DIFENDERE LA VERA FEDE

12 febbraio 2016 storico incontro tra il Papa e il Patriarca ortodosso della Russia

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    Caterina63
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    00 05/02/2016 15:55

      Storico incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill il 12 febbraio a Cuba


    Il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia - AP

    Il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia - AP

    05/02/2016 12:10


    Papa Francesco e il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia si incontreranno il prossimo 12 febbraio a Cuba, dove il Pontefice farà scalo prima del suo viaggio in Messico e dove il Patriarca sarà in visita ufficiale.

    Lo annunciano con “gioia” in un comunicato congiunto la Santa Sede e il Patriarcato di Mosca. Ce ne parla Sergio Centofanti:


    E’ un incontro che avviene “per grazia di Dio” – afferma il comunicato congiunto – e che “comprenderà un colloquio personale presso l'aeroporto internazionale José Martí dell'Avana e si concluderà con la firma di una dichiarazione comune”.

    In un briefing, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha letto la parte centrale del comunicato:

    “Questo incontro dei Primati della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa russa, preparato da lungo tempo, sarà il primo nella storia e segnerà una tappa importante nelle relazioni tra le due Chiese. La Santa Sede e il Patriarcato di Mosca auspicano che sia anche un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà. Invitano tutti i cristiani a pregare con fervore affinché Dio benedica questo incontro, che possa produrre buoni frutti”.

    Il Patriarca Kirill - ha detto padre Lombardi - arriva all’Avana giovedì 11 febbraio in visita ufficiale; si tratta della sua prima visita come Patriarca in America Latina. Venerdì 12 febbraio il Papa parte da Roma, per il suo viaggio in Messico, in anticipo rispetto al programma. Arriva all’Avana alle ore 14.00 locali, all’aeroporto José Martì.

    Qui il Papa viene ricevuto dal presidente Raul Castro. Alle 14.15 incontra il Patriarca Kirill.
    Il colloquio privato dovrebbe durare un paio d’ore. Al termine c’è la firma della dichiarazione congiunta. I testi sono in russo e in italiano. Il Papa e il Patriarca li firmano entrambi e poi se li scambiano.

    Seguono i brevi discorsi del Patriarca Kirill e del Papa: "Attualmente - ha sottolineato padre Lombardi - sono previsti, non come discorsi preparati, con un testo lungo o complicato, ma più come un’espressione spontanea, personale di sentimenti in questa straordinaria e bellissima occasione".

    La partenza del Papa per il Messico è prevista per le 17.30. Il programma di questo viaggio - ha precisato il portavoce - non è cambiato dalla sosta a Cuba.

    Padre Lombardi ha sottolineato che questo incontro ha un importanza straordinaria. Non si tratta di un incontro “improvvisato” ma è maturato nel giro di due anni: “Il fatto adesso che ambedue – il Patriarca e il Papa – avessero previsto dei viaggi che dovevano fare in America Latina ha costituito una circostanza, una premessa favorevole per l’attuazione”.

    Quindi ha tratteggiato la figura del Patriarca Kirill:

    “Certamente è una personalità che ha una lunghissima storia di impegno ecumenico e di partecipazione ai rapporti con le altre Chiese. Con il Patriarca precedente era il responsabile delle relazioni esterne. Aveva quindi molti rapporti ecumenici e conosceva molto bene anche la situazione dell’ecumenismo. Tra l’altro, era stato anche qui a Roma per la consacrazione della Chiesa ortodossa e aveva incontrato Papa Benedetto, non essendo lui ancora Patriarca”.

    Un altro "aspetto importante per contestualizzare questo incontro – ha aggiunto padre Lombardi - è che è stato annunciato un Concilio pan-ortodosso per il prossimo mese di giugno. Il fatto quindi che queste relazioni positive tra la Chiesa cattolica e le grandi Chiese ortodosse si sviluppino, dà anche un senso di avvicinamento, con grande interesse, partecipazione e preghiera anche, a questo evento molto importante”.

