00 06/11/2011 14:35
[SM=g1740733] PARTE 2

IL BRUTTO DI BELLO

 

fede e ideologia in don Tonino Bello

 

PARTE 2 (seguirà la 3 e ultima)

Voleva una Chiesa assistenzialista. La rimozione del peccato originale come causa di tutti i mali… sostituito dall’ideologia sociale. Bello predicava bene su famiglia e aborto… ma i suoi pacifisti con la bandiera razzolavano male. E l’omosessualità? Questa volta Bello tace: lui, non i suoi discepoli. “È è giunto il tempo di una Chiesa più umana: l’età degli schiavi è finita”. Le toninobellonate. Il frutto più perfetto e velenoso del toninobellismo: Nichi Vendola. Bello spediva ostie consacrate via posta?

 

 

E’ poi certo che un Nichi Vendola, noto omosessuale e orgoglioso d’esserlo, ideologo dell’omosessualismo più fanatico, presentò la “Teologia di don Tonino Bello” lasciando intendere la solidarietà del prelato verso le coppie omosessuali, benedicendoli nell’atto che essi difendono e di cui vanno orgogliosamente fieri (gay deriva proprio dall’orgoglio di essere tali), non gli fa certo onore. E’ doveroso leggere alcuni passi di un intervento del governatore della Puglia nel 2010, nel quale osa dire: “Mi ha sempre affascinato il pensiero religioso. Ero uno di quei comunisti per cui il libro più importante era la Bibbia. Ma ha contato molto per me anche il pessimismo di Sergio Quinzio, ho amato i libri del cardinal Martini, e sono stato discepolo del vescovo di Molfetta, il mio vescovo, Tonino Bello”. E ancora: ” Tutta la teologia di Bello è una teologia della differenza. Come quando spiega il dogma della Trinità con la metafora della convivialità delle differenze: la presenza di tre differenze in un’unità ci insegna la bellezza della convivenza, che è qualcosa di più della tolleranza”.

  

 

 

diTea Lancellotti

 

 

 

VOLEVA UNA CHIESA ASSISTENZIALISTA

Tonino Bello, il vescovo di Oria e presidente della Caritas italiana Armando Franco, Giovanni Paolo II

Viene da domandarsi se ormai non sia conclamato il rapporto fra Bello e la Teologia della Liberazione. Taluni sostengono addirittura che egli ha fatto un passo ulteriore, si è maggiormente modernizzato in questo senso: in lui la rivoluzione comunista si è fusa con la rivoluzione sessuale e liberale. “È il prodotto più puro e pettinato del post-68 cattolico”, dicono. E ancora: in cosa l’ideologia toninobellista contrasta con la dottrina sociale e morale della Chiesa?

A prima vista potrebbe sembrare che mons. Tonino Bello si sia concentrato su una effettiva applicazione della Teologia della Liberazione. Di fatto, no: la “sua” TdL, a differenza dei paesi che la svilupparono, non è prettamente politica e forse proprio qui sta la difficoltà di comprendere gli errori della Chiesa pacifista alla quale egli anelava. Egli si servì senza dubbio di certa politica catto-comunista per avanzare un progetto tuttavia molto umano e caritatevole: aiutare il prossimo indigente, che non arrivava alla fine del mese o che non aveva i soldi per le medicine. La sua, oserei dire, fu una chiesa “assistenzialista” più che politica; della politica egli si serviva per portare più assistenza ai bisognosi.

La Dottrina Sociale della Chiesa, al contrario e detto in due parole, non fa patti o compromessi con certa politica, ma tenta di rimuovere alla base l’ostacolo tipico dell’assistenzialismo affinchè il povero e l’indigente possano avere invece strumenti necessari, pochi ma dignitosi, per conquistare l’autosostentamento.

