00 18/06/2012 21:28
[SM=g1740733]alcune piccole ma grandi perle dagli Aneddoti di Rino Cammilleri


Per motivi ideologici sarei di principio a favore del federalismo. Peccato che avrebbe dovuto essere attuato fin dal 1861. Per un secolo e mezzo si è invece proceduto col centralismo giacobino alla francese. La parentesi fascista non è stata una parentesi ma una continuazione-esasperazione.
Epperò la dittatura era realmente efficiente al livello amministrativo-welfare (è il motivo per cui ancora oggi la figura di Mussolini gode di vasto credito, sebbene tacito e reticente). Oggi, tuttavia, non so se la delocalizzazione del potere sia un bene.
Anzi, lo so: ieri (sabato pomeriggio) sono andato per vetrine nella cittadina in cui passo l’estate e ho trovato parcheggi a due euro (quattromila lire) l’ora dappertutto. Per finanziare cartelloni elettronici che ti danno in tempo reale la «qualità dell’aria» e ti consigliano di smettere di fumare. Feste e fiere a ogni piè sospinto, con conseguente blocco o deviazione della circolazione.
Magari per le manifestazioni dei c.d. centri sociali che, poverini, hanno il diritto di sfilare con i loro camion-discoteca a tutto volume, e magari di imbrattare (se non peggio). Una raccolta differenziata ossessiva (senza alcuna diminuzione della tassa per i rifiuti) e guai se ti scordi il giorno in cui devi mettere fuori l’«umido». Si potrebbe creare posti di lavoro di «differenziatori», invece lo si fa fare al cittadino e a spese sue. Il fascismo era altrettanto salutista ma mandava la gente al mare gratis e, se obbligava alle adunate, almeno ti passava l’uniforme.
E faceva per gli studenti e le famiglie quel che la democrazia non ha mai fatto. Nostalgico? Di che? Io non c’ero. Però la democrazia ecologica e più spietata, in quanto a fisco, del Re Sole, assomiglia sempre più a una dittatura ideologica diffusa, per cui non sai con chi prendertela.
Bah, il resto mettetecelo voi.
Intanto vi segnalo il libro di Francesca Pannuti «Il pensiero amante» (filosofico) con prefazione del vescovo Negri (edizioni IF Press).


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In un suo articolo (sull’Africa islamica) del 13 maggio 2012 sul sito «L’Occidentale», la specialista Anna Bono scrive tra l’altro: «La propaganda terzomondista (…), che accusa l’Occidente di tutti i mali sofferti dagli africani negli ultimi sei secoli, rende credibile che sia bene respingere la cultura occidentale in ogni sua espressione anche marginale: persino l’uso dell’orologio da polso, che difatti Boko Haram, il movimento integralista nigeriano, non ammette, mentre l’algerino Al Qaeda nel Maghreb islamico impone che venga indossato al polso destro, per non imitare gli occidentali».

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la vera storia di John Brown che gli U.S.A. non amano dire

Nell’ottobre 1859, John Brown e diciannove seguaci sequestrarono l’arsenale federale di Harpers Ferry, in Virginia, allo scopo di armare gli schiavi negri e indurli all’insurrezione. Circondati dai cittadini, dalla Guardia Nazionale e dai soldati federali, risposero al fuoco. Dieci furono uccisi. John Brown e altri sei impiccati.
Durante la successiva Guerra di Secessione nacque la famosa canzone nordista John Brown’s Body. Eppure, il famoso scrittore Nathaniel Hawthorne (autore della celebre Lettera scarlatta) ebbe a dire che «mai nessuno fu impiccato più giustamente».
Quattro anni prima, John Brown, «che era quasi certamente pazzo», aveva compiuto un efferato massacro a Potatawomie Creek in Kansas. Brown, «che si credeva investito di una missione divina: distruggere la schiavitù», con i suoi uomini attaccò cinque famiglie. Nessuna di esse possedeva schiavi ma era legata politicamente alla fazione secondo Brown «sbagliata».
I capi famiglia furono trascinati fuori di casa e trucidati sotto gli occhi atterriti dei familiari.
Cfr. Thomas E. Woods Jr., Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America (D’Ettoris Editori), pp. 104-105.



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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)