00 08/09/2010 15:59
teologia può ricevere peculiare contributo dalle donne
 
CITTA' DEL VATICANO, 8 SET. 2010 (VIS). Questa mattina, nell'Aula Paolo VI in Vaticano, il Santo Padre ha ripreso la catechesi per l'Udienza Generale del mercoledì su Santa Ildegarda di Bingen, religiosa benedettina tedesca, vissuta nel XII secolo, "che si distinse per saggezza spirituale e santità di vita".
 
  Nel ricordare le visioni mistiche di Ildegarda, il Santo Padre ha sottolineato che esse "sono ricche di contenuti teologici. Fanno riferimento agli avvenimenti principali della storia della salvezza, e adoperano un linguaggio principalmente poetico e simbolico. Per esempio, nella sua opera più nota, intitolata 'Scivias', cioè 'Conosci le vie', ella riassume in trentacinque visioni gli eventi della storia della salvezza, dalla creazione del mondo alla fine dei tempi. Con i tratti caratteristici della sensibilità femminile, Ildegarda, proprio nella sezione centrale della sua opera, sviluppa il tema del matrimonio mistico tra Dio e l'umanità realizzato nell'Incarnazione".
 
  "Già da questi brevi cenni vediamo come anche la teologia possa ricevere un contributo peculiare dalle donne, perché esse sono capaci di parlare di Dio e dei misteri della fede con la loro peculiare intelligenza e sensibilità. Incoraggio perciò tutte coloro che svolgono questo servizio a compierlo con profondo spirito ecclesiale, alimentando la propria riflessione con la preghiera e guardando alla grande ricchezza, ancora in parte inesplorata, della tradizione mistica medievale, soprattutto a quella rappresentata da modelli luminosi, come appunto Ildegarda di Bingen".
 
  "La mistica renana è autrice anche di altri scritti, due dei quali particolarmente importanti perché riportano, come lo 'Scivias', le sue visioni mistiche: sono il 'Liber vitae meritorum' (Libro dei meriti della vita) e il 'Liber divinorum operum' (Libro delle opere divine), denominato anche 'De operatione Dei'. Nel primo viene descritta un'unica e poderosa visione di Dio che vivifica il cosmo con la sua forza e con la sua luce. Ildegarda sottolinea la profonda relazione tra l'uomo e Dio e ci ricorda che tutta la creazione, di cui l'uomo è il vertice, riceve vita dalla Trinità. (...)
Nella seconda opera, considerata da molti il suo capolavoro, descrive ancora la creazione nel suo rapporto con Dio e la centralità dell'uomo, manifestando un forte cristocentrismo di sapore biblico-patristico".
 
  "Hildegarda si occupò di medicina e di scienze naturali, come pure di musica. (...) Per lei, la creazione intera è una sinfonia dello Spirito Santo, che è in se stesso gioia e giubilo".
 
  "La popolarità di cui Ildegarda era circondata spingeva molte persone a interpellarla. (...) A lei si rivolgevano comunità monastiche maschili e femminili, vescovi e abati. Molte risposte restano valide anche per noi".
 
  "Con l'autorità spirituale di cui era dotata" - ha detto ancora il Pontefice - " negli ultimi anni della sua vita Ildegarda si mise in viaggio, nonostante l'età avanzata e le condizioni disagevoli degli spostamenti, per parlare di Dio alla gente. Tutti l'ascoltavano volentieri, anche quando adoperava un tono severo: la consideravano una messaggera mandata da Dio. Richiamava soprattutto le comunità monastiche e il clero a una vita conforme alla loro vocazione. In modo particolare, Ildegarda contrastò il movimento dei 'cátari' tedeschi. Essi - 'cátari' alla lettera significa 'puri' - propugnavano una riforma radicale della Chiesa, soprattutto per combattere gli abusi del clero. Lei li rimproverò aspramente di voler sovvertire la natura stessa della Chiesa, ricordando loro che un vero rinnovamento della comunità ecclesiale non si ottiene tanto con il cambiamento delle strutture, quanto con un sincero spirito di penitenza e un cammino operoso di conversione. Questo è un messaggio che non dovremmo mai dimenticare".
 
  "Invochiamo sempre lo Spirito Santo" - ha concluso il Santo Padre - "affinché susciti nella Chiesa donne sante e coraggiose, come santa Ildegarda di Bingen, che, valorizzando i doni ricevuti da Dio, diano il loro prezioso e peculiare contributo per la crescita spirituale delle nostre comunità e della Chiesa del nostro tempo!".




L’UDIENZA GENERALE, 08.09.2010

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA


Santa Ildegarda di Bingen [2]

A flame held by a faithful burns next Pope Benedict XVI waves as he leads the weekly general audience in the Paul VI Hall at the Vatican September 8, 2010.Pope Benedict XVI leaves Aula Paolo VI at the Vatican after his weekly general audience on September 8, 2010.

