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Vogliamo  arricchire queste cronache con quanto riportato dalle fonti Domenicane, a cura di mon. Ludovico Ferretti e  padre Tito Centi O.P. - Firenze 1956 - in "Vocazioni Domenicane".


Il futuro Papa Benedetto XI, anche sotto altri aspetti, si presenta a noi come l'antitesi perfetta del suo grande confratello Tommaso d'Aquino.
San Tommaso era nato nobile e potente, ma detestò per tutta la vita le cariche per la sua persona, riuscendo ad evitare per tutta la vita ogni incarico di governo nel suo stesso istituto. Niccolò Boccasino invece nacque da modesti genitori, il padre era notaio del comune e morendo quando Niccolò era ancora bambino e lasciando la moglie con un altro figlio da mantenere, naturalmente la famiglia si ritrovò ben presto in forti ristrettezze economiche.


La sua fortuna, se di questa povertà dignitosa vogliamo parlare, somiglia molto a quella del suo grande conterraneo del nostro secolo, cioè a quella del grande Pontefice San Pio X.


Per fortuna piuttosto che la madre di Niccolò era molto pia, devota e coraggiosa, una donna forte che non ebbe mai paura di dover affrontare anche le fatiche più umili, e con le sue braccia provvedeva sempre il necessario per i suoi due bambini.
Se è vero che il Signore chiude una porta per spalancare un portone, come molte storie confermano, anche in questo caso per la pia vedova si spalancò un portone, quello del convento dei Domenicani.


Avvenne che l'instancabile mamma dei due giovani, Bernarda, sempre in cerca di lavoro, bussò alla porta dei Padri Domenicani i quali furono ben lieti di affidare ad una persona così seria e coscienziosa, la loro biancheria.


Per questi suoi impegni (all'epoca i frati non erano certo pochi) capitava che Bernarda andasse sempre più spesso al convento e naturalmente portava con se i due bambini Adeletta e Niccolò, i quali ben presto dimostrarono tutta la loro gioia di poter andare spesso al convento nel quale finirono per trovarsi a proprio agio.
Gli stessi Frati rimanevano ammirati della bontà, del candore e della santa educazione che traspariva dai volti e dai comportamenti dei due bambini, sempre allegri e disponibili ad intrattenersi con loro senza mai dare segni di insofferenza o di qualche noia. L'ammirazione era tale che un novizio, di buona famiglia, pensò persino di fare testamento in loro favore.

Niccolò sapeva davvero attirarsi l'attenzione e la commozione dei Frati per la vivacità (dicevano: ben educata), ma anche per la pietà attraverso la quale dimostrava di saper conoscere la Preghiera, e poi per la fine intelligenza che dimostrava di possedere.

Ecco perchè questo novizio, di cui si parlava, nel 1246 scriveva questa curiosa clausola nel suo testamento: "... lascio alla signora Bernarda, moglie del fu Boccaccio Notaio, ad Adeletta e a Niccolò, figluioli di lui, cinquanta libbre di piccoli veneziani; a queste condizioni, che se il detto Niccolò entrerà nell'Ordine dei Frati Predicatori, a lui sia devoluta la metà del predetto legato.." si pensi che Niccolò aveva allora appena sei anni...
A noi piace vedere come le trame della Divina Provvidenza lavorino instancabilmente con gli uomini.


Dunque, l'inclinazione che il bambino sentiva per la vita religiosa, senza dubbio, fu favorita in mille modi, ma mai costretta. Man mano che cresceva non aveva più bisogno degli accompagnatori per ritrovare la via del convento dove vi andava sempre più volentieri.

Niccolò si trovava di casa, e presso quei Frati egli apprese gli elementi fondamentali della cultura, cioè le arti del trivio e del quadrivio, come allora si diceva, inoltre dimostrava attitudine nel leggere e nello scrivere.

Ciò che meravigliava di più era l'umiltà e l'atteggiamento sereno della mamma Bernarda. Questa santa donna, infatti, avrebbe potuto anche esigere dal figlio, che tutti ammiravano per l'intelligenza, le doti nell'arte e del cuore, un aiuto ed un sostegno per lei, la sorella e, perchè no, pensare anche per la sua vecchiaia, e invece no, lei si sentiva orgogliosa e felice se Niccolò avesse manifestato l'intenzione di farsi frate.
"Dio - andava ripetendo - mi ha fatto già una grande grazia nel donarmi questo figliuolo, ma me ne farebbe una ancor più grande, se si degnasse di prenderlo al suo servizio!"
Curioso è che da questo momento in poi non si parlerà più, nelle cronache, della mamma Bernarda di Niccolò, e a noi piace di pensare a queste sue parole come ad un piccolo testamento, in fondo i suoi due figli erano davvero tutto il tesoro che possedeva, e lei ridonava al Signore quanto da Lui aveva ricevuto.

