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DIFENDERE LA VERA FEDE

CONCLAVE 2013 ELEZIONE NUOVO PAPA: BERGOGLIO, FRANCESCO I

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    Caterina63
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    00 11/03/2013 23:48
    [SM=g1740733] Amici.... ci siamo..... anche se le circostanze sono per noi ancora incomprensibili e il Papa amatissimo, Benedetto XVI, è vivo, l'elezione di un nuovo Papa resta un evento eccezionale ed emozionante. Forse ci ritroviamo proprio in uno di quegli eventi che hanno caratterizzato la vita della Chiesa e del mondo della propria epoca: Sedi Vacanti, Pontefici dimissionari, ecc.... ogni storia è a sè e a noi non ci resta che rimetterci davvero nelle mani di Dio e da Lui attendere guida e consolazione....

    Dopo aver seguito la Sede Vacante e le Congregazioni - CLICCATE QUI , apriamo questo thread per l'elezione del nuovo Pontefice, ci siamo, forse già per dopodomani potremmo avere il Papa.... speriamo di meritarcelo e di aver pregato tanto quel che basta per aver commosso il Cielo a venirci incontro....


    http://d3.yimg.com/sr/img/1/67cfd67c-15eb-320c-9654-a118005e04ce




    [SM=g1740771]

    MEDITIAMO...
    IL COMPLOTTO DEI MODERNISTI - da Riscossa Cristiana marzo 2013


    di P. Giovanni Cavalcoli, OP
     
    I modernisti sono riusciti a mettere il Papa nelle condizioni di dover dare le dimissioni. Certo il Papa nella dichiarazione nella quale spiega i motivi delle dimissioni questo non lo dice apertamente, ma lo lascia intendere quando accenna ai gravi problemi per la fede che sono connessi col suo gesto.
     
    Il motivo della debolezza della salute ha molto il sapore della cosiddetta “malattia diplomatica”, tradizionale scusa che si avanza per declinare un impegno imbarazzante o troppo gravoso, un piccolo espediente del Papa in linea col suo stile delicato ed allusivo, forse un po’ timido, che ha caratterizzato questi anni del suo Pontificato, senza che peraltro siano mancati gesti e richiami molto forti, come per esempio quando accennò alla “sporcizia” nella Chiesa, e più volte ha denunciato il relativismo, il carrierismo, la corruzione morale e ancor più spesso la grave crisi di fede presente nella Chiesa o ha parlato del “bastone del pastore”.
     
    Indubbiamente nessuno più di lui con la sua grande cultura teologica e l’esperienza di vent’anni a capo della CDF conosce bene la situazione della fede all’interno della Chiesa, come fece già capire nella famosa intervista che gli fece Messori “Rapporto sulla fede”, pubblicato nelle Edizioni Paoline nel 1983. Si tratta di una analisi molto lucida i cui termini essenziali hanno continuato fino ad oggi ad essere l’oggetto dell’attenzione e della preoccupazione del Sommo Pontefice, senza per questo ovviamente che egli abbia misconosciuto gli aspetti positivi del cattolicesimo moderno, come effetto soprattutto del rinnovamento promosso dal Concilio Vaticano II.
     
    Infatti, per quanto riguarda la salute fisica e psichica del Papa, come è trapelato da buone fonti di informazione, essa è tuttora buona, naturalmente compatibilmente con una persona della sua età, nel senso che Benedetto XVI è ancora mentalmente lucido, come lo dimostrano i suoi ultimi discorsi, ed inoltre si propone di continuare a studiare e a scrivere anche dopo aver lasciato l’ufficio petrino, anche se ha detto di volersi dedicare in modo speciale alla preghiera e alla meditazione.
     
    Nel contempo però ha sottolineato che “non lascerà la Chiesa”, e ciò ovviamente non nel senso che si farà protestante, ortodosso o modernista, ma nel senso che con la sua esperienza di Pontificato egli sentirà ancora il Gregge di Cristo come la sua famiglia, benchè naturalmente lascerà al nuovo Papa la piena responsabilità giuridica e morale della guida del Popolo di Dio, certamente in piena sottomissione e comunione col nuovo Pontefice.
     
    Tutto mi fa pensare che nell’ambiente modernista o filomodernista a tutti i livelli, dai fedeli ai teologi, ai vescovi e cardinali, che in vari modi e misure propendono per le idee moderniste, probabilmente già da prima che il Papa desse le sue dimissioni e ancor molto di più dopo, i seguaci di questa tendenza si siano messi in un gran movimento di contatti e consultazioni reciproci per discutere su di un nuovo possibile successore che possa rappresentarli sul soglio di Pietro.
     
    In base alla mia lunga esperienza di studi e di insegnamento nel campo della teologia nonché in base a quella comunione con la Chiesa che mi sono sempre sforzato di attuare fin dalla mia più tenera età, credo di poter dire con sicurezza che per quanto riguarda la fede l’insidia più importante oggi è la tendenza che fa capo a Karl Rahner. Al riguardo mi permetto di segnalare il mio libro “Karl Rahner. Il Concilio tradito”[1].
     
    Si tratta di una insidia molto pericolosa perché l’opera di Rahner, come è noto, si presenta come interpretazione e sviluppo delle dottrine del Concilio, mentre è stato dimostrato non solo da me, ma anche da altri, che egli in realtà falsifica l’insegnamento del Concilio, perché lo interpreta in senso modernistico, ossia secondo quella “esegesi di rottura”, alla quale Benedetto XVI più volte ha accennato, tanto che anche in questi ultimi giorni, quasi a congedarsi dal suo servizio pastorale, nel discorso al Clero Romano, ha di nuovo parlato della necessità della retta interpretazione ed applicazione del Concilio mettendo a confronto un “Concilio virtuale”, frutto di una falsificazione operata dai mass-media, con il “Concilio reale” nelle seguenti parole: “il vero Concilio ha avuto difficoltà a concretizzarsi, a realizzarsi; il Concilio virtuale era più forte del Concilio reale”.
     
    E’ chiaro peraltro che il Papa non ha voluto riferirsi semplicemente ad una falsificazione operata dai giornalisti, inquantochè, se essi hanno potuto operarla con tanto successo, è perché purtroppo alle loro spalle avevano una ben precisa corrente teologica, che era appunto quella modernistica.
     
    Il grande problema della fede in seno alla Chiesa è oggi dato pertanto dalla grande diffusione del pensiero rahneriano in atto da decenni, tanto da essersi affermato in tutto il mondo e in tutti gli ambienti, addirittura nelle Facoltà Pontificie e, quel che è più conturbante, anche in certi ambienti dell’Episcopato, nonchè addirittura in alcuni esponenti del Collegio Cardinalizio.
     
    Da questa crisi di fede ovviamente sorge una crisi morale e poiché la fede tocca i principi di tutta l’esistenza cristiana è successo che in questi ultimi decenni è sorta una crisi della condotta morale dei cattolici, che è venuta a toccare praticamente tutti gli aspetti della vita cristiana, dalla vita personale alla famiglia, agli ambienti dell’economia, della società, della politica e della cultura.
     
