Omelie su Ezechiele, I, XI, 28. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 361.
"Dio misericordioso ci dona il tempo per pentirci (Misericors Deus tempus nobis ad paenitentiam relaxat), ma quando ci serviamo della pazienza della sua grazia per aggravare la colpa, questo stesso tempo, che lui ha disposto per perdonarci, lo volge a colpirci severamente (sed cum eius gratiae patientiam nos ad augmentum vertimus culpae, hoc ipsum tempus quod ad parcendum pie disposuit districtius ad feriendum vertit); in tal modo quando uno, anche dopo aver ricevuto il tempo opportuno, non vuole ritornare a lui, aumenta i misfatti di cui poteva liberarsi se si fosse convertito...Il reprobo infatti, abusando della bontà di Dio onnipotente, accumula collera su di sé per il giorno dell'ira, perché mentre riceve il tempo per pentirsi, e lui lo usa per peccare, trasforma in aumento di colpa la medicina stessa della grazia (reprobus...ipsum remedium gratiae vertit in augmentum culpae) ...Ma sia che il giusto cada nella colpa sia che il peccatore piombi nella morte, la sentinella deve temere d'essere coinvolta, per il suo silenzio, nella colpa di coloro che peccano (Sed sive iustus in culpa, sive peccator in mortem corruat, speculatori timendum est ne hunc ex suo silentio reatus peccantium pariter involvat)".
(Omelie su Ezechiele, I, XI, 25. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 357).
Si tratta dunque di due responsabilità molto serie: una è quella del <reprobus> che non approfitta del tempo concesso da Dio per aprirsi alla grazia; l'altra è quella dello <speculator> che, col suo silenzio, si fa complice del peccatore che si precipita verso la perdizione senza che alcuno lo riprenda e faccia di tutto per salvarlo.
"E' necessario che chi parla si adegui sempre all'indole di chi ascolta (Necesse est ut semper sermo praedicantis cum auditorum debeat qualitate formari)...
Anche l'agricoltore che getta il seme nella terra, prima studia la qualità del terreno per vedere se è adatto al seme, e soltanto dopo aver studiato la qualità del terreno, sparge il seme (et agricola qui semina in terram mittit prius terrae qualitatem praevidet quibus seminibus apta videantur, et postquam qualitatem praeviderit, tunc semina spargit)".
(Omelie su Ezechiele, I, XI, 20. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 353).
"Per parlare di Dio occorre un animo pacificato e libero (Loqui de Deo quietae valde et liberae mentis est). Infatti la lingua si trasforma correttamente in discorso quando l'animo è in pace, privo di inquietudine e calmo. L'acqua agitata non può riflettere l'immagine di chi la guarda, riflettendosi in essa il volto di chi vi si specchia soltanto quando è perfettamente immobile (Tunc namque bene lingua dirigitur in sermone, cum secure sensus quieverit in tranquillitate, quia nec concussa aqua imaginem respicientis reddit, sed tunc in ea vultus intendentis aspicitur, cum non movetur)".
(Omelie su Ezechiele, I, XI, 26. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 359).
"I timidi vanno ripresi con delicatezza, perché se vengono rimproverati con asprezza rischiano di essere non illuminati ma distrutti (Verecundae mentes leniter arguendae sunt, quia si asperius increpentur, franguntur potius quam erudiantur). Si sentirebbero invece incoraggiate a commettere colpe ancora più gravi, le persone dure e sfacciate, se fossero trattate anch'esse con delicatezza. (At contra mentes asperae atque impudentes, si increpatae leniter fuerint, ad maiores culpas ipsa lenitate provocantur)".
Omelie su Ezechiele, I, XI, 17. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 349.
"Per chi è fragile ci si preoccupi soprattutto di questo:
che ascolti quelle poche parole,
che è in grado di capire,
ma che siano tali da trafiggere il cuore
per il dispiacere"
(Hoc infirmis praecipue congruit,
ut pauca quidem,
et quae praevalent capere audiant,
sed quae eorum mentem
in paenitentiae dolorem compungant)".
Omelie su Ezechiele, I, XI, 16. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 349.
" Sei responsabile della morte alla quale non ti opponi.
(Morti cui non contradicis, adiungeris)".
Omelie su Ezechiele, I, XI, 11. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 345.
"Colui che insegna deve pensare a:
ciò che dice
a chi lo dice,
quando dirlo
come dirlo
quanto tempo impiega per dirlo.
(Pensare etenim doctor debet:
quid loquatur
cui loquatur
quando loquatur
qualiter loquatur
quantum loquatur).
Se manca una di queste cose il suo discorso non raggiunge lo scopo.
(Si enim unum horum defuerit, locutio apta non erit).
Omelie su Ezechiele, I, XI, 12. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 347.
"Il responsabile non è senza colpa anche quando chi gli è stato affidato non muore per colpa sua (nec subiectus ex culpa praepositi moritur, nec praepositus sine culpa est)...E' vero infatti che l'empio merita la morte, ma è altrettanto vero che la sentinella è tenuta ad annunziargli la via della vita, rimproverandogli la sua empietà (Impio etenim mors debetur, sed ei a speculatore via vitae nuntianda est, et eius impietas increpanda est). Se invece la sentinella tace (si vero speculator taceat), l'empio morirà lo stesso a causa della sua iniquità, che non gli ha meritato neppure che gli fosse rivolta la parola della sentinella (ut dignus non esset ad quem speculatoris sermo fieret), ma il Signore ne chiederà comunque conto alla sentinella, che di fatto lo ha ucciso perché, tacendo, lo ha consegnato alla morte (Sed sanguinem eius Dominus de manu speculatoris requirit, quia ipse hunc occidit, quia eum tacendo morti prodidit)".
