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Card. Piacenza: il segreto del sacerdote? Il dono incondizionato [SM=g1740721]


 

LOS ANGELES, martedì, 4 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'intervento pronunciato questo martedì a Los Angeles dal Cardinale Mauro Piacenza, Perfetto della Congregazione per il Clero, nell'incontrarsi con i seminaristi.


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Venerato Fratello nell'Episcopato,

Cari Formatori

Carissimi Seminaristi,

è per me motivo di profonda gioia potervi incontrare in questo breve soggiorno Nordamericano.

Il futuro della Chiesa, che è certo, perchésta nella mani del suo Capo e Signore che è Cristo, pulsa nelle vostre esistenze. I Seminaristi di oggi, Sacerdoti di domani, sono la speranza viva del cammino che sempre la Chiesa compie nel mondo.

Grazie di cuore, a nome della Chiesa, per il vostro sì generoso! Sappiate sin d'ora che il Prefetto della Congregazione per il Clero prega per voi, perché il vostro sì al Signore sia totale ed incondizionato.

Èquesto il segreto della felicità, il segreto della piena realizzazione della vita Sacerdotale: donare tutto, senza nulla trattenere per se stessi, sull'esempio di Gesù!

Non intendo in questo incontro proporvi una conferenza, ma semplicemente, un colloquio informale, dando spazio alle vostreeventuali domande spontanee. Alle vostre domande premetto solo alcune brevi riflessioni su quanto ritengo sia fondamentale oggi, e sempre, nella formazione sacerdotale.

1. Il primato di Dio

è ormai acquisito dall’esperienza ecclesiale, che la vocazioni nascono, fioriscono, si sviluppano e giungono a maturazione solo laddove è chiaramente riconosciuto il primato di Dio. Ogni altra motivazione, che pure può accompagnare l'inizio della percezione di una chiamata al sacerdozio, confluisce nel moto di totale donazione al Signore e nel riconoscimento del suo primato nella nostra vita, nella vita della Chiesa ed in quella del mondo.

Primato di Dio significa primato della preghiera, dell'intimità divina; primato della vita spirituale e sacramentale. La Chiesa non ha bisogno di manager ma di uomini di Dio! Non ha bisogno di sociologi, psicologi, antropologi, politologi -e tutte le altre declinazioni che conosciamo e possiamo immaginare-. La Chiesa ha bisogno di uomini credenti e quindi credibili, di uomini che, accolta la chiamata del Signore, siano Suoi motivati testimoni nel mondo!

Primato di Dio significa primato della vita sacramentale, vissuta oggi ed offerta, a suo tempo, a tutti i nostri fratelli! Molte cose gli uomini possono trovare in altri; nel Sacerdote essiperò cercano ciò che solo lui può dare: la divina Misericordia, il Pane di vita eterna, un nuovo orizzonte di significato che renda più umana la vita presente e possibile quella eterna!

Vivete, carissimi Seminaristi, questo tempo del seminario -che è transeunte- come la grande occasione che vi è data per fare una straordinaria esperienza di intimità con Dio. Il rapporto che avrete tessuto con Lui in questi anni, certamente nel corso della vita si approfondirà e muterà, ma le fondamenta, il nocciolo di quel rapporto, si costituisce adesso! Il tempo del Seminario è, in tal senso, irripetibile! Nonostante ogni buona esperienza che possa accadere nella vostra vita, prima e dopo questo tempo, la sapienza della Chiesa indica il momento formativo comunitario come necessario per la formazione dei suoi Sacerdoti.

La Chiesa ha bisogno di uomini forti! Di uomini saldi nella fede, capaci di condurre i fratelli ad un'autentica esperienza di Dio.

La Chiesa ha bisogno di sacerdoti che, nelle tempeste della cultura dominante, quando "la barca di non pochi fratelli è sbattuta dalle onde del relativismo" (cf. J. Ratzinger, Omelia per la Santa Messa Eligendo Romano Pontifice), sappiano, in effettiva comunione con Pietro, tenere saldo il timone della propria esistenza, delle comunità loro affidate e dei fratelli che domandano luce ed aiuto per il loro cammino di fede.

