00 16/04/2012 17:50
La dittatura dell’opinione

del Cardinal Giuseppe Siri

Il presente testo ha il carattere di resoconto di una conversazione e non è propriamente una intervista. Non si sono richieste al cardinale tanto delle indicazioni su un argomento determinato quanto una visione d’insieme. Le domande, piuttosto che interrogazioni, sono mezzi per rendere più viva l’esposizione di un pensiero e per consentire uno svolgimento connesso alle problematiche correnti.

[Da «Renovatio», VI (1970), fasc. 4, pp. 477-490]

RENOVATIO — Esiste, secondo V. E., un rapporto tra la situazione presente della società umana nel suo complesso e quella della Chiesa? Vi è un rapporto tra le difficoltà presenti della religione e quelle dell’umanità?

SIRI — Come sarebbe possibile diversamente? La Chiesa non vive separata dal suo tempo e dal suo mondo. Le difficoltà che l’uomo sperimenta oggi a vivere da uomo si ripercuotono nella difficoltà che il cristiano incontra a vivere da cristiano.
Il mondo odierno vive della conquista della materia: anche se la scienza gli rivela che la sapienza e la potenza dell’ordine creato superano da ogni parte la capacità di previsione della ragione, l’uomo si trova però chiuso nella struttura mondana che egli si è costruito. L’uomo ha scoperto di poter conquistare la materia, di poterla rendere strumento della sua volontà: ciò gli ha tolto il senso di una superiore prudenza e ha fatto della conquista del mondo il saccheggio del mondo, la perdita della realtà umana più profonda: lo spirito.
La spirito è pietra angolare dell’uomo e del mondo: pure esso è la pietra che i costruttori della nostra società presente hanno voluto dimenticare e respingere. Siamo giunti così in un mondo in cui la persona umana non ha valore perché l’uomo non ha più significato, e non è più considerato l‘immagine di Dio.
Quando gli uomini fecero le loro prime scoperte, vi fu un senso di superbia e di assoluto predominio dell’uomo sul mondo: è ciò che ci viene narrato nel racconto della torre di Babele, una visione profonda della dialettica della civiltà. Dio confuse allora le lingue. Ma oggi le menti stesse degli uomini sono confuse. L’ora del massimo della potenza è l’ora oscura, in cui la sapienza mondana non sa che prefigurare la crisi definitiva dell’umanità. Ma i cristiani sono figli della speranza.

RENOVATIO — Ogni realtà mondana è giustificata da quelle che san Paolo chiama le filosofie di questo mondo. Quali sono le filosofie dell’attuale potere mondano?

SIRI — La prima e fondamentale dottrina del potere di questo mondo è l’affermazione: non c’è verità. Sant’Agostino diceva che la differenza tra la civitas mundi e la civitas Dei è che la prima ha mille opinioni, la seconda una sola verità. La differenza principale tra le due città non sta sul contenuto, ma sull’esistenza della verità. Basti ricordare il drammatico dialogo tra Cristo e Pilato, circa la verità ed il regno. Se non c’è nulla di vero, allora l’unico principio che conta è l’utile. Filosofie diverse confluiscono tutte in questa direzione.
Possiamo elencare, nel nostro mondo europeo, i reliquati del pensiero hegeliano. La sostituzione della Chiesa con l’umanità è uno dei motivi costanti di tanta letteratura, che si etichetta di cattolica. All’uomo, spirito e persona, si sostituisce l’uomo collettivo. L’uomo collettivo è una eredità dello Spirito assoluto, via Feuerbach-Marx. Un altro principio della cultura mondana moderna è il freudismo, ma un freudismo dimezzato. Si è dimenticato il senso della morte, ed è rimasto solo il sesso. Il freudismo è divenuto moneta corrente come affermazione dell’identità fra l’umanità e la sessualità, come tesi della pansessualità dell’uomo. Così la psicoanalisi è monetizzata nella cultura di massa solo in senso materialistico. La cultura di massa è poi in concreto asservita ad interessi ben precisi, rappresenta una selezione precisa di un’immagine d’uomo senza profondità perché senza spirito. L’uomo è considerato come una passività pura, indefinitamente manipolabile da un efficace sistema di persuasori occulti. Ma per manipolare compiutamente l’uomo bisogna togliergli fiducia: e dunque togliergli il senso della realtà di sé come spirito e della realtà di Dio.
A ciò si sono prestati quei teologi della cultura di massa che hanno lanciato lo slogan della morte di Dio con il medesimo tipo di diffusione di un prodotto commerciale. Ma il Vangelo ha detto: non si può servire Dio e Mammona: Dio e il lucro: Dio e il mito del potere materiale.