    Padre Lombardi, infine, ha parlato del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo:

    “Il Patriarca Bartolomeo naturalmente è stato informato appropriatamente di questo incontro e ha manifestato la sua soddisfazione, la sua gioia per questo passo avanti nel cammino delle buone relazioni ecumeniche tra la Chiesa cattolica e la più grande Chiesa ortodossa. La Chiesa ortodossa russa è, anche dal punto di vista numerico, di gran lunga la più ampia, la più numerosa fra le Chiese ortodosse. Si calcola che forse circa due terzi degli ortodossi del mondo, circa duecento milioni, dipendano dal Patriarcato di Mosca. Quindi è un passo ecumenico particolarmente importante quello dell’incontro del Papa con il Patriarca di Mosca”.




    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 13/02/2016 00:14

     


















     

    “Anche se le nostre difficoltà non si sono ancora appianate c’è la possibilità di incontrarci e questo è bello", questo il saluto di Kirill al Papa. In precedenza, a poche ore dall’appuntamento, Francesco aveva affidato a twitter le sue speranze, parlando di “giorno di grazia” e definendo “dono di Dio” l’incontro con il Patriarca. Francesco e Kirill segnano con questo loro dialogo diretto, il primo dallo scisma del 1054, un tappa storica nelle relazioni tra le due Chiese, così come era già stato sottolineato in occasione dell’annuncio di questo evento in un comunicato congiunto in cui si leggeva l’auspicio di poterne poi vedere i buoni frutti. 

    Alla fine del colloquio all’aeroporto José Marti, ancora in corso, Francesco e Kirill firmeranno il testo della Dichiarazione congiunta in italiano e russo che verosimilmente riprenderà i temi particolarmente cari al dialogo cattolico-ortodosso in generale, questa l’opinione del padre domenicano Hyacinthe Destivelle, responsabile della sezione orientale del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani:

    Non è una Dichiarazione che si incentra su un aspetto teologico in particolare, non è una Dichiarazione che apre a prospettive teologiche particolari, perché il dialogo teologico si svolge nell’ambito della Commissione internazionale del dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme. Nella Dichiarazione si parla degli ambiti di collaborazione e di dialogo che non hanno carattere teologico, ma che pure sono molto improntati per il riavvicinamento delle Chiese: la questione della persecuzione dei cristiani in Medio Oriente, la questione della famiglia, la questione della secolarizzazione, del ruolo che i cristiani possono ricoprire nelle società secolarizzate; la questione dei giovani, della vita in termini generali… tutti questi aspetti sono particolarmente importanti, soprattutto nel dialogo con la Chiesa ortodossa russa. 
    Il concetto di fondo della Dichiarazione è di affermare che non siamo “concorrenti”, ma “fratelli”, in particolare fratelli dei nostri fratelli ortodossi con i quali condividiamo la medesima successione apostolica, la stessa concezione di Chiesa, la stessa concezione dei Sacramenti: noi riconosciamo tutti i Sacramenti ortodossi e gli ortodossi riconoscono a loro volta tutti i Sacramenti cattolici. Per questo, abbiamo grande interesse a lavorare insieme per testimoniare insieme il Cristo. Ecco, alla fine, lo scopo di questo incontro tra il Patriarca e Papa Francesco: testimoniare insieme il cristianesimo nel mondo di oggi”.

    Alla fine dell’incontro e dopo lo scambio dei testi della dichiarazione, il Papa e il Patriarca rivolgeranno due discorsi pubblici per poi congedarsi in privato e Papa Francesco proseguirà la sua visita in Mexico

     





    Fraternamente CaterinaLD

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    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 13/02/2016 00:23



    VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE FRANCESCO 
    IN MESSICO 

    (12-18 FEBBRAIO 2016)

    INCONTRO DEL SANTO PADRE FRANCESCO 
    CON S.S. KIRILL, PATRIARCA DI MOSCA E DI TUTTA LA RUSSIA

    FIRMA DELLA DICHIARAZIONE CONGIUNTA

    Aeroporto Internazionale "José Martí" - La Habana, Cuba
    Venerdì, 12 febbraio 2016

    [Multimedia]


     


    Dichiarazione comune
    di Papa Francesco
    e del Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia

    «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13, 13).