2. Le priorità della formazione

Oltre al primato indiscusso di Dio, è necessario che la formazione umana occupi il fondamentale posto che le spetta. Nessuno può attendere una umanità perfetta per accedere agli ordini sacri, ma è indispensabile, intutta onestà, mettersi in gioco, affidando a Dio per il tramite del Direttore spirituale tutto di se stessi. Non cedete all'illusione per cui le questioni non risolte (o non debitamente affrontate) si potranno improvvisamente sciogliere dopo l'ordinazione. Non è affatto così! E l'esperienza lo dimostra!

La formazione umana ha certamente bisogno di un giusto grado di auto-conoscenza, ed in questo senso le cosiddette scienze umane possono fornire un valido aiuto, ma ha soprattutto bisogno di "stare a contatto" con la Santa umanità di Cristo!

è stando con Lui che noi veniamo plasmati progressivamente! è Lui in vero formatore! In tal senso, l'adorazione eucaristica prolungata ricopre un ruolo fondamentale anche e soprattutto nella formazione umana! Lasciarsi "abbronzare" dal Sole eucaristico, significa, nel tempo, limerebbe i propri spigoli, imparare dall'umile per eccellenza, stare alla scuola della Carità fatta carne.

Accanto alla formazione umana, centrale è quella intellettuale. è indubbio che questa abbia occupato, negli ultimi decenni, una importante parte dell'intera formazione seminaristica. Ora, molto probabilmente, in questo ambito è necessario valutare attentamente le proporzioni e gli equilibri. Pur desiderando per tutti una buona formazione, non tutti i Sacerdoti dovranno fare i teologi.

La formazione intellettuale deve mirare a trasmettere i contenuti certi della fede, argomentandone ragionevolmente i fondamenti scritturistici, quelli della grande Tradizione ecclesiale e del Magistero nonchè facendosi accompagnare dagli esempi di vita sei Sacerdoti santi. Non dovete smarrirvi nei meandri delle varie opinioni teologiche che non danno certezza e pongono la Verità rivelata alla stregua di ogni altro "pensiero umano". Ci si forma sulle certezze e mirando ad avere nel proprio bagaglio una visione di sintesi con l’entusiasmo della missione.

Sono personalmente convinto che una buona e solita formazione teologica, che riscopra anche il fondamento filosofico della metafisica e non tema di accogliere tutta intera la Verità, sia anche il miglior antidoto alle tante "crisi di identità" che talunipurtroppo vivono. In tal senso, il Santo Padre Benedetto XVI ha già più volte richiamato all'imprescindibile utilizzo del Catechismo della Chiesa Cattolica come orizzonte a cui guardare e come riferimento certo del nostro attuale pensare teologico.

Il Catechismo è anche il grande strumento che il Beato Giovanni Paolo II ha donato a tutta la Chiesa, per la corretta ermeneutica del Concilio Vaticano II. Anche su questo aspetto è necessario che la formazione intellettuale non viva equivoci di sorta.

Voi siete nati nel Post-Concilio (credo quasi tutti) e, forse, siete per ciò stesso sia figli del Concilio, sia più immuni dalle polarizzazioni, talvolta ideologiche, che l'interpretazione di quell'Eventoprovvidenziale ha suscitato.

Sarete voi, probabilmente, la prima generazione che interpreterà correttamente il Concilio Vaticano II, non secondo lo "spirito" del Concilio, che tanto disorientamento ha portato nella Chiesa, ma secondo quanto realmente l'Evento Conciliare ha detto, nei suoi testi alla Chiesa ed al mondo. [SM=g1740721]

Non esiste un Concilio Vaticano II diverso da quelloche ha prodotto i testi oggi in nostro possesso! è in quei testi che noi troviamo la volontà di Dio per la sua Chiesa e con essi è necessario misurarsi, accompagnati da duemila anni di Tradizione e di vita cristiana.

Il rinnovamento è sempre necessario alla Chiesa, perché sempre necessaria è la conversione dei suoi membri, poveri peccatori! Ma non esiste, né potrebbe esistere, una Chiesa pre-Conciliare ed una post-Conciliare! Se così fosse, la seconda -la nostra- sarebbe storicamente e teologicamente illegittima!