Pope Benedict XVI waves as he leads the weekly general audience in the Paul VI Hall at the Vatican September 8, 2010.




Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei riprendere e continuare la riflessione su S. Ildegarda di Bingen, importante figura femminile del Medioevo, che si distinse per saggezza spirituale e santità di vita.

Le visioni mistiche di Ildegarda somigliano a quelle dei profeti dell’Antico Testamento: esprimendosi con le categorie culturali e religiose del suo tempo, interpretava nella luce di Dio le Sacre Scritture applicandole alle varie circostanze della vita. Così, tutti coloro che l’ascoltavano si sentivano esortati a praticare uno stile di esistenza cristiana coerente e impegnato.

In una lettera a san Bernardo, la mistica renana confessa: “La visione avvince tutto il mio essere: non vedo con gli occhi del corpo, ma mi appare nello spirito dei misteri … Conosco il significato profondo di ciò che è esposto nel Salterio, nei Vangeli e in altri libri, che mi sono mostrati nella visione. Questa brucia come una fiamma nel mio petto e nella mia anima, e mi insegna a comprendere profondamente il testo” (Epistolarium pars prima I-XC: CCCM 91).

Le visioni mistiche di Ildegarda sono ricche di contenuti teologici. Fanno riferimento agli avvenimenti principali della storia della salvezza, e adoperano un linguaggio principalmente poetico e simbolico. Per esempio, nella sua opera più nota, intitolata Scivias, cioè “Conosci le vie”, ella riassume in trentacinque visioni gli eventi della storia della salvezza, dalla creazione del mondo alla fine dei tempi.

Con i tratti caratteristici della sensibilità femminile, Ildegarda, proprio nella sezione centrale della sua opera, sviluppa il tema del matrimonio mistico tra Dio e l’umanità realizzato nell’Incarnazione. Sull’albero della Croce si compiono le nozze del Figlio di Dio con la Chiesa, sua sposa, ricolma di grazie e resa capace di donare a Dio nuovi figli, nell’amore dello Spirito Santo (cfr Visio tertia: PL 197, 453c).

Già da questi brevi cenni vediamo come anche la teologia possa ricevere un contributo peculiare dalle donne, perché esse sono capaci di parlare di Dio e dei misteri della fede con la loro peculiare intelligenza e sensibilità.

Incoraggio perciò tutte coloro che svolgono questo servizio a compierlo con profondo spirito ecclesiale, alimentando la propria riflessione con la preghiera e guardando alla grande ricchezza, ancora in parte inesplorata, della tradizione mistica medievale, soprattutto a quella rappresentata da modelli luminosi, come appunto Ildegarda di Bingen.

La mistica renana è autrice anche di altri scritti, due dei quali particolarmente importanti perché riportano, come lo Scivias, le sue visioni mistiche: sono il Liber vitae meritorum (Libro dei meriti della vita) e il Liber divinorum operum (Libro delle opere divine), denominato anche De operatione Dei. Nel primo viene descritta un’unica e poderosa visione di Dio che vivifica il cosmo con la sua forza e con la sua luce. Ildegarda sottolinea la profonda relazione tra l’uomo e Dio e ci ricorda che tutta la creazione, di cui l’uomo è il vertice, riceve vita dalla Trinità. Lo scritto è incentrato sulla relazione tra virtù e vizi, per cui l’essere umano deve affrontare quotidianamente la sfida dei vizi, che lo allontanano nel cammino verso Dio e le virtù, che lo favoriscono. L’invito è ad allontanarsi dal male per glorificare Dio e per entrare, dopo un’esistenza virtuosa, nella vita “tutta di gioia”. Nella seconda opera, considerata da molti il suo capolavoro, descrive ancora la creazione nel suo rapporto con Dio e la centralità dell’uomo, manifestando un forte cristocentrismo di sapore biblico-patristico. La Santa, che presenta cinque visioni ispirate dal Prologo del Vangelo di San Giovanni, riporta le parole che il Figlio rivolge al Padre: “Tutta l’opera che tu hai voluto e che mi hai affidato, io l’ho portata a buon fine, ed ecco che io sono in te, e tu in me, e che noi siamo una cosa sola” (Pars III, Visio X: PL 197, 1025a).