RENOVATIO — Possiamo dire che esiste una tecnica per sostituire alla verità l’opinione, per porre il gusto dell’opinabile al posto del desiderio del vero?

SIRI — Tale tecnica esiste ed è collaudatissima: basta dare un’occhiata all’attuale pubblicistica religiosa, letteraria, filosofica. Si tratta di esprimere opinioni così cautamente formulate che non si possa capire qual è la tesi dell’autore: o meglio ancora: in modo che dottrine intellettualmente contraddittorie vengano giustapposte l’un l’altra, come se fossero tra di loro compatibili.
Ritorniamo allo slogan della morte di Dio. Se si dicesse negazione di Dio, tutti capirebbero. Ma ci troviamo di fronte a un’operazione molto sofisticata, che vuol dare l’impressione di salvare la più distillata e preziosa quintessenza dell’idea di Dio pur nella sua «identificazione» con la realtà profonda dell’uomo. Prendiamo un’altra frase famosa: «Quando Dio vuole essere non Dio, l’uomo nasce». Cosa vuol dire questa frase di un leader massimo delle attuali opinioni teologiche? Rigorosamente parlando, nulla. Essa certo non vale l’espressione dell’uomo «immagine di Dio». Ma dà l’impressione di nascondere qualche misterioso segreto sui rapporti tra divino ed umano che la dottrina della creazione sembra tenere velato e inespresso.
Abbiamo scelto esempi di livello sofisticato. Ma poi potremmo continuare con questa teologia piena di aria fritta. È una manipolazione del linguaggio in modo che si alluda ad eldoradi nascosti del pensiero invece di esprimere chiari e distinti concetti. Restiamo sul campo teologico. Qui abbiamo diffuso a livello universale le espressioni di conservatore e di progressista. Chi è conservatore? Colui che è contro i progressisti. Chi è progressista? Colui che è contro i conservatori.

RENOVATIO — Ma esistono i conservatori e i progressisti?

SIRI — Nella forma di questo linguaggio favolistico, no: sono delle creazioni fittizie, delle parole che debbono velare diversi e più gravi problemi, creando una dialettica di comodo che serve per concrete operazioni pratiche.
Noi qui non abbiamo che una nuova forma della tecnica del relativismo: riducendo ogni questione dottrinale negli schemi di destra e di sinistra, tutto si relativizza, tutto diviene questione di opinione e mezzo di potere. Il tale è conservatore? Abbiamo capito tutto. È progressista? Abbiamo capito tutto. La relativizzazione della verità e della dottrina è il vero scopo di tale esposizione arbitraria degli attuali problemi della Chiesa. Ed il relativismo è la condizione per la manipolazione dell’uomo, per la sua riduzione nei limiti della materialità pura, nella mitizzazione del suo comodo e della sua utilità: che è la via della sua servitù, della sua tristezza, della sua angoscia, della sua noia, della sua follia.

RENOVATIO — V.E. ha detto altre volte del problema della salute mentale come di un problema dell’uomo d’oggi.

SIRI — Certo: perché il disordine dello spirito diviene immediatamente il disordine della psiche e dei nervi. È curioso che a tanto materialismo corrisponda una singolare indisponibilità a valutare le conseguenze neurologiche del disordine spirituale. Proprio della parte più nobile dell’uomo è di risentire per primo che le tenebre sono la monte, sono la decadenza della vita.
Sarebbe curioso cercare le ragioni che inducono a dimenticare le precise statistiche, nei Paesi che le fanno, sulle dimensioni della crisi mentale. Non è questa la civiltà del tranquillante e dello psichiatra? Non si vuole riconoscere il rapporto tra disordine spirituale e disordine psichico e nervoso. Perché? Forse in nome del materialismo? No: vi è piuttosto qui la congiura del silenzio verso un problema imbarazzante.