La Dottrina Sociale della Chiesa, per altro, non si esaurisce in una battaglia politica, ma è l’insieme delle indicazioni comportamentali, cioè morali, intese a contrastare le difficoltà costituite per l’agire dell’uomo dalla cosiddetta “questione sociale” e da quella politica che ha alla base delle ideologie da propalare, spesso associate a “nuove dottrine” a seconda delle mode e dei tempi, come denunciava anche san Paolo. Tale Dottrina della Chiesa si sviluppa perciò come risposta alle difficoltà -derivanti dal Peccato Originale- dell’operare degli uomini nelle loro relazioni con Dio come gruppi sociali, nella vita di convivenza all’interno di essi e con altri gruppi sociali, e nei rapporti suscitati dalle relazioni con i beni sia dei singoli che della collettività.

 

LA RIMOZIONE DEL PECCATO ORIGINALE COME CAUSA DI TUTTI I MALI. SOSTITUITO DALL’IDEOLOGIA SOCIALE

La cosa che si è rimossa dalla Dottrina Sociale della Chiesa di oggi, da parte di molti Vescovi come Bello e da questi movimenti pacifisti è che l’origine di tutti i mali è proprio il Peccato Originale. Rimuovendo la causa, ci si abbandona all’ideologia, sfociando nel moralismo, nel pietismo, nel sentimentalismo e quant’altro, e questo accade anche se si agisse per sola “buona fede”.

L’errore infatti è errore e non cessa di essere tale perché cambiano i tempi o le mode. La Dottrina Sociale della Chiesa sviluppa invece i Dieci Comandamenti in quanto fondamento del vivere sociale a partire dal Quarto (“Onora il padre e la madre”); da qui il valore della famiglia e l’indissolubilità del matrimonio da cui deriva la stabilità stessa della società. Il Quinto (“Non uccidere”), riferibile innanzitutto all’aborto. Il Sesto (“Non commettere atti impuri”) ed ecco la battaglia contro le forme di adulterio, contro ogni forma di tradimento. Settimo (“Non rubare”), e qui non basterebbero cento pagine per dimostrare in cosa consiste e in quanti modi si ruba. Ad esempio, si ruba anche la Verità all’innocente quando la si offusca. L’Ottavo (“Non dire falsa testimonianza”) proibisce non solo la falsa testimonianza, ma anche la detestabile mania e abitudine di denigrare gli altri. E questo è ciò in cui cadiamo, senza correggerci, quando si denigrano la Chiesa con la sua Dottrina e il Papa, e non pare ci si renda conto della solenne offesa che si fa alla Chiesa quando la si accusa di tutto a causa di uomini peccaminosi o, peggio ancora, quando la si tradisce nella dottrina!  Ecco, vi ho citato questi solo per fare un esempio pratico.

Tale Dottrina è stata schiacciata soprattutto dalla rivoluzione sociale del Sessantotto, dalla Teologia della Liberazione e da quanti, in buona fede o meno, l’hanno dissacrata per rincorrere le proprie idee sulla sessualità, sulla carità, sul matrimonio, ecc. perchè, come detto sopra, si è rimossala causa di ogni inquietudine: il Peccato originale. Il quale per essere divelto necessita della conversione sia del ricco quanto del povero, mentre, se ci fate caso, mons. Bello ed altri come lui o la stessa Pax Christi pretendono la conversione dei ricchi mentre i poveri possono continuare a credere ciò che vogliono, quasi che il loro stato di povertà costituisse una giustificazione al peccato.

 

BELLO PREDICAVA BENE SU FAMIGLIA E ABORTO. MA I SUOI PACIFISTI CON LA BANDIERA RAZZOLAVANO MALE

La putrida degerazione ideologica e tutta a sinistra della Pax Christi di Tonino Bello

Ad onor del vero va detto che molto di quanto si è attribuito a mons. Bello di fatto non lo rappresenta nella completezza delle sue intenzioni. Anzi, spesso le travisa volutamente: in quel che ho studiato attraverso le sue prediche o scritti, o anche attraverso quanti hanno parlato di lui sia pro che contro, devo dire che spesso emerge una certa strumentalizzazione del personaggio, sino a trascinarlo nella vera e propria eresia.

