00 21/08/2011 22:42
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Da: Soprannome MSNIreneo81 Inviato: 22/10/2003 22.11
La Pace di Cristo!
 
Se fossi un docente farei i complimenti ai miei allievi. Vedo che sono riuscito a spiegarmi... tornerò in seguito a dire qualcosa. Iyvan, continua tu, mi riservo di rispondere dopo il tuo intervento.
 
Con affetto,
 
Ireneo

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 22/10/2003 22.53
Bè diciamo che come dice mia figlia per la scuola...ci sono sei verifiche (i compiti in classe) prima degli esami..........
appena puoi dammi conferma dei paragoni che ho fatto...altrimenti non capisco se ho fatto esempi strampallati....
 

In questo senso il richiamo di Gregorio di Nissa a non dimenticarci che il dogma di Nicea più che dirci come Dio è, ci dice come Dio si manifesta non deve essere sottovalutato: noi conosciamo Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo perché in questo modo si è voluto rapportare all’uomo nella storia della salvezza, perché si è voluto manifestare come Padre misericordioso, come Figlio redentore e come Spirito santificatore.

........
In sostanza è quanto poi asseriva lo stesso s.Agostino quando dice: "Noi possiamo parlare all'infinito di Dio, ma mai dire ciò che Egli è..." (ho scritto a braccio, ma su per giù dice così)
 
Ok....attenderò che tu faccia i tuoi commenti...
 
Grazie per ora fraternamente Caterina
 
 

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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 23/10/2003 11.19
Effettivamente Dio non può essere definito senza cadere nei limiti della nostra condizione di "divenire" soggetta all'illusorietà della dimensione spazio-temporale.
Questa illusorietà, intuita da alcune filosofie, fu meglio chiarita da Einstein  con la teoria ( in parte riscontrata scientificamente) della relatività. E' anche interessante notare come la fisica quantistica porti a conseguenze che a loro volta evidenziano l'illusorietà delle nostre sensazioni sensoriali che a loro volta condizionano la nostra percezione della realtà e quindi il nostro stesso pensiero.
Queste piccole considerazioni vogliono solo indicare la nostra incapacità di penetrare l'Assoluto, cioè il mistero di Dio.
Quando anche formulassimo ipotesi che si rivelassero in parte vere, non avremmo fatto altro che scrivere un minuscolo punto nell'infinito.
Ecco perchè cercare di definire Dio sarebbe quasi come negarlo ed ecco l'esigenza di considerarlo solo alla luce delle Sue manifestazioni, quelle cioè che rientrano nella nostra condizione umana.
Per questa ragione, anche l'affermazione che occorre escludere l'atemporalità di Dio diventa solo una nostra esigenza per la comprensione, ma non deve significare che questa possa essere la reale condizione divina.
Tuttavia, ma è solo una riflessione personale, penso che forse si possa  anche evitare l'eccezione di cui si parlava. Mi spiego: se Cristo fu diretta emanazione, significa che Egli conviveva dall'eternità in Dio e quindi in una condizione atemporale. La manifestazione si rese visibile attraverso l'assunzione della materia, cioè di un corpo. E' quindi solo questa parte visibile che necessariamente rientra nella nostra condizione relativa, ma questo non riguarda lo spirito divino che l'animava e che manteneva invece la sua natura e condizione nell'assoluto.
Voglio dire che ogni manifestazione divina, per rendersi a noi visibile, deve necessariamente assumere la nostra condizione, ma attenzione .. non dobbiamo confondere questa visibilità con la reale condizione divina che di per se stessa non può essere soggetta al divenire senza porsi in antitesi con la perfezione assoluta di Dio.
Non vorrei aver creato un po' di confusione, ho solo voluto proporre una certa riflessione consapevole dei limiti e quindi dell'opinabilità  che essa può presentare.
Aspetto con interesse l'intervento di Ireneo e di altri.
 