In altri scritti, infine, Ildegarda manifesta la versatilità di interessi e la vivacità culturale dei monasteri femminili del Medioevo, contrariamente ai pregiudizi che ancora gravano su quell’epoca. Ildegarda si occupò di medicina e di scienze naturali, come pure di musica, essendo dotata di talento artistico. Compose anche inni, antifone e canti, raccolti sotto il titolo Symphonia Harmoniae Caelestium Revelationum (Sinfonia dell’armonia delle rivelazioni celesti), che venivano gioiosamente eseguiti nei suoi monasteri, diffondendo un’atmosfera di serenità, e che sono giunti anche a noi. Per lei, la creazione intera è una sinfonia dello Spirito Santo, che è in se stesso gioia e giubilo.

La popolarità di cui Ildegarda era circondata spingeva molte persone a interpellarla. Per questo motivo disponiamo di molte sue lettere. A lei si rivolgevano comunità monastiche maschili e femminili, vescovi e abati. Molte risposte restano valide anche per noi.

Per esempio, a una comunità religiosa femminile Ildegarda scriveva così: “La vita spirituale deve essere curata con molta dedizione. All’inizio la fatica è amara. Poiché esige la rinuncia all’estrosità, al piacere della carne e ad altre cose simili. Ma se si lascia affascinare dalla santità, un’anima santa troverà dolce e amorevole lo stesso disprezzo del mondo. Bisogna solo intelligentemente fare attenzione che l’anima non avvizzisca” (E. Gronau, Hildegard. Vita di una donna profetica alle origini dell’età moderna, Milano 1996, p. 402). E quando l’Imperatore Federico Barbarossa causò uno scisma ecclesiale opponendo ben tre antipapi al Papa legittimo Alessandro III, Ildegarda, ispirata dalle sue visioni, non esitò a ricordargli che anch’egli, l’imperatore, era soggetto al giudizio di Dio. Con l’audacia che caratterizza ogni profeta, ella scrisse all’Imperatore queste parole da parte di Dio: “Guai, guai a questa malvagia condotta degli empi che mi disprezzano! Presta ascolto, o re, se vuoi vivere! Altrimenti la mia spada ti trafiggerà!” (Ibid., p. 412).

Con l’autorità spirituale di cui era dotata, negli ultimi anni della sua vita Ildegarda si mise in viaggio, nonostante l’età avanzata e le condizioni disagevoli degli spostamenti, per parlare di Dio alla gente. Tutti l’ascoltavano volentieri, anche quando adoperava un tono severo: la consideravano una messaggera mandata da Dio. Richiamava soprattutto le comunità monastiche e il clero a una vita conforme alla loro vocazione. In modo particolare, Ildegarda contrastò il movimento dei cátari tedeschi.

Essi - cátari alla lettera significa “puri” - propugnavano una riforma radicale della Chiesa, soprattutto per combattere gli abusi del clero.

Lei li rimproverò aspramente di voler sovvertire la natura stessa della Chiesa, ricordando loro che un vero rinnovamento della comunità ecclesiale non si ottiene tanto con il cambiamento delle strutture, quanto con un sincero spirito di penitenza e un cammino operoso di conversione. Questo è un messaggio che non dovremmo mai dimenticare.

Invochiamo sempre lo Spirito Santo, affinché susciti nella Chiesa donne sante e coraggiose, come santa Ildegarda di Bingen, che, valorizzando i doni ricevuti da Dio, diano il loro prezioso e peculiare contributo per la crescita spirituale delle nostre comunità e della Chiesa nel nostro tempo.
Amen!




La lingua insolita della mistica tedesca

L'uomo sinfonico di Ildegarda di Bingen



di Marcello Filotei


Quasi quattrocento anni prima che Leonardo da Vinci disegnasse l'Uomo vitruviano, la celebre rappresentazione delle proporzioni ideali del corpo umano che dimostra come esso possa essere armoniosamente iscritto nelle figure del cerchio e del quadrato, Hildegard von Bingen aveva ipotizzato l'esistenza dell'uomo sinfonico.

Quello che per Leonardo sarà la geometria, per la santa erano la musica e la poesia. L'anima umana, infatti, per Hildegard è composta di diversi elementi che vanno accordati, armonizzati e si fondono in una sorta di sinfonia, intesa come un tutto coerente. Questa unione si esprime sia nel rapporto armonioso tra mente e corpo, sia nello stesso atto del comporre. La musica è per Hildegard terrestre e celeste al tempo stesso:  fatta con mezzi umani per evocare, almeno per un momento, la consonanza celeste.

Fino all'età di quarant'anni, però, la santa non se l'è sentita di scrivere poesia liturgica e musica. Ma gli sono bastati pochi anni di attività per ottenere i primi riconoscimenti. Poco più di un diecennio dopo l'inizio della sua "carriera artistica", arrivarono infatti i primi apprezzamenti:  fu un magister parigino di nome Odo a lodare nel 1148 l'originalità delle sue canzoni.