    Il nuovo Papa dovrà affrontare questa difficilissima situazione, alla quale certo si accompagnano molti aspetti positivi che come ho detto sono frutti autentici del Concilio ideato da un Papa Santo, quale fu Giovanni XXIII, e della guida che ci è stata data dai Papi del postconcilio tra i quali abbiamo un Beato, Giovanni Paolo II, e due Servi di Dio, ossia Paolo VI e Giovanni Paolo I.
     
    Tali aspetti positivi sono certamente di consolazione e di incoraggiamento non solo per il nuovo Pontefice, ma anche per tutto il Popolo di Dio e sono sicuro che sosterranno anche il morale dei Cardinali che si accingono ad eleggere il nuovo Papa, inquantochè nei Pontefici suddetti è possibile trovare un modello per il nuovo Vescovo di Roma, soprattutto in quanto abbiamo davanti degli esempi eccelsi di santità.
     
    I modernisti riusciranno a mettere sul soglio di Pietro qualcuno del loro partito? Difficile prevederlo, ma la cosa è possibile, dato appunto il grande potere che essi sono riusciti a conquistarsi in questi ultimi anni persino negli ambienti della Santa Sede.
     
    La grande speranza invece è quella che possa essere eletto un Papa capace di affrontare questa situazione, un Papa di virtù che possa continuare con coraggio ad annunciare la Parola di Dio, a confutare gli errori ed offrirsi generosamente per il bene della Chiesa, anche se, per quanto umanamente si può prevedere, non ci potrà essere una soluzione radicale ed immediata.
     
    Del resto Gesù stesso parla esplicitamente, per quanto riguarda la Chiesa, di una compresenza di grano e di loglio. Anche se non possiamo chiedere al nuovo Papa di togliere il loglio, cosa che potrà avvenire solo alla fine dei tempi, credo che siamo in diritto di chiedergli di fare questo discernimento onde poter vivere pazientemente accanto al loglio in attesa della beata speranza.
     
    --------------------------------------------------------------------------------

    [1] Ed. Fede&Cultura, Verona, 2009.

    [SM=g1740733]



    [Modificato da Caterina63 12/03/2013 18:03]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 12/03/2013 11:29
    [SM=g1740717] [SM=g1740720] Missa pro Eligendo Pontifice.
    Il cardinale Sodano: Dio ci conceda un altro Buon Pastore








    Con la processione dei cardinali accompagnata dall'antifona d'ingresso “Il Signore è la forza del suo popolo” è iniziata nella Basilica di San Pietro la 'Missa pro Eligendo Romano Pontifice' presieduta dal cardinale decano Angelo Sodano.

    Nell'omelia il porporato ha affermato che siamo in un'ora "importante della storia della Santa Chiesa di Cristo". Ha ringraziato innanzitutto il Signore "per il luminoso Pontificato che ci ha concesso con la vita e le opere" dell’amato e venerato "Benedetto XVI, al quale in questo momento rinnoviamo tutta la nostra gratitudine". Un'espressione di gratitudine accolta da un lungo applauso di tutti i presenti in Basilica.



    DIO CI CONCEDA UN PONTEFICE CHE SVOLGA CON CUORE GENEROSO LA MISSIONE DELLA CARITÀ

    Città del Vaticano, 12 marzo 2013 (VIS). Alle ore 10 di questa mattina, nella Basilica Vaticana, ha avuto luogo la Santa Messa "pro eligendo Romano Pontifice". La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal Decano del Collegio Cardinalizio Angelo Sodano e concelebrata da tutti i Cardinali: i 115 Cardinali elettori e anche i Porporati che questo pomeriggio non entreranno in Conclave. Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Cardinale Decano Angelo Sodano ha pronunciato l’omelia che pubblichiamo di seguito:

    “Canterò in eterno le misericordie del Signore” è il canto che ancora una volta è risuonato presso la tomba dell’Apostolo Pietro in quest’ora importante della storia della Santa Chiesa di Cristo. Sono le parole del Salmo 88 che sono fiorite sulle nostre labbra per adorare, ringraziare e supplicare il Padre che sta nei Cieli. “Misericordias Domini in aeternum cantabo”: è il bel testo latino, che ci ha introdotto nella contemplazione di Colui che sempre veglia con amore sulla sua Chiesa, sostenendola nel suo cammino attraverso i secoli e vivificandola con il suo Santo Spirito.

    Anche noi oggi con tale atteggiamento interiore vogliamo offrirci con Cristo al Padre che sta nei Cieli per ringraziarlo per l’amorosa assistenza che sempre riserva alla sua Santa Chiesa ed in particolare per il luminoso Pontificato che ci ha concesso con la vita e le opere del 265º Successore di Pietro, l’amato e venerato Pontefice Benedetto XVI, al quale in questo momento rinnoviamo tutta la nostra gratitudine.

    Allo stesso tempo oggi vogliamo implorare dal Signore che attraverso la sollecitudine pastorale dei Padri Cardinali voglia presto concedere un altro Buon Pastore alla sua Santa Chiesa. Certo, ci sostiene in quest’ora la fede nella promessa di Cristo sul carattere indefettibile della sua Chiesa. Gesù, infatti, disse a Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (cfr. Mt 16,18).

    Miei fratelli, le letture della Parola di Dio che or ora abbiamo ascoltato ci possono aiutare a comprendere meglio la missione che Cristo ha affidato a Pietro ed ai suoi Successori.

    Il messaggio dell’amore

    La prima lettura ci ha riproposto un celebre oracolo messianico della seconda parte del libro di Isaia, quella parte che è chiamata “il Libro della consolazione” (Is 40-66). È una profezia rivolta al popolo d’Israele destinato all’esilio in Babilonia. Per esso Dio annunzia l’invio di un Messia pieno di misericordia, un Messia che potrà dire: “Lo spirito del Signore Dio è su di me, mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore” (Is 61,1-3).

    Il compimento di tale profezia si è realizzato appieno in Gesù, venuto al mondo per rendere presente l’amore del Padre verso gli uomini. È un amore che si fa particolarmente notare nel contatto con la sofferenza, l’ingiustizia, la povertà, con tutte le fragilità dell’uomo, sia fisiche che morali. È nota al riguardo la celebre Enciclica del Papa Giovanni Paolo II “Dives in misericordia”, che soggiungeva: “il modo in cui si manifesta l’amore viene appunto denominato nel linguaggio biblico ‘misericordia’” (Ibidem, n. 3).

    Questa missione di misericordia è stata poi affidata da Cristo ai Pastori della sua Chiesa. È una missione che impegna ogni sacerdote e vescovo, ma impegna ancor più il Vescovo di Roma, Pastore della Chiesa universale. A Pietro, infatti, Gesù disse: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?... Pasci i miei agnelli” (Gv 21,15). È noto il commento di S. Agostino a queste parole di Gesù: “sia pertanto compito dell’amore pascere il gregge del Signore”; “sit amoris officium pascere dominicum gregem” (In Iohannis Evangelium, 123, 5; PL 35, 1967).

    In realtà, è quest’amore che spinge i Pastori della Chiesa a svolgere la loro missione di servizio agli uomini d’ogni tempo, dal servizio caritativo più immediato fino al servizio più alto, quello di offrire agli uomini la luce del Vangelo e la forza della grazia.