RENOVATIO — V.E. indica una situazione di crisi globale dell’umanità: la sostituzione dell’opinione alla verità conduce al «deperimento» dell’umanità, ad una situazione paradossale di potenza e di alienazione ad un tempo. Se dovessimo chiedere, in forma riassuntiva, qual è la parola cristiana di cui ha particolare bisogno questa situazione storica dell’umanità, quale parola sceglierebbe V. E.?

SIRI — Non vi è dubbio: la Croce.

RENOVATIO — Non sono certo le croci che mancano oggi agli uomini.

SIRI — Non sono la croce di Cristo. Anche se ogni dolore porta misteriosamente frutto, è un messaggero di Dio, non è ogni dolore che libera: è il dolore sopportato nella croce e sulla croce di Cristo: è la sofferenza redentrice. Questa è pace, gioia, serenità. Ricordo le parole di Chesterton. Egli si domandava che cosa il Signore nascondesse ai suoi discepoli quando si ritirava a pregare con il Padre. Rispondeva: la sua gioia, la sua immensa gioia. Eppure la croce gli stava dinanzi: ma era la croce dell’amore del Padre, era la croce di vita.
Noi non siamo i predicatori del benessere per il benessere: e nemmeno i diffusori di esso. Dio provvede ai suoi figli. Ma noi abbiamo le parole di vita eterna: queste dobbiamo dare. Di queste l’uomo ha bisogno. Le sue sofferenze sono spesso strumento di speculazione e di menzogna, magari in buona fede: di questo non dobbiamo dimenticarci. La vita religiosa è una testimonianza della croce del Signore: quando la povertà diviene occasione di abbondanza e l’obbedienza occasione di fare il comodo proprio, la vita religiosa si estingue.

RENOVATIO — Questa parola è dura per l’uomo formato alla ideologia del benessere...

SIRI — Certo, è dura. Non mancano i critici del benessere oggi: ma essi stessi vengono poi catturati dai mezzi di diffusione della civiltà del comodo e del confort e diventano arredi pseudospirituali di questa stessa civiltà, l’ossigeno che ci vuole per sopportarla, per lasciar sfogare in parole tensioni impotenti di rivolta...
Comprendo quel che c’è di buono nei critici del benessere: tuttavia essi accettano l’immagine di un uomo senza significato, di un futuro che non vince la morte, di una persona che ha senso solo nel presente e nella società umana. Perciò essi non possono far nulla.

RENOVATIO — L’ideologia del benessere è soprattutto un’immagine dell’uomo imposta dai mezzi di comunicazione sociale.


SIRI — Questo è il punto: l’immagine dell’uomo senza profondità e senza significato, dell’uomo senza spirito e senza Dio è diffusa oggi da una catena imponente di mezzi di diffusione del pensiero, che impongono con la forza del loro apparato la loro immagine del mondo come se fosse la realtà stessa. L’uomo è solo, lo spirito in lui testimonia di sé e di Dio come verità private, ma i mezzi di comunicazione sociale gli impongono un uomo che non ha futuro, un uomo che non ha altra prospettiva che il piacere del giorno per giorno. L’uomo viene così condotto alla disperazione, perché il piacere, colto giorno per giorno, svanisce giorno per giorno.

RENOVATIO — C’è una parola del Vangelo di Giovanni cui si adatta la descrizione di oggi quale V.E. ce la offre: il potere delle tenebre sugli uomini.