Omelie su Ezechiele, I, XI, 9. Città Nuova Editrice, Roma 1992, pp. 343-345.
Papa Gregorio Magno, che pure era ritenuto dolcissimo e pieno di comprensione, veniva temuto simultaneamente da tutti, grandi e piccoli, per la sua <severità>, quando erano in gioco le esigenze della <veritas in caritate>.
"La Parola di Dio mi costringe a parlare della vita di una sentinella (speculatoris). Tacere non posso, e tuttavia parlando ho una gran paura di ferirmi (Tacere non possum, et tamen loquendo me ferire pertimesco). Parlerò, sì parlerò, affinché la spada della Parola di Dio, passando attraverso di me arrivi a trafiggere il cuore del prossimo (Dicam, dicam ut verbi Dei gladius etiam per semetipsum ad confingendum cor proximi transeat). Parlerò, sì parlerò, affinché la Parola di Dio risuoni anche contro di me per mezzo mio (Dicam dicam, ut esse etiam contra me sermo Dei sonet per me). Io non nego di essere colpevole, vedo il mio torpore e la mia negligenza, ma forse la conoscenza della colpa sarà già in se stessa richiesta pressante di perdono presso il giudice buono (erit fortasse apud pium iudicem impetratio veniae ipsa cognitio culpae)".
Omelie su Ezechiele, I, XI, 5. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 341.
<Speculator> è una traduzione latina del termine greco <episkopos> che noi traduciamo abitualmente in italiano con <vescovo>!.
"Sa parlare davvero bene chi prima ha imparato bene a tacere(Ille loqui veraciter novit, qui prius bene tacere didicerit). La custodia del silenzio nutre, in un certo senso, la parola.(Quasi enim quoddam nutrimentum verbi est censura silentii). E in realtà riceve in dono, anche sovrabbondante, la parola chi prima, stando al suo posto, tace con umiltà" (Recte per excrescentem quoque gratiam sermonem accipit, qui ordinate ante per humilitatem tacet)".
Omelie su Ezechiele, I, XI, 3. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 339).
"Tra gli altri prodigi della profezia, i libri dei profeti hanno anche questo di meraviglioso (hoc quoque mirandum habent libri prophetarum), che come in essi le cose vengono esposte con le parole (verbis res), così qualche volta si espongono le parole con i fatti (verba rebus), tanto che non solo i loro detti, ma anche i fatti sono profezie" (ut eorum non solum dicta, sed etiam res gestae prophetiae sint)...perché radice della parola è la forza dell'azione (quia radix verbi virtus est operis)".
(Omelie su Ezechiele, I, XI, 1. 2. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 337).
"Quando la coscienza rimprovera se stessa (cum reprehendit semetipsam conscientia)...si compie nell'animo un travaglio capace di partorire la pace con Dio (fit rixa in animo parturiens pacem cum Deo)...Bisogna sapere però che può sperimentare questo amore del Signore con tutto il cuore, soltanto chi fa spazio allo Spirito santo nella sua vita (Sed sciendum quia nullus haec pro amore omnipotentis Domini ex toto corde agere praevalet, nisi is cuius animum Spiritus sanctus assumpserit)".
(Omelie su Ezechiele, I, X, 43.44. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 333).
"Quando le parole di Dio cominciano a risuonare nell'orecchio del cuore (in aure cordis sonare coeperint), lo spirito di chi ascolta, compunto dall'amore, si commuove fino a lacrimare (audientium spiritus ex amore compunctus ad lamenta commovetur). Per questo le parole della Sacra Scrittura acquistano sapore se il cuore è abitato dal silenzio (hinc est quod Scripturae sacrae verba fiunt in corde silentium sapida); per questo gli amanti le leggono abitualmente in silenzio quasi di nascosto senza alcun rumore (hinc est quod ab amantibus plerumque in silentio quasi furtive et tacite leguntur)".
(Omelie su Ezechiele, I, X, 39. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 329).
"Nella vita dei santi padri
si fa conoscere il senso
da scoprire nelle Scritture sacre
(In sanctorum patrum vita cognoscimus
quid in Sacrae Scripturae volumine
intellegere debeamus).
La loro condotta infatti è pagina in atto
di ciò che dicono i due Testamenti.
(Illorum quippe nobis actio aperit
hoc quod in suis praedicationibus
pagina Testamentorum dicit)".
(Omelie su Ezechiele, I, X, 38. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 327).
"Non viene dato tutto ad uno solo, perché non monti in superbia(Non uni dantur omnia, ne in superbiam elatus cadat), ma ad un altro è dato ciò che non è dato a te e a te è dato ciò che è negato a lui (sed huic datur quod tibi non datur, et tibi datur quod illi denegatur), affinché mentre lui constata che tu hai quel bene di cui è privo lui, ti ritenga superiore a sé (ut dum iste considerat bonum quod habes et ipse non habet, te sibi in cogitatione praeferat); e a tua volta tu, constatando che lui ha ciò che non hai tu, consideri te stesso inferiore a lui (et rursus dum tu habere illum conspicis quod ipse non habes, te illi in tua cogitatione postponas), così che si realizzi ciò che sta scritto: Stimatevi a vicenda gli uni superiori agli altri (Superiores sibi invicem arbitrantes) (Fil 2,3).
Omelie su Ezechiele, I, X, 32. Città Nuova Editrice, Roma 1992, p. 323.