00 23/08/2010 11:53

Chi ha ucciso il sentimento del pudore?


editoria di Avvenire.it del 2005 di Maurizio Cecchetti

Non viviamo più nella società dell'immagine. Siamo un gradino oltre. La nostra società è quella del «tutto in mostra e anche di più».

Il modello evocato, quando si parla dell'ostentazione esasperante con cui ci vengono sbattuti in faccia i fatti privatissimi (e sempre banalissimi) di alcune persone che si vogliono "comuni", è il reality show. Ma non è questo il prototipo dell'ideologia del "mostrare tutto", il reality è piuttosto la caricatura della «trasparenza», della sincerità.

Il modello cui bisogna rifarsi è molto meno ludico, e anzi si pone come vera utopia politica: la trasparenza è un mito che tende a dissolvere i confini fra il privato e il pubblico, fra il cittadino e le ingerenze del potere. La trasparenza è l'arnese che scardina la libertà dell'individuo nella società del liberalismo sbandierato ai quattro venti.

La società del "mostrare tutto" presuppone che a qualcuno spetti di vedere tutto.

È la controfigura nell'onniveggenza divina. Ed è un mito violento che ha partorito il Panopticon di Bentham (attuato nelle carceri e negli ospedali dal tardo Settecento) e il Grande Fratello di Orwell. Questo stato delle cose, "messo a nudo" dagli studi innovatori di Foucault, è ora analizzato e criticato dalla psicoanalista Monique Selz in un saggio lucido e pertinente che s'intitola appunto «Pudore. Un luogo di libertà» (Einaudi, pagine 140, euro 7).

È tipico delle società dove la democrazia si sposa con l'ipocrisia perbenista assimilare il pudore alla pruderie. Invece il pudore segna il confine oltre il quale l'altro ha diritto a nascondere una parte di sé, una parte che soltanto lui può decidere di mettere in comune, ed è a partire da questa decisione che il legame sociale diventa forte e duraturo.

Il pudore, si potrebbe dire, è il sentimento che fonda il giusto rapporto di cittadinanza. E qui cominciano i dolori: tutto, attorno, spinge in direzione contraria, tutto ci porta a essere perennemente osservati, esposti alle provocazioni del sistema della comunicazione, inibiti oppure pervertiti dalle profferte di un mondo nel quale l'economico ha la prima e ultima parola su ogni diritto individuale, sulla nostra disponibilità o meno a essere sottoposti al martellante invito a conoscere, consumare, commerciare.

E se questo si allarga dalle merci al corpo, dalle idee ai sentimenti, allora la categoria del pudore, che per il filosofo Max Scheler era un "ritorno su sé stessi" (l'esperienza più intima della propria essenza), diventa il correlativo perennemente violato di una messa a nudo del singolo rispetto all'invadenza del potere. Scheler la chiamò «de-animazione» dell'individuo.
 

La trasparenza è invasiva: alla tivù non si deve e non si può sfuggire, ma ancor più del reality show ciò a cui non è lecito sottrarsi è il dovere di essere informati. Salvo il fatto, per dirla col filosofo Zizek, che l'informazione corrisponde spesso alla «versione» stabilità a monte da qualcuno a cui abbiamo delegato in bianco il potere di dire ciò che è vero e giusto. Corrisponde dunque alla versione che dovevamo e volevamo sentire.

E stato così per l'11 settembre, per la guerra in Iraq, e continuerà a esserlo ogni volta che la sicurezza avrà la precedenza sulla libertà. Lo scrisse Aldous Huxley più di mezzo secolo fa. A conclusione la Selz nota che questa perdita del sentimento del pudore ha portato a un «regresso nella spiritualità». È la piaga dell'Occidente, difficile darle torto.


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.....e la Chiesa viene ancora accusata di....Tabù...sig...sig!!!!!

 

PUDORE??? dubito ch ne abbiamo ancora il senso....abbiamo perso il pudore per strada in nome di che cosa?? questa che segue è del 2004
OMOSESSUALISMO: nuova ondata di propaganda nei mass-media

(Corrispondenza romana) Alla crescente offensiva europea per la legalizzazione delle "coppie di fatto", anche omosessuali, non poteva mancare l'appoggio di una nuova ondata di trasmissioni televisive e di film.

A partire da dicembre, in prima serata, "La 7" lancia la trasmissione I fantastici cinque. Essa non è altro che l'imitazione italiana del programma statunitense Queer eye for the straight guy: cinque noti omosessuali, guru dell'immagine, fanno a gara per trasformare un eterosessuale retrivo e imbranato in un polisessuale aperto e disinvolto.

"Italia 1" manda in onda Cronache marziane, programma ispirato ad un format spagnolo che descrive direttamente il mondo omosessuale. Il suo conduttore Fabio Canino ha l'ambizione di sdoganare i temi omosessuali dai programmi riservati a pochi per lanciarli nella tv generalista.

Il satellitare "Canale Jimmy" ha iniziato le trasmissioni della fiction Metrosexuality, che si presenta come "una storia multirazziale, multiculturale e multisessuale". Lo stesso canale, dal 14 ottobre, sta trasmettendo in seconda serata The L.-World; si tratta di una vicenda erotica in cui l'attrice Jennifer Beals interpreta il ruolo di Bette Porter, donna in carriera ambiziosa, bella e lesbica; secondo la stampa, si tratta della prima serie televisiva dedicata al "mondo lesbico".

