essa. Siccome la Chiesa non è così come appare nei sogni, si cerca disperatamente di renderla come la si desidererebbe: un luogo in cui si possano esprimere tutte le libertà, uno spazio dove siano abbattuti i nostri limiti, dove si sperimenti quell'utopia che ci dovrà pur essere da qualche parte.  
     
    buona riflessione! Wink




    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 14/11/2010 00:51
     
     Un altro triste episodio da Milano.....raccontato da Tornielli

    e così riportato su Messainlatino con queste riflessioni:

    L'idolatria di mons. Manganini

    Un pensiero riconoscente a mons. Manganini: ha reso evidente (se mai ve ne fosse stato ancora bisogno) la costante avversione e il boicottaggio che l'establishment clericale, e non solo ambrosiano, riservano al motu proprio del Papa. E soprattutto, ha rivelato la palese inesistenza di alcuna valida ragione per questo odio antitradizionale, che è veramente all'opposto di ogni buon senso e preoccupazione pastorale. L'arciprete del Duomo di Milano ha fatto tutto questo per impedire una, dico una sola Messa, una tantum, privata, cui avrebbe partecipato al più qualche decina di convegnisti (pardon: di conferenzieri). Quem Deus vult perdere, dementat prius, è proprio vero. E ci dicono le spie che perfino alla curia ambrosiana sono scocciati per il colpo di testa di Manganini, che li copre di imbarazzo; e si capisce: in certi ambienti le porcherie si fanno sottotraccia, non così alla luce del sole dei blog e dei giornali.
    Il buon Manganini l'ha fatta talmente grossa, e in modo tanto ridicolo, che è intervenuto perfino un pezzo da novanta come Andrea Tornielli, il quale ha scritto un post che è una perla di ironia. E Tornielli non è nemmeno un tradizionalista (ma in fin dei conti, chi di noi è nato tradizionalista? lo si diventa, anche grazie a prelati come Manganini). Tra l'altro, Tornielli aggiunge informazioni interessanti, tra cui il resoconto di un'omelia davvero edificante del vicario episcopale Manganini. Ecco qua:

    QUEL RITO ANTICO DA CELEBRARE A PORTE CHIUSE......


    Cari amici su queste pagine, negli anni scorsi, avevo scritto della curiosa reazione “ambrosiana” al motu proprio di Benedetto XVI che nel 2007, come sapete, ha liberalizzato la messa antica. Motu proprio che, ha dichiarato il vicecapo del rito ambrosiano, mons. Luigi Manganini, non si applica alla diocesi di Milano.

    Quanto è accaduto nei giorni scorsi e poi ancora stamattina, la dice però molto lunga, a mio avviso, sul “rito” ambrosiano e su come un alto esponente dello stesso, arciprete del Duomo di Milano nonché vicario episcopale, guardi (?) al Papa, alla sua parola, al suo insegnamento, al suo esempio. Questi i fatti. Ieri sera a Seregno si è svolto un convegno sulla figura del neo-beato John Henry Newman, elevato all’onore degli altari da Benedetto XVI durante il recente viaggio in Gran Bretagna.

    Tra i partecipanti c’era anche il sacerdote belga Jean-Pierre Herman, teologo, cappellano di Notre Dame de Beauraing nonché segretario aggiunto del nuovo arcivescovo di Malines-Bruxelles, André Joseph Leonard. Il sacerdote celebra la messa quotidiana con il messale antico, quello liberalizzato da Benedetto XVI. Don Jean-Pierre ha chiesto di poter celebrare la mattina dopo il convegno quella messa nella chiesa parrocchiale: trattandosi di una messa il sabato mattina alle 11, si trattava ovviamente di una celebrazione al di fuori del normale calendario della parrocchia e vi avrebbero assistito i promotori e qualche partecipante al convegno su Newman della sera precedente.

