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[SM=g1740758] Leone XIII raccoglieva la difficile eredità di una Chiesa che si era scontrata con gli Stati nazionali borghesi e liberali, animati da un diffuso laicismo e in molti casi da ostilità nei confronti della religione, specialmente da uno ingiustificato fronte anticlericale spesso alimentato dalla massoneria. Nella sua prima enciclica, la Inscrutabili Dei consilio (21 aprile 1878), così descriveva la nuova realtà che aveva sconvolto gli antichi equilibri sociali e politici, promuovendo il socialismo e il marxismo:

"Ci si presenta allo sguardo il triste spettacolo dei mali che per ogni parte affliggono l'uman genere:  questo così universale sovvertimento dei principî dai quali, come da fondamento, è sorretto l'ordine sociale; la pervicacia degl'ingegni intolleranti di ogni legittima soggezione; il frequente fomento alle discordie, da cui le intestine contese, e le guerre crudeli e sanguinose (...) La cagione precipua di tanti mali è riposta, ne siamo convinti, nel disprezzo e nel rifiuto di quella santa e augustissima autorità della Chiesa, che a nome di Dio presiede al genere umano, e di ogni legittimo potere è vindice e tutela".

E' importante sottolineare che il magistero di Leone XIII non si rinchiude solamente nella Rerum Novarum, i suoi moniti spaziano su grandi temi del momento, un anno prima aveva scritto una enciclica missionaria, Catholicae Ecclesiae, del 20 novembre 1890, nella quale invitava i cattolici a sostenere con larghi mezzi le missioni al fine di combattere le pratiche schiaviste e "l'abuso nel commercio degli schiavi". Tra l'altro Leone XIII non mancò di favorire la formazione nei vari paesi di associazioni antischiaviste, davvero le prime nel loro genere.

Il Movimento Missionario cattolico che trova in questo pontificato un nuovo slancio e un nuovo grande fervore, non è altro che la base della Rerum Novarum, l'inizio se vogliamo, della Dottrina Sociale della Chiesa in quanto, per la prima volta, interessava i luoghi e le persone poste al di fuori di ciò che erano stati, fino a quel momento, gli Stati Pontifici.

Da qui una evidente apertura verso il riconoscimento ufficiale dello Stato in quanto tale e in quanto guidato dal "Cesare" di turno al quale non si chiede altro che di poter esercitare liberamente la propria missione.

Con l'enciclica del 1 novembre 1885, Immortale Dei, sulla Costituzione cristiana degli Stati, Leone XIII riaffermava infatti l'accettazione da parte della Chiesa di qualsiasi forma di governo, "purché orientata verso il bene comune dei cittadini".

Nella successiva enciclica Libertas, del 20 giugno 1888, Leone XIII sottolineava l'attenzione della Chiesa per le libertà moderne. L'enciclica rappresentava un chiaro e nuovo sviluppo delle indicazioni della Quanta cura e del famoso e discusso Sillabo, Papa Leone XIII infatti non le cancella, ma le sviluppa, e reclama così anche per la Chiesa quelle libertà che dovevano servire alla difesa della verità e della moralità. Questi documenti pontifici costituirono una non trascurabile base dottrinale, in un armonico progresso, per favorire un riavvicinamento della Chiesa con le nuove istituzioni politiche che si andavano affermando in Europa.

La Rerum Novarum, infatti, fu la presa di coscienza della Chiesa, alla luce delle Scritture e della Tradizione cristiana, di una nuova realtà sociale e di nuovi e gravi problemi presenti nel  mondo  del  lavoro. Le soluzioni che propone non sono dirette all'instaurazione di un nuovo ordine politico né a ribaltare i rapporti di forza tra le classi sociali. Tuttavia, le parole di Leone XIII presentano  una  forte carica  innovatrice  e  un linguaggio nuovo nei documenti della Chiesa che, come abbiamo letto, sollecitava la nascita di associazioni a tutela degli interessi dei lavoratori:  dalle società di mutuo soccorso, perfino alle assicurazioni private di assistenza e previdenza sociale, sino a vere e proprie organizzazioni sindacali, che l'Enciclica chiama "corporazioni", usando la vecchia terminologia medievale, ma interpretata in chiave moderna.

Insomma, scavando all'interno del Magistero Pontificio, possiamo davvero imparare molte cose, e possiamo comprendere che molto di ciò che viene attribuito oggi al comunismo o al socialismo, di fatto era già raccomandato dalla Chiesa e che solo una diabolica e perversa interpretazione degli anni '60, ha tentato di occultare e far dimenticare solo per poter togliere di mezzo Dio, per scristianizzare il mondo.