E infatti nella lirica europea del medioevo Hildegard parla una lingua insolita. Evidentemente conosce bene il linguaggio figurato dell'amore mistico, ma usa anche relazioni simboliche create dai Padri della Chiesa e abbonda in metafore per conferire i tratti di sposa dell'Agnello di Dio tanto all'Ecclesia quanto a una vergine martire.

Il punto di partenza del suo pensiero teologico, e quindi poetico e musicale, è quello di vedere in Maria la redentrice della colpa di Eva. Lavorando sulle immagini correlate a questo concetto crea andamenti rapsodici, utile strumento per abbandonarsi alle gioie della libertà poetica. Non si preoccupa troppo di rispettare le rigide forme del linguaggio tradizionale, ma si lascia affascinare da audaci metafore, in particolare usa insistentemente la forma retorica dell'anafora, ripetendo l'inizio di frasi con ipnotica insistenza. Abbonda in superlativi ed esclamazioni, la santa, ma tutto è sempre giocato sul filo del simbolismo:  patriarchi e profeti appaiono come radici di un frutteto fecondo.
 
Il suo linguaggio musicale e poetico fa volentieri ricorso a effetti particolari quando non apertamente violenti, rifiutando gli stilemi levigati in voga tra i suoi contemporanei. Questo gli consente di garantire una certa autonomia della musica rispetto al testo, che è sempre portante, ma non è l'unica fonte dalla quale si deduce l'andamento melodico. Ed è anche per questo che Hildegard ha scritto anche composizioni strumentali. Sempre pronta a lodare Dio con l'arpa dalla profonda sottomissione e con la cetra dal canto dolce come il miele, con lo strumento a corda della redenzione dell'umanità e con la cennamella della protezione divina (cfr. Scivias, 13, iii, commento al salmo 150).

Irriverente tanto da affrontare direttamente un imperatore, non rinunciò a sottolineare il ruolo fondamentale della donna nella Chiesa e nella sua raccolta Symphonia harmoniae caelestium revelationum, nella quale si accenna già dal titolo all'origine divina della sua ispirazione, i canti dedicati alle grandi figure del pantheon cristiano riservano una particolare attenzione alle figure femminili, tra le quali spiccano la Vergine Maria e sant'Orsola.
 
La visione di Hildegard era a tutto tondo, come capitava spesso nel medioevo, fede e poesia erano le due facce della stessa medaglia, la musica il collante necessario.


(©L'Osservatore Romano - 9 settembre 2010)

[SM=g1740733] ATTENZIONE, AGGIORNAMENTO IMPORTANTE:

Città del Vaticano, 10 maggio 2012 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza privata il Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Nell’Udienza il Papa ha esteso alla Chiesa Universale il Culto liturgico in onore di Santa Ildegarda di Bingen, Monaca professa dell’Ordine di San Benedetto, tedesca (1089-1179, iscrivendola nel catalogo dei Santi.

 

Santa Ildegarda di Bingen. Che cos'è la canonizzazione equipollente (O.R.)

 


Che cos'è la canonizzazione equipollente


Giovedì 10 maggio Papa Benedetto XVI ha esteso alla Chiesa universale il culto liturgico in onore di santa Ildegarda di Bingen. Si tratta di un caso tipico di “canonizzazione equipollente”.

Ma cosa significa?

Nella sua opera De Servorum Dei beatificazione et de Beatorum canonizatione, Benedetto XIV ha formulato la dottrina sulla canonizzazione equipollente; si ha quando il Papa estende precettivamente a tutta la Chiesa il culto di un servo di Dio non ancora canonizzato, mediante l’inserimento della sua festa, con messa e ufficio, nel Calendario della Chiesa universale.
In questo atto pontificio — scrive Fabijan Veraja nel suo libro Le cause di canonizzazione dei santi (Libreria Editrice Vaticana, 1992) — Benedetto XIV ravvisa gli estremi di una vera canonizzazione, cioè di una sentenza definitiva del Papa sulla santità del servo di Dio.

Questa sentenza, però, non è espressa con la solita formula di canonizzazione, ma mediante un decreto obbligante tutta la Chiesa a venerare quel servo di Dio con il culto riservato ai santi canonizzati.

Molti esempi di questa forma di canonizzazione risalgono al pontificato di Benedetto XIV; per esempio, i santi Romualdo (canonizzato 439 anni dopo la sua morte), Norberto, Bruno, Pietro Nolasco, Raimondo Nonnato, Giovanni di Matha, Felice di Valois, la regina Margaret di Scozia, il re Stefano d'Ungheria, Venceslao duca di Boemia e Papa Gregorio VII.



(L'Osservatore Romano 12 maggio 2012)




[Modificato da Caterina63 12/05/2012 18:26]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)