00 21/01/2011 10:27

“Perché restiamo cattolici e papisti ma non amiamo i cocktail religiosi”

Il giornale on line Il Predellino ha intervistato Mario Palmaro e Alessandro Gnocchi, autori dello splendido volume “Viva il Papa”, pubblicato recentemente da Vallecchi. L’intervista aiuta a comprendere cosa si muova all’interno della Chiesa e cosa abbia spinto alcuni intellettuali cattolici tra cui appunto Palmaro e Gnocchi, a firmare un appello al Santo Padre sui rischi dell’annunciato raduno religioso di Assisi.

si legga anche:

Uno, nessuno, centomila (Assisi).

Le firmatarie dell'appello per Assisi scrivono a Messainlatino

Santità, abbiamo paura per l'incontro di Assisi




di Andrea Camaiora


Certo che voi due amate proprio sollevare polemiche. L'appello che avete firmato con altri sul Foglio ha fatto scoppiare un putiferio. Avete scandalizzato gli opinionisti cattolici più gettonati. Non ditemi che non ci avevate pensato prima!

Ciascuno di noi due è dotato di una moglie, regolarmente denunciata, che questa domanda l’ha posta prima della pubblicazione della lettera. Vinte le obiezioni delle legittime consorti, abbiamo scritto e firmato ugualmente il documento per un semplice motivo: crediamo che non ci sia nulla di scandaloso nel fatto che dei figli parlino a loro padre. Questo è l’animo con cui quel documento è stato pensato, scritto e pubblicato. Qualcuno può forse impedire a un figlio di dire ciò che pensa a suo padre? Ci pare proprio di no. Improvvisamente abbiamo scoperto di avere tanti fratelli toccati dalla sindrome del fratello maggiore un po’ bisbetico, forse facili alla censura quel tantino che basta ai fratelli minori per invidiare per un attimo, ma solo per un attimo, lo scriva, i figli unici. Perché a noi piacciono le famiglie numerose. Piuttosto, se c’è qualcosa che deve stupire in proposito, sta nelle reazioni davvero spropositate. Evidentemente abbiamo toccato dei nervi scoperti, ma non certo quelli del Santo Padre.

Dicono siate dei presuntuosi che vogliono insegnare al Papa a fare il Papa…

Hanno detto di peggio. Hanno detto persino che avremmo voluto intimidire il Papa. Alberto Melloni, il capofila del progressismo cattolico alla bolognese, sul “Corriere della Sera”, ci ha gratificato di “zelo untuoso e cortigiano” capace di “adulazione intimidatoria” e di “ricatto laudativo”. Non solo: ha ipotizzato pure “qualche sponda interna alle Congregazioni vaticane”. Troppa grazia san Melloni. Il fatto invece, ribadiamo, è molto semplice. Il Santo Padre, che è nostro Padre almeno quanto lo è del professor Melloni, annuncia una decisione che pertiene al governo della Chiesa e non al magistero. Alcuni suoi figli, ripensando alla storia recente della Chiesa, si preoccupano di alcune possibili conseguenze e, legittimamente, poiché si tratta di un atto di governo, pensano di esprimere i loro timori. Ebbene, a chi dovevano scrivere? Al maresciallo dei carabinieri? O al professor Melloni? O, magari, andare per via gerarchica cominciando dal proprio parroco, che avrebbe sottoposto la questione al consiglio pastorale, poi si sarebbe consultato con il vicario e, in attesa di una risposta che non sarebbe mai arrivata, avrebbe lanciato messaggi subliminali durante tutte le omelie da qui all’eternità? Il bello della Chiesa è che ciascun cattolico può ricorrere all’istanza suprema. Certo, sono molti, troppi, quelli che sono abituati a seguire vie oblique, a giocare di sponda e, proprio per questo, pensano che gli altri agiscano come loro. Così, se qualcuno va per la via diritta spariglia e rovescia il banco. Ma adesso permette che le facciamo noi una domanda?