    Così lo ha indicato Benedetto XVI nel Messaggio per la Quaresima di questo anno (cfr. n. 3). Leggiamo, infatti, in tale messaggio: “Talvolta si tende, infatti, a circoscrivere il termine ‘carità’ alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. È importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il ‘servizio della Parola’. Non v'è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l'evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana. Come scrive il Servo di Dio Papa Paolo VI nell'Enciclica Populorum progressio: è l'annuncio di Cristo il primo e principale fattore di sviluppo (cfr. n. 16)”.

    Il messaggio dell’unità

    La seconda lettura è tratta dalla Lettera agli Efesini, scritta dall’Apostolo Paolo proprio in questa città di Roma durante la sua prima prigionia (anni 62-63 d.C.).

    È una lettera sublime nella quale Paolo presenta il mistero di Cristo e della Chiesa. Mentre la prima parte è più dottrinale (cap. 1-3), la seconda, dove si inserisce il testo che abbiamo ascoltato, è di tono più pastorale (cap. 4-6). In questa parte Paolo insegna le conseguenze pratiche della dottrina presentata prima e comincia con un forte appello alla unità ecclesiale: “Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace (Ef 4,1-3).

    S. Paolo spiega poi che nell’unità della Chiesa esiste una diversità di doni, secondo la multiforme grazia di Cristo, ma questa diversità è in funzione dell’edificazione dell’unico corpo di Cristo: “È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo” (cfr. 4,11-12).

    È proprio per l’unità del suo Corpo Mistico che Cristo ha poi inviato il suo Santo Spirito ed allo stesso tempo ha stabilito i suoi Apostoli, fra cui primeggia Pietro come il fondamento visibile dell’unità della Chiesa.

    Nel nostro testo San Paolo ci insegna che anche tutti noi dobbiamo collaborare ad edificare l’unità della Chiesa, poiché per realizzarla è necessaria “la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro” (Ef 4,16). Tutti noi, dunque, siamo chiamati a cooperare con il Successore di Pietro, fondamento visibile di tale unità ecclesiale.

    La missione del Papa

    Fratelli e sorelle nel Signore, il Vangelo di oggi ci riporta all’ultima cena, quando il Signore disse ai suoi Apostoli: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15,12). Il testo si ricollega così anche alla prima lettura del profeta Isaia sull’agire del Messia, per ricordarci che l’atteggiamento fondamentale dei Pastori della Chiesa è l’amore. È quell’amore che ci spinge ad offrire la propria vita per i fratelli. Ci dice, infatti, Gesù: “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,12).

    L’atteggiamento fondamentale di ogni buon Pastore è dunque dare la vita per le sue pecore (cfr. Gv 10,15). Questo vale soprattutto per il Successore di Pietro, Pastore della Chiesa universale. Perché quanto più alto e più universale è l’ufficio pastorale, tanto più grande deve essere la carità del Pastore. Per questo nel cuore di ogni Successore di Pietro sono sempre risuonate le parole che il Divino Maestro rivolse un giorno all’umile pescatore di Galilea: “Diligis me plus his? Pasce agnos meos, pasce oves meas”; “Mi ami più di costoro? Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle!” (cfr. Gv 21,15-17).

    Nel solco di questo servizio d’amore verso la Chiesa e verso l’umanità intera, gli ultimi Pontefici sono stati artefici di tante iniziative benefiche anche verso i popoli e la comunità internazionale, promuovendo senza sosta la giustizia e la pace. Preghiamo perché il futuro Papa possa continuare quest’incessante opera a livello mondiale.

    Del resto, questo servizio di carità fa parte della natura intima della Chiesa. L’ha ricordato il Papa Benedetto XVI dicendoci: “anche il servizio della carità è una dimensione costitutiva della missione della Chiesa ed è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza” (Lettera apostolica in forma di Motu proprio "Intima Ecclesiae natura", 11 novembre 2012, proemio; cfr. Lettera Enciclica Deus caritas est, n. 25).

    È una missione di carità che è propria della Chiesa, ed in modo particolare è propria della Chiesa di Roma, che, secondo la bella espressione di S. Ignazio d’Antiochia, è la Chiesa che “presiede alla carità”; “praesidet caritati” (cfr. Ad Romanos, praef.; Lumen gentium, n. 13).

    Miei fratelli, preghiamo perché il Signore ci conceda un Pontefice che svolga con cuore generoso tale nobile missione. Glielo chiediamo per intercessione di Maria Santissima, Regina degli Apostoli, e di tutti i Martiri ed i Santi che nel corso dei secoli hanno reso gloriosa questa Chiesa di Roma. Amen!






    Nel pomeriggio, alle ore 16.15, i cardinali si ritroveranno nella Cappella Paolina, da dove, al canto delle Litanie dei Santi, si dirigeranno processionalmente alla Cappella Sistina. Lì giunti, dopo il canto del Veni Creator, pronunzieranno il Giuramento prescritto. Dopo l’extra omnes, il cardinale non elettore, Prospero Grech, terrà una meditazione ai porporati.


    [SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]




    [Modificato da Caterina63 12/03/2013 15:56]
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    00 12/03/2013 15:26












    [SM=g1740733]

    COME SI OTTENGONO LE FUMATE BIANCHE E NERE

    Città del Vaticano, 12 marzo 2013 (VIS). A partire dal Conclave 2005, per meglio distinguere il colore delle fumate, è stata utilizzata un'apparecchiatura ausiliaria a fumogeni, oltre la stufa tradizionale dove vengono bruciate le schede delle votazioni. Tale apparato installato a fianco della stufa tradizionale, è dotato di uno scomparto con sportello, nel quale, - a seconda dell'esito della votazione - sono inserite delle cassette contenenti fumogeni di differente composizione, la cui accensione è avviata da una centralina elettronica, per la durata complessiva di alcuni minuti, durante il corso della bruciatura della schede.

    Per l'ottenimento di fumate nere la composizione chimica del fumogeni è costituita da: perclorato di potassio, antracene e zolfo; per la fumata bianca: clorato di potassio, lattosio e colofonia. La colofonia, detta anche "pece greca", è una resina naturale di colore giallo ottenuta dalle conifere. Anticamente per produrre il colore nero si usava il nerofumo o il catrame, e per il fumo bianco, fili di paglia.

    Le canne fumarie della stufa e dell'apparecchiatura elettronica confluiscono in un unico condotto che, dall'interno della Cappella Sistina, sfocia in prossimità del colmo della copertura dell'edificio. Per migliorare il tiraggio, la canna è preriscaldata mediante resistenze elettriche ed è dotata di un ventilatore di riserva.




    [Modificato da Caterina63 12/03/2013 16:00]
    Fraternamente CaterinaLD

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    00 12/03/2013 17:42
    [SM=g1740720]  è iniziato con l'extra omnies (fuori tutti)
    un grazie a Lucia Maria Gradi dalla pagina di FB dedicata a mons. Guido Marini


    mons guido marini

    mons guido marini 2


    Cardinali in Conclave, pronunciato l'Extra omnes


    E' cominciata con le litanie dei Santi la processione dei cardinali dalla Cappella Paolina: i porporati, attraversata la Sala Regia, sono giunti nella Cappella Sistina per l'inizio del Conclave, disponendosi secondo l'ordine prestabilito. I Cardinali di rito latino indossano la veste e la mozzetta di colore rosso con relativa fascia, rocchetto e berretta; i Cardinali delle Chiese Orientali indossano l'abito corale. Terminato il canto delle Litanie, i porporati hanno intonato l'inno «Veni, creátor Spíritus», invocazione solenne dello Spirito Santo. Dopo il canto del Veni Creator, il cardinale decano Giambattista Re, che presiede la celebrazione, ha elevato questa preghiera a Dio:

    O Padre, che guidi e custodisci la tua Chiesa,
    dona ai tuoi servi
    lo Spirito di intelligenza, di verità, di pace,
    perché si sforzino di conoscere la tua volontà,
    e ti servano con totale dedizione.
    Per Cristo nostro Signore.
    R. Amen.

