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90° ANNIVERSARIO DELL'ELEZIONE AL SOGLIO PONTIFICIO DI PAPA PIO XI

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Desio
Domenica, 12 febbraio 2012

 

Cari fratelli e sorelle,

ho accolto con gioia l’invito a presiedere questa Celebrazione eucaristica in occasione del 90° anniversario dell’elezione al soglio pontificio di Papa Pio XI, Ambrogio Damiano Achille Ratti, figlio illustre di questa terra. Saluto il Signor Sindaco, le altre Autorità presenti e i membri del Centro Internazionale di Studi e Documentazione Pio XI. A voi tutti che oggi siete convenuti in questa Basilica sono lieto di manifestare la vicinanza del Santo Padre Benedetto XVI, che si unisce spiritualmente al nostro rendimento di grazie; in questa circostanza egli mi ha incaricato di parteciparvi la Benedizione Apostolica, che impartirò al termine della Celebrazione.

Le letture che poco fa abbiamo ascoltato ci invitano a lasciarci guidare dalla fede in ogni situazione della nostra esistenza, a guardare la realtà con gli occhi di Gesù. La pagina del Vangelo di Luca (7,36-50) ci ha proposto la parabola del padrone che condona ai due debitori i rispettivi debiti, richiamandoci innanzitutto a tenere presente che soltanto Dio può conoscere il cuore dell’uomo. A Lui solo è dato di sapere quale sia l’intenzione che lo muove e di entrare nella sua parte più riposta, che è la coscienza umana. Consapevoli del fatto che non ci è possibile conoscere le intenzioni di chi ci sta accanto, ma soltanto vedere le azioni come appaiono esteriormente, comprendiamo che occorre sempre presupporne la buona fede, mentre di giudicare le persone spetta a Dio solo. Altrimenti, si correrebbe il rischio di dare dei giudizi arbitrari e sbagliati. Questo è ciò che accade al fariseo Simone, il quale, considerando quella donna una peccatrice, la giudica semplicemente secondo l’apparenza. A tale errore è poi connesso quello di non considerare che una persona si possa ravvedere e che, a partire da un sincero pentimento, possa cambiare radicalmente la propria condotta di vita. Così Gesù si lascia lavare i piedi dalle lacrime di quella donna, accetta che glieli asciughi coi capelli, che li baci e li cosparga di profumo. Accogliendo in questi gesti il suo atto di pentimento per il male compiuto, le dona il perdono di Dio, perché possa iniziare una vita nuova.

Al fariseo, invece, del quale conosce i pensieri profondi e che si considera giusto dinnanzi a Dio, Gesù racconta la parabola dei due debitori, egualmente impossibilitati a saldare il proprio debito, perché vuole fargli capire che anche lui ha un debito da farsi condonare (se non altro quello di presumersi giusto). E sappiamo come questo sia vero per ogni uomo. È cosa saggia smettere di ritenersi giusti e riconoscere umilmente i propri peccati, ben sapendo che il Signore sovrabbonda di misericordia per chi ritorna a Lui con tutto il cuore. Per questo la Chiesa ci educa a riconoscerci peccatori e bisognosi di perdono; ogni volta che compiamo questo atto di umiltà attestiamo la nostra fede in Gesù e, come la donna del Vangelo, testimoniamo di riporre la nostra fiducia in Colui che può rimettere i peccati.

La consapevolezza di quanto sia grande il debito che ci è stato condonato e di come tale condono sia immeritato, ci pone nella disposizione di chi tutto ha ricevuto gratuitamente e ci fa apprezzare la grazia di Dio, che è la condizione di possibilità di un amore a sua volta davvero gratuito, come è quello del Padre celeste verso tutti i suoi figli.

Carissimi, illuminati dalla divina Parola, volgiamo lo sguardo alla figura del vostro più illustre concittadino. Esattamente 90 anni fa, il 12 febbraio 1922, con la cerimonia dell’Incoronazione, Pio XI dava solennemente inizio al suo ministero di Vescovo di Roma e Sommo Pontefice della Chiesa Universale. Dotato di un’intelligenza viva e brillante e di un carattere fermo e deciso, dopo i periodi della docenza e della reggenza delle Biblioteche Ambrosiana prima e Vaticana poi, fu chiamato dalla Sede Apostolica a svolgere alcune importanti e delicate missioni diplomatiche, nelle quali si spese con coraggio e generosità. Tornato nella terra natìa, per assumere nel 1921 la guida dell’Arcidiocesi ambrosiana, a distanza di pochi mesi fu eletto al soglio dell’Apostolo Pietro. Nel corso dei diciassette anni del suo Pontificato, tristemente attraversati da violente ideologie politiche, quali furono il nazionalsocialismo (con il suo neopaganesimo) e il comunismo (con il suo materialismo ateo), egli si prodigò in un’intensa e coraggiosa azione di difesa dei valori cristiani e non esitò a rivendicare “l’espressa missione” della Chiesa nel primario compito di educare i giovani di fronte ai diversi regimi che cercavano di inculcare le proprie ideologie attraverso un’educazione secolarizzata e, per assicurarsi il controllo delle masse, ricorrevano anche alla forza e, non di rado, alla violenza.