Tuttavia, sulla pia Bernarda, si racconta di un episodio che la tradizione ha voluto conservare nel tempo legato alla elezione del figlio Niccolò a Sommo Pontefice, e che vogliamo raccontarvi.

Dalla nativa Treviso sarebbe giunta a Perugia per riabbracciare almeno un ultima volta il figlio e vederlo in tanta gloria. Era giunta in città con poveri vesti di popolana. Ma prima di introdurla dal Pontefice, i cortigiani la convinsero, nonostante ne fosse contrariata, di vestirsi con abiti sfarzosi e principeschi che si addicevano alla mamma di un Papa.

Benedetto XVI appena la vide entrare imbarazzata sotto quelle vesti che non le si addicevano affatto, si mostrò dispiaciuto e tanto contrariato da non volerla ricevere.
La mamma soffrì molto ma comprese di aver sbagliato, rivestì i suoi abiti di popolana e appena il figliuolo la vide, gli andò incontro abbracciandola con infinita dolcezza davanti a tutta la corte.

Non abbiamo bisogno di consultare schedari ed altro a riguardo di alcune tappe di Niccolò, perchè lui stesso mise per iscritto questa testimonianza: " A quattordici anni entrai nell'Ordine; vi studiai altri quattordici anni, per altri quattordici esercitai l'ufficio di Lettore (ciòè insegnante. Nda), e ne trascorsi altri quattordici nelle cariche dell'Ordine, prima di essere eletto Maestro Generale..."

Quando a Treviso il futuro Papa vestiva le Bianche Lane domenicane, cioè nel 1254, pensate che san Tommaso d'Aquino aveva iniziato a Parigi la sua gloriosa carriera di insegnante e si preparava al Magistero; effettivamente l'ordine di san Domenico era all'apogeo del suo splendore...


E' vero che la "carriera" di Niccolò fu tutta in salita, ma da non confondersi con gli agi e gli allori come si penserebbe oggi quando si dice "ha fatto carriera", Niccolò infatti non solo non era un ambizioso, ma non era neppure un tipo accomodante, inoltre egli vedeva questo salire come la salita del Calvario e si diceva spesso curioso di sapere fino a che punto il Signore lo avesse portato sul Golgota, e pregava la Vergine Maria di non farlo mai deviare da tal percorso e che, giunti al fine della vita, ai piedi della Croce, lo avesse aiutato ad affrontare qualsiasi sacrificio definitivo che il Signore gli avesse chiesto.

Quando Bonifacio VIII gli conferirà il cardinalato, il Boccasino nell'atto di prostrarsi dinnanzi al venerando Pontefice, non potè fare a meno di chiedere commosso: "Beatissimo Padre, perchè avete posto sulle mie povere spalle un fardello così pesante?", e il Papa gli rispose: " Non preoccupatevi, questo ve lo impongo io, ma il Signore stesso ve ne imporrà un altro ancor più pesante, fatevi trovare pronto..."

 

E profezia fu!

Fra Niccolò Boccasino, nono Maestro Generale dell'Ordine di san Domenico, sarebbe diventato successore di Bonifacio VIII. A lui, umile frate domenicano, attendeva la sorte miseranda del Pontificato Romano dopo lo schiaffo d'Anagni. In quest'ultima dolorosa circostanza accanto al Pontefice oltraggiato, vi troviamo solo due fedeli cardinali, uno di essi è il nostro Beato.

Per due lunghi e dolorosissimi giorni egli dovette assistere impotente ed inorridito alla prigionia di Bonifacio ingiustamente calunniato, e nel suo palazzo fra insulti e scherni dei suoi feroci e volgari nemici.

Non è un caso che il così detto "secolo d'oro" dell'Occidente cristiano, si eclissava sotto gli occhi di un umile frate innalzato a tanto ruolo, in una atmosfera di vera e triste tragedia.