Per esempio egli è stato, almeno nei suoi scritti, un difensore dell’unità della Famiglia, ma paradossalmente sosteneva un Movimento pacifista favorevole al divorzio. In una predica spiega il valore coniugale quale icona della Santissima Trinità e lo sforzo che gli sposi devono fare per non offuscare questa immagine agli occhi del mondo. Oppure, nonostante difendesse la vita fin dal suo concepimento, almeno nelle sue prediche, paradossalmente sosteneva un Movimento pacifista che con quella bandiera della pace che anche lui sventolava, si batteva e si batte ancora oggi in difesa dell’aborto.

 

E L’OMOSESSUALITÀ? QUESTA VOLTA BELLO TACE. LUI, NON I SUOI DISCEPOLI

Uno degli allievi principali di Tonino Bello: don Tonino Dall'Olio. Presidente di "Nuova Proposta" che diffonde apertamente il sincretismo e l'ideologia di genere, ossia l'omosessualismo e il diritto al sesso contronatura "con la benedizione della Chiesa". Una delle tante porcate associazionistiche sorte negli ultimi decenni di "chiesa sociologica", che si regola in base alle scalette dei talk show, invece che sulla Parola di Dio, come all'inizio della loro "contestazione" (nel '68) declamavano di volere fare. Abbiamo visto come è finita: sesso per tutti!

Un altro esempio è l’omosessualità: Don Tonino era favorevole o no? Non ci è dato di sapere perché non si è espresso mai direttamente a riguardo; tuttavia sosteneva un Movimento pacifista e sventolava quella bandiera della pace che rivendica i diritti non tanto dell’omosessuale persona (i quali nel Catechismo la Chiesa Cattolica sono difesi senza equivoci), quanto dell’omosessualità come atto che per i cristiani è “illecito ed immorale” in sé, e dunque dell’ideologia omosessualista. A riguardo è curioso segnalare che alcuni siti pseudo cristiani sostenitori della pratica sessuale contronatura e omosessuale che usano una citazione di mons. Bello per reinterpretare la Bibbia. Il passo è questo:

Ci sono tante parole del Vangelo che noi abbiamo addomesticato, le abbiamo ridotte, le abbiamo decurtate, così per ridurle agli spazi della nostra prudenza umana, per cui tanti cristiani sono buoni, onesti, incredibilmente legati alle leggi della Chiesa e dello Stato, irreprensibili, però non hanno scatto, non hanno quella passione in più, non hanno quelle movenze che sanno veramente di audacia, di audacia profetica, che sanno dire con coraggio, davvero, la Parola del Signore e la sanno vivere”.

Parole che possono essere strumentalizzate da chiunque, ma in special modo all’interno di quella ambiguità nata dopo il Concilio ed entrata in molte pastorali le quali non condannano più il peccato con il proprio nome, ma sono giunte ad ipotizzare una rilettura dei Vangeli secondo le necessità di questi tempi. Infatti il sito in questione che usa la frase sopra riportata conclude con un esempio: “Da Rm 1,26-27 deriva la maggiore argomentazione del Nuovo Testamento contro l’omosessualità in quanto intrinsecamente immorale. Come si può notare tutto ciò che San Paolo condanna è tutto quello che viene fatto senza amore“.

Insomma, esattamente lo stesso modo in cui si strumentalizza la frase di sant’Agostino: “Ama e fa cio’ che vuoi”. Il medesimo equivoco (per nulla casuale) che stava dietro l’assurda pretesa di un partito politico nord-europeo che pretendeva, per “amore”, di liberalizzare la pedofilia… sottolineando che il bambino avrebbe dovuto essere consenziente naturalmente, nulla di imposto, eh! Prenderlo come un gioco d’amore… Nel quale, va da sé, a “divertirsi” è solo il porco.

