00 14/07/2012 11:55

Don Bux : « La Chiesa non è un concilio permanente »

Nella nostra attesa, non potevamo tralasciare questa tappa, speriamo significativa, segnata dalle parole di Mons. Bux, come ce le presenta La Porte Latine.

In una intervista esclusiva a Riposte catholique, don Nicola Bux, consultore di numerose congregazioni romane, uomo di fiducia del Santo Padre, ci conferma che « l'analisi critica » del Vaticano II è legittima e che il Papa auspica di tutto cuore la riconciliazione con Écône.

1 – Don Nicola Bux, lei recentemente ha pubblicato, insieme al cardinal Brandmuller e a Mons. Marchetto un libro che presenta le chiavi di Benedetto XVI per interpretare il concilio. Si tratta di un punto sensibile nel processo di riconoscimento della Fraternità San Pio X...
 
NB : Una corretta ermeneutica è del resto la prima chiave data da Benedetto XVI nel suo famoso discorso alla Curia romana sull'interpretazione e l'ecumenicità del Vaticano II. Il rinnovamento, o la riforma, nella Chiesa non può operarsi che nella continuità, alla luce dell'indissociabile binomio “nova et vetera”.
 
Ora i documenti del concilio sono stati tirati fuori dal contesto della Tradizione della Chiesa e spesso utilizzati come espressione d’un aggiornamento che, invece di associare “nova et vetera”, ha mistificato il concilio, non ritenendone che la novità. Quindi, il concilio è stato trasformato in una sorta di ideologia, di un “super-dogma” comme ha affermato l'allora cardinal Ratzinger ai vescovi cileni (13 luglio 1988).[1]
 
C'è bisogno di una veridica presentazione storica del concilio come strumento d’aggiornamento ai sensi del “rinnovamento nella tradizione”.
 
Un aspetto generalmente trascurato della comprensione del concilio è quello del consenso, del modo in cui esso si forma. L'avanzamento che vi ci porta passa attraverso il dialogo tra opinioni diverse che sfociano nell'elaborazione di una sintesi, per lo meno per quanto riguarda la dottrina non definita e ancora in evoluzione – le novità non sono necessariamente definitive e irreformabili ma sono orientamenti che il magistero pontificio ordinario interpreta, precisa, e sviluppa ulteriormente.
 
Bisogna inoltre tener conto che i documenti conciliari non sono tutti, sia tra essi che al loro interno, della stessa natura. A questo proposito non vedo perché il Vaticano II dovrebbe sfuggire all'analisi critica alla quale sono stati sottoposti i precedenti concili.
 
2 – Nella nota della Congregazione per la Dottrina della Fede che illustra la nomina a sorpresa di Mons. Di Noia alla vice presidenza della Commissione Ecclesia Dei, è stato affermato che « La nomina d’un prelato di questo rango [arcivescovo, NDLR] ad un simile posto » rappresentava da parte del Papa un « segno della sua sollecitudine pastorale verso i fedeli tradizionalisti in comunione con la sede apostolica, ma anche del suo vivo desiderio di veder riconciliate le comunità non in comunione ». Mons. Di Noia è dunque l'uomo scelto dal Papa per giungere infine al riconoscimento della FSSPX ?
 
NB : Non bisogna avere alcun dubbio sulle intenzioni del Santo Padre che ha tanto a cuore la riconciliazione e l'unità dei cristiani. Ogni cattolico, come ho già suggerito, deve amare la tradizione ed è per questo “tradizionale”. Inoltre, nella Chiesa, chiunque riceve una carica non deve promuovere le sue idee ma servire la verità, in piena fedeltà all'insegnamento del Sovrano Pontefice.
 