A questo punto…

Ha notato che gli attacchi sono venuti, come nella miglior tradizione, dal fronte progressista e da quello conservatore? Nell’avanspettacolo napoletano di venerata memoria, questa si chiama “carrettella di andata e ritorno”. Siccome l’avanspettacolo è una scienza esatta e, quindi, ama le simmetrie, abbiamo visto i progressisti come il buon Melloni trasformarsi accesi papisti reazionari e abbiamo visto i conservatori ergersi a difensori della deriva progressista purché paludata in manifestazioni esteriori accettabili a palati di media esigenza. Nella realtà, nessuno è entrato davvero in argomento. Nessuno ha portato un’obiezione che fosse una alle nostre osservazioni. Nessuno si è preso la briga di notare che nel testo sono citati fior di documenti del magistero, da Leone XIII a Pio XI. Il massimo che hanno saputo fare è stato quello dire che, dato quanto scritto da Benedetto XVI prima e dopo la sua elezione al soglio pontificio, non si possono accampare certi timori. Ma noi abbiamo parlato di fatti concreti: chi li ha smentiti? Il problema dell’incontro di Assisi non è rappresentato solo dal Budda sul tabernacolo o dai pollo sgozzati sugli altari. È l'idea che i cattolici preghino insieme alle altre religioni l’equivoco da evitare. Secondo noi è giusto coltivare il dialogo e perfino l’amicizia con tutti, ma quando si tratta di pregare, i cattolici preghino da cattolici e con i cattolici. La tradizione della Chiesa e' sempre stata questa. E non basta dire che questo non accadrà ad Assisi. Il fatto è che Assisi, in tantissimi cattolici, genererà comunque questo equivoco. Quando si firma un appello come questo nel 2011 non ci si aspetta di essere capiti e approvati da tutti e subito. Stiamo a vedere che cosa succede nei prossimi cinquant'anni. Il tempo è galantuomo.

Ci sarà pur stata una critica che vi ha fatto pensare di aver sbagliato…

A ora non ci risulta, nessuno è entrato nel merito. Pensi che qualcuno, attaccandoci senza argomenti per quello che abbiamo detto, ha tentato di screditarci per quello che non abbiamo detto. Il nostro errore sarebbe stato quello di non aver parlato del secondo raduno di Assisi, perché quello sì che sarebbe stato perfetto. Qui non c’è tempo di entrare nel dettaglio, ma rincresce dover spiegare a chi si occupa di comunicazione la ricaduta mediatica dell’evento capofila sulla serie eventi che lo ripetono anche se con modalità parzialmente diverse. Per quanto si possano differenziare, gli atti successivi avranno sempre il marchio del primo. Che, nella fattispecie, non è stato un bello spettacolo. Dunque siamo stati attaccati anche per ciò che non abbiamo detto. Diciamo che siamo stati condannati per non aver commesso il fatto. Non male per un mondo cattolico che, in questi decenni dovrebbe essere divenuto progressivo e liberale.

Però vi ha attaccati anche Avvenire, il quotidiano dei vescovi.

È vero. Lo ha fatto cinque giorni dopo l’uscita dell’appello, quando ormai non ci pensava più nessuno. Ce l’hanno segnalato la sera alcuni amici con un messaggino. Un capolavoro di giornalismo dove le famose “cinque W” che vengono impresse nella testa dei praticanti il primo giorno di scuola o di redazione si faticano a trovare. “Chi, cosa, dove, quando e come” non si può dire che siano le stelle polari quell’articolo in cui il redattore non trova di meglio che citare gli insulti di Melloni. Una ritorsione personale più che un articolo di giornale. E, da questo punto di vista, onore a Melloni, che dice quel che pensa usando parole sue.

Che cosa ricavate da tutto questo?

Che in questo mondo cattolico così pluralista e democratico c’è posto per tutti tranne per coloro che la pensano diversamente. Che il Santo Padre non ha mandato le guardie svizzere ad arrestarci e a perquisire le nostre case o i nostri giornali. Che un sacco di cattolici ci hanno scritto e telefonato per sottoscrivere l’appello. Che le nostre mogli, come al solito, avevano ragione, ma avevano anche torto.

