00 21/12/2010 10:33


Rubiamo al blog monsguidomarini.blogspot.com la bella intervista al Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Papali, p
ubblicata dal quotidiano Avvenire e tutta dedicata al periodo dell'Avvento:




Il significato dell'Avvento: intervista per "Avvenire" di Mons. Guido Marini


Qual è il significato dell’Avvento ?
L’Avvento è il tempo dell’attesa. Dell’attesa che fa riferimento a una venuta, quella del Signore Gesù, il Figlio di Dio, l’unico Salvatore del mondo. Il popolo cristiano, in questo tempo forte dell’anno liturgico, vive la propria fede rinnovando la consapevolezza gioiosa di una triplice venuta del Signore, quella di cui parlano anche i Padri della Chiesa.
Una prima venuta, della quale fare grata memoria, è quella del Figlio di Dio nella storia degli uomini, al momento dell’Incarnazione. Una seconda venuta è quella che si realizza nell’oggi della vita, e che è incessante. Essa prende forma in una molteplicità di modi, a cominciare dall’Eucaristia, presenza reale del Signore in mezzo ai suoi, per continuare con i sacramenti, la parola della divina Scrittura, i fratelli, soprattutto se piccoli e bisognosi. Una terza venuta, da attendere nella speranza, è quella che si realizzerà alla fine dei tempi, quando il Signore ritornerà nella gloria e tutto sarà ricapitolato in lui.
Così, nel tempo dell’Avvento il popolo cristiano è chiamato a rinnovare la consapevolezza che la sua vita è tutta contenuta nel mistero di Cristo, Colui che era, che è e che viene. Anche per questo, l’Avvento è un tempo marcatamente “mariano”. La SS. Vergine è colei che in modo unico e irripetibile ha vissuto l’attesa del Figlio di Dio, è colei che in modo singolare è tutta contenuta nel mistero di Cristo.

In che modo i singoli fedeli e le comunità cristiane possono aiutarsi a vivere meglio questo momento forte del tempo liturgico della Chiesa?
Entrando in questo tempo con l’atteggiamento interiore di chi si prepara a vivere un periodo di conversione e di rinnovamento, orientando con decisione la propria vita al Signore Gesù.
La Chiesa, con l’anno liturgico, ci offre periodicamente la grazia di vivere momenti spiritualmente forti, occasioni propizie per ritrovare lo slancio del cammino verso la santità. Nell’Avvento un tale slancio ha un tono singolare, che è quello della gioia. La gioia al pensiero che il Signore si è già mostrato nel suo volto di amore misericordioso e inimmaginabile. La gioia al pensiero che il Signore è nostro contemporaneo e vicino oggi, nel presente della nostra esistenza, nella quotidianità semplice delle nostre giornate. La gioia al pensiero che il futuro non è avvolto nell’oscurità, ma risplende della luce del Cielo di Dio in Cristo.
Tutto questo diventa esperienza di vita anche in virtù di un cammino personale e comunitario di conversione, fatto di una più intensa e prolungata preghiera, di una qualche forma penitenziale e di distacco dalla mentalità del secolo presente, di una carità più generosa e autenticamente cristiana.

Quali sono le caratteristiche delle celebrazioni in questo periodo?
La liturgia, per il tramite dei riti e delle preghiere, conduce alla partecipazione attiva del mistero celebrato. Pertanto, nella celebrazioni del tempo di Avvento, deve trasmettere il senso dell’attesa tipico dell’Avvento. Lo deve fare con le sue preghiere, con il suo canto, con il suo silenzio, con i suoi colori e con le sue luci. In tutto deve farsi presente il mistero del Signore che viene, lui che è il Principio e la Fine della storia; in tutto deve rendersi in qualche modo toccabile la gioia vera e sobria della fede; in tutto deve trasparire l’impegno per il cambiamento del cuore e della mente per un’appartenenza più radicale a Dio.

