DIFENDERE LA VERA FEDE

Non esiste il diritto ad avere un figlio ma si ha il dovere di tutelarlo nei suoi diritti

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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 03/02/2016 18:58

       dal sito SOCIETA' ITALIANA DI PIEDATRIA....

    unioniIl dibattito di queste settimane sul DDL Cirinnà sulle unioni civili e sulla stepchild adoption che approderà domani  in Senato si è mantenuto prevalentemente su una sfera esclusivamente politica ed ideologica.

    Come pediatri riteniamo invece che la discussione dovrebbe comprendere anche i profili clinici e psicologici del bambino e dell’adolescente. Non è infatti scontato che avere due genitori dello stesso sesso non abbia ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale nell’età evolutiva.

    La maturazione psicologica di un bambino si svolge lungo un percorso correlato con la qualità dei legami affettivi all’interno della famiglia e con i coetanei. La qualità delle relazioni umane e interpersonali, nonché il livello di stabilità emotiva e la sicurezza sociale di un bambino, sono conseguenze di una maturazione psicoaffettiva armonica.

    Studi e ricerche cliniche hanno messo in evidenza che questi processi possono rivelarsi incerti e indeboliti da una convivenza all’interno di una famiglia conflittuale, ma anche da una famiglia in cui il nucleo genitoriale non ha il padre e la madre come modelli di riferimento.

    Quando si fanno scelte su temi di così grande rilievo sociale, che incidono sui diritti dei bambini a crescere in sistemi protetti e sicuri, non possono essere  considerati solo i diritti della coppia o dei partner, ma va valutato l’interesse superiore del bambino, nello spirito di quanto stabilito dalla Dichiarazione dei Diritti del bambino e dalla successiva Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia.

    Giovanni Corsello

    Presidente SIP








    PERLE DI SAGGEZZA 

    "Diciamocelo chiaramente: con la 'stepchild adoption' si concede il diritto a un padre naturale di estendere la genitorialità a chi desidera lui. Non vedo proprio la tutela di un diritto del bambino.
    Ci potrà essere qualche caso limite. Ma non si legifera mai per i casi limite, quanto per i casi ordinari. E qui, di ordinario, vedo piuttosto l'aspirazione di qualcuno a utilizzare la maternità surrogata nascondendosi dietro il presunto interesse del bambino"

    Ugo De Siervo 
    (ex presidente della Corte Costituzionale)









    Non so voi, ma io che ho 53 anni ricordo come negli anni '80 si fece una campagna contro l'allattamento al seno perchè, si diceva, faceva venire i tumori alle donne... frottole.... era solo l'inizio della campagna lobbistica omosessualista che stava arrivando dove voleva arrivare oggi.... IL BAMBINO NON HA BISOGNO - DICONO OGGI - DELL'ALLATTAMENTO AL SENO..... e così giustificano i figli surrogati, TOLTI ALLA MADRE APPENA NATI perchè è l'altro LUI che sostituendola non può allattare il neonato e l'allattamento CREA UN LEGAME CON IL NEONATO..... Nessuno si chiede come mai alle coppie omosessuali NON interessano i bambini dagli 8 anni in su?    Vi ricordo che questi figli comprati VENGONO STACCATI DALLA MADRE APPENA NATI proprio per evitare quel legame NATURALE che assicura invece, a livello psicologico, una stabilità affettiva ed equilibrata....



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    L’allattamento del «concetto antropologico» è una garanzia

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    bambino

     

    L’altra sera, nel corso di una trasmissione televisiva, un signore – forse per legittimare la propria condizione di componente di una coppia dello stesso sesso con bambini – all’udire la parola madre, figura genitoriale negata ab origine ai figli che con il compagno si è procurato tramite l’utero in affitto, ha subito ribattuto: «La madre non esiste, è un concetto antropologico». Confesso di essere rimasto sbalordito non tanto dalla sfrenata fantasia di questo signore, bensì dall’assordante silenzio che, nello studio televisivo in questione, ha accolto una simile assurdità, sconfessata da migliaia di studi scientifici. Infatti detto, presunto «concetto antropologico», per i figli, è una garanzia sin dall’allattamento, cosa che i padri – neppure se in coppia e innamoratissimi – non sono capaci di assicurare.

    Una garanzia, a ben vedere, sotto molti punti di vista: i bambini che a tre mesi lasciano il seno materno hanno un rischio triplo di deficit di attenzione e iperattività (Breastfeeding Medicine, 2013), quelli allattati invece corrono meno rischi di infezioni respiratorie ed episodi di diarrea (Lancet Glob Health, 2015) e una volta cresciuti mostrano pure migliori risultati scolastici e meno problemi socio-emotivi (J Epidemiol Community Health, 2012). Le stesse madri beneficiano dell’allattamento e, secondo recenti stime, ben ventimila morti per cancro al seno o alle ovaie potrebbero essere evitate grazie al più materno dei gesti. Tutte queste informazioni, però, è bene – converrete – tenerle ben nascoste: o volete forse che la gente s’insospettisca e pensi, rimpiombando nel Medioevo, che la figura materna sia qualcosa in più di un «concetto antropologico»?

    giulianoguzzo.com


      il diritto di sapere CHI SIAMO E DA CHI SIAMO STATI GENERATI

     
    «Stepchild angosciante, lo dico da adottata, che ha lottato e vinto sul diritto alle origini»