Esiste un unica Chiesa di Cristo, della quale voi siete parte, che va da Nostro Signore agli Apostoli, dalla Beata Vergine Maria ai Padrie ai Dottori della Chiesa, dal Medioevo al Rinascimento, dal Romanico al Gotico al Barocco, e così via fino ai nostri giorni, ininterrottamente, senza alcuna soluzione di continuità, mai!

E tutto perché la Chiesa è il Corpo di Cristo, è l'unità della Sua Persona che è donata a noi, sue membra!

Voi, carissimi Seminaristi, sarete sacerdoti della stessa Chiesa di Sant'Agostino, di Sant'Ambrogio, di San Tommaso d'Aquino, di San Carlo Borromeo, di San Giovanni Maria Vianney, di san Giovanni Bosco, di S. Pio X, fino al Santo Padre Pio, a san Josè Maria Escrivá ed al Beato Giovanni Paolo II. Sarete sacerdoti della stessa Chiesa che è fatta di tantissimi santi Sacerdoti che nei secoli hanno reso luminoso, bello, irradiante e perciò facilmente riconoscibile il volto di Cristo Signore nel mondo.

La vera prioritàe la vera modernità, allora, miei cari, è la santità! L'unica possibile risorsa per una autentica e profonda riforma è la santità e noi abbiamo bisogno di riforma! Per la Santità non c'è un seminario, se non quello della Grazia di Nostro Signore e della libertà che si apre umilmente alla sua azione plasmatrice e rinnovatrice!

Il Seminario della santità, poi, ha unRettore davvero magnifico ed è una donna: la Beata Vergine Maria. Lei che per tutta la vita ci ripeterà: "Fate ciò che Lui vi dirà", possa accompagnarci in questo arduo, ma affascinante cammino!

Ecco, vi ho detto parte di quanto desideravo dirvi; il resto ve lo dirò nella preghiera di ogni giorno perché d’ora in poi vi porterò con me ogni giorno all’altare e ricordatevi che essere preti in questi tempi difficili è bello ma preti-preti. Si è felici solo se non si sta alle mezze misure: o tutto o niente!

 

 

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[SM=g1740733] Il sacerdote nel secolo XXI


 

LOS ANGELES, lunedì, 3 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'intervento pronunciato questo lunedì a Los Angeles dal Cardinale Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero, in occasione di un incontro con i sacerdoti dell’arcidiocesi.

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Cara Eccellenza,

carissimi Sacerdoti,

Dorothy Thompson, scrittrice americana, decenni addietro, pubblicò in un articolo per una rivista i risultati di un’accurata indagine sul famigerato campo di concentramento di Dachau. Una domanda chiave rivolta ai sopravvissuti era questa: «Chi in mezzo all’inferno di Dachau è rimasto più a lungo in condizioni di equilibrio? Chi ha mantenuto più a lungo il proprio senso di identità?». La risposta è stata corale e sempre la stessa: «i preti cattolici». Sì, i preti cattolici! Essi sono riusciti a mantenersi nel proprio equilibrio, in mezzo a tanta follia, perché erano consapevoli della loro Vocazione. Essi avevano la loro scala gerarchica di valori. La loro dedizione all’ideale era totale. Essi erano consapevoli della loro missione specifica e delle motivazioni profonde che la sorreggevano.

In mezzo all’inferno terreno, essi portavano la loro testimonianza: quella di Gesù Cristo!

Viviamo in modo instabile. Esiste una instabilità nella famiglia, nel mondo del lavoro, nella varie aggregazioni sociali e professionali, nelle scuole e nelle istituzioni.

Il prete, però, deve costituzionalmente essere un modello di stabilità e di maturità, di dedizione piena al suo apostolato.

Nel cammino inquieto della società, si affaccia sovente un interrogativo alla mente del cristiano: «Chi è il sacerdote nel mondo di oggi? È un marziano? È un alieno? È un fossile? Chi è?».

La secolarizzazione, lo gnosticismo, l’ateismo nelle sue varie forme, stanno riducendo sempre più lo spazio del sacro, stanno succhiando il sangue ai contenuti del messaggio cristiano.