Mostruosità come questa accadono perché non si parla più della radice del Male: il peccato originale. Non si parla più del peccato con i suoi nomi, dell’inferno e del purgatorio, né si parla più di che cosa sia realmente il paradiso, poiché tutto è stato subordinato alle proprie idee ed al secondo me, e in base a questeci si attiva illusoriamente per un “paradiso” terreno, per una “Pacem in Terris” che spalanchi una nuova era “paradisiaca” nel mondo.

Un momento qualificante dell'associazione di "omosessuali cristiani" fondata dall'allievo di Bello, don Tonino Dall'Olio. Subito dopo la manifestazione l'invito è questo ""GRUPPO DI UOMINI E DONNE OMOSESSUALI CRISTIANI VI INVITANO ALLA FESTA DELL'AMORE. PER RICORDARE A TUTTI L'IMPORTANZA DELL'AMORE NELLA VITA". Al solito si è scambiato l'affetto e l'amore di Dio con una pesca amorosa (ossia con una scopata... "libera")

Don Tonino Bello, dunque, non si è mai espresso chiaramente sulla questione, ma è strano che un altro prete, don Tonino dell’Olio, suo discepolo e collaboratore in Pax Christi, appoggi e sostenga un gruppo omosessuale “cristiano” e sincretista, ossia ospitante anche cristiani non cattolici, affinché “vengano accolti e compresi” dalle Parrocchie, accettati nella loro diversità e come coppie consolidate che pregano e seguono la Bibbia come tutti gli altri cristiani. Tranne, è chiaro, che per tutto quello che riguarda il de sextu e la condanna palese che specie il Vecchio Testamento fa della pratica sodomitica, che per giunta è anche squallido sesso al di fuori del matrimonio, faccenda puramente genitale.

E’ curiosa la visione che ha della Chiesa questo ennesimo discepolo (e sacerdote) di Tonino Bello. Scrive infatti don Tonino dell’Olio, riportato nel sito “cristiano-sincretista omosessuale”:

Gesù prefigura una comunità senza rumore e senza potere. Non una Chiesa-Stato ma una comunità a piedi nudi. Non elementi separati, ma inclusi, integrati, confusi. Non la forza e la ricchezza ma la debolezza e la povertà. In questo senso ogni credente, in coerenza con l’invito perentorio di Gesù, è chiamato a mischiarsi con la gente e nella storia di cui fa parte. Senza etichette e senza distintivi. Scomparendo come il sale per scommettere – come il sale – di dare sapore. Non il partito dei cattolici, il giornale dei cattolici, la scuola dei cattolici… per affermare la propria presenza accanto alle altre. Piuttosto il partito degli altri, il giornale degli altri, le scuole degli altri in cui ciascun credente (ossia di tutte le fedi, n.d.a.) si gioca tutta la sua parte di testimonianza e di fede.

Parole allucinanti queste, di unsacerdote e discepolo di mons. Bello. A parte il fatto che è esattamente il contrario di ciò che predica Benedetto XVI riguardo anche le scuole e gli istituti cattolici affinché difendano la propriaidentità cattolica, ma dove sta scritto che questo era ed è il progetto di Cristo? Mischiarci con la gente sì, siamo infatti nel mondo, ma non nella sua storia peccaminosa nella quale siamo sì immersi, ma che dobbiamo condannare in quanto “non siamo del mondo”: il Popolo di Dio non è mischiato fra la gente in modo anonimo, al contrario, fa rumore, “grida dai tetti la verità”, è perseguitato come Cristo, viene trascinato nei tribunali per causa Sua, viene crocifisso, questo popolo è insomma segno di contraddizione nel mondo!