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 Alcune mie considerazioni:

Il vero problema di questi "appelli" è che probabilmente il Papa non li leggerà MAI! e di conseguenza rischiano di rimanere semplicemente una sorta di merce che in questo ulteriore testo è spiegata benissimo in questa frase geniale:  
 
Evidentemente abbiamo toccato dei nervi scoperti, ma non certo quelli del Santo Padre.  
 
Di nervi scoperti ce ne sono a josa...di fatto ciò che conta oggi è L'OPINIONE, da qualunque parti arrivi...  
I "timori" descritti dall'appello sono reali, non una opinione... così come il "contrappello" di Don Alfredo "Santo Padre io non ho paura", descrive una ulteriore realtà  che aiuta a mettere gli animi in serenità nell'attesa, per altro, che il Papa parli....  
 
C'è da dire che la situazione è in sè ingarbugliata.... come Cattolici dovremmo essere sicuri e certi di ciò che il Papa "dirà" in questo genere di incontri: parlerà di Cristo, di conversione.... ma ahimè, sono molti anni che in questi incontri il "valore dell'andare d'accordo" ha di gran lunga superato il valore della CONVERSIONE A CRISTO.... ergo, come cattolici in verità, noi NON sappiamo più cosa il Papa dirà in questi incontri.... ed è in questa attesa che gli animi si accendono, s'infuocano e finiscono per battagliare "IN PREVISIONE DI...."  
 
Il Papa, nella visita ai luterani a Roma aveva suscitato le solite polemiche, poi è andato ed ha parlato... non ha fatto sincretismo, ha sottolineato che "non possiamo fare la comunione insieme", ma ciò che è mancato è il richiamo alla CONVERSIONE mentre c'è stato un richiamo ad una conversione DA AMBO LE PARTI.... che "noi" ci si debba convertire OGNI GIORNO è palese, non scontato ovvio, ma palese, è un impegno...  
ma che il concetto di conversione sia di pari passo con il mondo luterano, bè, questo fa confondere gli animi a tal punto che è di ieri una triste notizia:
per la conclusione della settimana di preghiera che sta avvenendo, ...Verrà piantato e benedetto un albero presso la Basilica di S. Paolo fuori le Mura come momento centrale di un incontro, organizzato in gemellaggio con il progetto ecumenico del “Giardino di Lutero” a Wittenberg, in Germania.... alla cerimonia ci sarà un cardinale, il Presidente del PC per l'unità dei cristiani Koch... la motivazione: FESTEGGIAMENTI PER I 500 ANNI DELLA RIFORMA DI LUTERO....  
 
Allora mi fermo e mi domando: ma a questo punto, perchè, se sono una brava luterana, dovrei convertirmi alla Chiesa di Roma? SIAMO AMICI!! io credo in Cristo, siamo solo diversi, ma ci siamo capiti, ci vogliamo bene ed evangelizziamo LO STESSO CRISTO....cosa mi manca? NULLA!!!  
Manca solo la beatificazione di Lutero e l'unità sarà fatta!!  
Ovvio che il Papa non lo farà... ma ciò che maturerà il PICCOLO GREGGE confuso e sollecitato a non discutere su queste iniziative perchè SONO BUONE, porterà questi fedeli al SINCRETISMO...  
 
In compenso quest'anno abbiamo i 550 anni dalla Canonizzazione di santa Caterina da Siena... al momento non è prevista alcuna iniziativa ufficiale della Chiesa di Roma, tranne a Siena dove la giunta comunale si sta prodigando con i frati e le suore domenicane per delle ottime iniziative locali....  
 