    Quindi il cardinale decano ha pronunciato a voce alta insieme agli altri porporati la seguente formula di giuramento:

    “Noi tutti e singoli Cardinali elettori presenti in questa elezione del Sommo Pontefice promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo di osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni contenute nella Costituzione apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis, emanata il 22 febbraio 1996, osservate anche le variazioni in essa apportate con la Lettera Apostolica, in forma di Motu Proprio, Normas Nonnullas del Sommo Pontefice Benedetto XVI del 22 febbraio 2013.

    Parimenti, promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede.

    Soprattutto, promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l'elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell'elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l'elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice; di non prestare mai appoggio o favore a qualsiasi interferenza, opposizione o altra qualsiasi forma di intervento con cui autorità secolari di qualunque ordine e grado, o qualunque gruppo di persone o singoli volessero ingerirsi nell'elezione del Romano Pontefice”.

    I singoli Cardinali elettori, secondo l'ordine di precedenza, hanno poi prestato il giuramento con la seguente formula:

    Ed io (nome), Cardinale (cognome),
    prometto, mi obbligo e giuro.

    E ponendo la mano sul Vangelo presentato a ciascuno di essi dai Cerimonieri, hanno aggiunto:

    Così Dio mi aiuti
    e questi Santi Evangeli
    che tocco con la mia mano.

    Terminato il giuramento, il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, mons. Guido Marini, ha pronunciato l’«Extra omnes», e coloro che non partecipano al Conclave hanno lasciato la Cappella Sistina.

    Poi, presente ancora il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, il cardinale non elettore Prospero Grech tiene ai Cardinali elettori la meditazione sul gravissimo compito che li attende e sulla necessità che nell'elezione del Romano Pontefice agiscano in tutto con retta intenzione, cercando di compiere solo la volontà di Dio e mirando unicamente al bene di tutta la Chiesa.

    Una volta terminata la meditazione, anche il cardinale Grech e il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie usciranno dalla Cappella Sistina; vengono chiuse le porte e poste delle guardie a tutti gli ingressi della Cappella. Fatto ciò, il cardinale decano, sentito il Collegio degli Elettori, sottoporrà ai porporati gli affari da trattare con urgenza o inviterà a procedere alle operazioni dell'elezione.




    [SM=g1740750] [SM=g1740752]

    [Modificato da Caterina63 12/03/2013 17:54]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 12/03/2013 20:28
    [SM=g1740733] piazza piena e alle 19,45 la prima fumata,
    nera, come era prevedibile

    I CARDINALI IN CONCLAVE: FUMATA NERA ALLE ORE 19:42

    Città del Vaticano, 12 marzo 2013 (VIS). Nel pomeriggio di oggi, alle ore 19:42, una fumata nera si è sprigionata dal comignolo installato sul tetto della Cappella Sistina, il segnale che i Cardinale elettori non hanno eletto il nuovo Papa nella prima votazione del Conclave.


    appuntamento a domani dalle 10,00 per la seconda fumata












    [SM=g1740720]  [SM=g1740752]

    [SM=g1740750]




    [Modificato da Caterina63 13/03/2013 00:17]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    Caterina63
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    00 13/03/2013 12:11




    Nuova fumata nera sulla Sistina alle 11.38.
    Il Papa non è stato ancora eletto.
    I 115 cardinali, nei due scrutini della mattina, non hanno raggiunto la maggioranza dei due terzi (ovvero almeno 77 voti) necessaria per l'elezione. Questa volta il colore della fumata è apparso più incerto rispetto a ieri: poi col passare dei secondi il "grigio" è diventato in modo più evidente nero. Nel pomeriggio le altre due votazioni, la quarta e, in caso, la quinta. Se sarà fumata bianca, è attesa tra le 17.30-18.00. Altrimenti dovremo aspettare le 19.00 circa per sapere se il Papa è stato eletto o no.
    Segui la diretta radio-tv su: rv.va/conclave


    ****************

    l'amico Raffaele da FB mi passa questo che condivio volentieri:

    Trascrivo qui una poesia che le bimbe romane imparavano ai tempi del cardinal Ottaviani e che è presente anche nel romanzo "Pio XIV, papa di Transizione" (di Walter Martin, nom de plume di MONS. Giuseppe Pace Salesiano * 13-XII-1911 + 01- XI-2000).
    Ringrazio TOTO CORDE la gentile dottoressa Maria Guarini per averla pubblicata sul suo sito.

    Che ar Papa novo
    nun je ficcate 'n testa d'allargà n'artro poco la finestra
    perché a furia de finestre sopr'ar monno qua la barca pija già er fonno.
    Se la Chiesa ha bisogno d'aria pura,
    nun la ficcate 'n quella fogna oscura
    ch'è già er monno, perché tutto 'sto tanfo nauseabondo
    nun po' venì dallo Spirito Santo.




    *******

    Città del Vaticano, 13 marzo 2013 (VIS). I 115 Cardinali Elettori hanno lasciato la Casa Santa Marta alle 7:45 per concelebrare la Messa nella Cappella Paolina, dalle 8:15 alle 9:15. Alle 9:30 sono entrati nella Cappella Sistina e dopo la recita dell'Ora Media hanno proceduto alle votazioni della mattina. La fumata, nuovamente nera, si è potuta vedere alle 11:40 di questa mattina: circa venti minuti prima del previsto.

    Alle 13:00 il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, S.I., nella sede del Media Center, ha incontrato i rappresentanti dei mezzi di comunicazione giunti a Roma per il Conclave.

    "Stiamo vivendo un momento estremamente bello e intenso - ha detto Padre Lombardi - Siamo giunti alla fase decisiva di questo mese, che è stato aperto con la rinuncia di Papa Benedetto XVI e ora si giunge, proprio nei prossimi giorni o nelle prossime ore, alle elezione del suo successore. Sentiamo salire l'emozione, l'attesa e lo vediamo e lo viviamo nella Piazza di San Pietro. ieri sera c'era moltissima gente già ad attendere la fumata: più gente - devo dire - di quanto io stesso mi sarei aspettato. Questo dice l'intensità dell'attesa. Anche questa mattina abbiamo visto tantissimi fedeli e abbiamo respirato un clima molto sereno, molto gioioso" che "mi ricorda il giorno dell'elezione, otto anni fa, di Benedetto XVI", quando "da tutta Roma la gente arrivava di corsa, a piedi" perché "il traffico era bloccato e veniva alla piazza per vedere la presentazione del nuovo Papa alla Loggia. Qui si sperimenta come la città di Roma, sia i cittadini abituali di Roma, sia i pellegrini o i turisti (...) vivono questo momento e amano anche e vogliono bene al Papa che accolgono da qualunque parte del mondo venga, con uguale amore e intensità".

