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DIFENDERE LA VERA FEDE

Documento della CEI su FAMIGLIA E MATRIMONIO

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    Caterina63
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    00 02/02/2013 11:39


    PRESENTAZIONE

    Educare all’amore e accompagnare nel percorso del fidanzamento sembrano, oggi,
    imprese particolarmente difficili, per alcuni, addirittura, improponibili, ritenendo che i
    mutamenti culturali e sociali siano tali da mettere radicalmente in discussione
    l’esistenza stessa dell’istituto del matrimonio. Su questa linea perde valore la
    condizione del fidanzamento a favore di ormai diffuse forme di convivenza,
    prematrimoniali o permanenti o almeno “finché ci vogliamo bene”. Anche il percorso di
    educazione all’amore pare seguire questa deriva, a tutto vantaggio della pretesa di una
    neutra informazione che assicuri un esercizio della sessualità privo di rischi per sé e per
    gli altri
    La comunità cristiana conosce bene queste posizioni e le scelte che ne derivano, ma
    riconosce ancor più e ribadisce il valore e la fiducia nella persona umana come essere
    educabile all’amore totale, unico, fedele e fecondo, come è l’amore degli sposi,
    attraverso un percorso progressivo e coinvolgente. Crede, infatti, che la radice
    dell’amore sia in Dio uno e trino e il suo compimento sia in Cristo, morto e risorto, che
    dona la sua vita per l’umanità. Crede che questo amore abiti ogni essere umano, che
    ancora oggi lo ricerca per una vita buona e felice.

    La comunità cristiana, per questo, non si stanca di riproporlo ai ragazzi e ai giovani,
    convinta che le ombre del presente non siano tali da oscurare il loro futuro e che ancora
    siano attratti dalla luce che promana dall’amore vero.

    Ecco, allora, questo testo che, proprio credendo alla possibilità di educare e
    crescere nell’amore, definisce linee rinnovate per i percorsi verso il matrimonio,
    chiarisce punti delicati, riconferma il valore del fidanzamento come tempo necessario e
    privilegiato per conoscersi tra innamorati, per compiere passi importanti e per
    accogliersi come dono reciproco, se questo è nel pensiero di Dio.

    Roma, 22 ottobre 2012
     Enrico Solmi
    Vescovo di Parma
    Presidente della Commissione Episcopale
    per la famiglia e la vita

    ****

    INTRODUZIONE

    La Conferenza Episcopale Italiana fin dal suo sorgere ha manifestato grande
    attenzione al matrimonio e alla famiglia e ai percorsi e itinerari di preparazione. Ne è
    scaturita una ricca storia che ha progressivamente interessato la grande maggioranza dei
    fidanzati e ha coinvolto numerosissimi operatori pastorali, in particolare presbiteri e
    sposi, che hanno dato vita ad avanzate e feconde esperienze di comunione. Nel tempo
    sono maturate forme diverse e si sono meglio definiti i contenuti, rimanendo inalterato
    il proposito di annunciare il Vangelo a uomini e donne che compiono il passo
    significativo del matrimonio. La pubblicazione del Direttorio di pastorale familiare per
    la Chiesa in Italia del 25 luglio 1993 ha raccolto e rilanciato questa ricca esperienza,
    che è stata oggetto, negli ultimi anni, di un accurato studio, sostenuto da una vasta
    indagine sui percorsi di preparazione al matrimonio tenuti in ogni regione d’Italia,
    compiuta nel 2008-2009 dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia con il
    supporto competente del Centro Internazionale Studi Famiglia. Ne è venuta una
    conoscenza vasta e capillare, tale da evidenziare, nella prassi in atto, la varietà delle
    proposte, la loro ricchezza e anche problemi e difficoltà che sembrano richiedere
    ulteriori sviluppi per annunciare il Vangelo del matrimonio. Tale impegno risulta
    particolarmente urgente in una condizione, come la nostra, di continuo mutamento, e
    contrassegnata da nuove forme di crisi, come la radicale messa in discussione
    dell’istituto stesso del matrimonio.

    Il presente testo si mette al servizio di questo rinnovamento, nella consapevolezza
    che l’itinerario di preparazione al matrimonio anche in un simile contesto mantiene,
    anzi accresce, il proprio valore, assumendo il carattere di un autentico percorso di fede.
    Infatti, mentre segue il cammino dei fidanzati verso le nozze, li sostiene in una
    rinnovata adesione al Signore e offre loro l’occasione per ripartire nella fede,
    raccogliendo domande e richieste profonde che anche oggi i nubendi pongono alla
    Chiesa. Proponiamo alle comunità cristiane di essere attente alla preparazione dei
    fidanzati al matrimonio, ma, anche prima, all’affetto tra i giovani, perché lo vivano in
    modo conscio e responsabile.

    Questo documento si rivolge ai presbiteri e agli sposi, alle persone consacrate, ai
    laici impegnati nell’azione pastorale e a tutti coloro che, nella comunità cristiana, hanno
    a cuore che si compia un buon cammino verso le nozze. Vuole mettere al centro il
    mandato della comunità cristiana nell’articolazione degli itinerari di fede verso il
    matrimonio, ponendosi in ascolto e in dialogo con i destinatari, dei quali riconosce le
    domande profonde, e li aiuta ad affrontare le dinamiche proprie della scelta di vita. Il
    testo ribadisce inoltre modalità e contenuti fondamentali per costruire e proporre, anche
    oggi, itinerari di fede capaci di accompagnare verso il sacramento del matrimonio e la
    costituzione della famiglia, che resta la cellula fondamentale della Chiesa e della
    società.

    [SM=g1740771]






    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 02/02/2013 11:43

    [SM=g1740758] CAPITOLO I - L’ABBRACCIO ACCOGLIENTE DELLA CHIESA MADRE:
    UNA COMUNITÀ CHE ACCOMPAGNA

    1. La comunità cristiana accompagna le tappe dell’amore

    Carissimi, con questo documento ci rivolgiamo a voi, sacerdoti, persone consacrate,
    sposi e laici impegnati, membri di ogni Chiesa locale del nostro Paese, per ricordarvi
    che la vostra comunità cristiana ha il compito e il dono prezioso di poter accompagnare
    i propri figli più giovani nelle affascinanti ed impegnative tappe dell’amore. Quella
    dell’amore sponsale è tra le esperienze più significative della vita dell’uomo; ecco
    perché la comunità cristiana deve rendersi sempre più capace di proporre un itinerario a
    quei giovani, ragazze e ragazzi, che stanno vivendo l’esperienza dell’affettività fin dalle
    prime fasi dell’innamoramento. Questo intento dovrà concretizzarsi in proposte
    adeguate all’età dei ragazzi o dei giovani, caratterizzandosi come un cammino di
    catechesi e sensibilizzazione all’interno dei gruppi di appartenenza nella comunità
    cristiana, ma anche come un cammino più personalizzato. Si tratta di illuminare il
    desiderio di pienezza che quel ragazzo e quella ragazza stanno sperimentando, e la
    chiamata alla comunione che portano scritta nel cuore.

    Come efficace antidoto alla frammentarietà della vita moderna e all’abitudine di
    intraprendere relazioni superficiali e strumentali, occorre che li sosteniamo in un
    cammino di crescita, orientato a costruire gradualmente un vero e proprio progetto, che
    corrisponda sempre più alla scoperta del disegno di Dio su di loro. È importante allora
    che nella comunità parrocchiale, nelle zone pastorali, o per lo meno a livello diocesano,
    si individuino coppie di sposi, persone consacrate e laici che, insieme ai presbiteri, si
    formino per essere, accanto ai giovani, autentici compagni di viaggio nelle varie tappe
    dell’amore. Allo stesso tempo è necessario che la comunità cristiana riconosca nei due
    giovani una preziosa risorsa perché, impegnandosi con sincerità a crescere nell’amore e
    nel dono vicendevole, possono contribuire a rinnovare il tessuto stesso di tutto il corpo
    ecclesiale: la particolare forma di amicizia che essi vivono può diventare contagiosa, e
    far crescere nell’amicizia e nella fraternità la comunità cristiana di cui sono parte.

    2. Educare all’amore sponsale in un mondo che cambia

    L’accompagnamento nel tempo del fidanzamento comporta, da parte dell’intera
    comunità cristiana, una responsabilità educativa di grande rilievo. Purtroppo il contesto
    culturale in cui viviamo non aiuta a scoprire la bellezza dell’amore umano e del
    sacramento del matrimonio, rischiando di disorientare le giovani generazioni rispetto a
    una scelta compiuta “per sempre”. Si diffonde una mentalità individualistica, che mina
    la scelta del dono di sé a tutti i livelli, e quindi in particolare mette in crisi l’autenticità
    di un rapporto di coppia vissuto non per se stessi, ma nella prospettiva di un dono
    sincero di sé all’altro e, nella forza di questa donazione, nel servizio agli altri nella
    Chiesa e nella società. Sembra oggi essere in discussione l’istituto stesso del
    matrimonio, con il suo patrimonio di valori, atteggiamenti e scelte. Si diffonde per
    esempio il fenomeno della convivenza pre-matrimoniale e anche di quelle forme che
    non mostrano di essere orientate a una scelta definitiva. Il Card. Joseph Ratzinger,
    appena prima della sua elezione a pontefice, ha affermato che oggi «si va costituendo
    una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come
    ultima misura solo il proprio io e le sue voglie»1. Tale tendenza spinge in particolare i
    giovani a considerare come equivalenti forme di vita diverse quali la convivenza e il
    matrimonio, o la relazione tra persone dello stesso sesso. Essa viene definita come una
    forma di dittatura perché, se in apparenza lascia una totale libertà ai singoli di
    autodeterminarsi, in realtà impone la sua logica, che appiattisce le diverse esperienze e
    le rende uguali, ignorandone la specificità e impedendo di valutarle, ed eventualmente
    valorizzarle, per quello che sono.

    La comunità cristiana, mentre cerca di interpretare le cause di questa situazione e si
    interroga su come rimanere vicina a quanti la vivono, manifesta la sua forte
    preoccupazione. Si vorrebbero infatti porre sullo stesso piano del matrimonio scelte
    diverse e meno impegnative, come la semplice convivenza o la scelta di rimanere
    sempre fidanzati, continuando ad abitare nelle rispettive famiglie di provenienza,
    offuscando l’orizzonte dell’amore, che per sua natura rende capaci del dono totale di sé.
    La Chiesa non giudica e non intende allontanare chi compie tali scelte; al contrario
    desidera entrare in un proficuo dialogo con loro e li invita a non allontanarsi dalla vita
    ecclesiale. Non può però rinunciare ad affermare che vi è una forma di relazione della
    coppia, quella matrimoniale, che non può essere comparata con le altre forme di
    convivenza o accompagnamento, perché basata sull’assunzione definitiva del proprio
    impegno nei confronti dell’altro.

    Siamo dunque particolarmente riconoscenti alle tante coppie di sposi e genitori che,
    in un simile contesto, ogni giorno testimoniano il Vangelo del matrimonio e della
    famiglia, e con la loro vita annunciano che la famiglia e il matrimonio sono un Vangelo,
    cioè una vita piena e degna di essere vissuta. Sono proprio queste famiglie che si
    propongono di aiutare i propri figli nel discernimento della loro chiamata e di
    accompagnarli nella preparazione al matrimonio. A partire dal loro esempio e insieme a
    loro, vogliamo metterci alla ricerca di risposte adeguate a questi problemi così urgenti,
    per favorire l’accoglienza da parte dei giovani della loro vocazione. Nel far questo ci
    sentiamo pieni di speranza, consapevoli di proporre ai più giovani un cammino che
    corrisponde al loro desiderio più profondo; si tratta cioè di far loro scoprire ciò che essi
    stessi cercano, sebbene spesso non se ne rendano conto appieno.

    3. Nel cammino della Chiesa

    Siamo consapevoli che in questi ultimi decenni l’attenzione all’educazione
    all’amore ha ricevuto nuovi e fecondi impulsi, fino ad allargare gli orizzonti e creare in
    molti luoghi una vera e propria pastorale del tempo del fidanzamento, nelle sue varie
    tappe, illuminandolo e aiutando a viverlo come evento di grazia. Già il Direttorio di
    pastorale familiare così esortava: «La pastorale prematrimoniale, in ogni sua
    articolazione, costituisce uno dei capitoli più urgenti, importanti e delicati di tutta la
    pastorale familiare. Tale pastorale si trova di fronte a una svolta storica: essa è chiamata
    a un confronto chiaro e puntuale con la realtà»2. Le famiglie cristiane e tutte le strutture
    pastorali devono sentirsi coinvolte nella preparazione al matrimonio e nella celebrazione
    delle nozze. In questi passi, coloro che si dispongono a formare una nuova famiglia non
    devono sentirsi soli: il loro matrimonio non è una questione privata, ma coinvolge tutta

    _______________________________________
    1 J. RATZINGER, Omelia alla Missa pro eligendo Romano Pontifice, 18 aprile 2005.
    2 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, 25 luglio
    1993, n. 40.

    ***
    la comunità ecclesiale. Tutte le fasi della loro nuova vita familiare dovranno essere
    accompagnate dall’affetto premuroso della comunità cristiana, e questa non potrà
    disinteressarsi delle loro situazioni di difficoltà, delle eventuali crisi nella vita
    matrimoniale o degli eventi lieti o tristi, quali la nascita dei figli e la morte di persone
    care.
    A questo fine, sono da sollecitare e incoraggiare il dialogo e la collaborazione tra la
    pastorale familiare e quella giovanile, ma anche catechistica, vocazionale, scolastica,
    sociale e del tempo libero, e con tutte le altre dimensioni ecclesiali impegnate
    nell’evangelizzazione per la crescita della persona umana. Infatti, risulta evidente che,
    come in modo profetico aveva indicato l’esortazione apostolica Familiaris consortio,
    «la preparazione al matrimonio va vista e attuata come un processo graduale e continuo.
    Essa, infatti, comporta tre principali momenti: una preparazione remota, una prossima e
    una immediata»3. Oggi appare ancora più evidente che, per quanto fatta con grande
    cura, una preparazione esclusivamente immediata rischia di essere gravemente
    insufficiente nell’offrire solide basi alla vita sponsale e familiare e orientare i fidanzati a
    vivere lo stesso amore con cui «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei»
    (cfr Ef 5,25).