 

È GIUNTO IL TEMPO DI UNA CHIESA PIÙ UMANA. L’ETÀ DEGLI SCHIAVI È FINITA”. LE TONINOBELLONATE

Per quanto se ne voglia parlare bene e per quante citazioni luminose si possano fare (specialmente sulla malattia e sulla Vergine Maria di cui parleremo), impeccabili in se, è un Don Tonino Bello ambiguo quello che emerge, così come incoerente era il suo essere vescovo e al tempo stesso rifiutare i “segni del potere” pur conservando i poteri. Oppure come quando usava frasi ad effetto del tipo: “Con Gioacchino da Fiore siamo consapevoli che l’età degli schiavi è finita, sta crollando, cade a pezzi. La stagione degli uomini liberi è già cominciata e solo il coraggio potrà renderla duratura. E’ giunto il tempo di una Chiesa più umana.

Uomini liberi da chi e da che cosa? Non era il caso di specificare che la stagione degli uomini di Dio è già cominciata da un bel po’, se proprio voleva intendere una adesione al Cristo? Ma voleva intendere l’adesione al Cristo predicato dalla Chiesa bimillenaria, oppure una libertà verso un Cristo fatto a nostra immagine e somiglianza? Ma il bello è che sarà proprio l’allora cardinale Ratzinger a rispondergli, nel 1990 al Meeting di Rimini nel suo famoso e monumentale discorso in cui disse esplicitamente:  Non è di una Chiesa più umana che abbiamo bisogno, bensì di una Chiesa più divina; solo allora essa sarà anche veramente umana. E per questo tutto ciò che è fatto dall’uomo, all’interno della Chiesa, deve riconoscersi nel suo puro carattere di servizio e ritrarsi davanti a ciò che più conta e che è l’essenziale. “

 

IL FRUTTO PIÙ PERFETTO E VELENOSO DEL TONINOBELLISMO: NICHI VENDOLA

L'altro autoproclamato da anni "allievo" di Tonino Bello, del quale ne imita gestualità, retorica, modo di parlare, persino argomenti e slogan. In Puglia si è impadronito completamente della figura del vescovo e l'ha reso funzionale al suo disegno politico e di potere personale. Qui "commemora" Bello ad una messa nel paese natale del prelato suo "maestro" (in cosa?)

E’ poi certo che un Nichi Vendola, noto omosessuale e orgoglioso d’esserlo, ideologo dell’omosessualismo più fanatico, presentò la “Teologia di don Tonino Bello” lasciando intendere la solidarietà del prelato verso le coppie omosessuali, benedicendoli nell’atto che essi difendono e di cui vanno orgogliosamente fieri (gay deriva proprio dall’orgoglio di essere tali), non gli fa certo onore. E’ doveroso leggere alcuni passi di un intervento del governatore della Puglia nel 2010, nel quale osa dire: “Mi ha sempre affascinato il pensiero religioso. Ero uno di quei comunisti per cui il libro più importante era la Bibbia. Ma ha contato molto per me anche il pessimismo di Sergio Quinzio, ho amato i libri del cardinal Martini, e sono stato discepolo del vescovo di Molfetta, il mio vescovo, Tonino Bello”. E ancora: “ Tutta la teologia di Bello è una teologia della differenza. Come quando spiega il dogma della Trinità con la metafora della convivialità delle differenze: la presenza di tre differenze in un’unità ci insegna la bellezza della convivenza, che è qualcosa di più della tolleranza”.

Passi molto discutibili ed oserei dire quasi eretici: le Tre Persone della Santissima Trinità infatti non sono “conviventi”, né si può parlare di una “convivialità” in relazione ad Esse. E la presenza non è di tre differenze in un’unità, semmai è dall’Unità che scaturiscono intanto le due Persone (Figlio e Spirito Santo) che con l’Unità sono un unico Dio, così in tre Persone distinte e non differenti che hanno un’unica volontà.

O Vendola quando parla di “Unità” pensa al giornale del partito e di conseguenza attribuisce erroneamente a mons. Bello cose non dette, oppure mons. Bello qui deve averle dette tanto grosse da far entrare forzatamente il “terzo sesso” laddove Dio non l’aveva creato. Se uno dei frutti della teologia di mons. Bello è la catechesi di Nichi Vendola che si vanta di esserne stato discepolo, allora davvero i conti non tornano!