SIRI — Si, il Vangelo descrive ogni tempo, anche il nostro, la parola del Vangelo è sempre vera e attuale: la sua diagnosi come la sua risposta... Il potere delle tenebre conduce l’uomo alla morte... Un convegno internazionale a Strasburgo ha dichiarato che il deterioramento del pianeta, dell’aria, dell’acqua, conduce l’umanità al suicidio. Ma chi imporra legge agli interessi, alla caccia del lucro? Si provi a toccare una sola fabbrica chimica: l’immagine del benessere che rischia di essere toccato per un motivo di sopravvivenza comune farebbe sollevare interessi economici, muoverebbe intere popolazioni. Eppure si tratta della vita della umanità presente, di quella futura... Tanto umanitarismo tecnico non riesce a convincere il singolo a fare un sacrificio se non è imposto, la salvezza è affidata alla burocrazia, perché senza disposizione al sacrificio non vi è più creatività umana, storica e civile, non vi è più spontaneità né libertà. Io dico che l’immagine dell’uomo senza profondità, senza spirito, senza Dio, è l’immagine della morte. Il peccato è la morte. Le verità della Scrittura stanno diventando verità della esperienza sociale, pratica quotidiana...

RENOVATIO — Ma la Chiesa parla oggi all’uomo della croce che è vita e liberta?

SIRI — La Chiesa, sì: se qualcuno si avvicina ai beni divini che la Chiesa indefettibilmente custodisce, trova parole di vita eterna. Ma tanti cristiani sono coinvolti nella crisi stessa dell’umanità, sono portati ad adorare anch’essi l’idolo dell’uomo senza profondità: da destra e da sinistra, in nome del benessere o in quello della rivoluzione. Nella nostra stessa vita ecclesiastica si lamentano talvolta fenomeni paralleli a quelli della vita sociale nel suo complesso. La dittatura dell’opinione in cui viviamo si ripercuote anche nella vita ecclesiastica. Un’editoria pronta soltanto a sollecitare il fantastico, l’inaudito, l’irreale, a criticare il passato perché passato e a prevedere un futuro di sole luci, di totali vittorie dell’umanità, obbedendo in ciò alla legge della imposizione del prodotto, della ricerca del consumatore, cioè a motivi di lucro, è oggi una delle piaghe anche nella Chiesa.
Oggi, ogni teologo che passi per iconoclasta, liberatore, innovatore, è subito captato da un’editoria compiacente, che diffonde per tutti i canali dei mezzi di massa questo dissenso confortevole, questa iconoclastia per amor del comodo e del successo. Il divismo di teologi, di scrittori, di figure della protesta: ecco un dolore, una sofferenza per la Chiesa di oggi: coloro che denigrano il passato della Chiesa per affermare che è proprio dal rinnegamento di esso che la Chiesa riemergerà più autentica.

RENOVATIO — Per qualificare il tipo di errori oggi correnti si è ricorso a due paragoni: al modernismo e alla gnosi. Si è parlato anche di «protestantizzazione». «Renovatio» ha preferito il termine gnosi per indicare la separazione delle verità naturali (e veterotestamentarie) da quelle evangeliche. Il dire, per esempio, che non esiste legge naturale, che i limiti e le pene che l’ordine presente impone non risalgono a Dio, il negare la pena e la sanzione divina al peccato umano sono tesi che oggi costituiscono il sottofondo, sempre più esplicitamente espresso, di tanta letteratura teologica. Ciò ci pare una nuova gnosi.

SIRI — Comprendo benissimo le ragioni di questa espressione: e credo che si possa legittimamente qualificare di gnosi il complesso di errori oggi ricorrenti visti nella loro sistematicità. Ma credete voi che i più sappiano il significato di quello che dicono? Questo è il terribile: che non sanno quello che dicono.
Ciò che viene scelto spesso lo è non per un motivo razionale (sarebbe ancora una affermazione di verità), ma unicamente per conformismo al mondo. La potenza mondana ha una sua filosofia: e i teologi del giorno che passa accettano di tradurre le opinioni del tempo in linguaggio teologico, non perché accettino una dottrina come tale, ma soltanto perché accettano le dottrine che piacciono alle potenze di questo mondo.
La gravità di questo tempo rispetto agli altri è questo: che non si tratta più di contrasto tra verità ed errore, ma tra verità e non verità, tra ordine della verità e dittatura dell’opinione. Gli uomini si ritengono liberi: è questa loro opinione, di essere liberi perché è scritto nei testi giuridici, il massimo momento e manifestazione della loro servitù. In realtà molti vivono sotto una dittatura: la dittatura dell’opinione.

RENOVATIO — Anche la Chiesa è sotto una dittatura dell’opinione?

