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4. La catechesi nelle comunità paoline

Diversa, più complessa ma - almeno sotto certi aspetti che vedremo - anche più interessante è la risonanza del messaggio di Cristo nelle comunità fondate da Paolo.

Sia negli Atti degli Apostoli che, a partire dal capitolo 16, ci presentano Paolo come protagonista attivo della chiesa missionaria, sia nelle lettere di Paolo il messaggio di Cristo, percorrendo la sua via fino a raggiungere gli uomini, non rimbalza sulla loro cultura, ma vi penetra dentro, vi si immedesima dando luogo a una «risonanza» nuova, anche rispetto all'ambiente giudaico-cristiano della Palestina.

Vediamo di fissarne alcuni aspetti. Le comunità in cui essa avviene hanno alle spalle una vita pagana da lasciare, e una mentalità, talvolta una cultura che invece dovevano essere conservate. Una volta chiarito il vero concetto di Dio (cfr.At17,22-29) veniva presentato il Vangelo (cfr.At17,30-31): veniva cioè annunciato il Cristo morto e risorto. L'accoglienza radicale di questo annuncio, senza pregiudiziali e senza condizioni, era l'apertura della fede.

Seguiva il battesimo e l'inizio di una trasformazione di tutta la vita - a livello individuale e collettivo - attuata sotto l'influsso dello Spirito. La «risonanza» caratteristica di queste comunità cristiane provenienti dal paganesimo, la loro dimensione propriamente catechetica comincia dal momento del battesimo.

Paolo lo ricorda con precisione. Scrivendo ai Corinti riconosce di aver la missione di «evangelizzare», di portare cioè alle genti il primo annuncio di Cristo, soltanto occasionalmente amministra il rito del battesimo. E quando il primo annuncio di Cristo ha già fatto presa su una comunità, Paolo si sente spinto dall'impegno specifico della sua missione ad andare altrove (Rom15,19-21). Paolo non è quindi propriamente un catechista, o, come lui si esprime non si sente «il carisma del maestro» (1 Cor 12,27-31). Ma è convinto che tale carisma non solo esiste, ma è indispensabile alla vita della comunità.

L'evangelizzatore - è l'immagine che Paolo usa - pone il fondamento dell'edificio. Dopo occorre costruire sopra. Questo lavoro di costruzione ulteriore è quello che poi ci dà l'edificio completo. È il lavoro proprio del catechista. A Corinto la figura che gli corrisponde di più è quella di Apollo che abbiamo già trovato impegnato a catechizzare negli Atti degli Apostoli. «Paolo pianta, Apollo irriga» viene detto (1 Cor3,6).

Il lavoro di Apollo suppone quello di Paolo. Ma anche il lavoro di Paolo evangelizzatore rimarrebbe una piantina senza sviluppo con il rischio addirittura di seccare o quanto meno di uno sviluppo stentato e parziale, senza il lavoro tipico di Apollo.

Ma, riprendendo l'immagine dell'edificio e sviluppandola, Paolo precisa ulteriormente la fisionomia del lavoro del catechista. “Secondo la grazia di Dio che mi è stata donata - così si esprime in 1 Cor3,10-15 - come un architetto competente ho gettato le fondamenta. Altri poi costruiranno sopra! Nessuno infatti può porre un fondamento diverso da quello posto che è Gesù Cristo”.

Il fondamento dell'annuncio di Cristo posto dall'evangelizzatore ha una sua esigenza di coerenza e di continuità. La costruzione che si fa sopra dovrà corrispondergli adeguatamente: «Se qualcuno costruendo anche sopra il fondamento con oro, argento, pietre preziose, oppure legno e canne, il lavoro fatto da ciascuno apparirà per quello che è: il giorno (del Signore) lo manifesterà».

Ci sarà una verifica, che Paolo collega col ritorno di Cristo, quando la storia della salvezza avrà raggiunto il suo culmine. Allora apparirà il valore genuino della costruzione fatta sopra il fondamento del primo annuncio di Cristo. Prendendo, secondo il suo stile ricco di sbalzi e spesso con sviluppi
imprevedibili, l'immagine del fuoco - si tratta di un'immagine: non c'è un riferimento all'inferno e neppure al purgatorio - collegata già nell'AT con le manifestazioni del Signore, Paolo prosegue e conclude: «Il giorno si manifesta col fuoco e sarà il fuoco a collaudare l'opera svolta da ciascuno, facendone vedere la qualità. Se il lavoro che uno, costruendo, avrà eseguito, rimarrà, questi ne riceverà la ricompensa. Se invece sarà distrutto dal fuoco, ne avrà un danno. Lui comunque si salverà, però come se passasse attraverso il fuoco».

Sul fondamento - allora - che è Cristo stesso è possibile costruire con un materiale valido e allora la costruzione reggerà. Ma si può avere anche l'illusione di costruire con del materiale scadente e non adatto. Allora prima o dopo - al più tardi nel giorno del Signore quando apparirà tutta la costruzione nella completezza - l'autenticità o meno del materiale usato si manifesterà.
Bisogna costruire. Non si può lasciare il fondamento solo. E la prima cosa da fare per poter costruire è la raccolta di un materiale di costruzione valido. Ciò comporta in termini realistici per il catechista un impegno serio a trovare ed esprimere creativamente nel suo ambiente culturale, quegli elementi che dovrebbero corrispondere a Cristo, inteso non più soltanto come fondamento, ma anche come costruzione che si vede.

Un lavoro del genere - oggi lo chiameremmo l'inculturazione del Vangelo - deve essere fatto anche se comporta dei rischi. C'è il rischio della approssimazione, oppure all'opposto dell'integrismo, quando si cerca nel Vangelo una ricetta già pronta per la soluzione cristiana dei problemi sociali e politici. C'è il rischio del gusto della facciata, del trionfalismo; c'è anche - e non va sottovalutato - il rischio di una miscela eterogenea nel materiale di costruzione, mettendo insieme alle esigenze del Vangelo di Cristo elementi personali, ma che non sono compatibili con esso.

Come impegnarsi in questa costruzione difficile quanto necessaria, superando i rischi dell'inautenticità? Paolo ci dà un'indicazione che può essere risolutiva: occorre confrontare continuamente, con coraggio e radicalità, il contenuto della catechesi, col Cristo del primo annuncio. Dovrà emergere volta per volta una corrispondenza persuasiva. La risonanza deve essere sempre anche una consonanza. Varrà la pena, allora, perfezionare, correggere, migliorare il materiale sulla linea, rimisurandolo sulla figura del Cristo allo stato puro.

Se avessimo raccolto del materiale scadente ed eterogeneo dovremmo avere il coraggio di scartarlo subito. Si potrà avere, altrimenti, l'impressione di costruire, e di costruire su Cristo, ma la verifica che avverrà dopo - magari anche prima del compimento della salvezza, come dimostrano nella storia della Chiesa tanti esempi di teologie nate e tramontate - mostrerà puntualmente che si trattava solo di illusioni.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)