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5. La risonanza del messaggio nella chiesa di Giovanni

La risonanza di crescita e di inculturazione del messaggio che riscontriamo nelle chiese delle grandi lettere Paoline assume nelle chiese di Giovanni una dimensione assai diversa. La chiesa che ha alle spalle lunghi anni di esperienza di vita cristiana, maturata in modo particolare in una pratica liturgica intensa, ha raggiunto un suo livello di completezza e di omogeneità.

È stata definita la «chiesa del presbitero» (Martini), del cristiano maturo. E il cristiano maturo ha ancora bisogno dell'approfondimento del messaggio tipico della catechesi? Rileggendo con questo interrogativo il materiale del Nuovo Testamento relativo alle chiese di Giovanni - o come oggi si preferisce dire il "circolo giovanneo" (Cullmann), cioè il IV Vangelo, le tre Lettere e l'Apocalisse - troviamo una doppia istanza, una doppia tendenza di approfondimento e di crescita, all'interno e all'esterno, alla vita della Chiesa.

C'è una spinta di approfondimento all'interno. La Chiesa, i cristiani che hanno già accettato il messaggio di Cristo che lo vivono con un impegno di intensità notevole, sono invitati a progredire. C'è come una catechesi endogena che li interessa e li stimola.

Ciò appare, ad esempio, nell'episodio di Nicodemo, l'unico personaggio che nel IV Vangelo, oltre a Gesù, è chiamato maestro. È un maestro che si ferma a metà strada: invitato da Gesù a fare il salto qualitativo che dall'Antico Testamento l'avrebbe portato nella spirale dello Spirito, esita e si arresta, ritorna nell'ombra dell'Antico Testamento e vi si perde. È un maestro mancato (Gv3,1-10).

Il suo fallimento ricorda alle chiese di Giovanni la necessità imprescindibile di abbandonarsi allo Spirito per poter comprendere fino in fondo il messaggio di Gesù.

Ma la spinta a un approfondimento sotto il profilo catechetico viene, alla chiesa di Giovanni, da Giovanni stesso. Egli sembra restio a parlare di se stesso e quando lo fa usa un linguaggio discreto ed allusivo. Ci dice, ad esempio, dopo aver presentato la trafittura al fianco di Gesù: «Colui che vide ha testimoniato queste cose e la sua testimonianza è veritiera: lui sa che dice il vero perché crediate anche voi» (Gv19,35). Nella conclusione del Vangelo si esprime in termini equivalenti, quasi si ripete: «Questo è stato scritto perché crediate che Gesù è il Figlio di Dio (Gv20,31; 21,24).

Giovanni vuole che la sua chiesa creda, creda pienamente come ha creduto lui. Non si tratta della prima iniziazione, ma di quella fede solida, matura, capace di accogliere la verità di Cristo a quel livello di ripensamento approfondito che troviamo nel IV Vangelo.

Giovanni ha questo tipo di fede e sente il bisogno di testimoniarlo alla Chiesa.
Come si svolge in concreto, l'espressione di questa testimonianza? Portato dall'esigenza di una fede più completa che accolga e valorizzi il materiale riguardante Gesù, Giovanni dopo aver ripreso nel prologo (1,1-18) un inno nato nella sua Chiesa, dando così a tutto il Vangelo che segue il tono di un canto liturgico, presenta, ripensandola, l'interpretazione costante del Padre costituita dalla vita di Gesù. Non vuole passare per maestro. Questo titolo conviene pienamente solo a Gesù. Giovanni sente l'esigenza di insegnare, ma lo fa presentando, rivivendo, rielaborando l'insegnamento di Gesù, per riascoltarlo insieme alla sua comunità. Fa il maestro rimettendosi lui stesso in ascolto di Gesù maestro per eccellenza.

E l'ascolto di Giovanni è creativo. Facendo parlare Gesù, presentandolo come maestro, ricostruendo i suoi dialoghi e i suoi discorsi con un'arte o un'efficacia tutta sua, Giovanni fa «risuonare» di nuovo il messaggio: è insieme evangelista e catecheta. Il messaggio, così, si muove, appare sempre nuovo, diventa una spirale ascendente che si sviluppa tanto più quanto maggiore è la maturità raggiunta dal cristiano. È la trafila affascinante che porterà, sotto la guida dello Spirito, la Chiesa di Giovanni verso la meta della «verità completa» (Gv16,13).

C'è nel circolo giovanneo una spinta che interessa la crescita della Chiesa all'esterno nel rapporto con l'ambiente. Era un ambiente particolarmente insidioso: la cultura gnostica, dato il suo sincretismo accentuatissimo sembrava condividere alcuni valori cristiani. Ma poi ne faceva uno sviluppo diverso e tutto suo e finiva in pratica per negarli o trasformarli in modo radicale. La Chiesa stimolata e quasi obbligata a un confronto approfondito elabora anche sotto un aspetto più intellettuale il messaggio di Cristo di cui si sente portatrice.

Se ne precisano i vari aspetti, come ad esempio la realtà della passione, la necessità di non scambiare ogni manifestazione straordinaria per una espressione dello Spirito di Cristo, ecc. C'è insomma tutta una problematica di risonanza autentica da sviluppare e verificare come tale. Si dovrà precisare il vero messaggio di Cristo, contrapponendolo anche alle sue deformazioni. È la problematica catechetica delle Lettere di Giovanni.

Ma c'è, sempre nel circolo giovanneo, un altro tipo di risonanza che ritroviamo nell'Apocalisse. La Chiesa è invitata a distaccarsi da qualunque compromesso col mondo pagano - per esempio la Chiesa di Tiatira è esortata pressantemente a difendersi dall'influsso di una falsa profetessa «che insegna e inganna» (Ap2,20) - e a rinnovarsi costantemente dall'interno sottomettendosi ad un giudizio purificatore di Cristo risorto.

In questo atteggiamento di conversione permanente la Chiesa sarà in grado di leggere in profondità il senso religioso degli eventi della storia che sta vivendo

traendone le dovute conseguenze operative.
La «risonanza» catechetica appare qui come la capacità di trovare nella storia sempre nuova la novità inesauribile di Cristo. Il catecheta è colui che è in grado, di ascoltare lo spirito che «parla alle chiese» (cf Ap2,7 ss) e di approfondire il messaggio di Cristo fino a coglierne e ad esprimerne tutta la portata applicativa (Ap13,18).

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)