Faccio osservare che il cardinale Biffi, nella sua "cosa direi al nuovo Papa" letta all'ultimo conclave, aveva sottolineato l'importanza di LIBERARE I CATTOLICI DALLA CONFUSIONE E DALLE MILLE AMBIGUITA'.... DI GUIDARE IL GREGGE CON CHIAREZZA....  
nessuno ha mai pensato che il cardinale Biffi stesse dicendo al futuro Papa che manca ai fedeli la guida!!! certo è che diceva la verità nel parlare di CONFUSIONE E DI AMBIGUITA'.... a forza di CORRERE VERSO GLI ALTRI si sta rischiando di confondere il gregge...  
Quando Gesù racconta di lasciare le 99 pecore per andare a cercare quella smarrita, PER RIPORTARLA ALL'OVILE, sottolinea che il gregge era lasciato AL SICURO.... il punto è che il gregge cattolico non è affatto al sicuro.... e la 99esima pecora che si va cercando NON LA SI PORTA ALL'OVILE,MA LA SI INCORAGGIA A RIMANERE DOVE STA...  
 
Dire queste cose NON è andare contro il Papa.... ma con il Papa sollecitarci TUTTI alla realtà della situazione che è piena di ambigue iniziative che VANNO CHIARITE per evitare il dilagare della confusione, o peggio, del sincretismo...


[SM=g1740733]

Benedetto XVI inizia il 2011 con l'annuncio di una nuova giornata di Assisi,
25 anni dopo quella voluta da Giovanni Paolo II.

 Città del Vaticano, 1 gen. - Benedetto XVI ricorderà ad Assisi la Giornata Mondiale di preghiera per la pace voluta da Papa Wojtyla 25 anni fa, quando il Papa polacco convocò nella città umbra i capi di tutte le religioni del mondo. "In questo anno 2011 ricorrerà - ha detto Ratzinger all'Angelus - il 25esimo anniversario della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace che il Venerabile Giovanni Paolo II convocò ad Assisi nel 1986. Per questo, nel prossimo mese di ottobre, mi recherò pellegrino nella città di san Francesco, invitando ad unirsi a questo cammino i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà -(AGI) -



vedremo... nel frattempo leggiamo...


Preghiera multireligiosa e interreligiosa

Nell’epoca del dialogo e dell’incontro delle religioni è sorto inevitabilmente il problema se si possa pregare insieme gli uni con gli altri. A questo proposito oggi si distingue preghiera multireligiosa e interreligiosa. Il modello per la preghiera multireligiosa è offerto dalle due giornate mondiali di preghiera per la pace, nel 1986 e nel 2002, ad Assisi. Appartenenti a diverse religioni si radunano. […] Tuttavia le persone radunate sanno pure che il loro modo di intendere il “divino”, e quindi la loro maniera di rivolgersi a esso, sono così diversi che una preghiera comune sarebbe una finzione, non sarebbe nella verità. Esse si raccolgono per dare un segno del comune anelito [alla pace e alla giustizia, ndr], ma pregano – anche se in contemporanea – in sedi separate, ciascuno a modo proprio. […]


In riferimento ad Assisi – tanto nel 1986 quanto nel 2002 – ci si è chiesti ripetutamente e in termini molto seri se questo sia legittimo. La maggior parte della gente non penserà che si finge una comunanza che in realtà non esiste? Non si favorisce così il relativismo, l’opinione che in fondo siano solo differenze secondarie quelle che si frappongono tra le “religioni”? Non si indebolisce così la serietà della fede, non si allontana ulteriormente Dio da noi, non si consolida la nostra condizione di abbandono? Non si possono accantonare con leggerezza tali interrogativi. I pericoli sono innegabili, e non si può negare che Assisi, particolarmente nel 1986, da molti sia stato interpretato in modo errato. Sarebbe però altrettanto sbagliato rifiutare in blocco e incondizionatamente la preghiera multireligiosa così come l’abbiamo descritta. A me sembra giusto legarla a condizioni che corrispondano alle esigenze intrinseche della verità della responsabilità di fronte ad una cosa così grande come è l’implorazione rivolta a Dio davanti a tutto il mondo. Ne individuo due:


1. Tale preghiera multireligiosa non può essere la norma della vita religiosa, ma deve restare solo come un segno in situazioni straordinarie, in cui, per così dire, si leva un comune grido d’angoscia che dovrebbe riscuotere i cuori degli uomini e al tempo stesso scuotere il cuore di Dio.