 

Possiamo anche parafrasare l'esempio e la genialità del cardinale Henry Edward Manning (1808-1892) prete anglicano prima, poi convertitosi proprio come il beato Newman al cattolicesimo, persona davvero religiosa e al tempo stesso non refrattaria dai problemi sociali e culturali del suo tempo,

Per altro fu anche uno fra i cardinali che contribuirono alla formazione dell'Enciclica stessa perché, apriamo una breve parentesi, come dovreste sapere le Encicliche e i Documenti Pontifici, non nascono dal giorno alla notte o da una voglia letteraria di un solo soggetto: il Pontefice individua l'argomento e il tema da trattare e poi lo elabora con diversi collaboratori che lo affiancano nelle ricerche bibliche, della tradizione e della cultura dei popoli, ricerche filosofiche e quant'altro, poi il Papa conclude il Documento dandogli quell'imprimatur dell'infallibilità che gli viene dal ruolo che ricopre, sostenendolo con ciò che chiamiamo "dottrina", e perciò, infallibile, e qui chiudiamo la parentesi.

Dunque, dicevamo di Manning, un prete prima ancora che cardinale, che non restava con le mani in mano, ma andava nelle fabbriche non per fare il "prete operaio" o per rivendicare i diritti (la dignità) dei lavoratori predicando contro la dottrina della Chiesa, al contrario, andava nelle fabbriche per spiegare meglio le ragioni della dottrina sociale della Chiesa, scendeva nelle miniere, visitava le case dei lavoratori portando conforto e conoscenza dei problemi. E quando i suoi sermoni cominciarono ad allarmare i padroni, scandalizzando i conservatori, venne accusato di essere socialista, ma lui paternamente e molto nettamente rispondeva:

"no cari signori, non faccio politica, io faccio del cristianesimo".

La sua perseveranza nella difesa della dottrina sociale della Chiesa fece tremare i trust di Londra, fece aprire le borse ai magnati per far fronte alle crisi del proprio tempo, e tutto questo senza mai alzare una barricata, senza mai usare la violenza, senza incitare mai i lavoratori contro i padroni, senza spingere mai gli operai alle devastazioni, senza mai rivendicare espropriazioni, senza mai invocare alcuna rivoluzione.

Papa Leone XIII, e come del resto tutti i Pontefici ancora fino ad oggi, sosteneva come un assurdo l'antagonismo tra le due forze, quella operaia e quella degli imprenditori, egli sosteneva con santa ragione che soltanto unite, queste due forze, avrebbero potuto davvero progredire per il bene sia dei singoli lavoratori, quanto per l'autentico progresso della società, la quale non potrà mai fare a meno degli imprenditori, così come lo stesso lavoratore ha bisogno dell'imprenditore che gli garantisca "la dignità della sua mercede" (cfr Lc.10,7)

 

Per concludere vi offriamo le parole della Catechesi che Giovanni Paolo II avrebbe dovuto pronunciare in quel 13 maggio 1981 quando fu colpito dal vile attentato. La Catechesi era stata preparata proprio per i 90 anni della Rerum Novarum. Così diceva il Papa:

" Ricordando il 90° anniversario dell’enciclica leoniana, sulla scia e in consonanza con il Magistero dei miei predecessori, desidero pertanto riaffermare l’importanza dell’insegnamento sociale come parte integrante della concezione cristiana della vita. Su questo argomento non ho mancato nei frequenti incontri con i miei fratelli nell’episcopato di raccomandare alla loro pastorale sollecitudine, la necessità e l’urgenza di sensibilizzare i loro fedeli sul pensiero sociale cristiano, affinché tutti i figli della Chiesa siano non solo istruiti nella dottrina, ma anche educati all’azione sociale.
Fratelli e sorelle! Torneremo ancora più a lungo sui vari temi e problemi che l’anniversario dell’enciclica, Rerum Novarum evoca. Per concludere questa mia riflessione odierna voglio rispondere all’interrogativo posto all’inizio.
Sì, l’enciclica Rerum Novarum ha ancora oggi la sua vitalità e validità stimolante e operante per il Popolo di Dio, anche se apparsa nel lontano 1891. Il tempo non l’ha esaurita, ma collaudata; tanto che i cristiani la sentono così feconda da derivarne coraggio e azione per i nuovi sviluppi dell’ordine sociale cui il mondo del lavoro è interessato. Continuiamo dunque a viverne lo spirito con slancio e generosità, approfondendo con amore operoso le vie tracciate dall’attuale Magistero sociale ..."

 

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)