    4. Costruire la famiglia rinnova la società

    L’impegno della comunità cristiana a favore della famiglia ha un forte impatto su
    tutta la società, di cui la famiglia stessa costituisce la cellula fondamentale. Infatti, «la
    famiglia si propone come spazio di quella comunione, tanto necessaria in una società
    sempre più individualistica, nel quale far crescere un’autentica comunità di
    persone grazie all’incessante dinamismo dell’amore, che è la dimensione fondamentale
    dell’esperienza umana e che trova proprio nella famiglia un luogo privilegiato per
    manifestarsi»4. Essa è la prima società naturale e «precede, per importanza e valore, le
    funzioni che la società e lo Stato devono svolgere»5. Per questo la famiglia non può
    vivere come chiusa al suo interno, ma è chiamata ad aprirsi nella solidarietà e a vivere
    un vero impegno nella società. Questa vocazione di ogni famiglia potrà essere vissuta
    più appieno da chi comprende che la famiglia è sostenuta dall’amore di Cristo. Tale
    consapevolezza va accresciuta nei giovani che si incamminano verso il matrimonio, per
    far sì che, anche grazie a loro, tutto il tessuto sociale sia rinnovato. Costruire la famiglia
    diviene così una tappa fondamentale per apportare alla comunità civile istanze di verità,
    di giustizia e di solidarietà6, soprattutto attraverso la procreazione e l’educazione dei
    figli. Per questo, la famiglia, cellula vivificante e risorsa feconda, partecipa alla vita
    della società per far crescere in umanità i suoi membri, singoli e collettivi, rinnovando
    così lo sguardo della società stessa; infatti la comunione familiare alimenta la coesione
    sociale e ne è l’autentica sorgente.

    ______________________________________________________
    3 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Familiaris consortio, 22 novembre 1981, n. 66.
    4 PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa,
    2 aprile 2004, n. 221.
    5 Ib., n. 214.
    6 Cfr CONCILIO VATICANO II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, n. 26.

    [SM=g1740771]


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 02/02/2013 11:46
    CAPITOLO II - AFFETTIVITÀ E INNAMORAMENTO

    5. Una promessa di felicità

    Nell’enciclica Redemptor hominis il Beato Giovanni Paolo II insegna che «l’uomo
    non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua
    vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se
    non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente»7. È a questa
    pienezza di vita e di amore che aspirano i più giovani quando il loro affetto li spinge a
    cercare la relazione con l’altra persona. La spinta pulsionale invita a uscire da se stessi
    per entrare in una relazione di reciprocità. La relazione amorosa ha come punto di
    partenza l’attrazione per l’altro, la profonda aspirazione all’incontro presente in ogni
    essere umano, il desiderio di superare la solitudine. È una risposta al bisogno profondo
    di essere riconosciuti, scelti e amati, ma rappresenta anche un’occasione di
    cambiamento e di crescita, che può condurre il giovane da un narcisistico amore di sé,
    che generalmente si annida nei primi passi della relazione amorosa, a un amore che
    impara a tradursi in dono di sé per l’altro.

    Nell’esperienza amorosa si incontrano l’eros, cioè l’esperienza pulsionale, legata al
    desiderio e alla fisicità della persona, e l’agape, che è la capacità di un amore gratuito
    nel dono di sé. Questi due elementi si integrano e si rinforzano a vicenda nella
    costruzione di una relazione autentica che porta al dono di sé reciproco, come insegna
    Benedetto XVI nella sua prima enciclica, dedicata all’amore: «anche se l’eros
    inizialmente è soprattutto bramoso, ascendente…, nell’avvicinarsi poi all’altro si porrà
    sempre meno domande su di sé, cercherà sempre di più la felicità dell’altro, si
    preoccuperà sempre di più di lui, si donerà e si desidererà esserci per l’altro»8. Questa
    integrazione deve essere favorita e gradualmente costruita all’interno della coppia,
    perché l’amore in una coppia di fidanzati e di sposi è l’esito del convergere armonico di
    eros e agape. Infatti, l’innamoramento e i sentimenti che lo accompagnano sono aspetti
    positivi, che vanno coltivati e avvalorati, ma rappresentano anche un elemento fragile e
    delicato della relazione fra i due. Nel cammino di crescita della coppia i giovani devono
    portare a compimento l’innamoramento in un passaggio che li conduca, attraverso i
    sentimenti, verso un’autentica scelta d’amore, nel graduale emergere della sollecitudine
    per l’altro, dal rispetto reciproco, dalla volontà di cercare, insieme con la propria,
    l’altrui felicità. Il risultato di questo progredire deve portare al vero incontro con la
    persona amata, assumendone generosamente e fedelmente i desideri e le aspettative, le
    gioie e le sofferenze, i progetti e le speranze.

    6. Educazione integrale: l’alfabeto della corporeità

    Il tempo dell’adolescenza comporta profonde trasformazioni del corpo, che è
    sessuato fin dalla nascita. Preadolescenti e adolescenti sentono parlare la lingua diretta
    del corpo che cambia; nello stesso tempo il loro mondo interiore si costituisce e si
    affina, con tempi diversi fra maschi e femmine, dettando imperiosamente emozioni e
    sentimenti. Di questa esperienza travolgente spesso si parla solo con i coetanei, e

    ___________________________________________________________
    7 GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Redemptor hominis, 4 marzo 1979, n. 10.
    8 BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, 25 dicembre 2005, n. 7.

    ***

    mediante le categorie offerte dai media e dagli immensi e incontrollati spazi del virtuale.
    Attorno agli adolescenti molti messaggi della società e comportamenti diffusi nel
    mondo degli adulti tratteggiano uno scenario dove il fascino dell’amore vero appare
    offuscato. È così che i giovani corrono il rischio di idealizzare la realtà dell’affettività e
    della relazione con l’altro, di assolutizzare questa esperienza ancora non pienamente
    matura, e di ridurre alla sola dimensione emotiva la relazione di coppia. Per questo essi
    devono essere aiutati a comprendere il giusto valore dell’esperienza in cui muovono i
    primi passi: imparare ad amare è un’arte che richiede pazienza e sacrificio, e che ha
    bisogno di guide sapienti.

    Nell’intento di non lasciare i ragazzi in balia di fonti ambigue, occorre pazienza per
    accogliere la loro vivace curiosità di sapere. Genitori ed educatori sono chiamati a fare
    rete, proponendo un’educazione alla corporeità e alla sessualità che sia franca, diretta e
    integrale, evitando rischiose forme di delega. Occorre infatti presentare la persona
    umana e il suo sviluppo sessuale e affettivo nella sua globalità, senza cadere in forme
    riduttive. Sottoposti al bombardamento mediatico di stimoli emotivi contraddittori, i
    ragazzi talvolta stentano a collegare vissuti e sentimenti; è proprio in questa fase che
    diviene determinante il ruolo dei genitori, coadiuvati da altre figure educative, per
    aiutarli a non vivere la loro relazione in modo superficiale e istintivo. Incontrarsi e
    dialogare con questo universo richiede che non si svicoli rispetto al punto di partenza: il
    corpo che cambia e al contempo un’interiorità che percepisce la bellezza e la grandezza
    dell’amore a due.

    7. In un mare di messaggi

    Come già abbiamo accennato, le modalità con cui oggi i giovani affrontano le
    esperienze d’amore sono fortemente condizionate dal contesto culturale e sociale nel
    quale vivono. Spesso il corpo, in particolare quello della donna, è presentato come un
    oggetto o come semplice fonte di piacere, rendendo più difficile percepirne la preziosità
    e la stessa bellezza, che viene paradossalmente deturpata dalla pornografia e da un uso
    strumentale del corpo. A questi condizionamenti si aggiungono le oggettive precarietà
    della vita sociale: la crisi economica, che riduce la disponibilità di risorse e
    compromette uno sguardo fiducioso al futuro; le difficoltà lavorative, che comprimono
    in modo preoccupante la progettualità all’interno della coppia in vista della costituzione
    di una nuova famiglia; la carenza di alloggi, o quantomeno la maggiore difficoltà ad
    acquistare una casa, se non sostenuti dalle famiglie di appartenenza. È così che il futuro
    è spesso percepito come opaco e indecifrabile e i giovani vivono una dimensione di
    incertezza circa il proprio avvenire, così che la temporaneità e frammentarietà
    dell’amore possono prevalere sull’istanza progettuale. Questo accentua la tendenza a
    costruire relazioni di coppia di tipo intimistico, in cui spicca la ricerca di un rapporto
    caldo sul piano emotivo-affettivo, ma slegato da un impegno per il futuro.

    8. Il pudore e la castità: la custodia di un dono prezioso

    Gli adolescenti, assediati da un clima generale fortemente erotizzato nella
    comunicazione, nella moda, nei modelli proposti, devono essere guidati ad acquisire un
    sano senso critico. In tale prospettiva, la comunità cristiana offre i giusti anticorpi nei
    confronti del consumismo dilagante e della spudoratezza, della banalizzazione e della
    superficialità, che inquinano affettività e coniugalità. Per lo sviluppo di questo percorso
    risultano particolarmente importanti, per gli adolescenti, e in particolare «per i giovani,
    le esperienze di condivisione nei gruppi parrocchiali, nelle associazioni, e nei
    movimenti, nel volontariato, nel servizio in ambito sociale e nei territori di missione. In
    esse imparano a stimarsi non solo per quello che fanno, ma soprattutto per quello che
    sono. Spesso tali esperienze si rivelano decisive per l’elaborazione del proprio
    orientamento vocazionale, così da poter rispondere con coraggio e fiducia alle chiamate
    esigenti dell’esistenza cristiana: il matrimonio e la famiglia, il sacerdozio ministeriale,
    le varie forme di consacrazione, la missione ad gentes, l’impegno nella professione,
    nella cultura e nella politica»9.

    I due valori più importanti per giungere alla maturità affettiva sono quelli del
    pudore e della castità, di cui la vita all’interno della comunità cristiana deve favorire
    l’acquisizione. Il pudore riporta alla parte più intima e preziosa della persona, facendo
    comprendere che la sessualità non è solo ricerca del piacere, ma ricerca di una persona
    nella sua unicità e dignità. L’essere umano nasce aperto all’infinito, in un corpo
    sessuato di maschio e femmina, che evidenzia il suo essere creatura e la sua fragilità;
    per questo va custodito nel suo valore, in quanto icona dello spirito umano creato da
    Dio. Allo stesso modo vanno sostenute, fin dai primi anni di vita, la scoperta e
    l’accoglienza della differenza sessuale e la bellezza della reciprocità fra il maschile e il
    femminile. Il pudore custodisce e tutela i valori intimi e profondi della persona; non
    limita la sessualità, ma la protegge e l’accompagna verso un amore integrale e
    autenticamente umano. A tal fine, occorre educare al pudore fin dalla fanciullezza: la
    vera forza liberante sta nell’ammettere di essere fragili e che questa evidente fragilità va
    custodita bene, come il guscio di una perla di gran valore, secondo la felice immagine
    biblica (cfr Mt 13,46). In questa stessa luce si può comprendere «il significato morale e
    pedagogico della castità»10, grazie alla quale la sessualità è posta a servizio dei valori
    più alti a cui deve tendere, facendo sì che essa divenga «il mezzo di un amore umano
    autentico, quale poi si manifesterà compiutamente, secondo distinte modalità, nella
    vocazione matrimoniale o verginale»11.

    9. Innamorarsi dell’altro incontrando l’Altro

    Il periodo dell’innamoramento chiama la coppia a riconoscere e a scoprire sempre
    più l’amore di Dio, le cui tracce si possono trovare già nell’amore umano, che rinvia
    alla sua presenza come sorgente. Vi sono infatti alcuni segni che conducono a
    sperimentare la presenza di un amore che supera e trascende il semplice legame vissuto.
    Un primo dato è riconoscere il limite e l’infinitezza dell’esperienza amorosa: il limite è
    dato dal fatto che nessuna esperienza o sentimento saziano il cuore dell’uomo, sempre
    portato a desiderare e cercare qualcosa di più grande, che in definitiva si trova solo in
    Dio; ciò fa sì che, soprattutto nell’esperienza amorosa, si sperimenti, insieme al limite,
    anche l’assoluto. Un altro dato che emerge è dunque che in ogni innamoramento vi è il
    desiderio del per sempre che si pone alla base della relazione, quasi che il momento

    _________________________________________________________________________
    9 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali
    dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 4 ottobre 2010, n. 32.
    10 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Matrimonio e famiglia oggi in Italia. Documento pastorale
    dell’Episcopato italiano, 15 novembre 1969, n. 18.

    ***

    presente trasporti in un orizzonte infinito. In definitiva, nell’innamoramento si vive
    l’esperienza della totalità nella quale si è condotti a “perdersi”, a dare tutto di sé, per
    ritrovare se stessi nell’altro (cfr Gv 12,25). Così Dio si rivela dentro l’amore umano, tra
    uomo e donna, e si comunica nel cammino verso il sacramento del matrimonio12. Sarà
    proprio a partire dalla scintilla dell’innamoramento che il ragazzo e la ragazza potranno
    iniziare il proprio itinerario interiore, di coppia ed ecclesiale, per accogliere e vivere la
    presenza di Dio.