Nella sua Enciclica Divini illius Magistri scrisse che “l'educazione è opera necessariamente sociale, non solitaria. Ora – spiegò con chiarezza Pio XI - tre sono le società necessarie, distinte e pur armonicamente congiunte da Dio, in seno alle quali nasce l'uomo; due società di ordine naturale, quali sono la famiglia e la società civile; la terza, la Chiesa, di ordine soprannaturale” (cfr Enc. Divini illius Magistri: AAS XXI, 1929, p. 7589). Egli riaffermò quindi il dovere della Chiesa di cooperare con la grazia divina per formare uomini e donne autenticamente cristiani.

A tale scopo promosse e diede grande impulso all’Azione Cattolica, intesa quale palestra in cui esercitare le virtù umane e cristiane; a questo compito spronava a dedicarsi con tutte le loro forze i sacerdoti, che sono “per vocazione e mandato divino, i precipui apostoli e gli indefessi promotori dell’educazione cristiana della gioventù” (Enc. Ad Catholici sacerdotii: AAS XVIII, 1936, p. 7).

In questo possiamo vedere un tratto caratteristico del magistero di Papa Pio XI: egli non mancava mai di esaltare nei sacerdoti il compito di prendersi cura del popolo di Dio e di formare alla sua legge le coscienze. A testimonianza di tale stima vorrei ricordare, tra le canonizzazioni da Lui operate, quelle di Giovanni Bosco, Pietro Canisio, Roberto Bellarmino, Giovanni della Croce e del Curato d’Ars.

Un altro caposaldo del magistero di Pio XI fu la difesa della famiglia, fondata sull’unità matrimoniale stabilita da Dio (cfr Enc.Casti connubii: AAS XXII, 1930, pp. 539-592). È interessante notare come, già in quegli anni, con preveggenza profetica, egli esaltasse il sacro vincolo matrimoniale, la paternità e maternità nel disegno di Dio, ma nello stesso tempo denunciasse con veemenza le derive di atteggiamenti edonistici e di malintese emancipazioni, che cercavano di disgregare la famiglia dal suo interno.

Zelante pastore e fedele amministratore dei sacri misteri, Pio XI si era dato come motto “Pax Christi in regno Christi”, «la pace di Cristo nel regno di Cristo», ad affermare il legame indissolubile tra la regalità di Cristo e la pace universale, e ad auspicare che l’annuncio del Vangelo potesse trovare nuovo impulso e la vera pace raggiungere e dimorare nel cuore di ogni uomo. Dedicò una speciale attenzione all’evangelizzazione dei popoli, e nella prospettiva di far accrescere l’attività missionaria dotò la Santa Sede di un modernissimo servizio radiofonico, inaugurato il 12 febbraio 1931-, tale anelito alla pace si colloca nel contesto del primo dopoguerra: le mai sopite tensioni tra gli Stati europei e la crisi economica che si stava abbattendo in quegli anni sul vecchio Continente, rendendo le condizioni di vita sempre più difficili, facevano sorgere lo spettro di un ulteriore conflitto armato. Da qui i ripetuti richiami del Pontefice a favore della pace, così fortemente insidiata.

Di uguale spessore la preoccupazione per la cosiddetta “questione sociale”, che Pio XI, nel quarantesimo anno dalla Rerum Novarum di Leone XIII, volle porre nuovamente al centro dell’attenzione, riproponendo e approfondendo gli insegnamenti del predecessore e ribadendo la premura della Chiesa per tutti i suoi figli, specie per quelli più svantaggiati (cfr Enc. Quadragesimo anno: AAS XXIII, 1931, pp. 177-232). Un aspetto di tale insegnamento vorrei sottolineare: nel sostenere la necessità di regolare l’ordinamento economico moderno secondo i precetti della retta ragione, ossia della filosofia sociale cristiana, egli sostiene che il capitale, così come il lavoro, hanno al tempo stesso una natura individuale e sociale, e indica in questa doppia natura la fonte del diritto di tutti - tanto dei salariati, quanto dei proprietari - di potersi giovare della ricchezza prodotta; e nell’ottemperare a tale norma di equità è possibile evitare sia l’estremo dell’individualismo che quello del collettivismo. Attraverso questo pronunciamento, ancora una volta la Chiesa ribadiva quei principi che devono regolare la distribuzione delle ricchezze e riproponeva con forza la necessità di quella giustizia sociale che è espressione precipua del Vangelo.

Carissimi, nel rendere grazie con voi al Signore per il Papa Pio XI, invoco su questa Comunità e su tutte le vostre famiglie la materna intercessione della Vergine Maria; Lei, che è nostra madre, ci guidi e ci sostenga, perché possiamo vivere sempre più “nella fede del Figlio di Dio” (Gal 2, 20).

 

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)