Sul canale satellitare "Fox Life" va già in onda La sottile linea rosa, programma in cui alcune ragazze, desiderose di trovare marito, vengono aiutate da un gruppo di esperti omosessuali guidato dal noto stilista Stefano Gabbana. Il messaggio della trasmissione è chiaro: come afferma Francesca Canetta, autrice del programma, "sono i gay a capire e ad esaudire meglio le esigenze delle donne" (cfr. Panorama, 21 ottobre 2004). Sulla stessa emittente va in onda Will e Grace, un serial americano che racconta i rapporti fra due vicini di casa, una donna e un uomo, mediati da un omosessuale.


Più ambiziosa è l'iniziativa di "Pink TV", rete francese che mira a diventare la prima gay-tv d'Europa. Si tratta di un canale a pagamento che verrà lanciato da azionisti di grosso calibro come "TF1", "Canal+" e "M6". Per rassicurare i benpensanti, questa rete verrà condotta, per quanto riguarda l'informazione, da personaggi noti e dall'apparenza normale ma conterrà anche settori dedicati specificamente al mondo omosessuale, compresi film pornografici dell'ambiente. "Pink TV" mira a realizzare una rete "culturale, aperta e spiazzante" capace di "integrare l'omosessualità nella società" (Il Manifesto, 27 ottobre 2004).


Questa ondata di programmi espliciti è stata preparata da altre trasmissioni, mandate in onda spesso in prima serata in quanto ritenute più "morbide", nelle quali però già erano stati inseriti personaggi o situazioni che insinuavano il valore positivo della omosessualità.


A questo panorama aggiungiamo che il cinema non è da meno della tv. Basti qui ricordare l'ultimo film del solito Pedro Almodòvar, La mala educaciòn. Col pretesto di denunciare la formazione sessualmente repressiva e le tendenze pedofile di un ipotetico collegio religioso spagnolo, la pellicola finisce col propagandare l'omosessualità, il travestitismo e il transessualismo, peraltro senza nemmeno condannare la pedofilia in quanto, come ha detto lo stesso regista, "questo film non fa distinzione tra bene e male, giacché ognuno ha la sua morale e nessuno ha il diritto di giudicare quella altrui in base alla propria".


Questa apparente neutralità si rivela ben presto però solo una trovata di comodo per sfuggire alla condanna morale; poco dopo infatti Almodòvar si smaschera e rivela le proprie convinzioni precisando che i suoi personaggi, "quanto peggiori sono, quanto più brutali e orribili sono le situazioni in cui vivono, tanto più mi piacciono. Volevo indagare sulla oscurità del cuore, quella di chi, scegliendo il male, ha il coraggio di viverlo liberamente"; come se la scelta del male fosse coraggiosa, mentre magari quella del bene fosse codarda! Qui il regista dimostra di saper distinguere tra bene e male, solo che sceglie il secondo, pretendendo anche di essere elogiato.


In Italia sta per essere proiettato Benedetto, Rado e Stella Palcic: una pellicola di Gianni Cavina ed Alessandro Benvenuti, che racconta di una coppia di conviventi omosessuali che desidera adottare un figlio e che, pur di ottenerlo, non esita ad aggirare la legge mettendosi nei guai. Anche qui il messaggio è chiaro: perché non permettere alle coppie omosessuali di adottare legalmente un minorenne, evitandole tante traversie? Anche l'ultimo film di Spike Lee, Lei mi odia, contiene un messaggio contro la "famiglia patriarcale" e in favore del riconoscimento delle coppie omosessuali. È inoltre in lavorazione un film spagnolo dedicato appositamente al "matrimonio" omosessuale, rilanciato dal governo Zapatero. Si tratta di Reinas, del regista Manuel Gomez Pereira, prodotto dalla Warner e distribuito dalla Lucky Red, recitato da attori famosi.
Quanto alla propaganda omosessualista nel campo dell'editoria, essa è meno invadente ma quasi altrettanto capillare. Basti ricordare che recentemente la Einaudi ha pubblicato in libro, intitolato Matrimoni, in cui dieci coppie omosessuali raccontano le loro storie di vita quotidiana di coppia.

(Corrispondenza Romana 880/01 del 27/11/04)

NON E' QUESTO IL MODO DI AMARE IL PROSSIMO!!!!
Non è questo il modo di amare se stessi!!!
Non è questa la vera LIBERTA'....

Spesse volte sentiamo battute del tipo: ha perso il senso DELL'UMORISMO!
oppure: quella persona non ha il senso del ridicolo!!
ma quando si vorrebbe o si volesse parlare del senso del PUDORE è proprio questa società che vanta e si vanta una cultura LIBERALISTA ad imporre un freno contro il pudore stesso....

si grida alla TOLLERANZA, ma non si tollera il PUDORE
....
si grida alla libertà, ma guai a liberalizzare la conoscenza del pudore....
chi vive il sentimento del pudore, chi veste i panni del senso del pudore, viene ESCLUSO dalla società e registrato COME NEMICO della libertà...





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)