Gli uomini delle tecniche e del benessere, la gente caratterizzata dalla febbre dell’apparire, avvertono un’estrema povertà spirituale. Sono vittime di una grave angoscia esistenziale e si rivelano incapace di risolvere i problemi di fondo della vita spirituale, familiare e sociale.

Se volessimo interrogare la cultura più diffusa, ci accorgeremmo che essa è dominata e impregnata dal dubbio sistematico e dal sospetto verso tutto ciò che riguarda la fede, la ragione, la religione, la legge naturale.

«Dio è una inutile ipotesi – ha scritto Camus – e sono perfettamente sicuro che non mi interessa».

Nella migliore delle ipotesi, cala un pesante silenzio su Dio; ma si arriva spesso all’affermazione dell’insanabile conflitto delle due esistenze destinate ad eliminarsi: o Dio, o l’uomo.

Quando, poi, dovessimo svolgere lo sguardo sul panorama complessivo dei comportamenti morali, non potremmo sfuggire alla constatazione della confusione, del disordine, dell’anarchia che regna in questo campo.

L’uomo si fa il creatore del bene e del male.

Concentra egoisticamente l’attenzione su di sé.

Alla norma morale sostituisce il proprio desiderio e ricerca il proprio interesse.

In questo contesto, la vita ed il ministero del sacerdote diventa di importanza decisiva e di urgente attualità. Anzi – lasciatemi dire – che più è marginalizzato più è importante, più è considerato superato e più è attuale.

Il sacerdote deve proclamare al mondo il messaggio eterno di Cristo, nella sua purezza e radicalità; non deve abbassare il messaggio, ma deve piuttosto sollevare la gente; deve dare alla società anestetizzata dai messaggi di taluni registi occulti, deteriori dei poteri che valgono, la forza liberatrice di Cristo.

Tutti sentono la necessità di riforme in campo sociale, economico, politico; tutti auspicano che, nelle lotte sindacali, e nella proclamazione economica sia riaffermata e osservata la centralità dell’uomo e il perseguimento di obiettivi di giustizia, di solidarietà, di convergenza al bene comune.

Tutto questo rimarrà soltanto un desiderio, se non si cambierà il cuore dell’uomo, di tanti uomini, che a loro volta rinnovino le strutture.

Vedete, il vero campo di battaglia della Chiesa è il paesaggio segreto dello spirito dell’uomo e in esso non si entra senza molto tatto, molta compunzione, oltre che con la grazia di stato promessa dal Sacramento dell’Ordine.

È giusto che il sacerdote si inserisca nella vita, nella vita comune degli uomini, ma non deve cedere ai conformismi e ai compromessi della società.

La sana dottrina, ma anche la documentazione storica ci dimostrano che la Chiesa è in grado di resistere a tutti gli attacchi, a tutti gli assalti che possono essere sferrati contro di essa dalle potenze politiche, economiche e culturali, ma non resiste al pericolo derivante dal dimenticare questa parola di Gesù: «Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo». Gesù stesso indica la conseguenza di questa dimenticanza: «Se il sale diventa insipido, come si preserverà il mondo dalla corruzione?» (cfr. Mt 5,13-14).

A che servirebbe un sacerdote così assimilato al mondo, da diventare prete mimetizzato e non più fermento trasformatore? [SM=g1740721]

Di fronte ad un mondo anemico di preghiera e di adorazione, il sacerdote è, in primo luogo, l’uomo della preghiera, dell’adorazione, del Culto, della celebrazione dei santi Misteri.

Di fronte ad un mondo sommerso da messaggi consumistici, pansessualistici, assalito dall’errore, presentato negli aspetti più seducenti, il sacerdote deve parlare di Dio e delle realtà eterne e, per poterlo fare credibilmente, deve essere appassionatamente credente, così come deve essere “pulito”!

Il prete deve accettare l’impressione di essere in mezzo alla gente, come uno che parte da una logica e parla una lingua diversa dagli altri («non conformatevi alla mentalità di questo mondo», Rm 12,12). Egli non è come “gli altri”. Ciò che la gente aspetta da lui è proprio che non sia “come tutti gli altri”. [SM=g1740722]

Di fronte ad un mondo immerso nella violenza e corroso dall’egoismo, il prete deve essere l’uomo della carità. Dalle vette purissime dell’Amore di Dio, del quale fa una particolarissimi esperienza, scende a valle, dove molti vivono la loro vita di solitudine, di incomucabilità, di violenza, per annunciare loro misericordia, riconciliazione e speranza.

