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RIEPILOGO E CONCLUSIONE:

“Il popolo di Dio - continua il pontefice - ha manifestato in molti modi la sua venerazione per Giovanni Paolo II”. E’ per questo che - puntualizza - “nel doveroso rispetto della normativa della Chiesa”, la sua causa di beatificazione è proceduta “con discreta celerità”. Ora che il suo iter è terminato può finalmente dare l’annuncio: “Ecco che il giorno atteso è arrivato; è arrivato presto, perché così è piaciuto al Signore: Giovanni Paolo II è beato!”. Esplode incontenibile l’applauso dei pellegrini. Ratzinger ringrazia, come pure i capi di Stato e di governo e gli uomini di Chiesa che sono giunti a Roma da ogni parte del mondo per partecipare a questa beatificazione che - lo chiarisce - riguarda le virtù eroiche dell’uomo di Dio per la testimonianza di fede straordinaria offerta nella sua vita e nella sua malattia, ma anche il pontefice.

”Giovanni Paolo II è beato per la sua fede, forte e generosa, apostolica”. Ricorda la sua devozione e il suo affidamento a Maria, il suo “Totus Tuus”. Il suo essere stato uomo del Concilio Vaticano II e quindi il suo grande merito: l’aver traghettato la Chiesa verso il Terzo Millennio. E’ la sfida anche politica e culturale del Papa polacco, enunciata nella sua prima messa solenne in Piazza San Pietro, con le memorabili parole. Le ricorda: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”.

Appaiono riproposte lungo il colonnato del Bernini. “Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti - aggiunge Ratzinger - , egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile”. E’ in polacco che Papa Benedetto spiega cosa sia stato. “Con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana, questo esemplare figlio della Nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia di libertà”.

E’ la sfida non solo religiosa, ma culturale,sociale e politica condotta contro i regimi dell’Est comunista. “Karol Wojtyła salì al soglio di Pietro - spiega Ratzinger - portando con sé la sua profonda riflessione sul confronto tra il marxismo e il cristianesimo, incentrato sull’uomo. Il suo messaggio è stato questo: l’uomo è la via della Chiesa, e Cristo è la via dell’uomo. Con questo messaggio, che è la grande eredità del Concilio Vaticano II e del suo “timoniere” il Servo di Dio Papa Paolo VI, Giovanni Paolo II ha guidato il Popolo di Dio a varcare la soglia del Terzo Millennio”. Il merito che Papa Ratzinger e la Chiesa riconoscono a Karol Wojtyla è quello di aver ridato alla Chiesa e al Cristianesimo “un rinnovato orientamento al futuro, il futuro di Dio, trascendente rispetto alla storia, ma che pure incide sulla storia”.

“Quella carica di speranza – aggiunge il pontefice - che era stata ceduta in qualche modo al marxismo e all’ideologia del progresso, egli l’ha legittimamente rivendicata al Cristianesimo, restituendole la fisionomia autentica della speranza, da vivere nella storia con uno spirito di “avvento”, in un’esistenza personale e comunitaria orientata a Cristo, pienezza dell’uomo e compimento delle sue attese di giustizia e di pace”.

E’ il programma del lungo “regno” di Giovanni Paolo II. L’ultima parte dell’omelia Papa Ratzinger l’ha dedicata al suo personale rapporto con il suo predecessore. “Per 23 anni ho potuto stargli vicino e venerare sempre più la sua persona. Il mio servizio è stato sostenuto dalla sua profondità spirituale, dalla ricchezza delle sue intuizioni. L’esempio della sua preghiera mi ha sempre colpito ed edificato: egli si immergeva nell’incontro con Dio, pur in mezzo alle molteplici incombenze del suo ministero”. L’ultimo ringraziamento a Karol Wojtyla è stato per la testimonianza offerta nella sofferenza.

“Il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma egli è rimasto sempre una “roccia”. La sua profonda umiltà, radicata nell’intima unione con Cristo, gli ha permesso di continuare a guidare la Chiesa e a dare al mondo un messaggio ancora più eloquente proprio nel tempo in cui le forze fisiche gli venivano meno”. E’ una conclusione che suona come una secca risposta a chi ha denunciato nella fase più grave della sua malattia un pericolo vuoto nel governo della Chiesa. Tanto più che Ratzinger aggiunge: “Così egli ha realizzato in modo straordinario la vocazione di ogni sacerdote e vescovo: diventare un tutt’uno con quel Gesù, che quotidianamente riceve e offre nell’Eucaristia”.

Alla fine, commosso, Benedetto XVI lo ha invocato. “Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua – ti preghiamo – a sostenere dal Cielo la fede del Popolo di Dio. “Santo Padre ci benedica” ha aggiunto a braccio. Alla preghiera del Regina Coeli il Papa ha ringraziato i presenti, i capi di Stato a partire dal presidente Giorgio Napolitano che poi ha incontrato brevemente con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, le autorità, i vescovi, i religiosi e le religiose, i pellegrini, i volontari e tutti coloro che hanno collaborato a questi giorni di festa che si sono conclusi oggi con la messa di ringraziamento presieduta dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone.

Ora cominciamo a mettere in pratica il Magistero di Giovanni Paolo II soprattutto quello contro l'aborto, contro il divorzio, contro le provocazioni degli ambienti omosessualisti, contro ogni falsa etica e falsa morale... ricordando le parole di Benedetto XVI:

“Con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana, questo esemplare figlio della Nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia di libertà”.






Circa la beatificazione di Giovanni Paolo II

da Cordialiter:

In questi giorni, in molti si stanno dichiarando super devoti di Papa Wojtyła. Benissimo, ma costoro dovrebbero cercare di condividere i suoi insegnamenti (almeno quelli moralmente vincolanti), altrimenti la loro “devozione” non si capisce su che cosa sia basata.

A che serve gridare “santo subito!”, se poi si calpestano i suoi insegnamenti? Ricordo che Giovanni Paolo II ha ribadito l'immoralità dell'aborto, del divorzio, degli anticoncezionali, dei rapporti sessuali tra fidanzati, dell'inseminazione artificiale, delle unioni omosessuali “more uxorio”, degli abusi liturgici, delle “ordinazioni sacerdotali” femminili e di tante altre cose.

Chi vuole onorare Giovanni Poalo II deve vivere in maniera veramente cristiana, anziché applaudire alla sua beatificazione ma vivendo come un “senza Dio”.



[Modificato da Caterina63 02/05/2011 17:56]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)