    Riferendosi ai primi tre scrutini che non hanno dato luogo all'elezione, Padre Lombardi ha detto: "Più o meno è quello che ci aspettavamo, perché nessuno di noi si aspettava ieri sera una fumata bianca (...). Credo che sia da considerare normale. Come ricordate - se avete studiato i Conclavi del secolo passato - c'era stato solo quello di Pio XII, verso l'inizio della Seconda Guerra Mondiale, che aveva dato risultato positivo al terzo scrutinio". Padre Lombardi ha anche detto che, a suo parere, non ci sono Cardinali ammalati nel Conclave. "Lo dimostra la rapidità del voto; con gli 'infirmari' (gli incaricati di portare la scheda ai malati), tutto il procedimento richiedeva più tempo. Perciò credo che siano tutti nella Sistina".

    Dopo la grande fumata nera di ieri sera molti giornalisti hanno chiesto informazioni sulla composizione del fumo utilizzato per produrre la fumata: nel servizio di ieri il VIS ha dedicato un articolo a questo argomento. Oggi Padre Lombardi ha spiegato che: "Ci siamo anche preoccupati di sapere se questa produzione del fumo aveva oscurato gli affreschi di Michelangelo o aveva dato problemi alla salute dei Cardinali: invece no, tutto è andato normalmente. I Cardinali sono rientrati bene ieri sera e questa mattina - mi hanno detto - che sono andati di buon umore e in buona salute al Palazzo Apostolico, alcuni anche a piedi, facendo il loro percorso, senza farsi portare in automobile".

    Padre Lombardi ha anche ricordato che ieri, prima della cerimonia di ingresso in Conclave, ha salutato l'Arcivescovo Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia e Segretario del Pontefice emerito, che ha riferito che Benedetto XVI segue con molta attenzione gli eventi di questi giorni e che ha ascoltato la Messa "Pro eligendo Romano Pontefice" celebrata ieri nella Basilica Vaticana dal Cardinale Decano del Collegio Cardinalizio Angelo Sodano. Padre Lombardi ha informato inoltre che il Papa emerito non parteciperà alla Messa di intronizzazione del nuovo Pontefice e che l'Arcivescovo Gänswein rimarrà in Vaticano fino alla fine del Conclave, poiché Benedetto XVI a Castel Gandolfo può avvalersi dell'opera di un secondo segretario particolare.

    Per dare un'idea dell'atmosfera di questo Conclave, Padre Lombardi ha citato la testimonianza del Cardinale tedesco Karl Lehman che ha partecipato al precedente Conclave, e che prima dell'inizio dell'attuale Conclave, ha spiegato che il clima nella Sistina non è freddo e formale, ma di grande spiritualità e al medesimo tempo di solennità. "Ci si avvicina lentamente all'altare per deporre il proprio voto, tenendolo ben visibile, poi si depone questo voto pronunciando un giuramento, pronunciando parole molte impegnative: 'Chiamo a testimone Cristo Signore, che mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo la volontà di Dio, ritengono debba essere eletto'. E poi si ritorna al posto di nuovo camminando lentamente. "E questo in un ambiente che effettivamente ispira, nella sua stessa costituzione, una grande attenzione e responsabilità perché c'è questo giudizio dominante, il Giudizio Universale di Michelangelo".

    Infine, parlando di come trascorrono il tempo i Cardinali nella Casa Santa Marta, Padre Lombardi ha detto che gli Elettori hanno libertà assoluta di organizzare il tempo a loro disposizione: riposare, pregare nella cappella, scambiare pareri per maturare un giudizio, e così via.
     

    ELEZIONE DEL PAPA

    Città del Vaticano, 13 marzo 2013 (VIS).

    Che forma hanno le schede per eleggere il Papa? Come si fa il conteggio dei voti? Come votano i cardinali malati?


    A tutte queste domande e a molte altre, rispondono la Costituzione Apostolica del Beato Giovanni Paolo II "Universi Dominici Gregis" (UDG), sulla vacanza della Sede Apostolica e l'elezione del Romano Pontefice (1996) e il Motu Proprio "Normas Nonnullas", di Benedetto XVI pubblicato il 22 febbraio scorso. Di seguito riproduciamo gli articoli dal 64 al 71 della UDG - con le modificazioni apportate dal Motu Proprio agli articoli 64 e 70 - che trattano delle votazioni durante il Conclave nella Cappella Sistina.


    n. 64. “La procedura dello scrutinio si svolge in tre fasi, la prima delle quali, che si può chiamare pre-scrutinio, comprende: 1) la preparazione e la distribuzione delle schede da parte dei Cerimonieri – richiamati intanto nell’Aula insieme col Segretario del Collegio dei Cardinali e col Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie – i quali ne consegnano almeno due o tre a ciascun Cardinale elettore; 2) l’estrazione a sorte, fra tutti i Cardinali elettori, di tre Scrutatori, di tre incaricati a raccogliere i voti degli infermi, denominati per brevità Infirmarii, e di tre Revisori; tale sorteggio viene fatto pubblicamente dall’ultimo Cardinale Diacono, il quale estrae di seguito i nove nomi di coloro che dovranno svolgere tali mansioni; 3) se nell’estrazione degli Scrutatori, degli Infirmarii e dei Revisori, escono i nomi di Cardinali elettori che, per infermità o altro motivo, sono impediti di svolgere tali mansioni, al loro posto vengano estratti i nomi di altri non impediti. I primi tre estratti fungeranno da Scrutatori, i secondi tre da Infirmarii, gli altri tre da Revisori.”

    65. Per questa fase dello scrutinio occorre si tengano presenti le seguenti disposizioni: 1) la scheda deve avere la forma rettangolare, e recare scritte nella metà superiore, possibilmente a stampa, le parole: 'Eligo in Summum Pontificem', mentre nella metà inferiore si dovrà lasciare il posto per scrivere il nome dell'eletto; pertanto la scheda è fatta in modo da poter essere piegata in due; 2) la compilazione delle schede deve essere fatta segretamente da ciascun Cardinale elettore, il quale scriverà chiaramente, con grafia quanto più possibile non riconoscibile, il nome di chi elegge, evitando di scrivere più nomi, giacché in tal caso il voto sarebbe nullo e piegando e ripiegando poi la scheda; 3) durante le votazioni, i Cardinali elettori dovranno rimanere nella Cappella Sistina soli e perciò, subito dopo la distribuzione delle schede e prima che gli elettori incomincino a scrivere, il Segretario del Collegio dei Cardinali, il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie ed i Cerimonieri devono uscire dall'aula; dopo la loro uscita, l'ultimo Cardinale Diacono chiuda la porta, aprendola e richiudendola tutte le volte che sarà necessario, come ad esempio quando gli Infirmarii escono per raccogliere i voti degli infermi e fanno ritorno in Cappella".

