Contrariamente a quello che le indiscrezioni romane lasciavano intendere ancora un paio di settimane fa, e che riferivano di intrighi in Vaticano per limitare la benevolenza del motu proprio nel 2007 per i tradizionalisti, l'ultima versione del decreto dovrebbe in definitiva abbondare nel senso voluto dai difensori della messa "old style".
Se alcuni cardinali come William Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede o Antonio Maria Canizarès Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, hanno cercato di limitare la generosità dell'attuazione del motu proprio, il punto di vista ratzingheriano di una larghissima concessione avrebbe prevalso. Il Papa vuole facilitare la celebrazione secondo i libri liturgici antichi e pertanto non ha appoggiato la visione restrittiva. Visione che resta comunque quella della larghissima maggioranza dei vescovi di tutto il mondo.
Il Papa sarebbe vieppiù convinto del sincero successo di questo provvedimento "liberale". Senza dubbio, qua e là, qualche riserva rimane, per esempio sulla Messa di ordinazione di sacerdoti diocesani che non potrebbe essere celebrata col rito antico. Tuttavia, l'intenzione di questa precisazione romana è piuttosto quella di disconoscere la lettura minimalista del motu proprio, per cui la decisione di celebrare una messa pubblica secondo il rito antico (o "forma straordinaria" come è detta oggi) richiederebbe il consenso del vescovo del luogo: ogni sacerdote è invece libero di organizzare una tale celebrazione nella sua parrocchia, purché vi sia una richiesta. Evidentemente, Benedetto XVI non ignora nulla della riluttanza molto forte dei vescovi, che talvolta vietano ai sacerdoti ben disposti di accogliere gruppi collegati alla liturgia antica e di celebrare pubblicamente la messa per loro. Di qui questo nuovo richiamo all’ordine indirizzato non ai tradizionalisti ma ai vescovi poco cooperativi. E tra loro, molti alti prelati, peraltro poco sospetti di progressismo, come gli arcivescovi di Madrid (Rouco Varela) o di Washington (Wuerl), due cardinali di prestigio e di peso.
Noi sappiamo, da fonte romana diretta, che questo decreto ha in effetti subito una doppia correzione. Originariamente, era stata preparata da mons. Guido Pozzo, segretario della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", incaricato della questione. Successivamente, il cardinale Levada e il suo fedele consigliere, Monsignor Charles J. Scicluna, un maltese, avevano fortemente emendato il testo in senso restrittivo. Con l'accordo del cardinale Canizarès Llovera, prefetto della Congregazione del culto divino! Le nostre informazioni recenti erano dunque esatte.
Una volta modificato da Levada, il documento è arrivato nell'ufficio del Papa. E quest'ultimo non sarebbe stato soddisfatto del revirement operato. Egli sarebbe quindi ritornato più o meno al documento come l’aveva redatto inizialmente Guido Pozzo. In un senso più favorevole per i tradizionalisti.
Nonostante il suo approccio per molti aspetti moderato, Benedetto XVI è troppo legato alla sacralità della liturgia, nella forma tradizionale, per rinnegarsi sotto questo aspetto. Egli accetta lo spirito di Assisi. Compie un passo nella direzione degli ebrei, che esonera da qualsiasi colpa per il giudizio di morte [di Gesù]. Ma, sulla liturgia, non è cambiato.
Fonte: Golias (sottol. nostre)