    1. Per volontà di Dio Padre dal quale viene ogni dono, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto dello Spirito Santo Consolatore, noi, Papa Francesco e Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, ci siamo incontrati oggi a L’Avana. Rendiamo grazie a Dio, glorificato nella Trinità, per questo incontro, il primo nella storia.
    Con gioia ci siamo ritrovati come fratelli nella fede cristiana che si incontrano per «parlare a viva voce» (2 Gv 12), da cuore a cuore, e discutere dei rapporti reciproci tra le Chiese, dei problemi essenziali dei nostri fedeli e delle prospettive di sviluppo della civiltà umana.

    2. Il nostro incontro fraterno ha avuto luogo a Cuba, all’incrocio tra Nord e Sud, tra Est e Ovest. Da questa isola, simbolo delle speranze del “Nuovo Mondo” e degli eventi drammatici della storia del XX secolo, rivolgiamo la nostra parola a tutti i popoli dell’America Latina e degli altri Continenti.
    Ci rallegriamo che la fede cristiana stia crescendo qui in modo dinamico. Il potente potenziale religioso dell’America Latina, la sua secolare tradizione cristiana, realizzata nell’esperienza personale di milioni di persone, sono la garanzia di un grande futuro per questa regione.

    3. Incontrandoci lontano dalle antiche contese del “Vecchio Mondo”, sentiamo con particolare forza la necessità di un lavoro comune tra cattolici e ortodossi, chiamati, con dolcezza e rispettoa rendere conto al mondo della speranza che è in noi (cfr 1 Pt3, 15).

    4. Rendiamo grazie a Dio per i doni ricevuti dalla venuta nel mondo del suo unico Figlio. Condividiamo la comune Tradizione spirituale del primo millennio del cristianesimo. I testimoni di questa Tradizione sono la Santissima Madre di Dio, la Vergine Maria, e i Santi che veneriamo. Tra loro ci sono innumerevoli martiri che hanno testimoniato la loro fedeltà a Cristo e sono diventati “seme di cristiani”.

    5. Nonostante questa Tradizione comune dei primi dieci secoli, cattolici e ortodossi, da quasi mille anni, sono privati della comunione nell’Eucaristia. Siamo divisi da ferite causate da conflitti di un passato lontano o recente, da divergenze, ereditate dai nostri antenati, nella comprensione e l’esplicitazione della nostra fede in Dio, uno in tre Persone – Padre, Figlio e Spirito Santo. Deploriamo la perdita dell’unità, conseguenza della debolezza umana e del peccato, accaduta nonostante la Preghiera sacerdotale di Cristo Salvatore: «Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola» (Gv 17, 21).

    6. Consapevoli della permanenza di numerosi ostacoli, ci auguriamo che il nostro incontro possa contribuire al ristabilimento di questa unità voluta da Dio, per la quale Cristo ha pregato. Possa il nostro incontro ispirare i cristiani di tutto il mondo a pregare il Signore con rinnovato fervore per la piena unità di tutti i suoi discepoli. In un mondo che attende da noi non solo parole ma gesti concreti, possa questo incontro essere un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà!

    7. Nella nostra determinazione a compiere tutto ciò che è necessario per superare le divergenze storiche che abbiamo ereditato, vogliamo unire i nostri sforzi per testimoniare il Vangelo di Cristo e il patrimonio comune della Chiesa del primo millennio, rispondendo insieme alle sfide del mondo contemporaneo. Ortodossi e cattolici devono imparare a dare una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è possibile e necessario. La civiltà umana è entrata in un periodo di cambiamento epocale. La nostra coscienza cristiana e la nostra responsabilità pastorale non ci autorizzano a restare inerti di fronte alle sfide che richiedono una risposta comune.

    8. Il nostro sguardo si rivolge in primo luogo verso le regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione. In molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri profanati, i loro monumenti distrutti. In Siria, in Iraq e in altri paesi del Medio Oriente, constatiamo con dolore l’esodo massiccio dei cristiani dalla terra dalla quale cominciò a diffondersi la nostra fede e dove essi hanno vissuto, fin dai tempi degli apostoli, insieme ad altre comunità religiose.