Il sacerdote risponde alle esigenze della società, facendosi voce di chi non ha voce: i piccoli, i poveri, gli anziani, gli oppressi, gli emarginati.

Non appartiene a se stesso ma agli altri. Non vive per sé e non cerca ciò che è suo. Cerca ciò che è di Cristo, ciò che è dei suoi fratelli. Condivide le gioie e i dolori di tutti, senza distinzioni di età, di categoria sociale, di estrazione politica, di pratica religiosa.

Egli è la guida della porzione di Popolo, che gli è affidata. Certamente, non condottiero di un esercito anonimo, ma pastore di una comunità formata da persona, che hanno, ciascuna, il loro nome, la loro storia, il loro destino, il loro segreto.

Il sacerdote ha il compito difficile, ma esaltante, di guidare queste persone con la più religiosa attenzione e con il più scrupoloso rispetto per la loro dignità umana, il loro lavoro, i loro diritti, con la piena consapevolezza che, alla loro condizione di figli di Dio corrisponde in essi una vocazione eterna, che si realizza nella piena comunione con Dio.

Il sacerdote non esiterà a dare la vita, o in una breve ma intensa stagione di dedizione generosa e senza limiti, o in una donazione quotidiana, lunga, nello stillicidio di umili gesti di servizio al suo popolo, proteso sempre alla difesa e formazione della grandezza umana e della crescita cristiana di ogni singolo fedele e dell’intero suo popolo.

Un prete deve essere contemporaneamente piccolo e grande, nobile di spirito come un re, semplice e naturale come un contadino. Un eroe nella conquista di sé, il sovrano dei suoi desideri, un servitore per i piccoli e i deboli; che non si abbassa davanti ai potenti, ma che si curva davanti ai poveri e ai piccoli, discepolo del suo Signore e capo del suo gregge.

Nessun dono più prezioso può essere elargito ad una comunità di un sacerdote secondo il Cuore di Cristo.

La speranza del mondo consiste nel poter contare, anche per il futuro, sull’amore di cuori sacerdotali limpidi, forti e misericordiosi, liberi e miti, generosi e fedeli.

Amici, se gli ideali sono alti, la strada difficile, il terreno forse anche minato, le incomprensioni sono molte, ma tutto possiamo in Colui che ci conforta (cfr. Fil 4,13).

L’eclisse della Luce di Dio e del Suo Amore non è l’estinguersi della Luce e dell’Amore di Dio. Già domani ciò che si era frapposto, oscurano la fede, cacciando il mondo in un buio spaventoso, potrebbe diradarsi, e dopo la pausa lunga, troppo lunga dell’eclisse, ritornare il sole, pieno e splendido.

Al di sopra delle inquietudini e contestazioni che agitano il mondo, e si fanno sentire anche dentro la Chiesa, sono in azione forze segrete, nascoste e feconde di santità.

Al di là dei fiumi di parole e di discorsi, di programmi e di piani, di iniziative e di organizzazioni, ci sono anime sante che pregano, soffrono, espiano adorando il Dio-con-noi.

Tra esse ci sono bambini e adulti, uomini e donne, giovani e anziani, colti e ignoranti, malati e sani, e ci sono anche tanti sacerdoti, che non solo sono dispensatori dei Misteri di Cristo, ma nella babele odierna rimangono segni sicuri di riferimento e di speranza, per quanti cercano la pienezza, il senso, il fine, la felicità.

Stiamo uniti, cari amici, nel Cenacolo della Chiesa, attorno a Maria nostra Madre, con Pietro e gli Apostoli, immersi nella comunione dei santi, per essere anche noi, davvero, segni sicuri di riferimento e di speranza per tutti.

È il mio augurio, che diventa preghiera per voi tutti qui presenti e per tutti i vostri Confratelli, che non sono qui ora. Vi porterò, d’ora in poi, sempre con me.

[SM=g1740733] 

 

 

[Modificato da Caterina63 10/10/2011 14:29]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)