"Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore"
2 Corinzi 3; 17-18
C'è spesso tra gli uomini una sottile malinconia, un disagio, la sensazione di non essere mai a casa propria: da quando l'uomo non abita più nel giardino dell'Eden si sente in esilio, prigioniero in una terra non sua.
Lo Spirito è venuto per aprirci gli occhi e mostrarci che le nostre catene sono solo immaginarie. "Tu puoi scegliere il Bene": questo è il suo messaggio.
Nel Nuovo Testamento, dove l'azione dello Spirito è più palese, non vi sono rigidi precetti da osservare meccanicamente; vi regna la Grazia divina, il dovere è prima di tutto una sorprendente possibilità.
Cosa vuol dire dunque "camminare secondo lo Spirito"? Significa amare Dio e manifestare questo nostro amore con la preghiera, significa assecondare i desideri dell'anima che immancabilmente ci conduce verso l'alto perché sente di appartenere a Lui e a Lui di dover ritornare.
Con i "Dieci Comandamenti" Dio aveva consegnato a Mosè dieci importanti leggi che stringevano ancora di più il vincolo tra il Signore e il suo popolo. Ma erano ancora disposizioni "imperfette", adatte a persone che per lunghi anni non avevano conosciuto altre forme di potere se non lo schiocco della frusta degli inviati dei Faraoni. Mancava ancora dispiegata in tutta la sua interezza la Grazia dello Spirito Santo, che non soltanto permette di riconoscere il Bene ma dona anche la forza e la capacità di perseguirlo. Si tratta di un principio interiore di comportamento, non di una legge che costringe dall'esterno.
Tuttavia la "Legge delle Tavole" rimane la prima tappa del cammino verso il Regno; Gesù infatti non ripudia le leggi dei Padri, ma aggiunge un nuovo capitolo nella storia della Salvezza.
"Ecco verranno giorni -dice il Signore- nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò un'alleanza nuova. Non come l'alleanza che ho concluso con il oro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, una alleanza che essi hanno violato, benché io fossi loro Signore. Parola del Signore. Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo."
Geremia 31; 21-33
Pronunciano le cosiddette "Beatitudini" Cristo non vuole creare una contraddizione o contrapposizione tra legge esteriore e legge interiore, cerca solamente di mettere in primo piano la vita secondo lo Spirito. Le leggi del Decalogo svolgono un ruolo di insegnamento, sono uno strumento che serve ad indicare ciò a cui porta la Grazia dello Spirito Santo, ma senza questo principio interiore le norme morali scritte non otterrebbero altro se non inadempienza e trasgressione.
Nella lettera ai Galati San Paolo annuncia la liberazione degli uomini, per opera del Signore, dai vincoli "degli elementi del mondo", intendendo con questa espressione tutte quelle prescrizioni legali dei Giudei con le quali Dio educava un popolo ancora immaturo.
"Ecco, io faccio un altro esempio: per tutto il tempo che l'erede è fanciullo, non è per nulla differente da uno schiavo, pure essendo padrone di tutto; ma dipende da tutori e amministratori, fino al termine stabilito dal padre. Così anche noi quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio."
Galati 4; 1-7
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!
1 Corinzi 13; 1-13