    Il parroco era favorevole, ma ha consultato il responsabile del rito ambrosiano, vale a dire Manganini, che magnanimamente, seguendo la lettera e soprattutto la “mens” del Pontefice, ha pensato bene di rispondere inizialmente di no. Messa vietata. Il presidente del Centro culturale Newman di Seregno, Andrea Sandri, gli ha fatto presente che in base al Codice di diritto canonico, non si poteva vietare. Allora Manganini, telefonicamente, ha detto sì, ma a patto che la celebrazione sia fatta a porte rigorosamente chiuse, “sine populo”, senza fedeli. Sandri ha inviato un fax urgente alla Pontificia commissione Ecclesia Dei, che come sapete da oltre un anno è  stata inglobata nella Congregazione per la dottrina della fede.

    Dal Vaticano hanno risposto nel giro di 48 ore,
    con una lettera (pubblicata in originale sul blog di Messainlatino).

    Questo il testo:

    Il motu proprio ‘Summorum Pontificum’ di S.S. Benedetto XVI dà facoltà a tutti i sacerdoti cattolici di rito latino, siano essi secolari o religiosi di celebrare nella “forma extraordinaria” del rito romano in tutto l’Orbe cattolico, usando il Messale di Giovanni XXIII ed. 1962, senza aver bisogno di alcun permesso né della Sede Apostolica né dell’Ordinario (cf. S.P. art. 2). Dare la licenza di celebrare in una parrocchia o in una rettoria spetta rispettivamente al Parroco o al Rettore (cf. S.P. art. 5 §3 e §5). Se la chiesa non avesse un Rettore designato, spetta al parroco del territorio, dove è ubicata la chiesa, dare la suddetta licenza. Il Motu Proprio all’art. 5 §3 stabilisce altresì che ai fedeli e ai sacerdoti che chiedono la celebrazione secondo il Messale del b. Giovanni XXIII, il parroco permetta le celebrazioni in questa “forma extraordinaria” anche in circostanze particolari. Trattandosi di una Santa Messa a conclusione di un convegno, si può legittimamente considerare una “circostanza particolare”, a condizione però che il sacerdote celebrante sia idoneo alla celebrazione e non giuridicamente impedito (cf. S.P. art. 5 §4).


    In sostanza la commissione della Santa Sede deputata a questo, ricorda che non si può impedire ciò che il Papa ha concesso e che la celebrazione poteva tenersi. Mons. Manganini è rimasto sulla sua posizione, e ha messo nero su bianco le sue ragioni in una lettera inviata ad Andrea Sandri. Perché la messa doveva avvenire a porte chiuse? Perché quello della sera precedente non era un convegno ma una semplice conferenza e dunque non c’erano le condizioni per la “circostanza particolare”. Ma soprattutto per non suscitare meraviglia nel popolo, abituato al rito ambrosiano, che si sarebbe trovato improvvisamente spaesato di fronte al rito romano (e per di più antico)…

    Già, è facile da immaginare, questa mattina, quale sarebbe stato lo scompiglio provocato in quel di Seregno: centinaia di persone in strada con i manifesti di protesta contro la Curia di Milano che ha concesso a questo prete per di più belga di celebrare non in italiano o in antico lumbard, ma addirittura in latino e secondo il rito romano, in terra ambrosiana, quasi un sacrilegio.

    Manganini deve aver giustamente temuto il ripertersi di storici moti popolari, dopo le Cinque giornate di Milano, le Cinque giornate di Seregno, combattute dai  cattolicissimi genitori e figli, studenti e operai, giovani e teenager, che – è noto – a quell’ora del dì prefestivo – invece di fare jogging, andare a scuola, andare a far la spesa, andare a spasso, preparare il pranzo, andare a lavare la macchina, portare fuori il cane, sistemare il giardino – riempiono fino all’inverosimile tutte le chiese dell’hinterland spinti dallo spirito del Concilio. Occupano ogni sedia, ogni banco. Riempiono ogni spazio libero.