SIRI — La Chiesa, no; ma molti che sono nella Chiesa, si. La Chiesa non può mai essere violentata nella sua libertà senza che lo Spirito Santo susciti potenti reazioni. A un livello notevolmente diverso e più particolare, possiamo considerare i pontificati diversi e talvolta reattivi tra di loro. Nella diversità, Dio fa l’unità.
La bufera che si scatenò attorno a! Concilio non fu voluta da papa Giovanni, che ne soffrì profondamente; ne sono personale testimone. La vera grandezza cristiana di Giovanni XXIII fu nel modo sereno e cristiano con cui, misurando pienamente la gravita e l’imponenza dei problemi, accettò umilmente la sua croce sino alla morte.

RENOVATIO — Nell’età di massa, la Chiesa può essere, è chiamata ad essere il supremo presidio della libertà: il pulpito è infondo l’unica tribuna libera del mondo, se si vuole che lo sia.

SIRI — Il dramma è che tanti non capiscono nulla del loro tempo. L’uomo è oppresso dalle strutture di Mammona, fortificate dalla filosofia del nulla: oppresso dalle potenze di questo mondo, dai loro miti. La Chiesa non è con il mondo: la Chiesa è con l’uomo, essa è la voce della libertà, della libertà che nasce dallo Spirito Santo. La Chiesa non può essere là dove regnano le forme ciniche o quelle eversive e nichiliste dei padroni di questo mondo e di questo tempo. Ma questa è una vocazione mirabile per la Chiesa: in questa vocazione opera la potenza dello Spirito Santo. Nel momento in cui tutto umanamente sembra perduto, allora è il tempo dello Spirito Santo: che conduce al nulla i potenti di questo mondo e trova vie impensate per mostrare agli uomini la divinità della Chiesa, della sua opera di santificazione e di santità.

RENOVATIO — Possiamo riassumere così la visione che V.E. ha della crisi della società umana cosi come della presente situazione ecclesiale: vi è una realtà umana che i mezzi di comunicazione di massa non dominano, vi è una vita cristiana che la dottrina dell’opinione non corrompe?

SIRI — La realtà che conta è sempre la realtà profonda, quella che la dittatura dell’opinione nega perché non riesce ad afferrarla. La presente situazione della Chiesa è una delle pin gravi della sua storia, perché questa volta non è la persecuzione esteriore a impugnarla, ma la perversione dall’interno. Più grave. Ma le porte dell’inferno non prevarranno.

RENOVATIO — Tuttavia vi sono mezzi e provvedimenti che possono essere oggetto di desiderio dei fedeli: può indicarne V.E. eventualmente qualcuno?

SIRI — La cosa più urgente è restaurare nella Chiesa la distinzione tra verità ed errore. Talvolta sembra riecheggiare come dominante il dibattito teologico la domanda di Pilato: che cos’è la verità? Occorrono atti che sfatino la legittimità della dittatura dell’opinione, questo terribile potere di fatto che limita e coarta il potere di diritto. Siamo al punto in cui qualunque esercizio dell’autorità ecclesiastica e considerato abuso nei confronti della libertà. Come se l’autorità fosse la negazione della libertà! Mille poteri illegittimi coartano ben più gravemente e ben più sistematicamente la coscienza e la libertà delle persone sul piano immediato, mentre sul piano più profondo le separano dalla verità, espressa nelle fonti della Rivelazione e nrl Magistero. lo spero che le giuste e autorevoli distinzioni verranno.

RENOVATIO — Quando si parla di un ritorno ad una condanna formale di proposizioni, si dice che ciò non è conforme alla natura pastorale dell’autorità nella Chiesa. E si dice anche che ciò potrebbe dar luogo a scismi.

