00 02/03/2011 09:46

Magistrale intervento di Benedetto XVI "l'innovatore" sul tema "Linguaggio e comunicazione"

"Occorre avere il coraggio di pensare in modo più profondo ... il rapporto tra la fede, la vita della Chiesa e i mutamenti che l’uomo sta vivendo". E' un discorso di alto contenuto quello che Sua Santità Benedetto XVI ha tenuto, presso la Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, lunedì 28 febbraio ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, convocata a Roma fino al 3 marzo sul tema "Linguaggio e comunicazione". E la frase che abbiamo messo in evidenza è un buon prologo di tutto ciò.

Il Santo Padre dimostra di conoscere appieno il mondo della comunicazione e, un pò a sorpresa, rispetto a quello che è il comune pensare, Benedetto XVI si dimostra attento all'evoluzione informatica della nostra società, una "rivoluzione" però da coniugare col l'imprescindibile messaggio cristiano. Se le nuove tecnologie non solo cambiano il modo di comunicare, ma stanno operando una vasta trasformazione culturale e si va sviluppando un nuovo modo di apprendere e di pensare, il Papa sottolinea che ci sono "inedite opportunità di stabilire relazioni e costruire comunione", "sempre nella modalità del linguaggio, inteso naturalmente in senso lato, non solo verbale".

E qui inizia la vera e propria breve lezione di comunicazione del Santo Padre. Scrive, infatti, che "il linguaggio non è un semplice rivestimento intercambiabile e provvisorio di concetti, ma il contesto vivente e pulsante nel quale i pensieri, le inquietudini e i progetti degli uomini nascono alla coscienza e vengono plasmati in gesti, simboli e parole. L’uomo, dunque, non solo «usa» ma, in certo senso, «abita» il linguaggio... I nuovi linguaggi che si sviluppano nella comunicazione digitale determinano, tra l’altro, una capacità più intuitiva ed emotiva che analitica, orientano verso una diversa organizzazione logica del pensiero e del rapporto con la realtà, privilegiano spesso l’immagine e i collegamenti ipertestuali. La tradizionale distinzione netta tra linguaggio scritto e orale, poi, sembra sfumarsi a favore di una comunicazione scritta che prende la forma e l’immediatezza dell’oralità. Le dinamiche proprie delle «reti partecipative», richiedono inoltre che la persona sia coinvolta in ciò che comunica. Quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse e la loro visione del mondo: diventano «testimoni» di ciò che dà senso alla loro esistenza".
 
Naturalmente il Santo Padre sottolinea i rischi che si corrono: "la perdita dell’interiorità, la superficialità nel vivere le relazioni, la fuga nell’emotività, il prevalere dell’opinione più convincente rispetto al desiderio di verità". Tuttavia, ed è qui un importante passaggio del Papa, questi rischi sono "la conseguenza di un’incapacità di vivere con pienezza e in maniera autentica il senso delle innovazioni". "Ecco perché la riflessione sui linguaggi sviluppati dalle nuove tecnologie è urgente". E il Papa aggiunge che il punto di partenza è la stessa Rivelazione "che ci testimonia come Dio abbia comunicato le sue meraviglie proprio nel linguaggio e nell’esperienza reale degli uomini, «secondo la cultura propria di ogni epoca» ... fino alla piena manifestazione di sé nel Figlio Incarnato. La fede sempre penetra, arricchisce, esalta e vivifica la cultura, e questa, a sua volta, si fa veicolo della fede, a cui offre il linguaggio per pensarsi ed esprimersi. È necessario quindi farsi attenti ascoltatori dei linguaggi degli uomini del nostro tempo, per essere attenti all’opera di Dio nel mondo".

"Quali sfide il cosiddetto «pensiero digitale» pone alla fede e alla teologia? Quali domande e richieste?". Questo si chiede Benedetto XVI e la risposta è la seguente: "Il mondo della comunicazione interessa l’intero universo culturale, sociale e spirituale della persona umana. Se i nuovi linguaggi hanno un impatto sul modo di pensare e di vivere, ciò riguarda, in qualche modo, anche il mondo della fede, la sua intelligenza e la sua espressione. La teologia, secondo una classica definizione, è intelligenza della fede, e sappiamo bene come l’intelligenza, intesa come conoscenza riflessa e critica, non sia estranea ai cambiamenti culturali in atto. La cultura digitale pone nuove sfide alla nostra capacità di parlare e di ascoltare un linguaggio simbolico che parli della trascendenza. Gesù stesso nell’annuncio del Regno ha saputo utilizzare elementi della cultura e dell’ambiente del suo tempo: il gregge, i campi, il banchetto, i semi e così via. Oggi siamo chiamati a scoprire, anche nella cultura digitale, simboli e metafore significative per le persone, che possano essere di aiuto nel parlare del Regno di Dio all’uomo contemporaneo. È inoltre da considerare che la comunicazione ai tempi dei «nuovi media» comporta una relazione sempre più stretta e ordinaria tra l’uomo e le macchine, dai computer ai telefoni cellulari, per citare solo i più comuni".

Ed arriviamo ad una domanda che aspetta una risposta profetica: "Quali saranno gli effetti di questa relazione costante?". La risposta del Papa è chiara: "è proprio l’appello ai valori spirituali che permetterà di promuovere una comunicazione veramente umana: al di là di ogni facile entusiasmo o scetticismo, sappiamo che essa è una risposta alla chiamata impressa nella nostra natura di esseri creati a immagine e somiglianza del Dio della comunione. ... il contributo dei credenti allora potrà essere di aiuto per lo stesso mondo dei media, aprendo orizzonti di senso e di valore che la cultura digitale non è capace da sola di intravedere e rappresentare". Infine il Papa conclude ricordando la figura del gesuita evangelizzatore della Cina, padre Matteo Ricci, che "nella sua opera di diffusione del messaggio di Cristo ha considerato sempre la persona, il suo contesto culturale e filosofico, i suoi valori, il suo linguaggio, cogliendo tutto ciò che di positivo si trovava nella sua tradizione, e offrendo di animarlo ed elevarlo con la sapienza e la verità di Cristo".

E adesso tocca a noi cattolici digitali mettere in pratica gli insegnamenti del successore di Pietro, del "dolce Cristo in terra".

MATTEO ORLANDO





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)