    E chi il sabato mattina non riesce a trovare posto in chiesa, segue le liturgie, le catechesi, la lectio o la cattedra dei non credenti dal sagrato, dalla piazza, dalle strade circostanti, dai bar, tutti collegati in videoconferenza. Si poteva impressionare tutto questo benemerito popolo di cattolici di Seregno? Si poteva far loro violenza per quaranta minuti con un rito che avrebbe provocato confusione e meraviglia? No, assolutamente no. Manganini deve aver giustamente pensato a quante richieste di ”sbattezzo” sarebbero piovute da lunedì negli uffici della Curia ambrosiana, già peraltro oberata di lavoro.  Il decano della zona avrebbe protestato formalmente, ci sarebbe stato il rischio di uno scisma:  la Chiesa che è in Seregno, attonita dalla “meraviglia” provocata nel popolo dall’inusitata concessione, avrebbe potuto chiedere di essere aggregata alla confederazione delle Chiese luterane. 

    Non si poteva rischiare. Meglio vietare al popolo di entrare in chiesa. Un atteggiamento autenticamente sacerdotale, attento al bene delle anime, preoccupato che intendano bene il rito e che non vadano dietro a certe anticaglie ancien regime liberalizzate dal Papa.

    Sapete che cosa è poi veramente accaduto stamattina? Un fatto gravissimo, una disobbedienza abnorme (si teme scomunica). Le porte della chiesa, alle 11 erano chiuse, ma una trentina di persone, complice il parroco accondiscendente, sono state fatte entrare alla chetichella, dalla porta di servizio. Non so se fuori all’edificio sacro sia stato appeso il cartello “Chiuso per restauri” o “conclave in corso”. 

    Mi ero trattenuto un mese e mezzo fa, dal raccontarvi dell’omelia che mons. Manganini aveva tenuto nella mia parrocchia, in occasione dell’insediamento del nuovo parroco, quando aveva invitato i fedeli a non “idolatrare” l’eucaristia. Non è la prima volta che mi capita: le tre volte che l’ho sentito predicare, mi è sempre sembrato di vedere – e lo dico con rispetto e con affetto – un sacerdote zelante che crede di rivolgersi non a della gente semplice, in una parrocchia di periferia con liturgie minimaliste e rigorosamente novus ordo, ma che pensa invece di essere a una celebrazione lefebvriana, piena di beghine con il velo in testa e uomini in feluca, in una chiesa barocca addobbata con le bandiere della nobiltà papalina, negli anni Cinquanta.

    Oggi, caro don Manganini, a me – modesto osservatore di cose cattoliche – sembrava che il rischio fosse l’opposto: non quello di idolatrare l’eucaristia, ma quello di non adorarla a sufficienza, o meglio di non adorarla proprio. Il Papa anche su questo insegna, con la parola e con l’esempio, ma evidentementre sbaglia lui e sbaglio io a far notare che sotto la Madonnina un vicario episcopale, arciprete del Duomo nonché responsabile del rito ambrosiano ha così a cuore il bene delle anime e teme così tanto la confusione e la meraviglia, da vietare a un prete, segretario del primate cattolico del Belgio, di celebrare una messa in rito romano antico a chiesa aperta. E per fortuna che con il Concilio la Chiesa doveva aprirsi…


             
    (Nella foto: 21 giugno 1958, il Servo di Dio Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano, ordina prete don Luigi Manganini. Il rito era antico, la chiesa era aperta, la fede era la stessa di oggi)

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    [Modificato da Caterina63 15/11/2010 09:33]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Caterina63
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    00 19/02/2011 01:21

    I seminaristi ambrosiani implorano il Papa di estendere il motu proprio a Milano

    Beatissimo Padre,
    Cari lettori, 

    a Milano vogliamo il Motu Proprio, e lo vogliamo anche in Seminario, dove invece ci vengono propinate liturgie protestantizzanti modello “BOSE”.

    Santo Padre, Eminenze, Eccellenze, fedeli tutti, venite a vedere come si celebra nel Seminario di Milano, gli arredi liturgici della nostra cappella, la sedicente statua della Madonna (una donna svestita che siede davanti al Tabernacolo in atteggiamento sensuale!). Vi renderete conto. Comprendiamo bene che i tempi cambiano, che la storia cambia, ma il cuore della gente ha bisogno delle risposte di sempre, di una Verità che è sempre uguale: Gesù Cristo lo stesso ieri oggi e sempre.