    L’esperienza dell’innamoramento e le tappe attraverso cui si impara ad amarsi in
    modo sincero e totale sono così grandi e coinvolgenti che lasciano trasparire l’amore
    stesso di Dio. La Deus Caritas est ci insegna proprio questo: che l’amore umano non è
    separato dall’amore divino. Al contrario, come annuncia l’apostolo Giovanni, «Dio è
    amore» (1Gv 4,8), e chi fa esperienza dell’amore fa esperienza di Dio, che dell’amore è
    la prima sorgente e colui dal quale attingiamo la forza di amare. Nell’accompagnare i
    giovani nelle tappe dell’amore siamo dunque consapevoli che tale percorso ha un
    legame molto stretto con la fede, e facilita la loro accoglienza del Vangelo di Gesù, che
    dell’amore di Dio è rivelazione piena.

    ______________________
    12 Cfr ib., n. 7.

    [SM=g1740771]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 02/02/2013 11:59
     CAPITOLO III - IL PERCORSO VERSO IL MATRIMONIO E LA FAMIGLIA
     
    10. Il ruolo educativo dei genitori


    Sono in primo luogo i genitori, ma anche quanti con loro operano nell’ambito
    educativo e quanti accompagnano i giovani nel loro cammino di fede, che hanno la
    missione preziosa di aiutare a interpretare e far maturare l’esperienza amorosa. Genitori
    ed educatori, con il supporto di specialisti illuminati dalla fede, prevedano momenti in
    cui affrontare le domande scottanti dei ragazzi sulla sessualità, con la sapienza di andare
    oltre interrogativi e curiosità per dischiudere a poco a poco la bellezza della vocazione
    all’amore. Gli interventi saranno tanto più incisivi quanto più ben strutturati e
    organizzati in forma di percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità, all’interno
    del loro normale itinerario di fede. È particolarmente utile con ragazzi e adolescenti
    l’aiuto di operatori della pastorale della comunicazione, che collaborino per proporre
    occasioni di educazione all’immagine e al linguaggio dei media. I ragazzi sono
    perennemente a contatto con musica, tv e radio, immersi nel web: non vanno lasciati
    soli in quegli ambienti, ma accompagnati in una fruizione critica e intelligente. Nella
    catechesi e nei gruppi formativi si possono coinvolgere con profitto fidanzati e coppie di
    sposi, perché testimonino la loro esperienza di amore. I consacrati e le persone in
    cammino verso questa meta non temano di raccontarsi: troveranno negli adolescenti
    interesse e capacità di comprensione sorprendenti.

    11. Il prezioso apporto dei carismi e della vita consacrata

    Ci permettiamo di sollecitare, pur nella consapevolezza della profonda crisi di
    vocazioni che attraversa la nostra epoca, una rinnovata presenza degli Istituti di vita
    consacrata nell’accompagnare, insieme ai sacerdoti e agli sposi, le tappe di maturazione
    affettiva nei fanciulli e adolescenti. In passato molte generazioni di sposi hanno ricevuto
    un prezioso apporto nel campo educativo attraverso i fecondi carismi della vita
    religiosa. A maggior ragione oggi, in una emergenza educativa che ci interpella
    seriamente, la vitalità dei carismi della vita consacrata, in particolare di quella
    femminile, potrà rivelarsi una straordinaria opportunità di crescita per i fidanzati, gli
    sposi e l’intera comunità cristiana. Ciò aiuterà a comprendere l’amore sponsale
    all’interno della vocazione all’amore ricevuta nel battesimo, e vissuta dai religiosi e dai
    consacrati secondo una modalità differente e complementare rispetto a quella sponsale.
    Il reciproco rimando tra la vocazione al matrimonio e la vocazione celibataria e
    verginale permette infatti di illuminare più pienamente il significato ultimo del
    matrimonio, che è quello di vivere nel dono di sé e nella comunione con Dio.

    12. Un cammino graduale e continuo

    Poiché la preparazione al matrimonio è una scelta vocazionale, nel contesto di un
    cammino graduale e continuo13, la comunità cristiana è chiamata a offrire percorsi di
    accompagnamento per i diversi momenti dello sviluppo affettivo, relazionale e
    spirituale della persona e della coppia. Il tempo del fidanzamento, oggi ancora non

    __________________________
    13 Cfr Familiaris consortio, n. 66.

    ***

    pienamente valorizzato dalla comunità cristiana, è un momento prezioso in cui i giovani
    sono più sensibili a domande che interpellano la loro libertà. Per questo è urgente
    aiutarli a motivare la scelta e la decisione per un’alleanza nella fiducia e
    nell’affidamento l’uno all’altro, facendo scaturire la riflessione, se pur in fase iniziale,
    del perché sposarsi e perché sposarsi in Chiesa. Nella coppia nascente la costruzione di
    una relazione autentica nella libertà e nel rispetto reciproco nasce dalla consapevolezza
    che l’amore comporta una responsabilità: amare è desiderare il vero bene dell’altro,
    diventare capaci di donarsi reciprocamente e generare, nella stabilità della vita
    familiare, la vita, il figlio dono dal dono14. Nei cammini di accompagnamento, oltre alla
    relazione di coppia, è determinante l’esperienza di gruppo per crescere nella
    consapevolezza che la consistenza del “noi” si realizza nell’appartenenza a un contesto
    ecclesiale e sociale.

    13. I passi del cammino

    Gli obiettivi da perseguire nei cammini di formazione dei giovani innamorati
    possono essere articolati in tre grandi ambiti: identità, reciprocità, progettualità; tre
    dimensioni che sono da considerarsi in unità, sia nella vita personale che di coppia e di
    gruppo.
    - Identità: questo aspetto mira a favorire l’integrazione di tutte le potenzialità
    della persona, facendo emergere che la corporeità-sessualità è una dimensione
    costitutiva del maschile e del femminile, opportunità di comunicazionerelazione,
    linguaggio di amore, comunione e fecondità. Acquisire l’identità è
    imparare ad assumere il tempo come un progetto di vita personale e di coppia,
    partendo dalla propria storia per arrivare a una storia condivisa. È importante far
    scoprire la bellezza dell’attesa e del rispetto reciproco, aiutando a costruire
    un’armonia tra intelligenza, affettività e volontà.
    - Reciprocità: la reciprocità è frutto di equilibrio dinamico tra autonomia e
    dipendenza: è necessario creare occasioni per crescere nella stima personale e
    reciproca, per imparare a fare verità su di sé e vedere l’altro come risorsa. La
    capacità di dialogo e confronto è una dimensione necessaria a scoprire che la
    relazione è sorgente per la vita personale e di coppia, elemento indispensabile
    del vivere insieme e del bene comune. «L’educazione è strutturalmente legata ai
    rapporti tra le generazioni, anzitutto all’interno della famiglia, quindi nelle
    relazioni sociali. Molte delle difficoltà sperimentate oggi nell’ambito educativo
    sono riconducibili al fatto che le diverse generazioni vivono spesso in mondi
    separati ed estranei. Il dialogo richiede invece una significativa presenza
    reciproca e la disponibilità di tempo»15. Per maturare in pienezza occorre quindi
    l’apporto significativo delle figure genitoriali e del mondo degli adulti.
    - Progettualità: questo obiettivo vuol far crescere la consapevolezza della
    necessità di un progetto di vita per se stessi e per la coppia che sta nascendo.
    Spesso in molti giovani che percepiscono di amarsi manca una vera e propria
    progettualità che dia un orizzonte aperto e di speranza all’amore. Si rischia di
    vivere solo i frammenti del presente, senza dare pienezza alla relazione. È bello

    ____________________________________________________________
    14 Cfr GIOVANNI PAOLO II, Lettera alle famiglie Gratissimam sane, 2 febbraio 1994.
    15 Educare alla vita buona del Vangelo, n. 12.

    ***

    e liberante prendere coscienza che la propria esistenza è un dono ricevuto per
    essere donato nella vocazione sponsale, vissuta nell’orizzonte della fede, sulle
    orme di Cristo sposo che si offre alla Chiesa sua sposa.

    14. Nel cantiere dell’amore

    Un itinerario di accompagnamento per i giovani innamorati sta a cuore alla
    pastorale familiare e giovanile, alle parrocchie e alle associazioni. Nell’impostazione dei
    percorsi per accompagnarli è importante, in un lavoro di équipe, curare l’attenzione a
    tutte le dimensioni della persona, usando modalità diversificate e linguaggi adeguati per
    comunicare la sorgente del loro amore e il fascino della fede. La vocazione di ciascuno
    è dono e ricchezza per tutti, è testimonianza di Chiesa. Per questo è importante un clima
    di accoglienza e ascolto reciproco, valorizzando i contributi che ciascuno può dare.
    L’équipe degli educatori dei giovani è chiamata a curare in modo particolare la
    comunione e l’unità di intenti, suscitando la sete di conoscere la parola di Dio. La
    peculiarità di questi cammini richiede agli operatori coinvolti una formazione specifica,
    una profonda sensibilità verso i desideri e le difficoltà del mondo giovanile e la
    disponibilità a collaborare con altre realtà formative.

    15. Un passaggio importante

    Nel processo di formazione di una famiglia cristiana è determinante la durata e la
    qualità del percorso di «preparazione particolare e immediata al sacramento del
    matrimonio»16, che deve sollecitare la responsabilità e l’impegno della comunità
    cristiana. È indispensabile un percorso di fede attraverso il quale i fidanzati arrivino al
    matrimonio preparati e con una sufficiente consapevolezza del mistero che celebrano e
    degli impegni che ne conseguono. La proposta dell’itinerario di preparazione al
    matrimonio va fatta per tempo, possibilmente già un anno prima delle nozze17, in modo
    da cogliere in pieno l’opportunità pastorale che si offre. Se fatta con largo anticipo,
    potrà costituire anche una verifica rispetto al progetto che i fidanzati, più o meno
    consapevolmente, hanno costruito nel tempo. Nel percorso formativo va data molta
    attenzione sia ai contenuti del messaggio da trasmettere sia alle modalità
    dell’accompagnamento dei fidanzati, che normalmente si svolge in forma comunitaria.
    L’équipe, composta da presbiteri, sposi e possibilmente da persone consacrate, può
    avvalersi del supporto del consultorio di ispirazione cristiana e dell’ausilio di esperti,
    nel caso in cui il progetto formativo sia pienamente condiviso. La composizione stessa
    dell’équipe già rappresenta la realtà e il volto missionario della Chiesa.

    16. Si avvicinano le nozze

    In un percorso di accompagnamento dei fidanzati verso il matrimonio, quando la
    data delle nozze è ormai decisa, non si può avere la pretesa di affrontare in modo
    esaustivo tutti i temi che interessano il matrimonio cristiano e la vita di famiglia. È
    importante però dare una panoramica sufficiente degli aspetti essenziali della relazione
    di coppia, del matrimonio cristiano e delle scelte di vita che caratterizzano una famiglia

    _____________________________________________________
    16 Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, n. 50.
    17 Cfr ib., n. 61.

    ***

    cristiana. Occorre suscitare la curiosità e il gusto di approfondire tali tematiche, perché i
    nubendi sentano che la proposta di vivere la propria unione di amore, alla luce di una
    vocazione divina, conferisce pienezza e fascino al progetto di vita coniugale e familiare.
    «I contenuti proposti, partendo dalla realtà umana vissuta dai fidanzati e illuminandola e
    interpretandola con l’annuncio del Vangelo, dovranno permettere ai fidanzati di
    giungere a conoscere e a vivere il mistero cristiano del matrimonio»18. Alcune tematiche
    riguardano prevalentemente l’area delle scienze umane, altre la dimensione spiritualeteologica
    del matrimonio e della famiglia. È opportuno fare sintesi tra la dimensione
    umana e quella spirituale, in un intreccio da cui emerga la logica dell’incarnazione: una
    storia umanamente piena che lasci trasparire la presenza e la guida dello Spirito Santo.
    Le tematiche che non possono mancare all’interno di un percorso formativo delle coppie
    che chiedono di sposarsi in Cristo e nella Chiesa hanno alcune fonti essenziali di
    riferimento:
    - la parola di Dio, privilegiando il lezionario per la Messa degli sposi,
    recentemente ampliato, che permette di formulare un itinerario alla fede per i
    nubendi e che può con frutto essere usato nella sua portata kerigmatica;
    - il Rito del matrimonio, frutto di un lungo cammino in cui la Chiesa italiana si è
    fatta ancora più vicina agli sposi di questo tempo;
    - il magistero della Chiesa, sintetizzato nel documento pastorale Evangelizzazione
    e sacramento del matrimonio (20 giugno 1975), nel Direttorio di pastorale
    familiare per la Chiesa in Italia (25 luglio 1993) e nel sussidio pastorale
    Celebrare il “mistero grande” dell’amore. Indicazioni per la valorizzazione
    pastorale del nuovo Rito del matrimonio (14 febbraio 2006).