2. Un tale avvenimento porta quasi necessariamente ad interpretazioni sbagliate, all’indifferenza rispetto al contenuto da credere o da non credere e in tal modo al dissolvimento della fede reale. Perciò avvenimenti del genere devono restare eccezionali, e dunque è della massima importanza chiarire accuratamente in che cosa consistano. Questo chiarimento, in cui deve risultare nettamente che non esistono le “religioni” in generale, che non esiste una comune idea di Dio e una comune fede in Lui, che la differenza non tocca unicamente l’ambito delle immagini e delle forme concettuali mutevoli, ma le stesse scelte ultime – questo chiarimento è importante, non solo per i partecipanti all’avvenimento, ma per tutti quelli che ne sono testimoni o comunque ne sono informati. L’avvenimento deve presentarsi in sé stesso e davanti al mondo in modo talmente chiaro da non diventare dimostrazione di relativismo, perché si priverebbe da solo del suo senso.


Mentre nella preghiera multireligiosa si prega nello stesso contesto, ma separatamente, la preghiera interreligiosa significa un pregare insieme di persone o gruppi di diversa appartenenza religiosa. È possibile fare questo in tutta verità e onestà? Ne dubito. Comunque devono essere garantite tre condizioni elementari, senza le quali tale pregare diverrebbe la negazione della fede:


1. Si può pregare insieme solo se sussiste unanimità su chi o che cosa sia Dio e perciò se c’è unanimità di principio su cosa sia il pregare: un processo dialogico in cui io parlo a un Dio che è in grado di udire ed esaudire. In altre parole: la preghiera comune presuppone che il destinatario, e dunque anche l’atto interiore rivolto a Lui, vengano concepiti, in linea di principio, allo stesso modo. Come nel caso di Abramo e Melchisedek, di Giobbe e di Giona, dev’essere chiaro che si parla col Dio unico che sta al di sopra degli dèi, col Creatore del cielo e della terra, col mio Creatore. Dev’essere chiaro dunque che Dio è “persona”, vale a dire che può conoscere ed amare; che può ascoltarmi e rispondermi; che Egli è buono ed è il criterio del bene, e che il male non fa parte di Lui. […]


2. Sulla base del concetto di Dio, deve sussistere pure una concezione fondamentalmente identica su ciò che è degno di preghiera e può diventare contenuto di preghiera. Io considero le richieste del Padre nostro il criterio di ciò che ci è consentito implorare da Dio, per pregare in modo degno di Lui. In esse si vede chi e come è Dio e chi siamo noi. Esse purificano la nostra volontà e fanno vedere con che tipo di volontà stiamo camminando verso Dio, e che genere di desideri ci allontana da Lui, ci metterebbe contro di Lui. Richieste che fossero in direzione opposta alle richieste del Padre nostro, per un cristiano non possono essere oggetto di preghiera interreligiosa, e di nessun tipo di preghiera.


3. L’avvenimento deve svolgersi nel suo complesso in modo tale che la falsa interpretazione relativistica di fede e preghiera non vi trovi alcun appiglio. Questo criterio non riguarda solo chi è cristiano, che non dovrebbe essere indotto in errore, ma alla stessa stregua anche chi non è cristiano, il quale non deve avere l’impressione dell’interscambiabilità delle “religioni” e che la professione fondamentale della fede cristiana sia di importanza secondaria e dunque surrogabile. Per evitare tale errore bisogna pure che la fede dei cristiani nell’unicità di Dio e in quella di Gesù Cristo, il Redentore di tutti gli uomini, non sia offuscata davanti a chi non è cristiano.


(tratto da J.Ratzinger,
Fede, verità, tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo, Cantagalli, Siena, 2003, pagg.110-114)









[Modificato da Caterina63 10/09/2011 16:22]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)