 

Il Beato Benedetto XI avrà così come missione quella di lanciare al mondo il grido di dolore e di esecrazione per tanto delitto, che egli definirà: "un'infame scellaragine, e una scellerata infamia".

Persino Dante Alighieri, dimenticando la propria antipatia irragionevole per Bonifacio, molto più onestamente si farà eco di questa energica denunzia del suo successore, con quei versi immortali:

"... veggio in Alagna entrar lo fiordaliso

e nel Vicario suo Cristo esser catto,

veggiolo un'altra volta esser deriso;

veggio rinnovellare l'aceto e il fele,

e tra vivi ladroni esser anciso.... (Purg. 20, 86-90)


Ma Benedetto XI non si sarebbe accontentato di gridare, se il Signore gli avesse concesso "quattordici anni" ancora, di pontificato, come egli forse segretamente sperava: egli avrebbe voluto probabilmente anche condannare e punire i responsabili di tale tragedia, ma come dice il Signore: "Non enim cogitationes meae cogitationes vestrae, neque viae vestrae viae meae, dicit Dominus. / i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore". (Is.55,8), così ad un mese preciso dalla Bolla che imponeva i colpevoli a presentarsi davanti a lui, Papa Benedetto XI moriva, era il 7 luglio dell'anno 1304, il primo anno del suo Pontificato.

La sua morte improvvisa e immatura, e dentro un contesto di governo molto delicato e decisivo, destò sconcerto, dolore e meraviglia, a tal punto che si ebbe persino qualche sospetto, si parlò di veleno.

Difficile oggi trovare la verità, solo Dio la conosce, comunque sia è storicamente dimostrato che l'Ordine di san Domenico aveva avuto l'onore e la benedizione di preparare in Benedetto XI, fin dalla più tenera età, l'ultimo baluardo della civiltà occidentale, minacciata dalla riesumazione di un paganesimo e di un nazionalismo gretto, fanatico e sempre più volgare. Il mondo non era degno di lui, non era degno di un Beato così fulgido.


Da quel momento i Papi che gli succedettero si rassegnarono a dimorare in Avignone, rendendosi più o meno consenzienti , strumenti compromessi alla politica francese.
Rileggendo la storia è assai probabile che tutta questa situazione doveva purtroppo preparare lo Scisma d'Occidente, e con esso accelerare la corruzione dei costumi nel clero e nel popolo, arrivare così anche al Protestantesimo e alle sue tristi conseguenze.
Secondo alcuni studiosi e dello stesso Cesare Cantù, si può affermare che l'Ordine Domenicano ebbe il compito provvidenziale di ritardare di tre secoli il dilagare dell'eresia in Europa, il che non ci sembra poca cosa.

Ma se Benedetto XI avesse avuto la possibilità di governare la Chiesa per quei "quattordici anni", qualcuno azzarda l'ipotesi che il Protestantesimo non avrebbe avuto il successo che ebbe:


Ma la storia non si fa con i sè e con i ma, ogni supposizione è inutile, del resto leggendo la storia non è un caso che un'altra grande figlia dell'Ordine Guzmano, Santa Caterina da Siena, ebbe il compito di riportare il Papato a Roma, sua Sede naturale e divina, quasi a voler chiudere un contenzioso che Benedetto XI non riuscì a chiudere, o che forse non gli permisero di chiudere.


Non ci resta che adorare l'arcano Consiglio di Dio, la sublime Divina Provvidenza, che per i peccati degli uomini non volle concedere al mondo il protrarsi del governo di un Pontefice così umile, beato e santo.

Sia di monito a noi oggi ricordare che i Santi li dobbiamo anche meritare, e che se abbandoniamo le vie del Signore, il Signore abbandonerà noi ai nostri progetti che se sono malvagi e perversi non faranno altro che condurci alla rovina.
Certo, il Signore è fedele e proteggerà sempre la Chiesa: Et ego dico tibi: Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam; et portae inferi non praevalebunt adversum eam. /  E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. (Mt.16,18), questo non significa però, che le ingiustizie e le cattive azioni non troveranno spazio, al contrario, la promessa di fedeltà del Signore è stata pronunciata proprio per metterci in guardia dal fatto che solo la Chiesa sarà preservata dalle tenebre, il mondo no.




poichè l'operaio è degno della sua mercede, vi preghiamo di riportare la fonte, quando voleste riportare il testo altrove, e senza estrapolarlo. Grazie!
[Modificato da Caterina63 13/07/2012 21:40]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)