Resta palese che, al momento, riferimenti diretti al mondo omosessuale in testi integrali e non citazioni riportate (perciò prone ad una facile strumentalizzazione) di mons. Bello non ne ho trovati. I suoi discorsi ed omelie sono di regola molto generici, tranne quelli sulla malattia e sull’immagine di una Madonna “umanoide”. 

 

BELLO SPEDIVA OSTIE CONSACRATE VIA POSTA?

Tonino Bello

Uomo dei “gesti” non solo delle parole buoniste, secondo una leggenda (se tale è), Tonino Bello una volta fece un “gesto” emblematico: mise un’ostia consacrata in una busta da lettere e la spedì a una comunità… naturalmente africana. Che significa tutto ciò? Cosa simboleggia per questi qui l’Eucarestia?

Così il vescovo di Molfetta Tonino Bello scriveva il 10 dicembre 1984 al vescovo di Viedma Miguel Esteban Hesayne per la partenza di don Ignazio De Gioia missionario in Argentina: “Un tempo, quando un vescovo voleva esprimere comunione e solidarietà con un altro vescovo, spezzava durante la messa un frammento del Pane consacrato, lo metteva in un piccolo calice dove c’era il Sangue del Signore, e glielo inviava per mezzo di un diacono. Era il dono del così detto ‘fermentum’. Oggi questo gesto lo voglio ripetere io. Ti invio il Corpo Eucaristico del Signore che, consacrato nella Messa di stamattina, festa della Madonna di Loreto (la Santa Casa che ha ‘trasvolato’), ti viene consegnato da don Ignazio, presbitero della mia Chiesa di Molfetta. Trattieni con te il dono. Ma trattieni anche il portatore.

Chiariamo subito che l’ostia consacrata non venne “spedita”, ma inviata a mezzo di un corriere speciale, un altro sacerdote per il quale mons. Bello chiede ospitalità: “Ma trattieni anche il portatore“.

Non sono un’esperta del settore, ma certo è che il gesto è davvero bello e profondo e ci riporta a quel che accadeva effettivamente anche nei primi tempi, quando, oltre alla corretta spiegazione che vi si legge, i cristiani perseguitati non potevano ricevere l’eucarestia dal momento che all’epoca era il vescovo che poteva consacrarla, quindi ogni tanto se la inviano per mezzo dei presbiteri o diaconi: un gesto simbolico ricco e carico di profondo affetto ecclesiale. Inoltre l’ostia della Messa è consacrata proprio per essere “spezzata e donata”, condivisa, e ancora, questo ci ricorda la comunione che viene portata ai malati, agli anziani, nelle case o negli ospedali.

L’unico dubbio che può venire al lettore è questo:  ha mandato il frammento o l’ostia integrale? Perché se era l’ostia della consacrazione, poteva mandargliene un frammento, ma non integrale perché anche lui, nel consacrarla aveva l’obbligo di consumarla. Oppure gli ha mandato una delle particole che non si usano per la consacrazione, ma vengono consumate dai fedeli?

Ritengo personalmente che gli abbia mandato il frammento, così come spiegato citando l’esempio del “fermentum”. In questo episodio, comunque sia, c’è un pieno significato eucaristico degno, davvero, di riflessione.