    Gentile direttore, 
    sono la persona che con ostinata caparbietà è ricorsa alla Corte europea dei diritti dell’uomo per ottenere un diritto che mi era stato precluso, quello, essendo stata adottata, di conoscere le mie origini biologiche. La Corte ha emesso sentenza favorevole il 25 settembre 2012 – sentenza ratificata dalla Corte costituzionale italiana il 18 novembre 2013.
    Alla sentenza è seguita una proposta di legge per sancire le modalità di applicazione di tale diritto (la conoscenza delle proprie origini biologiche) passata alla Camera dei deputati e in attesa di approvazione al Senato della Repubblica.
    Le espongo tutto ciò perché seguo con profonda angoscia l’iter parlamentare sull’adozione da parte delle coppie omosessuali, perché sono sicura che qualsiasi legge verrà varata, si troverà il modo di aggirarla al fine di ottenere maternità o paternità con metodi assolutamente anonimi, precludendo così ai bimbi e futuri adulti un’identità ben precisa.
    Ho lottato per lunghi anni per spalancare una porta che sembrava definitivamente chiusa per me e per le tante persone che si trovavano nelle mie stesse condizioni, per veder vanificato tutto?

    Vorrei confrontarmi con qualcuno degli esponenti di queste teorie create sulla pelle altrui, cariche di (falsi) buoni sentimenti che trattano l’argomento con il senso del diritto (proprio) e del conseguente possesso dei bambini-figli come oggetti, senza tenerne in conto dignità e personalità, come se si trattasse di giocattoli creati ad hoc per soddisfare le proprie pulsioni.

    Non dico di più, perché non vorrei farmi prendere dai sentimenti che sto provando. Mi appello alla sua sensibilità, direttore, per continuare a condurre una battaglia eticamente e moralmente giusta, alla quale sono pronta a dare volentieri un apporto con le testimonianze della profonda sofferenza in cui potrebbero cadere questi “giocattoli” una volta diventati persone adulte. Mi rivolgo a tutti i mass media. E oso sperare nella responsabilità dei nostri legislatori.
    Anita Godelli Trieste
     
    Ammetto di aver letto con commozione la sua testimonianza e il suo appello, gentile signora Anita. Con commozione crescente, ma soprattutto con rispetto. Il rispetto che sempre si deve a chi parla a ragion veduta e, soprattutto, a vita vissuta e a battaglie difficili condotte con coraggio e retta coscienza e vinte con umanità e stile.
    Voglio perciò assicurarle che continueremo a informare in modo sereno, approfondito e chiaro sulla questione del diritto
     del figlio, di ogni figlio, a non essere ridotto a “oggetto” o a “giocattolo”. Così come continueremo a documentare le conseguenze del rivendicato diritto al figlio e sul figlio da parte di chi ritiene la stepchild adoptionuna mossa necessaria nella battaglia politica per ottenere il riconoscimento della dignità e della “parità” della condizione omosessuale.
    A mio avviso, e – grazie a Dio, e alla ragione – non solo a mio avviso, ma secondo la stragrande maggioranza degli italiani, non c’è però parità degna di questo nome che possa essere sancita attraverso l’affermazione di una “genitorialità omosessuale” che si realizzi per sottrazione, cioè attraverso la deliberata rimozione del padre o della madre del bimbo generato: padre gravemente ridotto a mero fornitore di seme, madre ancora più gravemente spersonalizzata e rinchiusa nella condizione di “fattrice”, di portatrice di figli per altri attraverso la pratica dell’utero in affitto. Ogni essere umano ha diritto integrale, per quanto questo sia umanamente possibile, a ricollegarsi alle proprie autentiche radici genitoriali e a
     non essere trattato come un “prodotto”. So poi che ogni figlio ha diritto nativo a crescere con la donna-madre e l’uomo-padre che l’hanno messo al mondo, così come che questo diritto può essere negato o svuotato in molte maniere, ma mai deve succedere per scelta ideologica.
    Ammiro profondamente chi adotta. E non mi permetto di giudicare la capacità di amore di nessuno perché penso che ogni uomo e ogni donna portino in sé la possibilità e il senso della paternità e della maternità, che non si sviluppano mai – lo dico per esperienza personale e per conoscenza diretta di tante esperienze d’altri – solo in modo per così dire, carnale, ma anche e potentemente in modo spirituale.
    L’importante, sempre e comunque, è mantenere chiaro che i figli che abbiamo generato e/o accolto non possono essere trattati, proprio come lei sottolinea, alla stregua di un “possesso” o, come ho più di una volta sottolineato, di “bandierine” per contrassegnare e segnalare la conquista ottenuta da altri.
    Ecco perché sono anch’io tra quanti considerano la
     stepchild adoption una scelta rischiosa e comunque precipitosa, e perché ho auspicato confortato dal parere di grandi giuristi come Cesare Mirabelli e di altri addetti ai lavori un rinvio della questione a un lavoro complessivo e accurato sulla normativa per l’adozione.
    Il prezzo di ogni gioco spericolato sulle frontiere dell’umano è la sofferenza: prima di tutto dei bambini e futuri adulti, come lei afferma con giusta forza, ma anche dei già adulti coinvolti in tante maniere in queste storie e, purtroppo, in cinici e sempre più evidenti “affari”. Nulla di ciò che tocca la vita e le relazioni che le danno origine, profondità e valore resta senza conseguenze. Il suo accorato appello, gentile signora, merita fattivo ascolto.
    Marco Tarquinio









    [Modificato da Caterina63 06/02/2016 09:14]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)