    Perché, come cattolici e come seminaristi, non possiamo essere formati alla conoscenza della Tradizione bimillenaria della Chiesa? Non chiediamo che venga imposto il rito antico. Ci sta bene che resti in forma straordinaria. Ma perché non possiamo studiarlo ufficialmente, e saltuariamente anche celebrarlo e pregarlo, piuttosto che farlo di nascosto, clandestinamente, all'insaputa del Rettore e del Padre spirituale, di notte, nelle nostre stanze, come se fosse un atto di disobbedienza alla Chiesa?

    Al contrario, però, ci viene imposta una sensibilità liturgica creativa inventata dalla comunità di Bose, che non è la nostra vocazione, non è quello per cui abbiamo scelto di seguire il Signore nella Chiesa cattolica. Non vogliamo fare i preti per vivere alla Bose o per celebrare riti sincretistici. Chi ha quella sensibilità è liberissimo di andare a Bose.

    Vogliamo poter cantare il Tantum Ergo in latino (di regola vietato!), non solo i canoni di Taizè in inglese o in spagnolo.

    Possibile che chi la pensa così debba vivere nel nascondimento, tacendo e fingendo che tutto vada bene?
    Che male c'è, ci chiediamo, a voler essere cattolici del terzo millennio, evangelizzatori del nostro tempo e nel contempo poter pregare come sempre hanno pregato i sacerdoti, i laici della Chiesa ambrosiana CATTOLICA?

    Lo ribadiamo: non vogliamo assolutizzare, non vogliamo un ritorno assoluto al rito VO, ma vogliamo un rispetto vero, autentico, non ideologizzato, verso la Chiesa, la Sua storia, la Sua Tradizione, la Sua ricchezza spirituale che può nutrire veramente un'anima che voglia conformarsi a Cristo Sacerdote.

    Grazie a tutti per il ricordo nelle Vostre preghiere di quanti, come noi, cercano di seguire il Signore, nel solco della Sua Chiesa, con le nostre difficoltà e i nostri limiti, ma illuminati dalla splendida grazia di Nostro Signore Gesù Cristo.

    Ci auguriamo che questo nostro umile appello possa giungere al cuore di chi ama la Chiesa e di chi vuole servire i fratelli nelle cose che riguardano Dio.

    Santi Ambrogio e Carlo, intercedete per noi.

    In Gesù e Maria,

    Alcuni Seminaristi di Seveso
    (Arcidiocesi Metropolitana di Milano)


    ********************************************

     Cari Seminaristi....

    Il Papa stamani ALLA COMUNITÀ DEL PONTIFICIO COLLEGIO FILIPPINO IN ROMA:
    Esorto tutti voi a ritornare nelle Filippine con affetto incrollabile per il Successore di Pietro e con il desiderio di rafforzare e conservare la comunione che unisce la Chiesa intorno a lui nella carità  
     
    ****************  
     
    che dire? cari Seminaristi..... "PERSEVERIAMO" evidentemente Gesù oggi ha bisogno e vuole sacerdoti MARTIRI... evidentemente non bastano le persecuzioni contro i cristiani da parti esterne alla Chiesa, non basta lo sgozzamento di ieri di un sacerdote in Turchia... può darsi che il Signore voglia davvero metterci ancora alla prova a riguardo di una LITURGIA CHE NON E' PROPRIAMENTE UN DIRITTO QUANTO UN DONO.... laddove cattolici spingono per un DIRITTO alla creatività liturgica, devastandola, il Signore vuole DARE, DONARE la sana Liturgia a chi saprà davvero dimostrarGli di saperla MERITARE.... Wink  
    Vi basti sapere che non siete soli a condurre questa buona battaglia.... e mentre le battaglie si possono anche perdere, ricordiamoci che Cristo ha vinto già la guerra....  
    Un abbraccio nel Sacro Cuore di Gesù e nel Rosario di Maria!




    [Modificato da Caterina63 19/02/2011 16:39]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)