    66. "La seconda fase, detta scrutinio vero e proprio, comprende: 1) la deposizione delle schede nell'apposita urna; 2) il mescolamento ed il conteggio delle stesse; 3) lo spoglio dei voti. Ciascun Cardinale elettore, in ordine di precedenza, dopo aver scritto e piegato la scheda, tenendola sollevata in modo che sia visibile, la porta all'altare, presso il quale stanno gli Scrutatori e sul quale è posto un recipiente coperto da un piatto per raccogliere le schede. Giunto colà, il Cardinale elettore pronuncia ad alta voce la seguente formula di giuramento: 'Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto'. Depone, quindi, la scheda nel piatto e con questo la introduce nel recipiente. Eseguito ciò, fa inchino all'altare e torna al suo posto. Se qualcuno dei Cardinali elettori presenti in Cappella non può recarsi all'altare perché infermo, l'ultimo degli Scrutatori gli si avvicina ed egli, premesso il suddetto giuramento, consegna la scheda piegata allo stesso Scrutatore, il quale la porta ben visibile all'altare e, senza pronunciare il giuramento, la depone sul piatto e con questo la introduce nel recipiente".

    67. "Se vi sono dei Cardinali elettori infermi nelle loro stanze, di cui al n. 41 e seguenti di questa Costituzione, i tre Infirmarii si recano da essi con una cassetta, che abbia nella parte superiore un foro, per cui possa esservi inserita una scheda piegata. Gli Scrutatori, prima di consegnare tale cassetta agli Infirmarii l'aprano pubblicamente, in modo che gli altri elettori possano costatare che è vuota, quindi la chiudano e depongano la chiave sull'altare. Successivamente gli Infirmarii con la cassetta chiusa ed un congruo numero di schede su un piccolo vassoio, si recano, debitamente accompagnati, alla Domus Sanctae Marthae presso ciascun infermo il quale, presa una scheda, vota segretamente, la piega e, premesso il suddetto giuramento, la introduce nella cassetta attraverso il foro. Se qualche infermo non è in grado di scrivere, uno dei tre Infirmarii o un altro Cardinale elettore, scelto dall'infermo, dopo aver prestato giuramento nelle mani degli stessi Infirmarii circa il mantenimento del segreto, esegue le suddette operazioni. Dopo di ciò, gli Infirmarii riportano in Cappella la cassetta, che sarà aperta dagli Scrutatori dopo che i Cardinali presenti avranno depositato il loro voto, contando le schede che vi si trovano e, accertato che il loro numero corrisponde a quello degli infermi, le pongano una ad una sul piatto e con questo le introducano tutte insieme nel recipiente. Per non protrarre troppo a lungo le operazioni di voto, gli Infirmarii potranno compilare e deporre le proprie schede nel recipiente subito dopo il primo dei Cardinali, e recarsi, quindi, a raccogliere il voto degli infermi nel modo sopra indicato, mentre gli altri elettori depongono la loro scheda".

    68. "Dopo che tutti i Cardinali elettori avranno deposto la loro scheda nell'urna, il primo Scrutatore l'agita più volte per mescolare le schede e, subito dopo, l'ultimo Scrutatore procede al conteggio di esse, prendendole in maniera visibile una ad una dall'urna e riponendole in un altro recipiente vuoto, già preparato a tale scopo. Se il numero delle schede non corrisponde al numero degli elettori, bisogna bruciarle tutte e procedere subito ad una seconda votazione; se invece corrisponde al numero degli elettori, segue lo spoglio così come appresso".

    69. "Gli Scrutatori siedono ad un tavolo posto davanti all'altare: il primo di essi prende una scheda, la apre, osserva il nome dell'eletto, e la passa al secondo Scrutatore che, accertato a sua volta il nome dell'eletto, la passa al terzo, il quale la legge a voce alta e intelligibile, in modo che tutti gli elettori presenti possano segnare il voto su un apposito foglio. Egli stesso annota il nome letto nella scheda. Qualora nello spoglio dei voti gli Scrutatori trovassero due schede piegate in modo da sembrare compilate da un solo elettore, se esse portano lo stesso nome vanno conteggiate per un solo voto, se invece portano due nomi diversi, nessuno dei due voti sarà valido; tuttavia, in nessuno dei due casi viene annullata la votazione. Concluso lo spoglio delle schede, gli Scrutatori fanno la somma dei voti ottenuti dai vari nomi, e li annotano su un foglio a parte. L'ultimo degli Scrutatori, man mano che legge le schede, le perfora con un ago nel punto in cui si trova la parola Eligo, e le inserisce in un filo, affinché possano essere più sicuramente conservate. Al termine della lettura dei nomi, i capi del filo vengono legati con un nodo, e le schede così vengono poste in un recipiente o ad un lato della mensa".

    70. "Segue quindi la terza ed ultima fase detta anche post-scrutinio, che comprende: 1) il conteggio dei voti; 2) il loro controllo; 3) il bruciamento delle schede.

    “Gli scrutatori fanno la somma di tutti i voti che ciascuno ha riportato, e se nessuno ha raggiunto almeno i due terzi dei voti in quella votazione, il Papa non è stato eletto; se invece risulterà che uno ha ottenuto almeno i due terzi, si ha l’elezione del Romano Pontefice canonicamente valida.”

    In ambedue i casi, abbia cioè avuto luogo o no l'elezione, i Revisori devono procedere al controllo sia delle schede sia delle annotazioni fatte dagli Scrutatori, per accertare che questi abbiano eseguito esattamente e fedelmente il loro compito.

    Subito dopo la revisione, prima che i Cardinali elettori lascino la Cappella Sistina, tutte le schede siano bruciate dagli Scrutatori, con l'aiuto del Segretario del Collegio e dei Cerimonieri, chiamati nel frattempo dall'ultimo Cardinale Diacono. Se però si dovesse procedere immediatamente ad una seconda votazione, le schede della prima votazione saranno bruciate solo alla fine, insieme con quelle della seconda votazione".

    71. "Ordino a tutti e singoli i Cardinali elettori che, al fine di conservare con maggior sicurezza il segreto, consegnino al Cardinale Camerlengo o ad uno dei tre Cardinali Assistenti gli scritti di qualunque genere, che abbiano presso di sé, relativi all'esito di ciascuno scrutinio, affinché siano bruciati con le schede.

    Stabilisco, inoltre, che alla fine dell'elezione il Cardinale Camerlengo di Santa Romana Chiesa stenda una relazione, da approvarsi anche dai tre Cardinali Assistenti, nella quale dichiari l'esito delle votazioni di ciascuna sessione. Questa relazione sarà consegnata al Papa e poi sarà conservata nell'apposito archivio, chiusa in una busta sigillata, che non potrà essere aperta da nessuno, se il Sommo Pontefice non l'avrà permesso esplicitamente".




    *******

    [SM=g1740733] ci aggiorniamo stasera dalle 17,00







    [Modificato da Caterina63 13/03/2013 16:12]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 13/03/2013 16:57





    IL PAPA E' STATO ELETTO.........







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    [SM=g1740758]

    IL gesuita Jorge Mario Bergoglio è Papa Francesco:

    preghiamo perché nel mondo ci sia una grande fratellanza



    Il 266.mo Vicario di Cristo è il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio, finora arcivescovo di Buenos Aires, 76 anni. Ad annunciarlo il cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro. Il nuovo Pontefice ha scelto il nome di Francesco: è la prima volta nella storia bimillenaria della Chiesa che un Papa assume questo nuovo. E' il primo gesuita eletto Papa.
    Alle 19.06 la fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina dove più volte si era appollaiato un gabbiano. Il nuovo Papa è stato eletto al quinto scrutinio: i cardinali hanno raggiunto la maggioranza dei due terzi necessari per l'elezione. Le campane di San Pietro hanno suonato a festa nel tripudio degli oltre 100mila fedeli radunati in piazza. Queste le prime parole rivolte da Papa Francesco ai fedeli:


    "Fratelli e sorelle, buonasera!
    Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo … ma siamo qui … Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca".