    17. Fedeli alla vocazione: una relazione umanamente matura

    In Chiesa non ci si sposa per caso, ma per rispondere a una chiamata di Dio,
    personale e di coppia, a vivere l’amore come una strada di santità e un servizio al bene
    comune della società. Se nella prima fase dell’innamoramento è determinante la forza
    dei sentimenti e dell’attrazione reciproca, la prospettiva del matrimonio cristiano dovrà
    spostare l’attenzione prevalentemente sulla vocazione ad accogliere la persona nella sua
    verità, ricca e povera insieme, e a orientare le scelte nell’orizzonte dell’amore sponsale,
    capace di superare anche le inevitabili fragilità dei sentimenti: dall’innamoramento
    all’amore, dal sentimento al sacramento.
    Si tratta di cogliere il senso profondo della vocazione come chiamata a una storia
    della quale fanno parte anche eventi diversi da quelli previsti e progettati. L’accoglienza
    di questa chiamata fa parte di un cammino spirituale degli sposi, che affonda le radici in
    una comunione profonda con colui che ha chiamato Abramo ad abbandonare la
    sicurezza presente per avventurarsi in una strada sconosciuta: «Vattene dalla tua terra,
    dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò.… Ti
    benedirò… possa tu essere una benedizione» (Gen 12,1-2).
    La “materia prima” del sacramento del matrimonio è la persona e la relazione tra gli
    sposi: una relazione sufficientemente matura, improntata al rispetto vicendevole della
    personalità e della storia di ognuno dei due, disponibile ad accogliere la diversità e di

    ______________
    18 Ib., n. 58.

    ***

    vederla come ricchezza, cogliendo il positivo degli eventi e degli imprevisti della vita
    quotidiana e capace di generare la vita con generosa responsabilità. La nuova relazione
    tra gli sposi non potrà essere vissuta in modo privatistico, al contrario è costitutivamente
    caratterizzata dall’apertura all’altro da sé: è aperta a Dio che pone su di essa il suo
    sigillo, ed è aperta al dono dei figli, nei quali la stessa relazione di coppia riceve la sua
    oggettivazione. Pur se non è istituito unicamente in vista di questo fine, «il matrimonio
    nella sua verità oggettiva è ordinato alla procreazione e all’educazione dei
    figli. L’unione matrimoniale, infatti, fa vivere in pienezza quel dono sincero di sé, il cui
    frutto sono i figli, a loro volta dono per i genitori, per l’intera famiglia e per tutta la
    società»19.

    18. Il lieto annuncio di Dio sull’amore umano

    Occorre tener conto del pregiudizio, oggi presente nella maggior parte dei giovani e
    nella mentalità comune, secondo il quale la Chiesa sarebbe timorosa sulla corporeità e
    severa nel valutare la realtà dell’amore umano. Partendo dai testi biblici, è opportuno
    delineare la visione radicalmente positiva della Rivelazione sull’amore sponsale. Allo
    stesso tempo, è necessario mettere in luce anche la dimensione della fragilità dell’amore
    umano, continuamente insidiato dal peccato radicato nel cuore dell’uomo (cfr Gen 4,7):
    la capacità affettiva e la sessualità, che Dio ci ha dato per l’amore, per il dono e per la
    gioia, possono divenire strumento di egoismo, di sopraffazione e di tristezza. In questo
    ambito vanno affrontati in particolare i temi della necessaria autonomia rispetto alle
    famiglie di origine e della gestione dei momenti di incomprensione e di litigio. Nella
    storia di ogni persona l’amore va liberato e aiutato a crescere con un progetto aperto al
    trascendente.

    _____________________________________________
    19 Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 218.

    ***

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 02/02/2013 12:06
    CAPITOLO IV - VERSO LA CELEBRAZIONE DELLE NOZZE

    19. Dal rischio dell’isolamento a una viva fraternità

    Il compito della Chiesa locale si esprime nell’educare progressivamente i fidanzati
    alla comprensione della fede nel sacramento, per condurli a prendere parte
    consapevolmente alla celebrazione nuziale, riconoscendo il significato dei gesti e dei
    testi. A tale scopo la comunità parrocchiale, sotto la guida del proprio parroco, ha il
    compito di formulare itinerari e iniziative per la preparazione al matrimonio, così da
    aiutare i fidanzati a porsi progressivamente nel mistero di Cristo, a servizio della Chiesa
    e del mondo.
    Lo stesso Rito del matrimonio riconosce alla comunità un ruolo indispensabile e la
    invita a parteciparvi pienamente, impegnandosi anche ad aiutare i fidanzati a scoprire il
    valore del loro amore, sia per la comunità ecclesiale che per quella civile. Occorre
    quindi che la comunità cristiana riconosca che i fidanzati e gli sposi sono risorse
    preziose. Varrà quindi la pena cogliere ogni occasione per far sentire coinvolti tutti i
    fedeli a valorizzare la presenza sponsale all’interno della comunità.
    L’esperienza di un cammino di preparazione alle nozze è occasione propizia di
    missionarietà, in quanto diventa per la coppia il momento favorevole per riscoprire una
    fede adulta, a seguito, per alcuni, di un prolungato vuoto di formazione cristiana; il
    percorso con altre coppie è anche un’opportunità straordinaria per fare esperienza
    ecclesiale. È importante quindi che essi incontrino una Chiesa accogliente, che si
    accosta con premura al loro progetto di vita e che è disponibile ad accompagnarli in una
    storia di amore umanamente e spiritualmente ricca, anche dopo le nozze.
    Questa educazione della comunità ecclesiale va fatta utilizzando al meglio le tante
    occasioni che si vengono a presentare negli incontri e negli appuntamenti della
    parrocchia. Suggeriamo qui alcuni possibili segni concreti che, a discrezione della
    Chiesa locale e del singolo parroco, possono venire realizzati nel presentare
    ufficialmente i fidanzati all’assemblea liturgica durante il percorso di preparazione al
    matrimonio:
    - inserire periodicamente una intenzione particolare nella preghiera dei fedeli;
    - annunciare con gioia il fatto che una nuova famiglia stia venendo ad abitare in
    quel territorio;
    - affidare pubblicamente il mandato agli sposi che durante l’anno
    accompagneranno i fidanzati nel percorso di preparazione;
    - invitare caldamente a partecipare alla celebrazione di ogni matrimonio; a tale
    scopo è opportuno, almeno qualche volta, celebrare le nozze nell’Eucaristia
    domenicale.

    20. L’incontro con il parroco

    Per consentire il cammino di preparazione, i fidanzati sono invitati a presentarsi al
    parroco, cui spetta procedere all’istruttoria e al cosiddetto esame prematrimoniale,
    possibilmente circa un anno prima della data prevista per le nozze. Il parroco a cui
    rivolgersi può essere uno dei due delle parrocchie di residenza dei nubendi, a loro
    discrezione. In questo primo colloquio è cura del sacerdote accogliere la richiesta di
    celebrazione del matrimonio cristiano, aiutando la coppia a chiarire le ragioni di tale
    scelta e invitandola a partecipare agli itinerari per i fidanzati programmati dalla
    parrocchia o dalla diocesi. Il parroco deve tener conto della diversa situazione spirituale
    dei singoli fidanzati, che richiede molte volte approcci differenziati, e favorire, sin da
    allora, anche forme personalizzate di riscoperta della fede, avvalendosi della
    collaborazione di famiglie che siano di riferimento per queste giovani coppie.
    In questo colloquio, o in più colloqui, il parroco pone cura e attenzione
    nell’accompagnare i fidanzati a compiere una scelta libera e consapevole, che interpella
    non solo le loro convinzioni ideali e di fede, da riscoprire e rafforzare in occasione del
    matrimonio, ma anche tutte le dimensioni dell’intelletto e della volontà che necessitano
    di essere accolte con grande maturità, perché la chiamata al matrimonio sia il più
    possibile libera e consapevole, e così pienamente umana.
    Il colloquio, come facilmente si intuisce, dovrebbe aiutare la persona a comunicare
    sinceramente i propri punti di vista e le proprie decisioni in ordine al matrimonio,
    manifestando in modo libero e autentico i contenuti del proprio progetto matrimoniale.
    Infatti, «il diritto a contrarre matrimonio – ha richiamato Benedetto XVI – presuppone
    che si possa e si intenda celebrarlo davvero, dunque nella verità della sua essenza così
    come è insegnata dalla Chiesa. Nessuno può vantare il diritto a una cerimonia nuziale.
    Lo ius connubii, infatti, si riferisce al diritto di celebrare un autentico matrimonio. Non
    si negherebbe, quindi, lo ius connubii laddove fosse evidente che non sussistono le
    premesse per il suo esercizio, se mancasse, cioè, palesemente la capacità richiesta per
    sposarsi, oppure la volontà si ponesse un obiettivo che è in contrasto con la realtà
    naturale del matrimonio»20. In questa fase, quindi, da parte dei pastori è opportuno
    l’esercizio di un sapiente discernimento, in un accompagnamento premuroso che si
    avvalga eventualmente di coppie mature e prudenti come collaboratori.

    21. Il Rito del matrimonio


    Auspicando che l’intensa fase di discernimento abbia avuto buon esito, si esorta il
    parroco o, in accordo con lui, il sacerdote o il diacono che assisteranno al matrimonio, a
    promuovere uno o più incontri con i prossimi sposi per prepararli alla celebrazione
    liturgica delle nozze. In questo momento, tenendo conto delle varie situazioni di fede
    che si possono presentare, va valorizzata e spiegata ai fidanzati la bellezza della liturgia
    nuziale, aiutandoli a comprendere il significato di ogni gesto rituale e della preghiera
    della Chiesa, ad avvalersi della possibilità prevista dal Rito stesso di personalizzare
    alcune parti: potranno scegliere le letture bibliche, tra quelle proposte dal lezionario;
    preparare i canti e le preghiere; individuare persone adatte a cui affidare ministeri e
    compiti specifici. Si può anche invitare i fidanzati a rendersi animatori e promotori di
    una celebrazione viva e partecipata, ricordando la loro identità e il loro ruolo come
    ministri del sacramento. È opportuno poi aiutarli a far propri i criteri con cui può essere
    preparata e animata la celebrazione, tenendo presenti anche le indicazioni più concrete
    che a tal fine sono state predisposte nelle varie diocesi.
    Il Rito del matrimonio, in questo particolare momento, si rivela uno strumento ricco
    e prezioso sotto il profilo teologico e per la sapienza umana. Gli stessi fidanzati sono

    ________________________________________
    20 BENEDETTO XVI, Discorso alla Rota Romana, 22 gennaio 2011.

    ***

    chiamati a cogliere questa sorprendente densità già nel vivere la dimensione sponsale
    del proprio battesimo.
    «Nell’esperienza pastorale italiana si verifica sempre di più il caso di coppie che,
    pur non avendo maturato un chiaro orientamento cristiano e non vivendo una piena
    appartenenza alla Chiesa, desiderano la celebrazione religiosa del Matrimonio, essendo
    battezzati e non rifiutando esplicitamente la fede»21. Il Rito, venendo incontro in
    particolare a queste situazioni, ha predisposto la possibilità della celebrazione del
    sacramento nella liturgia della Parola, per coloro che da tempo non frequentano la
    Messa, prevedendo al termine la consegna della Bibbia, nell’auspicio di incoraggiare un
    itinerario di riscoperta del battesimo in chiave sponsale.

    La novità del Rito è, dunque, in tutte le sue varie forme, la sottolineatura della

    dimensione battesimale dei nubendi, e di conseguenza dell’importanza della comunità
    cristiana all’interno della quale il sacramento si celebra. Si consiglia quindi di agevolare
    la scelta e l’uso delle varie possibilità rituali, facendole approfondire alle coppie fin
    dall’inizio del percorso di preparazione al matrimonio, perché li possano gradualmente
    scoprire. La liturgia, e nello specifico la celebrazione del matrimonio con i suoi riti,
    attua con parole e gesti un evento di salvezza, e manifesta il significato profondo di ciò
    che gli sposi stanno vivendo e attuando. La storia della salvezza infatti è descritta dalla
    Bibbia come una storia d’amore tra Dio e il suo popolo, che culmina nelle nozze tra
    Cristo e la sua Chiesa, per la quale egli dona pienamente se stesso e che unisce a sé
    come suo corpo. Nei sacramenti, in particolare nella celebrazione della Messa e anche
    nel sacramento del matrimonio, si celebra la fedeltà del Signore con il suo popolo e gli
    sposi vengono associati a tale potenza d’amore. Il rito diviene così una “parola
    creativa”, rendendo gli sposi un’icona della sponsalità tra Cristo e la Chiesa e
    sacramento permanente del suo amore, di cui ormai sono soggetto attivi e protagonisti.
    Ecco la grande realtà del matrimonio e l’altissima vocazione degli sposi all’interno della
    comunità cristiana e della società: quella di rappresentare e rendere presente, attraverso
    l’amore sponsale, l’amore di Cristo per gli uomini e la fedeltà a lui della Chiesa.
    La liturgia nuziale deve esprimere pienamente il significato ecclesiale del
    matrimonio attraverso uno stile celebrativo improntato a una gioiosa semplicità, che
    favorisca il coinvolgimento dell’intera comunità ecclesiale in cui gli sposi sono inseriti.
    A tale scopo, i fidanzati siano aiutati a cogliere la bellezza del rito e a vivere pienamente
    il loro ruolo di ministri del sacramento, e la comunità dei fedeli sia guidata a partecipare
    in modo consapevole alla liturgia nuziale, predisponendone accuratamente ogni aspetto.