E quali le particolarità delle liturgie pontificie?
Se pure in un contesto peculiare, quale quello dovuto alla presenza del Santo Padre, le liturgie pontificie non possono che presentare le caratteristiche tipiche di questo tempo dell’anno. Con una nota in più: quello della esemplarità. Perché non è mai da dimenticare che le celebrazioni presiedute dal Papa sono chiamate a essere punto di riferimento per l’intera Chiesa. E’ il Papa il Sommo Pontefice, il grande liturgo nella Chiesa, colui che, anche attraverso la celebrazione, esercita un vero e proprio magistero liturgico a cui tutti devono rivolgersi.

Quest'anno in particolare la liturgia dei primi Vespri di Avvento è inserita in una "Veglia per la vita nascente". Qual è il significato di questo particolare "abbinamento"?
Si tratta di un abbinamento che si sta rivelando felice. L’iniziativa di una “Veglia per la vita nascente”, promossa dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, viene in tal modo a inserirsi nella celebrazione di inizio dell’Avvento, un tempo quanto mai indicato per il richiamo al tema della vita. L’Avvento è il tempo dell’attesa di Maria, che portava nel grembo il Verbo di Dio fatto carne. L’Avvento è l’attesa della Vita vera, quella che si è manifestata nel Figlio di Dio fatto uomo, pienezza e compimento del disegno di Dio sull’umanità. In quella Vita, apparsa a Betlemme, ha trovato significato nuovo e definitivo la dignità di ogni vita umana. Così, davvero, pregare per la vita nascente, nel contesto della celebrazione dei Primi Vespri per l’inizio dell’anno liturgico, risulta significativo e provvidenziale.

Gianni Cardinale


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Intervista a mons. Guido Marini

«Con il Papa nel mistero dell’Incarnazione»

Parla Marini, maestro delle celebrazioni pontificie
GIANNI CARDINALE

I
l tempo di Natale è ricco di momenti liturgici particolarmente significativi, celebrati da Benedetto XVI in maniera particolarmente solenne. Ne parliamo con monsignor Guido Marini, Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. «Le celebrazioni liturgiche del tempo di Natale – ci dice –, a cominciare dalla Messa della Notte, conducono i fedeli alla contemplazione del mistero dell’Incarnazione. La Chiesa rimane ancora una volta incantata dalla bellezza del mistero di Dio che si rivela come 'Dio con noi', grande e sorprendente nell’amore, il Salvatore. Se c’è una nota tipica della celebrazione eucaristica della Notte, pertanto, questa è lo stupore. E, di conseguenza, della gratitudine in cui sovrabbonda la gioia».

- Ci sono state delle 'novità' introdotte da Benedetto XVI?
Non particolarmente. Vale la pena, forse, ricordare che anche quest’anno la Kalenda, ovvero l’annuncio solenne del Natale, per qualche tempo collocata all’interno della Messa, è cantata al termine della veglia di preghiera. Allo stesso modo, l’omaggio floreale dei bambini al Bambino Gesù, una volta collocato al canto del «Gloria», è ora previsto al termine della Celebrazione eucaristica, quando il Santo Padre si ferma davanti al presepio.

- Il giorno di Natale il Papa imparte la benedizione «Urbi et Orbi». Si tratta di un gesto liturgico?

Si tratta di una benedizione particolarmente solenne, alla quale è legata anche l’Indulgenza plenaria. È un atto natalizio molto suggestivo, anche perché il Santo Padre si rivolge al mondo intero e a tutti i popoli, come è suggerito dalle moltissime lingue nelle quali è formulato l’augurio natalizio.

- Il 31 dicembre Benedetto XVI guida il tradizionale «Te Deum». Qual è il significato di questa celebrazione?

Ricordo anzitutto che il canto del «Te Deum» è collocato al termine della celebrazione dei Vespri. Alla conclusione di un anno, la Chiesa si rivolge al Signore, prostrandosi in adorazione davanti al Santissimo Sacramento esposto e innalza il suo rendimento di grazie. In tal modo la Chiesa riconosce, nell’anno che è passato, la presenza e l’opera del Dio provvidente e buono. Allo stesso tempo la Chiesa avverte l’esigenza di invocare la misericordia di Dio per i peccati dei suoi figli che, con umile e rinnovata speranza, guardano all’anno che verrà. Dando voce a questi movimenti del cuore, così termina il canto del «Te Deum»: «Pietà di noi, Signore, pietà di noi. Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno».