    Il Papa ha poi recitato il Padre Nostro, l'Ave Maria e il Gloria al Padre con i fedeli presenti in Piazza San Pietro. Poi ha proseguito:

    "E adesso, incominciamo questo cammino: vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio cardinale vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa città tanto bella! E adesso vorrei dare la benedizione, ma prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi pregate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo che chiede la benedizione per il suo vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me".

    Papa Francesco ha quindi dato la sua benedizione Urbi et Orbi a tutti i fedeli presenti. poi ha concluso:

    "Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a presto! Ci vediamo presto: domani voglio andare a pregare la Madonna, perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo!".


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    [Modificato da Caterina63 13/03/2013 22:02]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 14/03/2013 00:02
    Habemus Papam
    Annuntio vobis gaudium magnum
    Habemus Papam
    Georgium Marium Bergoglio
    qui sibi nomen imposuit
    Franciscum

     



    (©L'Osservatore Romano 14 marzo 2013)




    [SM=g1740758] Chiesa in festa per Papa Francesco

    di Massimo Introvigne
    da la BussolaQuotidiana 14-03-2013

    La Chiesa è in festa perché ha il suo Papa. Papa Francesco è il successore di Benedetto XVI, il Papa emerito dal cui ricchissimo Magistero il nuovo Pontefice potrà partire. La stampa laica scaverà ora nella biografia del nuovo Papa. E dovremo stare attenti alle vecchie letture che cercheranno prima di fare ricorso alle categorie obsolete di progressisti e conservatori, poi di etichettare il nuovo Pontefice come progressista. Sarà allora utile leggere – la pubblichiamo nella prima traduzione italiana integrale – la lettera che l’allora cardinale Bergoglio scrisse il 22 giugno 2010 poco prima della decisione del Senato argentino di approvare il matrimonio e le adozioni omosessuali alle suore dei quattro monasteri carmelitani di Buenos Aires. La lettera fu citata e lodata dall’«Osservatore Romano» ed è molta nota in Argentina.

    «Il popolo argentino – scriveva il futuro Papa – dovrà affrontare nelle prossime settimane una situazione il cui esito può seriamente ferire la famiglia. Si tratta del disegno di legge che permetterà il matrimonio a persone dello stesso sesso. È in gioco l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori». Poi le parole fortissime: «Ricordo una frase di Santa Teresina [di Lisieux, 1873-1897] quando parla della sua malattia infantile. Dice che l’invidia del Demonio voleva vendicarsi della sua famiglia per l’entrata nel Carmelo della sua sorella maggiore. Qui pure c’è l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un’invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. Non è solo un disegno di legge (questo è solo lo strumento) ma è una “mossa” del padre della menzogna che cerca di confondere e d’ingannare i figli di Dio».

    Quello che è oggi Papa Francesco chiedeva l’aiuto dello Spirito Santo per portare «la luce della verità in mezzo alle tenebre dell’errore», «per difenderci dall’incantamento di tanti sofismi con i quali si cerca a tutti i costi di giustificare questo disegno di legge, e che confondono e ingannano perfino persone di buona volontà».
    Mentre l’Argentina stava per legalizzare il matrimonio e le adozioni omosessuali il cardinale si rivolgeva alle carmelitane per chiedere loro «preghiere e sacrificio, le due armi invincibili di santa Teresina » perché i politici potessero votare «secondo la legge naturale e la legge di Dio ». «Ricordiamo – concludeva il cardinale che oggi siede sul soglio di Pietro – ciò che Dio stesso disse al suo popolo in un momento di grande angoscia: “Questa guerra non è vostra, ma di Dio» chiedendo «a San Giuseppe, a Maria e al Bambino» «che ci difendano, soccorrano e accompagnino in questa guerra di Dio».

    Naturalmente il cardinale Bergoglio si è occupato di moltissimi problemi nel suo ministero pastorale a Buenos Aires. È stato un padre per i poveri nella crisi economica e ha denunciato, tra l’altro, l’«eutanasia coperta» praticata negli ospedali argentini dove pure non è legale, dichiarando che in realtà «in Argentina [che pure ufficialmente la ripudia] c’è la pena di morte» contro i bambini non nati con l’aborto e contro gli anziani malati vittima di una «cultura dello scarto» negli ospedali. Per le sue posizioni in materia di vita e famiglia è stato duramente attaccato dalla presidentessa argentina, d’idee radicali, Cristina Kirchner, che ha evocato a proposito del cardinale Bergoglio «i tempi medievali e quelli dell’Inquisizione».

    Ci sarà tempo di tornare sulla biografia del nuovo Pontefice. Per noi cattolici, oggi, il primo dovere è gridare «Viva il Papa». Con rispetto e affetto, e promettendogli fin da ora non solo obbedienza, ma fattiva collaborazione nel diffondere il suo Magistero, secondo quello che è diventato il marchio di fabbrica della Nuova Bussola Quotidiana, una testata citata tante volte in questi giorni di Conclave da altri media, non solo in Italia.

    Il primo commento, allora, non può che essere formulato ancora alla luce del Magistero che il Pontefice emerito lascia in eredità al suo successore e che ci spiega come va seguito il Papa, ogni Papa. La prima lezione, il primo impegno è che il Papa va seguito sempre. Tutti i giorni. Conosciamo la distinzione fra Magistero ordinario e straordinario, fra le rarissime dichiarazioni infallibili e il resto. Ma sappiamo anche come queste distinzioni siano usate capziosamente come alibi per la disubbidienza. Nella Messa crismale del 2012 Benedetto XVI ha formulato la domanda retorica: «La disobbedienza è veramente una via? Si può percepire in questo qualcosa della conformazione a Cristo, che è il presupposto di ogni vero rinnovamento, o non piuttosto soltanto la spinta disperata a fare qualcosa, a trasformare la Chiesa secondo i nostri desideri e le nostre idee?». Ubbidienza è seguire tutto il Magistero, anche quello ordinario attraverso cui si esercita quotidianamente la grande direzione spirituale che il Santo Padre offre ai singoli e alle nazioni. Sarebbe un pessimo figlio chi affermasse di volere seguire, del proprio padre, solo qualche raro pronunciamento solenne, ignorandone i consigli e le richieste quotidiane.

    In secondo luogo, promettiamo al nuovo Papa Francesco che lo seguiremo senza impropri paragoni con i suoi predecessori. Conosciamo il gioco della stampa laicista per cui il «Papa buono» è sempre quello che non c'è più. Offeso quando regnava, ogni Pontefice è usato strumentalmente contro il suo successore. Né è accettabile l'atteggiamento di chi pretende di convocare ogni insegnamento del Papa al tribunale della Tradizione, affermando che seguirà il nuovo Pontefice solo il suo insegnamento sarà «conforme alla Tradizione». Come ha spiegato Benedetto XVI nella grande e poco letta esortazione apostolica del 2010 «Verbum Domini», la Tradizione diventa vivente nel Magistero. «Tradizione» non è il titolo di un volume che potremmo acquistare nella più vicina libreria cattolica. Che cosa dev'essere considerato Tradizione nella Chiesa non va chiesto, ultimamente, ai teologi o agli storici, peraltro sempre divisi tra loro. Da oggi c'è di nuovo qualcuno a cui chiederlo, certi che della sua risposta ci possiamo fidare: Papa Francesco.