SIRI — La pastorale non è l’arte del compromesso e del cedimento: è l’arte della cura delle anime nella verità. Quando questo è stato detto tutti hanno capito: anche, e soprattutto, quelli che hanno deformato o criticato. Il linguaggio del buon pastore è all’opposto di quello che dicono alcuni teologi del momento.
Non credo a possibilità scismatiche. Coloro che usano della loro funzione ecclesiastica per sovvertire la Chiesa contano, in realtà, innanzi agli occhi de mondo solo perché esiste quella Chiesa che essi intendono demolire in nome della «Chiesa futura umanità».
Poi ci sono tanti segni, soprattutto fuori d’Europa, che indicano che i demolitori della Chiesa hanno fatto il loro tempo. Posso ricordare qui, come esempio, il contegno della Chiesa africana, che ci ricorda nel nome la grande funzione della Chiesa d’Africa nel III, nel IV e nel V secolo. Essa è un conforto per la Chiesa universale e per il pontificato romano.

RENOVATIO — La liturgia stessa è oggi oggetto di contestazione e di negazione: basti pensare alla underground Church, alla messa senza paramenti, a vari aspetti che tendono a diminuire il carattere sacrale e sacrificale del culto cristiano. Sacro e sacrificio sono parole esorcizzate da molti.

SIRI — Vi sono questi aspetti pin gravi, che sono la conseguenza, sul piano liturgico, di radicali errori dottrinali. Si faccia della liturgia, ma della liturgia non si facciano deformazioni abusive. Oggi si rivelano pericolose perdite nell’essenziale. Il sacro non è soltanto il rito: è la presenza nel rito della realtà significata. Quando si mitizza il rito, si perde il senso della sostanza che contiene. Non ci si meravigli poi che l’Eucarestia divenga per taluni una semplice festa dell’unità umana, in cui Dio è semplicemente spettatore. Qui, siamo non alla eresia, ma alla apostasia.

RENOVATIO — Potrebbe V.E. accennare ad una tematica che oggi sembra nodale nell’attenzione teologica: l’ecumenismo?

SIRI — L’ecumenismo del decreto conciliare è perfetto. Ma esso è diventato oggi per taluni il luogo classico dell’equivoco. Coloro che amano le idee imprecise, gli adepti della dittatura dell’opinione sono tutti diventati dottori ecumenici. Il problema ecumenico non è un problema di cui si intravveda facile soluzione. Ma esso diventa facilmente una occasione di cui ci si serve per appannare l’integrità cattolica. Abbiamo visto che l’ecumenismo è da taluni citato addirittura come un luogo teologico, in senso proprio. Cosa vuol dire? Che la dottrina cattolica deve essere discriminata secondo l’opinione meno sgradita all’insieme delle comunità cristiane? Un recente noto saggio ecclesiologico sembra strutturato secondo questa dottrina dell’ecumenismo come luogo teologico. Io non riconosco in saggi del genere il carattere cattolico.

RENOVATIO — V.E. vede segni autentici di un rinnovamento della Chiesa?

SIRI — Noi siamo in un tempo di prova: e nei tempi di prova è più facile vedere la tenebra che la luce. Ma la luce è presente: la potenza stessa della tenebra è un mezzo di purificazione perché siamo fatti pin capaci di vedere la luce. Le tenebre non possono vincerla. Noi sappiamo che il Signore conduce le cose in bene: ed usa le sofferenze e gli stessi peccati degli uomini perché ne risulti un bene pin grande.
Quando cento anni fa cadde il potere temporale, il Papa sembrò prigioniero. «La fine del papato», strillavano i modesti mezzi di comunicazione sociale d’allora. Stava invece per cominciare una grande stagione del papato. E la stessa perdita del potere temporale vi contribuì. Non che noi dobbiamo salutare i politici di allora come dei liberatori della Chiesa: è che Dio usa delle opere di tutti per il bene del suo popolo, che è il bene di tutta l’umanità. Sari così anche domani: delle nostre difficoltà, si considererà soltanto la luce. La nostra umana debolezza, l’isolamento, il senso di sconfitta apparirà cambiato dalla potenza di Dio, in segno della gloria della sua città. È nella luce della croce del Signore che la notte diviene luminosa. Non sono un pessimista, solo rilevo che il tempo si è fatto scuro perché l’ombra del culto delle cose materiali si stende sul mondo. Ho sempre notato che in genere gli errori teologici derivano da inquinamenti marxisti. È una storia lunga. Ma finora non ho trovato sulla mia strada uomini cosi puri nella fede come quelli che hanno esperimentato nella vita quella teoria. Sono stati vaccinati.

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)