A questo riguardo, abbiamo bisogno di una seconda chiave per interpretare non soltanto il concilio ma anche tutta la vita della Chiesa : quella della Fede. Non è un caso che Benedetto XVI abbia scelto di promulgare un Anno della Fede. In realtà, a cosa deve servire il dibattito sul Vaticano II se non a riscoprire la natura del cristianesimo, necessario alla salvezza dell'uomo ? Attraverso l'intelligenza della Fede i cristiani devono concorrere all'intelligenza della realtà. Ecco il contenuto essenziale della fede di cui il Papa ha compreso tutta l'urgenza che si ha di riaffermarla di fronte alla concezioni che riducono al fede ad un discorso, un sentimento o un'etica.
 
Dobbiamo pregare perché tutti nella Chiesa siano docili allo Spirito Santo, Spiritus unitatis.
 
3 – Mons. Fellay, superiore generale della Fraternità San Pio X e a questo titolo anche depositario dello specifico carisma di quella che è l'eredità di Mons. Lefebvre, si è molto esposto per permettere le condizioni di una riconciliazione. Può confermare che ciò che auspica il Santo Padre, non è negare la singolarità della FSSPX ma piuttosto metterla al servizio della Chiesa ?
 
NB : Nella Lettera ai vescovi scritta da Benedetto XVI in occasione della revoca delle scomuniche dei vescovi lefebvriani, il papa ha dimostrato che conosceva bene e che amava questa larga frangia di fedeli che sono anche suoi figli. I passi compiuti dal Papa sono ispirati dalla “pazienza dell'amore” che, secondo San Paolo, deve caratterizzare tutti i discepoli di Gesù.
 
Mons Fellay, anche lui, ha dimostrato di essere animato dalla stessa virtù e non dubito che la maggior parte della Fraternità, vescovi e sacerdoti in primis, saprà imitarlo preservandosi dall'orgoglio ispirato dal Maligno. Seguiamo Gesù che è dolce ed umile di cuore. Ogni vescovo, ogni sacerdote, ogni cristiano deve avere a cuore l'unità perché è il bene più prezioso, secondo San Giovanni Crisostomo. È stata pagata al prezzo del Preziosissimo sangue di Nostro Signore che, proprio prima della Sua Passione, ha precisamente pregato : “Ut unum sint”.
 
Infine, se anche qualcuno cadesse in errore, la Chiesa è indefettibile perché Gesù l'ha fondata sulla roccia della fede che Pietro rappresenta. La sua unità è “inamissibilis”, non potrà mai sciogliersi perché essa è come la tunica di Cristo, solennemente esposta quest'anno a Trêves : senza cucitura, d'un sol pezzo. Le divisioni tra cristiani non possono distruggere l'unità della Chiesa.
 
Il primato del Papa è superiore al concilio. E la Chiesa non è un concilio permanente. A Pietro ed ai suoi successori, il Signore ha dato il potere delle chiavi : di legare e sciogliere sulla terra ciò che Lui simultaneamente lega e scioglie nel Cielo.
 
Per fortuna, oltre alla Scrittura, i cattolici hanno nella persona del papa un anticorpo visibile contro il conformismo : come scrive Dante ne La Divina Commmedia, noi abbiamo “il pastore della Chiesa per guidarci ; ciò basta alla nostra salvezza”.
 
Che la Santa Vergine – come attualmente le chiede il Santo Padre – faccia in modo che la Fraternità accolga con fiducia la riconciliazione che le è offerta dal papa e possa conoscere anche un nuovo sviluppo per il bene di tutta la Chiesa cattolica.
 
Intervista di Vini Ganimara su Riposte catholique del 10 luglio 2012 - by La Porte Latine
(traduzione mia)
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1. Nota di Chiesa e post-concilio
« La verità é che questo particolare Concilio [Vaticano II] non ha definito alcun dogma, e ha deliberatamente scelto di rimanere a un livello modesto, come un concilio meramente pastorale; eppure molti lo considerano quasi come fosse un super-dogma, che priva di significato tutti gli altri concili » (Cardinale Joseph Ratzinger, Santiago del Cile 1988).

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)