    22. La riscoperta di una fede adulta in una Chiesa accogliente


    Oggi più che mai, occorre un profondo invito alla sobrietà nel vivere la

    preparazione dell’evento. La celebrazione delle nozze può diventare occasione per
    esprimere «la fede che si rende operosa per mezzo della carità» (Gal 5,6) con gesti di
    condivisione verso i poveri e per mostrare attenzione alle necessità della comunità
    parrocchiale. È auspicabile che ogni parrocchia, zona pastorale o diocesi, organizzi
    periodicamente, oltre al consueto itinerario di preparazione, con una cadenza legata al
    numero di matrimoni da celebrare nell’anno, un momento di ritiro spirituale o un
    incontro di preghiera per i futuri sposi, a cui possibilmente invitare le famiglie di origine

    _______________________________________
    21 Rito del matrimonio, n. 7.

    ***

    e i testimoni delle nozze. Il cammino di preparazione alla celebrazione si concluderà
    con la segnalazione della nuova famiglia al parroco del luogo ove essa prenderà dimora,
    per favorirne l’inserimento nella nuova comunità parrocchiale. Riguardo al luogo della
    celebrazione, «il luogo normale delle nozze è la comunità della parrocchia nella quale i
    fidanzati sono inseriti e alla cui vita e missione prendono parte»22. Quanto poi al
    momento delle nozze, si ricordi quanto afferma il Direttorio di pastorale familiare: «per
    sottolineare la dimensione ecclesiale della celebrazione e il coinvolgimento dell'intera
    comunità parrocchiale, può essere talvolta opportuna una celebrazione del rito del
    matrimonio durante una delle messe di orario. Per gli stessi motivi sono normalmente
    da sconsigliare celebrazioni nuziali nel giorno di domenica in momenti diversi da quelli
    delle messe di orario. È comunque necessario che in ogni diocesi vengano precisati
    criteri e vengano offerte direttive al riguardo, onde favorire una prassi comune»23.
    Queste indicazioni relative alla celebrazione nel giorno del Signore e nella parrocchia
    vogliono superare una concezione privatistica del matrimonio, purtroppo molto diffusa.

    23. Itinerari di fede: verso la celebrazione


    Abbiamo già sottolineato l’opportunità che il percorso di preparazione al
    matrimonio non sia compiuto negli ultimi mesi prima della celebrazione, ma venga
    anticipato almeno di un anno, affinché possa incidere in modo significativo sul progetto
    di vita della coppia, fino a rendere possibile anche una decisione diversa rispetto alle
    nozze, una volta comprese le caratteristiche del matrimonio cristiano. Il numero degli
    incontri deve permettere di affrontare almeno i temi essenziali del matrimonio cristiano
    e della relazione di coppia. Un approccio equilibrato e realistico suggerisce di impostare
    i percorsi su un numero di circa dodici incontri. Soggetto degli itinerari di fede verso il
    matrimonio è la comunità cristiana, che attua così la sua opera di evangelizzazione.
    Pertanto i percorsi di fede verso il sacramento del matrimonio non possono essere
    delegati ad altri (cfr n. 26), in quanto costituiscono un impegno primario della Chiesa
    che, con la presenza e partecipazione dei suoi vari membri, esprime la varietà dei
    carismi, annuncia il Vangelo e si propone ai fidanzati nel concreto vissuto della loro
    esistenza. Proprio in questa occasione, talvolta essi fanno di nuovo, spesso dopo anni,
    l’esperienza della Chiesa che li cerca e li accoglie con premura. La proposta di percorsi
    di fede verso il sacramento del matrimonio incontra oggi le molteplici situazioni di vita
    dei destinatari dovute al lavoro, allo studio, alla maggiore mobilità, e richiede anche una
    formulazione nuova e duttile, che però non deve mai contraddire il carattere di percorso
    e negare, di fatto, la presenza e la soggettività della comunità cristiana.
    Anche quando ci si avvale del contributo di esperti e di professionisti per affrontare
    alcune tematiche, è opportuno che il gruppo sia accompagnato nel cammino da una
    équipe fissa di animatori, costituita – come già detto – da un sacerdote, da coppie di
    sposi e da persone consacrate, in proporzione ragionevole rispetto al numero di coppie
    di fidanzati partecipanti. Questa sinergia tra diverse figure è importante: i fidanzati
    hanno così la possibilità di sperimentare dal vivo la complementarità e cordiale
    collaborazione tra i ministeri e i carismi con cui si edifica la Chiesa.

    _______________________________________________________________
    22 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Evangelizzazione e sacramento del matrimonio. Documento
    pastorale dell’Episcopato italiano, 20 giugno 1975, n. 84.
    23 Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, n. 82.

    ***

    Rispetto ai metodi utilizzati per la conduzione degli incontri, l’esperienza evidenzia
    l’opportunità di creare momenti ricchi di confronto all’interno della coppia e fra le
    coppie partecipanti, che vedano il coinvolgimento dei fidanzati a partire dalla loro
    concreta situazione di vita, evitando le lezioni frontali. È molto apprezzato, e quindi
    consigliabile, il lavoro in piccoli gruppi, coordinati e stimolati dalle coppie di sposi
    dell’équipe. Si tratta in sostanza di costruire un clima nel quale i fidanzati si sentano
    protagonisti del loro cammino di formazione, in un contesto di relazioni interpersonali
    significative. Perché ciò si verifichi, sono necessarie alcune condizioni. Il primo passo è
    quello di accogliere i fidanzati con familiarità e amore, accettandoli come sono,
    amandoli senza giudicarli e accompagnandoli per un tratto di strada nello stile di
    Emmaus (cfr Lc 24,13-35): ascoltandoli, condividendo il loro cammino, partecipando
    alle loro emozioni e difficoltà, e aiutandoli a scoprire, con l’aiuto della parola di Dio, la
    profondità e la bellezza del mistero che stanno vivendo. L’ambiente in cui si svolgono
    gli incontri deve essere accogliente, familiare e mettere a proprio agio i fidanzati. Il
    numero delle coppie in ogni gruppo sia compatibile, oltre che con le risorse di animatori
    disponibili, con la possibilità di conoscere bene ogni persona e di ascoltare e di far
    intervenire tutti.
    È auspicabile che tutti gli operatori, i sacerdoti, adeguatamente formati già dal
    seminario, le persone consacrate, gli sposi accompagnatori, siano sempre più preparati
    al ministero di accompagnamento dei fidanzati verso il matrimonio. Certamente può
    essere un buon inizio la formazione sul campo con l’affiancamento a persone già
    esperte, ma non è sufficiente. È necessario che vengano approntati percorsi formativi,
    con appositi sussidi, sia sui contenuti che sul metodo, a livello diocesano o regionale, e
    gli operatori siano stimolati e sostenuti, in tutte le forme necessarie, nell’impegno che
    questi percorsi comportano. Un’altra realtà, anch’essa riscontrabile nell’esperienza
    pastorale, è la grande varietà di sussidi utilizzati per l’articolazione dei corsi. Senza
    nulla togliere alla loro validità, l’enorme frammentazione riscontrata non giova
    certamente alla possibilità di offrire a tutti i fidanzati un percorso completo, equilibrato,
    coerente.
    Se non pochi dei fidanzati che richiedono il sacramento del matrimonio sono da
    tempo distanti dalla pratica religiosa e dalla partecipazione attiva alla vita della
    comunità cristiana, non possiamo dimenticare che vi sono giovani che scelgono di
    sposarsi in chiesa con una chiara coscienza di fede, magari dopo cammini pluriennali
    all’interno della comunità. È bene che a loro siano offerte occasioni formative più
    approfondite e distese nel tempo, con cammini più prolungati e articolati, anche con la
    collaborazione delle aggregazioni laicali che, portando metodologie e carismi loro
    propri, da tempo collaborano efficacemente con la pastorale familiare diocesana. È da
    simili coppie che possono scaturire gli operatori della pastorale familiare di domani, e
    possono nascere le opportune iniziative di continuità, quali ad esempio i gruppi
    famiglia, per proseguire l’accompagnamento dei fidanzati dopo il matrimonio.

    24. Percorsi personalizzati per cercatori di Dio


    Quando una coppia si presenta agli incontri di gruppo dove si propone un cammino

    educativo e di fede, occorre un attento discernimento da parte del presbitero e dei suoi
    collaboratori per dare loro un aiuto adeguato. Accanto a quella comunitaria è necessario
    offrire un’accoglienza specifica, con dialoghi individuali finalizzati a costruire percorsi
    di fede personalizzati attenti alla coppia e alla persona. Una persona che si dichiara non
    credente o poco credente, ma che accetta e rispetta il suo partner per la fede che ha, non
    va lasciata nella condizione iniziale: è proprio l’amore umano che apre al dialogo e alla
    comprensione dell’altro e della sua fede. Spesso i non credenti pongono interrogativi
    fondamentali, che hanno radice nel mistero dell’uomo, che non sono scontati anche per i
    credenti: la loro posizione, se non è pregiudiziale, li apre ad una ricerca che aiuta il
    proprio partner e il gruppo stesso. Da questo deriva l’importanza dell’ascolto e del
    dialogo, da parte del presbitero o della coppia animatrice, per far sentire ciascuno
    accolto e messo a proprio agio. A partire da qui, facendosi compagni di cammino della
    coppia, si può iniziare una pre-evangelizzazione e poi una vera evangelizzazione,
    illuminando la riscoperta della fede.

    Ogni autentico cammino ecclesiale porta in sé molteplici dimensioni: è cammino in
    una comunità e in un gruppo, è cammino di coppia e comporta una crescita personale.
    Queste caratteristiche si intrecciano tra loro e solo così risulteranno formative e
    condurranno ad una fede adulta.
    Importante è ripensare e offrire itinerari di tipo catecumenale, nello spirito e nei
    contenuti, che accompagnino alla presa di coscienza e riscoperta della vocazione
    battesimale in chiave sponsale. Un itinerario siffatto, nella partecipazione alla vita della
    comunità cristiana, sostiene la coppia nel maturare, nella riscoperta di Cristo e della
    Chiesa, l’incontro con il Dio vivente.
    Proprio partendo da un religioso ascolto del vissuto di questi fratelli e sorelle
    cercatori di Dio «affiora la risposta: la preghiera, la Parola di Dio, i sacramenti, il
    servizio, l’attesa della casa futura, sono le esperienze concrete in cui è possibile
    incontrare il Dio di Gesù Cristo»24 e maturare una risposta libera e consapevole alla
    chiamata al matrimonio e alla famiglia.
    Con l’aumento del numero di queste situazioni differenziate nella comunità
    cristiana, si rende sempre più necessario formare e incrementare il numero di operatori
    pastorali che affianchino i presbiteri e che si assumano per vocazione questo servizio di
    accompagnatori, educatori e testimoni della bellezza della vocazione sponsale e
    familiare cristianamente vissuta.

    25. L’accompagnamento delle persone che convivono

    Oggi molte coppie si presentano a chiedere il matrimonio cristiano e a compiere il

    cammino di preparazione in una condizione di convivenza. È una situazione che
    richiede un’ulteriore riflessione, per assumere un criterio pastorale unitario e
    appropriato. Se da una parte dobbiamo accompagnare per tutto il tempo possibile le
    coppie già conviventi che chiedono il matrimonio cristiano, perché comprendano la
    realtà del sacramento che chiedono e si rafforzino nell’amore, dall’altra non possiamo
    rassegnarci a un generale senso di impotenza di fronte al dilagare di un fenomeno che

    _______________________________________________________________________________
    24 COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, Lettera ai

    cercatori di Dio, 12 aprile 2009, cap. III. Per possibili percorsi con tali coppie e nei gruppi dove questi
    vengono ad inserirsi, si può attingere alla lettera citata. Sono inoltre utili tutti quei suggerimenti già
    presenti nella Nota pastorale del Consiglio Episcopale Permanente Orientamenti per il risveglio della fede
    e il completamento dell’iniziazione cristiana in età adulta, 8 giugno 2003.

    ***

    [SM=g1740771]


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 02/02/2013 12:12
    [SM=g1740758] coinvolge sempre più persone verso le quali la comunità cristiana deve sviluppare una
    prudente attenzione pastorale.
    Assistiamo infatti a una specie di “paralisi del desiderio”: quasi che i grandi
    desideri restino come paralizzati senza riuscire a formulare un vero progetto di vita.
    Difficilmente si va a convivere avendo un progetto. Talvolta è una decisione
    determinata dalle circostanze, presa perché intimoriti dalle difficoltà. In altri casi non è
    una vera scelta, ma si è mossi da un’abitudine acquisita nel frequentarsi. Si cede talvolta
    alle distanze date dalla mobilità lavorativa o alla sensazione di inadeguatezza nel vivere
    ancora in casa con i propri genitori, nella fatica di trovarsi adulti, ma praticamente
    incapaci di compiere un passo decisivo. La paura prende quindi il sopravvento sul
    desiderio. Da una parte si vorrebbe condividere la vita con la persona che si ama,
    dall’altra si ha paura di legarsi in modo definitivo.

    Come ci ha ricordato il Santo Padre Benedetto XVI, «l’indissolubilità, prima che
    una condizione, è un dono che va desiderato, chiesto e vissuto, oltre ogni mutevole
    situazione umana. Non pensate, secondo una mentalità diffusa, che la convivenza sia
    garanzia per il futuro. Bruciare le tappe finisce per bruciare l’amore, che invece ha
    bisogno di rispettare i tempi e la gradualità nelle espressioni; ha bisogno di dare spazio a
    Cristo, che è capace di rendere un amore umano fedele, felice e indissolubile»25. Ancora
    appare opportuno intensificare la comunione in un progetto che veda coinvolta la
    pastorale familiare, giovanile, catechistica, per analizzare il fenomeno e trovare nuove
    forme di iniziative comuni.

    26. Dal Municipio alla Chiesa

    Talvolta, in ambito non ecclesiale, si propongono incontri e corsi di formazione per
    coppie di fidanzati o conviventi; sono promossi da associazioni o organi amministrativi
    locali, e non è rara la richiesta di collaborazione rivolta a credenti e ad associazioni
    ecclesiali. Al riguardo, occorre valutare con molta attenzione la concezione di persona e
    di matrimonio sottesa, e rispondere con prudenza. Non mancano inoltre associazioni di
    ispirazione ecclesiale, o addirittura uffici diocesani per la pastorale della famiglia, che
    propongono, al di fuori degli ambienti ecclesiali, cicli di conferenze sui temi propri
    della preparazione al matrimonio, con il fine di favorirne la conoscenza e di aiutare un
    maggior numero di persone. È benemerito lo spirito missionario che li anima, ed è da
    considerare positivamente la proposta di tali temi e il dialogo che si attua, tenendo però
    ben presente la differenza rispetto ai percorsi di fede verso il sacramento del
    matrimonio, che pertanto non sono da questi sostituiti.