Non c’è nulla di male a compiere questo gesto, solo si spera che il frammento non sia stato trattato troppo “laicamente” durante il viaggio. Ricordo che quando ebbi un infarto e venni ricoverata in terapia intensiva dopo l’intervento, chiesi il Dolce Viatico. Mi si presentò un sacerdote che in una mano teneva arrotolata la stola, se la mise, mi confessò e mi diede l’assoluzione. Non avendo con sé alcun Crocifisso, gli diedi quello che avevo io tra le mani che mi ero fatta portare da mia figlia all’ospedale perché da lì era stato rimosso. Per un attimo rimasi perplessa poiché non lo vedevo portare alcuna valigetta con sé; poi mise una mano in tasca e prese una scatoletta di plastica trasparente. Dentro c’erano alcune ostie e restai talmente male per quella visione squallida che preoccupata gli dissi: “Scusi padre, ma è consacrata?”. E lui: “Che domande sono, signora? Non sono mica un truffatore!”. Mi veniva da chiedergli: “Da cosa potrei dedurre che lei non lo sia?”, ma per amore della Pace vera che stavo per ricevere (almeno spero e voglio credere che fossero consacrate) preferii mortificare la curiosità. Chiesi al sacerdote di ritornare ogni giorno a portarmi Gesù, ma incredibile, non lo vidi più. Dopo tre giorni chiesi all’infermiera che fine avesse fatto quel prete, me lo mandò a chiamare, si scusò dell’assenza, si era dimenticato di me. Eravamo in Italia, e non in un deserto dell’Africa…

Non posso dunque che apprezzare il gesto compiuto da mons. Bello in questa circostanza e supplicare i sacerdoti ad avere più cura dell’eucarestia. Specialmente quella verso gli ammalati.





******************
Una breve ulteriore riflessione:

La stessa frase, ambigua , estrapolata ed usata dai “suoi” ambiguamente e che è riportata nella foto dell’articolo sopra, fa capire il dramma della dottrina belliana, dice il Bello:
Ama la gente, i poveri soprattutto e Gesù Cristo…. il resto NON CONTA NULLA…”

è davvero la frase di un vescovo della Santa Chiesa? e fino a qual punto l’hanno ideologizzata?
E si! perchè una frase del genere non può assolutamente identificarsi al Cattolicesimo… primo perchè quel “soprattutto” dovrebbe essere indirizzato a Dio, lo dice il PRIMO COMANDAMENTO e lo ripete Gesù: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente….POI il Signore Gesù VI AGGIUNSE IL COMPLETAMENTO, come a dire: ora, AMANDO DIO SOPRA OGNI COSA, potrai amare il prossimo come ami te stesso, ossia, in base A COME AMI DIO…

Non deve scandalizzarci che un uomo, un vescovo, possa vivere trovando nel povero il Cristo da servire, il Dio da amare, egli può farlo…. ma deve scandalizzarci quando lo stravolgimento delle priorità diventano, come in questa frase, un perentorio, UNA VERITA’ fondata sulla propria opinione… quasi che, tanto per fare un esempio, le Monache di Clausura che vivono AMANDO SOPRATTUTTO DIO, e attraverso questo Amore pensando successivamente al povero, stiano commettendo un peccato contro la Carità o contro l’Amore stesso ;-)

Questa frase, alla quale si può togliere perfettamente la parola “e Gesù Cristo” che sembra gettata lì tanto per far contento qualcuno, quasi fosse UN INTRUSO…. calza a pennello per la religione sincretista che ha fatto dell’uomo e del povero UN DIO…. un dio al quale ANCHE Gesù Cristo è soggetto….
Gesù ha amato i poveri, ma soprattutto ha dato la vita PER L’UOMO, non per “il pane che perisce, MA PER IL PANE CHE NON PERISCE”…

Restando nel solco della Tradizione si amerà l’Uomo rispettando I COMANDAMENTI, dando la priorità a Dio e da Dio AIUTARE IL POVERO perchè da soli non possiamo fare nulla, nè infatti, don Tonino Bello ha risolto i problemi del suo tempo…
Solo seguendo CRISTO possiamo risolvere le crisi economiche, la fame, la povertà… e questo è inciso magnificamente nella Dottrina Sociale della Chiesa che parte dallo smantellamento DEL PECCATO….causa di tutte le crisi, anche della povertà…


[SM=g1740771]  seguirà la parte 3
[Modificato da Caterina63 06/11/2011 14:56]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)