- Il 1° gennaio si celebra la Giornata mondiale della pace. Qual è il senso liturgico di quello
che viene laicamente definito il Capodanno?

Anzitutto non si deve dimenticare che il primo giorno dell’anno, liturgicamente, è la solennità della Santissima Madre di Dio. Lo ricordava bene il venerabile Paolo VI nel Messaggio della prima Giornata mondiale della pace. Il senso liturgico del «Capodanno» è quello di ritrovare in Cristo, il principe della pace, la vera sorgente della pace nei cuori, tra i popoli e le nazioni. E Maria, che è la Madre del Signore, la invochiamo perché ci ottenga per l’anno che verrà, con la sua materna e potente intercessione, il dono della pace.

- Il 6 gennaio è la solennità dell’Epifania. Qual è il significato autentico di questa festa?

L’Epifania è il giorno nel quale la Chiesa celebra la «manifestazione» del Signore ai Magi dell’Oriente. Quegli antichi saggi, nei quali troviamo rappresentate tutte le genti di ogni nazione e di ogni epoca, riconoscono nel Bambino di Betlemme il Signore, il Re che salva con la sua Passione. In questo senso il 6 gennaio è il giorno in cui la Chiesa vive con particolare intensità la sua dimensione cattolica, universale. Gesù Cristo è l’unico e vero Salvatore del mondo. Ogni uomo ha bisogno di Lui per trovare se stesso ed essere salvo. E i suoi discepoli avvertono con nuova intensità la forza del mandato, che li vuole impegnati nell’annuncio del Vangelo fino ai confini della terra. Mi pare interessante anche ricordare che, in questa solennità, la liturgia prevede il cosiddetto «Annunzio della Pasqua». In tal modo appare chiaro che la manifestazione ai Magi è il primo atto di una sequenza di epifaniemanifestazioni, che sono il tessuto dell’intera esistenza terrena di Cristo.

- Infine la domenica 9 gennaio, festa del Battesimo del Signore, il Papa celebra nella Cappella Sistina. Anche quest’anno la celebrazione sarà «versus altarem» [versus altarem? Perché, la Messa faccia al popolo non è anch'essa verso l'altare?]?

Anche quest’anno il Santo Padre, amministrando il Battesimo a 22 bambini, celebrerà rivolto al Crocifisso, la parte della Liturgia Eucaristica. Non deve destare alcuna meraviglia che, per non alterare la bellezza e l’armonia architettonica di una cappella come la Sistina, si celebri all’altare antico, come d’altronde è previsto dalla vigente normativa liturgica. D’altra parte è ormai stato ampiamente chiarito, anche in forma ufficiale, che la celebrazione della Messa, teologicamente e spiritualmente parlando, è sempre rivolta al Signore, anche quando, come è entrato nell’uso, si parla di celebrazione «verso il popolo», a motivo della posizione abituale del celebrante rispetto all’assemblea. È questa la ragione per la quale il Santo Padre, anche quando celebra la Messa rivolto verso i fedeli, ha sull’altare davanti a sé il Crocifisso, segno che orienta al Signore celebrante e assemblea.

-Una curiosità. Benedetto XVI indossa spesso vesti liturgiche particolarmente solenni e impegnative. Con quale criterio vengono scelte?

A dire il vero la curiosità sarebbe se il Santo Padre, e analogamente qualunque altro celebrante, dovesse indossare vesti liturgiche sciatte e banali [sublime risposta, nella sua disarmante ovvietà. Ma la domanda è più che legittima: il passato, prima dell'arrivo dell'intervistato, purtroppo ci ha abituato a molte sgradite 'curiosità']. Nella liturgia tutto deve dare forma a quella bellezza semplice e nobile che è capace di richiamare la bellezza del mistero di Dio. Vale la pena ricordare quanto il Santo Padre ebbe a dire durante il suo viaggio apostolico in Francia, nella Cattedrale di Notre Dame: «La bellezza dei riti non sarà certamente mai abbastanza ricercata, abbastanza curata, abbastanza elaborata, poiché nulla è troppo bello per Dio, che è la Bellezza infinita».

Fonte: Avvenire 24 dicembre 2010

[Modificato da Caterina63 25/12/2010 19:59]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)