    Sempre più, in questi ultimi decenni, assistiamo anche al moltiplicarsi della
    richiesta del sacramento del matrimonio da parte di chi vive già, talvolta da anni e con
    la presenza di figli, un matrimonio civile. La comunità cristiana è chiamata ad
    accoglierli con riguardo e attenzione, riservando loro un cammino di preparazione
    attraverso un accompagnamento alla fede e al dono della grazia sponsale. Infatti il
    sacramento del matrimonio produce in loro una novità di vita che deve essere scoperta e
    vissuta proprio nel momento della sua preparazione. A tal riguardo si possono
    presentare situazioni in cui uno o entrambi i nubendi chiedano il sacramento della
    confermazione. Questa, che apparentemente sembrerebbe una difficoltà, può divenire

    __________________________________________________________
    25 BENEDETTO XVI, Discorso ai giovani fidanzati ad Ancona, 11 settembre 2011.

    ***

    una risorsa, quando la coppia dei fidanzati può essere accompagnata, gradualmente, a
    una riscoperta del proprio battesimo in vista del dono dello Spirito da ricevere. È bene
    per i battezzati sposati civilmente o conviventi promuovere nella preparazione al
    matrimonio un cammino di fede che preveda la celebrazione della confermazione dopo
    la celebrazione delle nozze26. Essa costituisce una preziosa opportunità di crescita per la
    coppia e per la famiglia.
    Vi potrà essere anche la richiesta di far battezzare i figli nati da quell’unione civile;
    anzi, talora tale richiesta precede quella di celebrare il matrimonio o diventa occasione
    per avviare un percorso di maturazione verso di esso. L’accompagnamento di coppie di
    sposi può essere importante per prepararsi al battesimo, consentendo di fare esperienza
    della chiesa domestica che hanno formato celebrando il sacramento del matrimonio. In
    ogni caso, non si inserisca il battesimo dei figli nella stessa celebrazione delle nozze.

    27. Amarsi e sposarsi nei matrimoni misti


    Nel corso degli ultimi decenni è aumentata la consistenza numerica dei matrimoni
    in cui una parte è cattolica e l’altra parte, pur essendo battezzata, non è cattolica, oppure
    non è battezzata. Tale situazione richiede una peculiare attenzione pastorale, sia nella
    preparazione al matrimonio sia nell’accompagnamento delle famiglie dopo la
    celebrazione delle nozze. Infatti, spesso si è in presenza di differenze nella concezione
    del matrimonio, della vita coniugale, dell’educazione dei figli, dei rapporti all’interno
    della famiglia, che richiedono un chiarimento e un confronto costruttivo, nel rispetto
    delle legittime diversità ma non facendo venire meno l’essenziale per una valida e
    fruttuosa celebrazione del matrimonio.
    Per un corretto accompagnamento, è necessario distinguere il matrimonio celebrato
    tra due battezzati, di cui uno cattolico, da quello celebrato tra un cattolico e un non
    battezzato. Il matrimonio tra un cattolico e un battezzato non cattolico si radica nel
    comune battesimo e nel dinamismo della grazia, che «forniscono agli sposi… la base e
    la motivazione per esprimere la loro unità nella sfera dei valori morali e spirituali»27.
    Questo, tuttavia, non può far dimenticare le differenze esistenti: nel periodo del
    fidanzamento è facile che queste differenze vengano sminuite, ritenendo che l’armonia
    nella vita di coppia e l’amore vi possano supplire. È quindi essenziale, da parte di coloro
    che accompagnano queste coppie, aiutarle a comprendere l’importanza di eventuali
    difficoltà, cercando soluzioni condivise, in una prospettiva dialogante e percependo
    sempre la vicinanza della comunità cristiana: «nell’apposita preparazione a questo tipo
    di matrimonio deve essere compiuto ogni ragionevole sforzo per far ben comprendere la
    dottrina cattolica sulle qualità ed esigenze del matrimonio, come pure per assicurarsi
    che in futuro non abbiano a verificarsi le pressioni e gli ostacoli»28 che impediscono la
    libera manifestazione della propria fede, pur nella fatica della differenza religiosa.

    ______________________________________________________
    26 «I pastori d’anime siano… animati da grande prudenza pastorale nel curare la preparazione dei nubendi

    non cresimati che già vivono in situazione coniugale irregolare (conviventi o sposati civilmente). In
    questo caso, di norma, l’amministrazione della confermazione non preceda la celebrazione del
    matrimonio» (CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Decreto generale sul matrimonio canonico, 5
    novembre 1990, n. 8).
    27 Familiaris consortio, n. 78.
    28 Ib.

    ***

    In tale orizzonte si comprende pienamente il significato della normativa canonica29,
    che prevede per la celebrazione di tali matrimoni la licenza dell’Ordinario del luogo (cfr
    can. 1124). A tale scopo è opportuno invitare i fidanzati a instaurare per tempo un
    confronto con il parroco della parte cattolica. In tal modo gli adempimenti canonici non
    vengono visti come formalità o pratiche da sbrigare, bensì come un ulteriore aiuto ad
    approfondire la loro situazione personale e di coppia, e a maturare scelte sempre più
    condivise. Particolare importanza assume la dichiarazione della parte cattolica con la
    quale si dichiara pronta ad allontanare tutti i pericoli di abbandonare la fede cattolica e
    promette di fare quanto è in suo potere perché i figli siano educati nella Chiesa cattolica;
    di tali impegni deve essere informata e consenziente l’altra parte30. In tale contesto non
    va dimenticato che spesso la parte non cattolica è tenuta ad impegni analoghi verso la
    sua comunità religiosa di appartenenza.
    Anche la scelta della celebrazione del matrimonio richiede particolare attenzione.
    Infatti, per la celebrazione del matrimonio si richiede di osservare la forma canonica,
    secondo le indicazioni previste nel Rito del matrimonio31, facendo quindi riferimento al
    rito della celebrazione del matrimonio nella liturgia della Parola32, salva diversa
    valutazione della circostanza. Tale requisito incide nella validità stessa della
    celebrazione, salvo in caso di matrimonio con una parte non cattolica di rito orientale, in
    cui la forma canonica è richiesta per la liceità (cfr can. 1127 §1). In presenza di
    particolari e motivate difficoltà, l’Ordinario del luogo della parte cattolica ha il diritto di
    dispensare da tale forma33, evitando in ogni caso una duplice celebrazione religiosa o il
    rinnovo del consenso (cfr can. 1127 §3).
    L’accompagnamento e il sostegno, visibile nella preparazione al matrimonio,
    richiedono di continuare nel periodo successivo la celebrazione: con l’appoggio della
    comunità cristiana, la parte cattolica può essere fortificata nella sua fede e aiutata a
    maturare positivamente nella comprensione e nella pratica della fede, per diventare
    testimone credibile in seno alla famiglia, attraverso la sua vita e la qualità dell’amore
    dimostrati all’altro coniuge e ai figli34.

    Un’attenzione ancora maggiore si richiede qualora la parte cattolica intenda unirsi
    in matrimonio con una parte non battezzata. Sussiste in questi casi un impedimento alla
    celebrazione del matrimonio (cfr can. 1086), per cui esso può essere celebrato
    validamente solo con la dispensa. Infatti, notevoli possono essere le differenze circa la
    visione del matrimonio e della vita familiare, con una maggiore difficoltà a coltivare e
    testimoniare la propria fede e a educare cristianamente i figli. Per questo, nel cammino

    ___________________________________________________________________
    29 Cfr PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL'UNITÀ DEI CRISTIANI, Direttorio per

    l’applicazione dei principi e delle norme sull’ecumenismo, 25 marzo 1993, nn. 143-160; Decreto
    generale sul matrimonio canonico, nn. 47-52. È utile tenere presenti inoltre i documenti comuni
    sottoscritti dalla Conferenza Episcopale Italiana e i valdesi i metodisti e i battisti: CONFERENZA
    EPISCOPALE ITALIANA – CHIESA EVANGELICA VALDESE, Testo comune per un indirizzo pastorale dei
    matrimoni tra cattolici e valdesi o metodisti, Roma, 16 giugno 1997, e il suo Testo applicativo, Torre
    Pellice, 25 agosto 2000; CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA – UNIONE CRISTIANA EVANGELICA
    BATTISTA D’ITALIA, Documento comune per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e battisti in
    Italia, Roma, 30 giugno 2009.
    30 Cfr cann. 1125-1126 e Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 48.
    31 Cfr n. 36.
    32 Cfr ib., nn. 96-146.
    33 Cfr can. 1127 § 2 e Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 50.
    34 Cfr Familiaris consortio, n. 78.

    ***

    di preparazione di tali coppie al matrimonio, è importante aiutarli a cogliere le
    differenze esistenti, confrontandosi sugli elementi essenziali e concordando su quanto si
    richiede per una valida celebrazione del matrimonio. È evidente che in tale
    accompagnamento si richiede una conoscenza basilare della religione non cristiana cui
    appartiene il coniuge non battezzato35, ispirata ai principi conciliari e del dialogo
    interreligioso e alla dignità della persona umana. Anche qualora tale persona non
    professi alcuna religione, come per il matrimonio tra un cattolico e un battezzato non
    cattolico, è opportuno che, nel cammino di preparazione alle nozze, si tenga presente
    quanto richiesto dalla normativa canonica. Infatti, per poter far richiesta di dispensa
    dall’impedimento, è necessaria la dichiarazione della parte cattolica di essere pronta ad
    allontanare i pericoli di abbandonare la fede e la promessa di fare quanto in suo potere
    per educare cristianamente i figli (cfr cann. 1125-1126). Per la celebrazione del
    matrimonio, si richiede inoltre di osservare la forma canonica (cfr can. 1117), usando il
    rito apposito36, salvo dispensa dalla forma canonica37.

    ____________________________________________________________________________________
    35 Per il matrimonio tra una parte cattolica e una musulmana, si rinvia a: PRESIDENZA DELLA CONFERENZA
    EPISCOPALE ITALIANA, I matrimoni tra cattolici e musulmani in Italia, 29 aprile 2005.
    36 Cfr Rito del matrimonio, nn. 147-170.
    37 «Le motivazioni che giustificano la dispensa sono, particolarmente, quelle relative al rispetto delle
    esigenze personali della parte non cattolica, quali, ad esempio, il suo rapporto di parentela o di amicizia
    con il ministro acattolico, l’opposizione che incontra nell’ambito familiare, il fatto che il matrimonio
    dovrà essere celebrato all’estero, in ambiente non cattolico, e simili. Fermo restando quanto disposto dal
    can. 1127 § 2, di norma - salvo che sia disposto diversamente da eventuali intese con altre confessioni
    cristiane - si richieda che le nozze siano celebrate davanti a un legittimo ministro di culto, e non con il
    solo rito civile, stante la necessità di dare risalto al carattere religioso del matrimonio» (Decreto generale
    sul matrimonio canonico, n. 50). Tali indicazioni vanno seguite anche nel matrimonio tra due battezzati,
    di cui uno solo cattolico.

    ***

    [SM=g1740771]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    [SM=g1740758] CAPITOLO V - GIOVANI COPPIE IN CAMMINO

    28. Il matrimonio via di santificazione

    Il battesimo, del quale si fa memoria all’inizio della celebrazione del matrimonio,
    fonda l’universale chiamata alla santità nella Chiesa, che comprende anche gli sposi e le
    famiglie. «Modellata e ispirata all’amore di Gesù Cristo, la vita coniugale appare una
    tipica espressione della vita cristiana, cioè una vera via di imitazione di Cristo Gesù»38.
    La via specifica di santità degli sposi è data dal sacramento del matrimonio, che è «fonte
    propria e mezzo originale di santificazione per i coniugi e per la famiglia cristiana»39.
    La preghiera, la parola di Dio, l’Eucaristia e i sacramenti sono pertanto vissuti e
    celebrati nella forma propria della coppia sponsale, nata dal matrimonio, e dalla
    famiglia, chiesa domestica40. La spiritualità coniugale e familiare comprende così tutta
    la loro vita, si caratterizza per le espressioni tipiche della relazione nuziale e parentale e,
    in particolare, dall’amore coniugale, che è pienamente umano, unico, fedele e fecondo41.
    La vita a due, il legame affettivo e la vita sessuale tra i coniugi, il mutuo aiuto «nella
    gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia»42, il servizio responsabile nella Chiesa e
    nella società, la partecipazione ai sacramenti e la vita di preghiera sono ingredienti
    essenziali della spiritualità degli sposi cristiani, che si allarga agli altri componenti della
    famiglia nelle dinamiche proprie del rapporto tra le generazioni, della trasmissione della
    vita e dell’educazione dei figli, comprendendo l’educazione alla fede e
    l’accompagnamento per il discernimento della loro vocazione. Gli sposi sono dunque
    chiamati a divenire santi «seguendo la loro propria via»43; il loro cammino si nutre così
    di una spiritualità propria e originale, che accoglie, nella dimensione nuziale, la
    condizione laicale che annuncia nel mondo, nella vita quotidiana, il regno di Dio.