    Terzo: la Chiesa è guidata dal Papa, non dall'opinione pubblica, dai sondaggi, da quello che si crede pensino i fedeli. Non possiamo contrapporre al Papa il cosiddetto senso comune dei fedeli. In un importante discorso del 7 dicembre 2012 alla Commissione Teologica Internazionale, Benedetto XVI ha fatto chiarezza sul «sensus fidelium». Molti infatti oggi contrappongono il «sensus fidelium», la sensibilità diffusa tra i fedeli, al Magistero. E questo avviene, per così dire, sia «a sinistra» sia «a destra». Un certo progressismo afferma volentieri che, specialmente sui temi morali, il Magistero offre certi insegnamenti ma si deve anche tenere conto della sensibilità dei fedeli, che in materia di anticoncezionali, aborto, omosessualità, rapporti prematrimoniali sarebbe ormai maggioritariamente diversa. Nello stesso tempo, un certo «tradizionalismo» - quando vuole criticare il Magistero attuale accusandolo di non essere conforme alla Tradizione - risponde all'obiezione che ho già citato secondo cui spetta precisamente al Magistero definire che cosa sia oggi la Tradizione affermando che sarebbe il senso comune dei fedeli a percepire il contrasto fra certi insegnamenti odierni e quelli tradizionali.

    I sociologi hanno più volte osservato come chi argomenta in questo modo, da destra o da sinistra, di rado si rende conto delle difficoltà che esistono quando si tratta di accertare che cosa pensi veramente la maggioranza dei fedeli. La sociologa inglese Linda Woodhead parla della «sondaggite» come di una nuova malattia diffusa tra gli studiosi di scienze religiose che, neanche fossero politici che si preparano alle elezioni, pretendono di decidere ogni questione relativa allo stato della religione tramite i sondaggi. Ma i sondaggi sono per loro natura incerti, così che occorre sempre molta cautela quando si afferma che «il popolo cattolico» pensa questo o quest'altro. Non senza spirito, nella sua autobiografia «La mia vita» il cardinale Joseph Ratzinger aveva osservato che molti teologi, quando parlano del'«opinione dei fedeli», si riferiscono alla loro stessa opinione e a quella degli studenti e amici fedeli alle loro soggettive teorie.

    Nel discorso citato del 2012, Papa Ratzinger aveva invitato a «distinguere il sensus fidelium autentico dalle sue contraffazioni». Il senso comune dei fedeli «non è una sorta di opinione pubblica ecclesiale» e non si misura con i sondaggi. Soprattutto, non ha senso contrapporre il «sensus fidei» al Magistero, o utilizzarlo come una sorta di tribunale che potrebbe giudicare e condannare il Magistero del Papa, perché il senso comune che interessa è quello dei «fedeli», e per fedeli s'intendono coloro che prendono sul serio il Magistero e a questo lealmente aderiscono. Dunque, spiegava Benedetto XVI a proposito del «sensus fidelium», «non è pensabile poterlo menzionare per contestare gli insegnamenti del Magistero, poiché il sensus fìdei non può svilupparsi autenticamente nel credente se non nella misura in cui egli partecipa pienamente alla vita della Chiesa, e ciò esige l’adesione responsabile al suo Magistero, al deposito della fede». Esige l'adesione all'insegnamento, anche ordinario e quotidiano, del Papa.

    Il Conclave è finito. È finito anche il tempo in cui ciascuno esprimeva opinioni e simpatie su quale fra i «papabili» gli sarebbe piaciuto di più. Ora abbiamo un Papa da seguire - anzitutto ascoltando e leggendo che cosa ci dirà, senza fidarsi dei riassunti e delle interpretazioni della stampa laicista - e da amare. Mi piace concludere con le parole che concludono uno dei miei libri preferiti, «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione» del pensatore cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1905-1998), pubblicato durante il pontificato del beato Giovanni XXIII (1881-1963).

    Parole riprese, per volere di Corrêa de Oliveira, in ogni successiva edizione, cambiando solo il nome del Pontefice, e che oggi anche noi possiamo riferire a Papa Francesco. «Non vorremmo considerare concluso questo studio senza un omaggio di filiale devozione e di obbedienza illimitata al "dolce Cristo in terra", colonna e fondamento infallibile della Verità, Sua Santità Papa Giovanni XXIII. Ubi Ecclesia ibi Christus, ubi Petrus ibi Ecclesia. Al Santo Padre si rivolge dunque tutto il nostro amore, tutto il nostro entusiasmo, tutta la nostra devozione. Con questi sentimenti (...) abbiamo creduto di dover pubblicare anche questo studio. Nel nostro cuore, non abbiamo il minimo dubbio sulla verità di ognuna delle tesi che lo compongono. Le sottomettiamo, tuttavia, senza restrizioni, al giudizio del Vicario di Gesù Cristo, disposti a rinunciare senza esitazione a qualsiasi di esse, se si allontana, anche lievemente, dall'insegnamento della santa Chiesa, nostra Madre, Arca della Salvezza e Porta del Cielo». Viva il Papa.






    Dici, organo ufficiale di stampa dei lefebvriani, ha diramato un comunicato. Eccolo
     
     
    Alla proclamazione dell'elezione di Papa Francesco, la Fraternità San Pio X prega Dio di dare in sovrabbondanza al nuovo Pontefice le grazie necessarie per l'esercizio del suo pesante carico.
     
    Sostenuto dalla Provvidenza Divina, possa il nuovo Papa "confermare i suoi fratelli nella fede"[1], con l'autorità che San Pio X proclamava all'inizio del suo pontificato: "Non vogliamo essere, e con l'aiuto di Dio, Noi non saremo nient'altro, in mezzo alla società umana, che il ministro di Dio, che Ci ha rivestito della Sua autorità. I suoi interessi sono i nostri interessi; dedicare ad essi le nostre forze e la nostra vita, questa è la nostra determinazione incrollabile"[2].
     
    San Francesco d'Assisi, del quale il nuovo pontefice porta il nome, sentì il divino crocifisso che gli diceva: "Va', Francesco, e ripara la mia Chiesa". E' in questo spirito che i vescovi, i sacerdoti e i religiosi della Fraternità San Pio X assicurano al Santo Padre il loro desiderio filiale di "restaurare ogni cosa in Cristo, perché Cristo sia tutto in tutti"[3], secondo i loro mezzi, per l'amore di Santa Romana Chiesa Cattolica.

    Menzingen, 13 marzo 2013

    [1] Luc 22,32

    [2] Saint Pie X, Encyclique E supremi apostolatus (4 octobre 1903)
    [3] Eph. 1,10 et Col. 3,11


    da questo momento terminati i lavori del Conclave,
    è stata aperta una nuova sezione
    dedicata alle attività di S.S. Papa Franciscum

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    [SM=g1740771]

    [Modificato da Caterina63 14/03/2013 15:38]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)