Con affetto raterno
iyvan
 
 
 
 
 
 
  

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Da: Soprannome MSNChisolm3 Inviato: 23/10/2003 16.15
Ariciao.
Per-Gamena o per Pergamena che dir si voglia: dammi il tempo di capire un po' quali sono le questioni di fondo che, dati i miei limiti che non sono né piccoli né pochi, non sono certo di aver inquadrato.
Caro Iyvan, in un certo senso nel tuo ultimo scritto hai toccato dei punti che credo Edith Stein abbia risolto nel suo lavoro più importante "Essere finito ed Essere Eterno". I prini capitoli del trattato, sono di chiara matrice  tomista: la Stein usa la filosofia per arrivare a tracciare "l'essere", quasi a voler dire "Ragazzi, per parlare di Dio occorre sapere "metafisicamente" che cosa è Dio". Tracciare il profilo "metafisico" di Dio è un lavoro che la ragione può fare: non a caso, agli studi teologici si accede dopo un biennio di filosofia che è preparatorio alla teologia vera e propria.
Solo a partire dal VII capitolo (mi sembra), la Stein parte in quarta e affronta l'aspetto teologico. Dice " Ragazzi, Dio stesso ci dice chi è quando a Mosè si presenta con quel "Io sono". Dall'essere con la e minuscola (filosofico) quindi all'Essere con la E maiuscola (divino). Noi, come esseri finiti siamo in relazione con l'Essere Eterno e, a questo punto dell'opera, la Stein abbandona Tommaso d'Aquino per passare a definire l'immagine trinitaria che è in noi secondo il pensiero platonico-agostiniano.
Questo per dire che, a ben vedere, ai tempi delle Summae medievali, ogni discorso su Dio partiva da un substrato filosofico. La Stein cerca di proporre una visione trinitaria che parta da presupposti teoretici (quindi praticabili dalla ragione) per arrivare a conclusioni (se si può dire) teologiche. Un antesignana della Fides et Ratio, se vogliamo che, in qualche modo invita a pensare al mistero trinitario anche in chiave filosofica. E allo stesso tempo, ella ricorda che la Rivelazione da un apporto incommensurabile alla ragione che si ferma davanti al mistero di Dio, quel Dio che si presenta non solo come l'Essere, ma anche come Colui che è origine dell'essere piccolino, lo cura, lo tiene "in essere", dicendoglielo fin dal primo momento, con quell' "Io Sono" che è il modo più perfetto che conosciamo per dire ciò che Dio è ai nostri occhi. Per cui, l'invito perenne della Stein è questo: "tu, uomo o donna, sii ciò che sei destinato ad essere", proprio perchè la nostra scaturigine e il nostro ritorno appartengono all'Essere per eccellenza. Capendo un pochino questo, si capisce anche un pochino come e perché eternità e storia si toccano, esattamente come il dito di Dio tocca quello di Adamo sul soffitto della Sistina...
Forza e coraggio e scusate la poca chiarezza...
Chisolm


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Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 25/10/2003 11.23
 l'invito perenne della Stein è questo: "tu, uomo o donna, sii ciò che sei destinato ad essere", proprio perchè la nostra scaturigine e il nostro ritorno appartengono all'Essere per eccellenza
 
Ecco, è proprio su quell' "appartengono", che forse occorre fermarci a riflettere.
E' come dire: il mondo del relativo appartiene, e quindi fa parte ed è compenetrato dall'assoluto.
Ma come può ciò che è assoluto, e quindi immutabile, contenere ciò che è relativo e quindi mutabile?
Forse, la risposta potrebbe essere: la relatività del nostro universo è solo la conseguenza del  prodotto delle nostre percezioni, vale a dire che noi vediamo e percepiamo la realtà raffigurandola secondo i nostri sensi e non per quello che realmente è.
Qualche piccolo esempio tanto per intenderci: apparentemente il colore sembrerebbe qualcosa di oggettivamente reale, ma in realtà è solo una percezione sensoriale soggettiva (sia pure comune a tutti gli uomini), in quanto il colore non esiste ma è solo il nostro cervello che traduce in forma visiva ciò che è solo un'onda vibrazionale energetica.
La compattezza che noi osserviamo nella materia è pure illusoria, dato che essa è formata molto più da spazio che materia (se teoricamente potessimo comprimere un uomo di 70 kg vincendo le forze repulsive, la sua dimensione si ridurrebbe a meno di un millimetro pur mantenendo lo stesso peso), eppure i nostri sensi ci danno la sensazione della compattezza.
E così è per lo spazio-tempo: un'illusione creata dai nostri sensi e variabile quanto più ci si avvicina o ci si allontana dalla velocità della luce.
In altre parole, noi potremmo essere parte dell'assoluto divino, ma sono i nostri sensi a farcelo raffigurare secondo una diversa realtà. 
Ecco che anche la riflessione di Chisolm:
Capendo un pochino questo, si capisce anche un pochino come e perché eternità e storia si toccano, esattamente come il dito di Dio tocca quello di Adamo sul soffitto della Sistina... 
potrebbe trovare collocazione in questa spiegazione (che rimane comunque solo un personale e ipotetico tentativo).