    29. Gli sposi ministri dell’amore: ricolmi dello Spirito per essere inviati

    In forza del sacramento del matrimonio, i coniugi sono rafforzati nell’amore
    reciproco e diventano ministri della grazia per la propria famiglia e per la comunità
    cristiana. Essi ricevono «la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale
    riflesso vivo, e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di
    Cristo Signore per la Chiesa sua Sposa»44. Sono «ministri di santificazione nella
    famiglia»45, ministri della vita e dell’educazione dei figli46. «Deve crescere la
    consapevolezza di una ministerialità che scaturisce dal sacramento del matrimonio e
    chiama l’uomo e la donna a essere segno dell’amore di Dio che si prende cura di ogni
    suo figlio»47. La fecondità del loro amore – sempre assicurata anche ai coniugi che non
    possono fisicamente generare – diventa anche seme di fraternità, di solidarietà e di

    ___________________________________________
    38 Matrimonio e famiglia oggi in Italia, n. 8
    39 Familiaris consortio, n. 56.
    40 Cfr CONCILIO VATICANO II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 11.
    41 Cfr Gaudium et spes, n. 49.
    42 Rito del matrimonio, nn. 71-73.
    43 Lumen gentium, n. 41.
    44 Familiaris consortio, n. 17.
    45 Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 104.
    46 Cfr Familiaris consortio, n. 38.
    47 Educare alla vita buona del Vangelo, n. 38.

    ***

    comunione nella comunità cristiana e nella società civile. I coniugi ricevono inoltre dal
    sacramento un ministero particolare per la edificazione della Chiesa, in comunione e
    sinergia con il ministero dei presbiteri: «l’Ordine e il Matrimonio sono ordinati alla
    salvezza altrui; se contribuiscono alla salvezza personale, questo avviene attraverso il
    servizio agli altri. Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa, servono
    all’edificazione del popolo di Dio»48.
    La ministerialità sponsale e quella presbiterale hanno radice nell’unico battesimo,
    sorgente di ambedue le vocazioni, e si differenziano per i diversi doni dello Spirito
    conferiti nei rispettivi sacramenti49. Nell’unità dello Spirito, fra presbiteri e sposi
    possono così nascere una cordiale amicizia e una relazione feconda volta anche a
    un’efficace missione pastorale, oggi particolarmente richiesta. Anche verso la più ampia
    collettività civile, gli sposi sono rivestiti di un compito proprio che, compreso nel
    ministero della vita e dell’educazione, si attua nella trasmissione di quell’insieme di
    valori che innestano nella società l’anima della comunione familiare. Si tratta di un
    servizio necessario e oggi particolarmente urgente, che deve trovare nella società non
    solo un doveroso ringraziamento, ma anche forme concrete di tutela e di sostegno per le
    famiglie dalle quali è composta.

    30. Un solo corpo offerto a lode di Dio

    Così San Paolo scrive ai cristiani di Roma: «Vi esorto, fratelli, per la misericordia
    di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il
    vostro culto spirituale» (Rm 12,1). La relazione di coppia, oltre ai sentimenti e al
    dialogo spirituale, coinvolge tutta la persona anche nella sua dimensione corporale e
    sessuale. La dimensione della sessualità va quindi inserita nel più ampio contesto della
    comunicazione tra due persone responsabili di se stesse e del valore sociale e morale
    delle loro azioni. La relazione sessuale cresce insieme ai linguaggi della corporeità e
    s’impoverisce quando questi diventano avari, rarefatti, bloccati, funzionali. Al contrario,
    e in particolare nell’odierno clima di banalizzazione della sessualità, è più che mai
    necessario comprendere la bellezza di una relazione sponsale vissuta nell’unità delle sue
    varie dimensioni, non come momento isolato ma vertice e sintesi della vita della coppia.

    31. Il dialogo di coppia e la gestione dei conflitti

    Fa parte di una sana spiritualità coniugale e familiare l’impegno a non lasciare che
    gli affanni familiari e la fatica, o altri fattori esterni come la televisione e i media,
    tolgano spazio al dialogo della coppia e la conducano all’aridità comunicativa. Il tema
    del dialogo è fortemente presente oggi nell’accompagnamento dei fidanzati e degli
    sposi. Nella fase dell’innamoramento i fidanzati danno enfasi al dialogo, riducendolo
    spesso a un parlare spontaneo di cose piacevoli e condivise, evitando gli argomenti che
    non trovano sintonia e provocano conflitto. La coppia che nasce dal sacramento non è
    esente allora dal rischio dell’impoverimento del dialogo e dalle fatiche
    dell’incomprensione.

    _______________________________________________
    48 Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1534.
    49 Cfr San Tommaso d’Aquino, Summa contra gentes, IV, 58.

    ***

    La fede può mantenere vivo uno sguardo profondo che sappia cogliere nella
    persona amata quella ricchezza umana e spirituale che le debolezze e le fragilità
    tendono a nascondere. È fondamentale trovare il tempo per fermarsi e parlare insieme,
    sedersi l’uno davanti all’altro per un sereno dialogo, che può essere favorito e
    accompagnato dalla preghiera comune mediante l’invocazione allo Spirito Santo, la
    lettura della Sacra Scrittura o la liturgia delle ore. Le differenze personali dovute al
    maschile e al femminile, al modo diverso di gestire emozioni e sentimenti, alla propria
    storia, dovranno divenire non motivo di distanza, ma occasioni privilegiate per
    alimentare il dialogo e la scoperta delle proprie risorse.

    32. Una piena fecondità

    La vita cristiana di una coppia si manifesta soprattutto nella dimensione della
    fecondità. Il matrimonio e l’amore coniugale infatti sono ordinati, per loro natura, alla
    generazione ed educazione dei figli, che sono il «preziosissimo dono del matrimonio e
    contribuiscono pure al bene dei coniugi»50. Quando diciamo fecondità, non intendiamo
    soltanto la fertilità biologica; la fecondità si può esprimere pienamente anche
    nell’infertilità biologica. Infatti, «la fecondità dell’amore coniugale non si restringe alla
    sola procreazione dei figli…, si allarga e si arricchisce di tutti quei frutti di vita morale,
    spirituale e soprannaturale che il padre e la madre sono chiamati a donare ai figli e,
    mediante i figli, alla Chiesa e al mondo»51. Quando diciamo fecondità, quindi, vogliamo
    comprendere anche quel modo straordinariamente ricco di generare alla vita che è
    l’educazione.
    Non si può negare che sia molto diffusa tra i giovani che si sposano una mentalità
    che vede il figlio come rivale della felicità di coppia oppure, in altri casi, un ingrediente
    assoluto e indispensabile per il proprio benessere. Va invece proposta una visione
    dell’amore che comprenda la generosa e responsabile apertura alla vita52 come una sua
    dimensione imprescindibile, che si concretizza nella generazione e nell’educazione, o
    nell’affido e nell’adozione, e nel divenire in tanti modi ricchezza per la comunità.
    Nel contesto della procreazione, va proposto ai fidanzati che si preparano al
    matrimonio il valore dei metodi naturali di regolazione della fertilità53, come lo
    strumento per esprimere la responsabilità e la generosità procreativa, nel pieno rispetto
    dell’integrità dell’atto coniugale, perché aiutano gli sposi a vivere la loro sessualità nel
    rispetto e nell’accoglienza totale dell’altro. Se non sempre deve generare la vita, nella
    sua stessa essenza l’atto coniugale vede congiunte la dimensione unitiva della coppia e
    quella procreativa che, se forzatamente separate, ne minano l’integrità e la possibilità di
    realizzazione piena dell’unità tra i coniugi. Nel far conoscere i metodi naturali, si
    incentivi la collaborazione con i Centri di regolazione naturale della fertilità.

    _______________________________________
    50 Gaudium et spes, n. 50.
    51 Familiaris consortio, n. 28.
    52 Cfr Gaudium et spes, n. 51.
    53 Cfr PAOLO VI, Lettera enciclica Humanae vitae, 25 luglio 1968, nn. 13-14.

    ***

    33. La scelta della sobrietà

    La sequela di Gesù comprende anche il rapporto con i beni materiali di cui, insegna
    il Vangelo, è lecito usare, perché sono un dono di Dio, ma verso i quali è necessario
    mantenere un sano distacco, che si traduce in una grande libertà di fronte a ciò che ci
    appartiene. Questo equilibrio deve essere ricercato anche nella conduzione della
    famiglia: le persone sono più importanti delle cose che si possiedono, le relazioni
    umane un bene che contribuisce alla felicità molto più della ricchezza materiale. Gesù
    così esorta i suoi discepoli: «Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che
    mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale
    forse più del cibo e il corpo più del vestito?» (Mt 6,25). Questo non significa certo non
    procurarsi ciò di cui vivere, ma è un invito ad affidarsi alla Provvidenza e a non
    assolutizzare i beni terreni. Il contesto odierno ci pone davanti a due fenomeni
    contrastanti: un consumismo dilagante, che fa del possesso dei beni il parametro della
    felicità umana, e d’altra parte la crisi economica, che riduce fortemente la disponibilità
    finanziaria di molti. Ciò dovrà spingere chi ha di più ad atteggiamenti di sobrietà e
    condivisione, e ispirare in chi ha meno sentimenti di fiducia e valorizzazione
    dell’essenziale. La sobrietà che porta la solidarietà verso i poveri deve manifestarsi già
    nella celebrazione delle nozze e nella festa nuziale.

    34. La sofferenza come esperienza di crescita

    La sofferenza, nel cammino della vita, si presenta in molti modi: nella malattia del
    coniuge, nella salute fragile dei figli, nella vecchiaia dei genitori, nell’esperienza
    drammatica della disabilità, nell’incomprensione e nell’isolamento, nel tradimento e
    nell’abbandono, nel fallimento educativo e nell’esperienza precoce della morte di un
    proprio caro. Anche la crisi fa parte del cammino sofferto della coppia. Essa si presenta,
    sovente, come fisiologica nei passaggi propri della vita coniugale, talvolta assume il
    carattere della sorpresa o può essere causata da scelte e atteggiamenti colpevoli. Crisi
    non è sinonimo di morte, ma di un passaggio delicato che richiede giudizio, preghiera,
    aiuto per evolvere in una situazione risanata e migliore.
    Senza guastare l’incanto del sogno dei fidanzati rispetto al loro futuro, è importante
    aiutarli ad affrontare con realismo la vita, che presenta nodi critici, confidando sempre
    nell’aiuto di Dio, che non abbandona la famiglia nel momento della prova, ma è vicino
    con un supplemento di amore. Condividere la sofferenza di altri e vivere con fede le
    fatiche e le sofferenze della propria famiglia può rendere più solido l’amore e generoso
    il servizio agli altri.
    Per affrontare questa tematica così delicata potrebbe essere significativa la
    testimonianza, nei percorsi per i fidanzati, di persone di fede che fanno esperienza di
    vedovanza, di separazione o che hanno affrontato situazioni difficili.

    35. Sostenere i primi passi dopo il matrimonio

    I primi anni di matrimonio sono spesso i più bisognosi di cura e di un autentico
    accompagnamento. «Perché la famiglia divenga sempre più una vera comunità di
    amore, è necessario che tutti i suoi membri siano aiutati e formati alle loro
    responsabilità di fronte ai nuovi problemi che si presentano, al servizio reciproco, alla

    [SM=g1740771]

    [Modificato da Caterina63 02/02/2013 12:17]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 02/02/2013 12:20
    compartecipazione attiva alla vita di famiglia. Ciò vale soprattutto per le giovani
    famiglie, le quali, trovandosi in un contesto di nuovi valori e di nuove responsabilità,
    sono più esposte, specialmente nei primi anni di matrimonio, ad eventuali difficoltà,
    come quelle create dall’adattamento alla vita in comune o dalla nascita di figli»54.

    Questo percorso implica diverse sfide: la costruzione e il consolidamento

    dell’identità individuale, del legame affettivo di coppia e la responsabilità di diventare
    genitori. Nell’affrontare il tema dell’accompagnamento in questa fase, è importante
    riflettere sugli atteggiamenti che la comunità cristiana può assumere di fronte a tutto ciò.
    Occorre, infatti, promuovere una comprensione sempre più approfondita di queste sfide,
    che permetta uno sguardo di apertura e possa associare alla definizione di “giovane
    coppia” non solo gli aspetti di inesperienza, fragilità, incertezza che più spesso
    emergono, ma anche la novità, l’entusiasmo e la vivacità che questo termine include.

    36. Fili da non spezzare con la comunità cristiana


    È necessario, in primo luogo, distinguere le situazioni in cui la giovane coppia di
    sposi in qualche modo si rivolge alla comunità cristiana per presentare una richiesta,
    come la celebrazione del battesimo del proprio figlio, da quelle in cui si trova
    occasionalmente a incrociare gli eventi della Chiesa locale.
    Nel primo caso, al di là delle motivazioni più varie che sottendono la domanda, si
    tratta di momenti privilegiati di incontro, in cui la comunità cristiana e, in particolare,
    gli operatori coinvolti (presbitero, animatori, catechisti, coppie che frequentano la
    parrocchia) sono chiamati ad ascoltare non solo la richiesta, ma le singole persone e la
    coppia con tutto il carico delle storie e delle esperienze che li precedono. Il primo
    compito di una comunità cristiana è l’accoglienza nelle parole, nei gesti, nelle modalità
    e nei percorsi più o meno articolati che propone.

