00 23/10/2011 16:16

Dire o non dire il nome dei Defunti nella Preghiera Eucaristica?

Rispondendo alle tesi della riforma protestante che contestavano il carattere sacrificale della messa, la fede tridentina precisa che «essa viene legittimamente offerta, secondo la tradizione degli Apostoli, [...] anche per i Defunti in Cristo, non ancora pienamente purificati» (DS 1743).
 
Il riferimento alla tradizione trova una conferma significativa nel testamento di santa Monica, che – prima di morire – così parla ai suoi due figli: «Questo solo vi chiedo: che vi ricordiate di me all’altare di Dio, dovunque vi troverete» (Agostino, Confessioni 9,11).




Che cosa significa ricordarci dei nostri morti all’altare di Dio, se non ricordarne a Dio i nomi nel prolungamento dell’epiclesi sui comunicanti? Infatti, con l’intercessione per i Defunti l’assemblea celebrante altro non chiede per i suoi Defunti se non ciò che ha appena richiesto per se stessa, e cioè che anch’essi siano trasformati escatologicamente, ossia sem-pre più, «in un solo corpo».

Dobbiamo riconoscere che i Defunti, non essendo più in grado di rivolgere personalmente a Dio questa domanda che implica l’effettiva partecipazione al corpo sacramentale, si trovano in posizione debole. Per questo noi veniamo in soccorso alla loro debolezza e, sostituendoci amorevolmente alla loro bocca non più in grado di comunicare, domandiamo per essi, attraverso la nostra comunione di suffragio, quella trasformazione escatologica che ardentemente attendono
.


Un’antica e ininterrotta tradizione consente al celebrante di pronunciare il nome di quel Defunto o di quei Defunti che sono oggetto di una particolare commemorazione. La consuetudine di pronunciare sacralmente il loro nome è densa di significato teologico. Nella normativa liturgica essa non conosce esclusione di giorni, in quanto si adatta perfettamente anche alla domenica, giorno memoriale della risurrezione.

Coloro che propendono oggi per escludere del tutto la proclamazione del nome dei Defunti di domenica – e per ridurla al minimo nei giorni feriali – sostengono che l’antica prassi della Chiesa romana non ammetteva tale commemorazione nei giorni festivi. Si tratta di un’argomentazione speciosa, che non regge al vaglio dei documenti. Naturalmente, se è importante sensibilizzare i sacerdoti perché pongano ogni diligenza nel pronunciare sempre il nome del Defunto, occorre in pari tempo educare i fedeli a non assolutizzarne la proclamazione e a comprendere che, se anche per ragioni contingenti il nome è stato omesso, oppure anche se si è prodotto accidentalmente un errore nella sua proclamazione, ciò non riduce minimamente per il loro Defunto l’entità della trasformazione «in un solo corpo
».

[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)