    Un secondo obiettivo può delinearsi nella possibilità di un sostegno alla coppia nel

    vivere la quotidianità della vita familiare e un percorso di crescita spirituale che illumini
    e aiuti a vivere l’attesa e la nascita del figlio e il compito educativo o, in altri casi,
    eventuali problemi di fertilità. Proprio in questo periodo, di solito, crescono le difficoltà
    nel conciliare le esigenze della coppia sponsale con i ritmi di vita e di lavoro, il rapporto
    con gli amici, la relazione con le famiglie d’origine. È quindi necessario proporre
    itinerari per giovani sposi e iniziative che possano illuminare queste dimensioni,
    risvegliando la fede e favorendo l’avvicinamento e l’appartenenza alla comunità
    ecclesiale, nelle sue varie forme. In tal senso sono una preziosa risorsa le coppie e i
    sacerdoti che hanno curato la loro preparazione al matrimonio e che, con relazioni
    umane significative, possono fungere da ponte per custodire il legame dei giovani
    coniugi con la propria comunità parrocchiale.
    Infatti, «la famiglia stessa è il grande mistero di Dio. Come “chiesa domestica”,
    essa è la sposa di Cristo. La Chiesa universale, e in essa ogni Chiesa particolare, si
    rivela più immediatamente come sposa di Cristo nella “chiesa domestica” e nell’amore
    in essa vissuto: amore coniugale, amore paterno e materno, amore fraterno, amore di
    una comunità di persone e di generazioni»55. Questo itinerario di scoperta della bellezza

    __________________________________
    54 Familiaris consortio, n. 69.
    55 Gratissimam sane, n. 19.

    ***

    dell’amore sponsale e familiare va dunque sostenuto, investendo le migliori energie,
    attraverso operatori pastorali competenti e appassionati, esperti di umanità e testimoni
    di una fede feconda. Sarà quindi necessario, nei prossimi anni, investire maggiori
    risorse nella loro formazione, con percorsi qualificati e opportuni.

    37. Alleanze educative attorno alle giovani famiglie


    Diviene quindi fondamentale creare, dove è possibile, sinergie e feconde alleanze
    educative con quanti possano fornire conoscenze e metodologie (consultori,
    associazioni, istituti e scuole di formazione) o costituiscano luoghi di incontro e di
    frequentazione (asili nido, scuole dell’infanzia, agenzie per il tempo libero) per
    elaborare progetti, in una chiara antropologia cristiana. Si pensi, ad esempio, alle
    iniziative, in molti casi già in atto, che cercano di creare occasioni di approfondimento
    su tematiche che riguardano la coppia, agli interventi di sostegno alla genitorialità
    attivate dai consultori diocesani, agli incontri legati alla pastorale pre e post-battesimale,
    alle occasioni di riflessione sul dono della vita durante il periodo della gravidanza.
    Occorre sempre più costituire un collegamento fra la preparazione al matrimonio, i
    primi passi della vita di coppia e l’iniziazione cristiana attraverso significativi progetti
    di accompagnamento. La comunità cristiana può allora proporsi come una rete di
    famiglie in grado di custodire un patrimonio ricco di esperienza che affonda le radici
    nella tradizione viva del magistero della Chiesa. In questo modo possono essere offerte
    iniziative e percorsi che favoriscano questo scambio di stimoli ed esperienze fra
    famiglie, per sostenere la crescita della coppia nelle fasi più critiche dei suoi passaggi
    evolutivi. «La famiglia va amata, sostenuta e resa protagonista attiva dell’educazione
    non solo per i figli, ma per l’intera comunità… Corroborate da specifici itinerari di
    spiritualità, le famiglie devono a loro volta aiutare la parrocchia a diventare famiglia di
    famiglie»56.

    Le forme di accompagnamento che possono emergere dalla creatività ed esperienza
    delle diverse realtà pastorali sono molte e variegate. Ad esempio, quella di creare
    occasioni di dialogo in coppia, fornire metodologie per migliorare la comunicazione,
    intrecciare relazioni di amicizia con altre coppie, proporre incontri per imparare a
    pregare e a confrontarsi con la parola di Dio attraverso la Sacra Scrittura, suggerire
    luoghi o persone che possono offrire un ascolto attento e qualificato in momenti di
    difficoltà, favorire l’incontro con presbiteri e coppie più mature che sappiano porsi
    accanto e offrire uno sguardo di fede sulle esperienze quotidiane, ritiri o forme di
    esercizi spirituali per le famiglie.
    Attraverso queste modalità, la comunità cristiana può esprimere il suo desiderio di
    farsi carico della fragilità e della complessità del vivere la relazione coniugale, offrendo
    sostegno e accoglienza, stimolando una riflessione consapevole sul valore del
    sacramento del matrimonio e della famiglia, lasciandosi interpellare dalla novità che
    nasce dall’incontro con le coppie che incontra.

    ________________________________________________
    38. Percorsi di comunione fra sposi e presbiteri
    56 Educare alla vita buona del Vangelo, n. 38.

    ***

    Questa attenzione alle giovani coppie le condurrà a divenire soggetto attivo e
    fermento di comunione per l’intera comunità parrocchiale. La loro ministerialità
    sponsale, unita al ministero comunionale dei sacerdoti, potrà costituire una sorgente di
    fecondità educativa per la vita della parrocchia.
    C’è infatti una custodia e una stima reciproca da sollecitare fra sposi e presbiteri.
    Non si tratta solo, da parte dei sacerdoti, di aver cura delle giovani famiglie, ma di
    ricevere da loro stesse luce per la propria identità sacerdotale e nuovi impulsi per
    un’incisiva laboriosità pastorale. È infatti particolarmente preziosa una coppia di
    coniugi che, in modo efficace, collabora con il presbitero diventando essa stessa
    soggetto di evangelizzazione, così da affiancarsi a lui come catechisti ed educatori nei
    gruppi giovanili o animatori della Caritas parrocchiale.
    Così, dopo un cammino di formazione adeguata, i giovani sposi, vicino ai loro
    presbiteri, potranno approfondire sempre più il mistero del sacramento (cfr Ef 5,32),
    consapevoli che «la famiglia è luogo privilegiato di educazione umana e cristiana e
    rimane, per questa finalità, la migliore alleata del ministero sacerdotale; essa è un dono
    prezioso per l’edificazione della comunità»57.

    39. La famiglia cellula vivificante della Chiesa e della società


    La dimensione cristiana della famiglia non domanda soltanto un impegno di
    coerenza personale nella vita familiare e nella comunità cristiana, ma chiede anche di
    essere presente in modo attivo nella società civile e di contribuire al suo ordinato
    sviluppo. La famiglia cristiana, prima cellula della società, può e deve dare un suo
    originale contributo alla vita sociale anche in forma di intervento politico, attraverso le
    varie forme di vita associativa: «Le famiglie devono crescere nella coscienza di essere
    “protagoniste” della cosiddetta “politica familiare” ed assumersi la responsabilità di
    trasformare la società: diversamente le famiglie saranno le prime vittime di quei mali,
    che si sono limitate ad osservare con indifferenza»58.
    In particolare la famiglia cristiana ha a cuore un’equa e giusta distribuzione dei beni
    e delle risorse tra le singole comunità e le generazioni59. Allo stesso modo la società
    civile, per il principio di sussidiarietà, è chiamata a sostenere la famiglia fondata sul
    matrimonio con politiche familiari adeguate ed efficaci, che incoraggino i giovani
    fidanzati alla scelta sponsale. Si sta facendo sempre più strada la convinzione che il
    punto di partenza di un coraggioso rinnovamento sociale stia nel dedicare una speciale
    attenzione alla famiglia, per metterla in condizione di liberare la sua capacità generativa
    per la vita comunitaria.

    _________________________________________________________
    57 BENEDETTO XVI, Incontro con le famiglie e con i sacerdoti ad Ancona, 11 settembre 2011.
    58 Familiaris consortio, n. 44.
    59 Cfr GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Sollicitudo rei socialis, 30 dicembre 1987, n. 42.

    ***
    [SM=g1740771]

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    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 02/02/2013 12:23
    [SM=g1740758] CONCLUSIONE

    L’itinerario verso il matrimonio costituisce ancora oggi un’occasione privilegiata
    per la comunità cristiana di camminare insieme a donne e uomini che fanno un passo
    importante per la loro vita. Un percorso che inizia da lontano, e che procede attraverso
    le fasi della crescita, per raggiungere la capacità di pronunciare un pieno consenso come
    risposta alla chiamata di Dio a formare una nuova famiglia: è un autentico percorso
    educativo verso l’amore coniugale nel quale fare dono di sé corrispondendo alla
    vocazione matrimoniale, un’espressione qualificante del più ampio impegno per
    l’educazione della Chiesa, indirizzato a coloro che nella formazione di nuove famiglie
    costituiscono il futuro della Chiesa stessa e della società civile.

    La comunità cristiana rinnova con gioia il desiderio di accostarsi ai fidanzati in una
    strada così importante, consapevole di essere coinvolta in tanti suoi membri in questo
    delicato accompagnamento. Riveste grande importanza la testimonianza di sposi e di
    famiglie che vivono nella verità la loro vocazione, insieme alla vita delle persone
    consacrate che manifesta, nel “sì” incondizionato al Signore, la gioia dell’essere dono.
    Così pure è significativa la presenza e la preghiera di persone che perseverano nella
    fedeltà al matrimonio nella sofferta via della vedovanza e della separazione. Sono
    testimonianze particolarmente efficaci, perché riscontrabili nella vita quotidiana e nelle
    comuni occupazioni e che, pertanto, si verificano da persona a persona nel tessuto delle
    relazioni ordinarie.

    Rivestono poi grande valore i rapporti e le sinergie tra i vari uffici pastorali nella
    progettazione e attuazione dei percorsi. È auspicabile che la pastorale giovanile e la
    pastorale familiare si ritrovino a riflettere e a maturare insieme questi itinerari,
    coinvolgendo gli altri uffici pastorali.

    La preparazione al matrimonio è così un dato essenziale del cammino organico della
    Chiesa locale, delle parrocchie e delle zone pastorali, con il coinvolgimento in prima
    persona di sposi e presbiteri ben consapevoli del loro valore, in quanto costituiscono
    un’occasione propizia di incontro fecondo e missionario, di annuncio del Vangelo e di
    ripresa del cammino di fede.

    È importante che l’accompagnamento verso le nozze venga posto al centro della
    riflessione e dello studio dei vari organismi della Chiesa locale e delle parrocchie, in
    particolare il consiglio presbiterale e i consigli pastorali.

    Siamo certi che, anche con l’apporto del presente documento, si aprirà una fase
    nuova di questo fecondo cammino, nella quale lo Spirito indicherà alla nostra Chiesa
    forme e modi rinnovati per educare all’amore sponsale e annunciare con sempre
    maggiore cura il Vangelo del matrimonio.

    Il Santo Padre Benedetto XVI ci ha incoraggiato in questo cammino: «assumendo
    l’educazione come filo conduttore dell’impegno pastorale di questo decennio, avete
    voluto esprimere la certezza che l’esistenza cristiana – la vita buona del Vangelo – è
    proprio la dimostrazione di una vita realizzata. Su questa strada voi assicurate un
    servizio non solo religioso o ecclesiale, ma anche sociale, contribuendo a costruire la
    città dell’uomo. Coraggio, dunque! Nonostante tutte le difficoltà, “nulla è impossibile a
    Dio” (Lc 1,37)»60.

    La Vergine Maria, Madre del bell’amore, e San Giuseppe, suo fedele sposo,
    guidino le nostre comunità nell’accompagnare le giovani generazioni nella verifica e
    nell’accoglienza della vocazione sponsale.

    _________________________________________
    60 BENEDETTO XVI, Discorso alla 63a Assemblea Generale della CEI, 26 maggio 2011.

    ***

    INDICE


    Presentazione
    Introduzione

    Cap. I - L’abbraccio accogliente della Chiesa madre: una comunità che
    accompagna (1-4)
    1. La comunità cristiana accompagna le tappe dell’amore
    2. Educare all’amore sponsale in un mondo che cambia
    3. Nel cammino della Chiesa
    4. Costruire la famiglia rinnova la società

    Cap. II - Affettività e innamoramento (5-9)
    5. Una promessa di felicità
    6. Educazione integrale: l’alfabeto della corporeità
    7. In un mare di messaggi
    8. Il pudore e la castità: la custodia di un dono prezioso
    9. Innamorarsi dell’altro incontrando l’Altro

    Cap. III - Il percorso verso il matrimonio (10-18)
    10. Il ruolo educativo dei genitori
    11. Il prezioso apporto dei carismi e della vita consacrata
    12. Un cammino graduale e continuo
    13. I passi del cammino
    14. Nel cantiere dell’amore
    15. Un passaggio importante
    16. Si avvicinano le nozze
    17. Fedeli alla vocazione: una relazione umanamente matura
    18. Il lieto annuncio di Dio sull’amore umano

    Cap. IV - Verso la celebrazione delle nozze (19-27)
    19. Dal rischio dell’isolamento a una viva fraternità
    20. L’incontro con il parroco
    21. Il Rito del matrimonio
    22. La riscoperta di una fede adulta in una Chiesa accogliente
    23. Itinerari di fede: verso la celebrazione
    24. Percorsi personalizzati per cercatori di Dio
    25. L’accompagnamento delle persone che convivono
    26. Dal Municipio alla Chiesa
    27. Amarsi e sposarsi nei matrimoni misti

    Cap. V - Giovani coppie in cammino (28-39)
    28. Il matrimonio via di santificazione
    29. Gli sposi ministri dell’amore: ricolmi dello Spirito per essere inviati
    30. Un solo corpo offerto a lode di Dio
    31. Il dialogo di coppia e la gestione dei conflitti
    32. Una piena fecondità
    33. La scelta della sobrietà
    34. La sofferenza come esperienza di crescita
    35. Sostenere i primi passi dopo il matrimonio
    36. Fili da non spezzare con la comunità cristiana
    37. Alleanze educative attorno alle giovani famiglie
    38. Percorsi di comunione fra sposi e presbiteri
    39. La famiglia cellula vivificante della Chiesa e della società

    Conclusione

    [SM=g1740771]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)