    9. Chiediamo alla comunità internazionale di agire urgentemente per prevenire l’ulteriore espulsione dei cristiani dal Medio Oriente. Nell’elevare la voce in difesa dei cristiani perseguitati, desideriamo esprimere la nostra compassione per le sofferenze subite dai fedeli di altre tradizioni religiose diventati anch’essi vittime della guerra civile, del caos e della violenza terroristica.

    10. In Siria e in Iraq la violenza ha già causato migliaia di vittime, lasciando milioni di persone senza tetto né risorse. Esortiamo la comunità internazionale ad unirsi per porre fine alla violenza e al terrorismo e, nello stesso tempo, a contribuire attraverso il dialogo ad un rapido ristabilimento della pace civile. È essenziale assicurare un aiuto umanitario su larga scala alle popolazioni martoriate e ai tanti rifugiati nei paesi confinanti.
    Chiediamo a tutti coloro che possono influire sul destino delle persone rapite, fra cui i Metropoliti di Aleppo, Paolo e Giovanni Ibrahim, sequestrati nel mese di aprile del 2013, di fare tutto ciò che è necessario per la loro rapida liberazione.

    11. Eleviamo le nostre preghiere a Cristo, il Salvatore del mondo, per il ristabilimento della pace in Medio Oriente che è “il frutto della giustizia” (cfr Is 32, 17), affinché si rafforzi la convivenza fraterna tra le varie popolazioni, le Chiese e le religioni che vi sono presenti, per il ritorno dei rifugiati nelle loro case, la guarigione dei feriti e il riposo dell’anima degli innocenti uccisi.
    Ci rivolgiamo, con un fervido appello, a tutte le parti che possono essere coinvolte nei conflitti perché mostrino buona volontà e siedano al tavolo dei negoziati. Al contempo, è necessario che la comunità internazionale faccia ogni sforzo possibile per porre fine al terrorismo con l’aiuto di azioni comuni, congiunte e coordinate. Facciamo appello a tutti i paesi coinvolti nella lotta contro il terrorismo, affinché agiscano in maniera responsabile e prudente. Esortiamo tutti i cristiani e tutti i credenti in Dio a pregare con fervore il provvidente Creatore del mondo perché protegga il suo creato dalla distruzione e non permetta una nuova guerra mondiale. Affinché la pace sia durevole ed affidabile, sono necessari specifici sforzi volti a riscoprire i valori comuni che ci uniscono, fondati sul Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.

    12. Ci inchiniamo davanti al martirio di coloro che, a costo della propria vita, testimoniano la verità del Vangelo, preferendo la morte all’apostasia di Cristo. Crediamo che questi martiri del nostro tempo, appartenenti a varie Chiese, ma uniti da una comune sofferenza, sono un pegno dell’unità dei cristiani. È a voi, che soffrite per Cristo, che si rivolge la parola dell’apostolo: «Carissimi, … nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della Sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare» (1 Pt 4, 12-13).

    13. In quest’epoca inquietante, il dialogo interreligioso è indispensabile. Le differenze nella comprensione delle verità religiose non devono impedire alle persone di fedi diverse di vivere nella pace e nell’armonia. Nelle circostanze attuali, i leader religiosi hanno la responsabilità particolare di educare i loro fedeli in uno spirito rispettoso delle convinzioni di coloro che appartengono ad altre tradizioni religiose. Sono assolutamente inaccettabili i tentativi di giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può essere commesso in nome di Dio, «perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace» (1 Cor 14, 33).

    14. Nell’affermare l’alto valore della libertà religiosa, rendiamo grazie a Dio per il rinnovamento senza precedenti della fede cristiana che sta accadendo ora in Russia e in molti paesi dell’Europa orientale, dove i regimi atei hanno dominato per decenni. Oggi le catene dell’ateismo militante sono spezzate e in tanti luoghi i cristiani possono liberamente professare la loro fede. In un quarto di secolo, vi sono state costruite decine di migliaia di nuove chiese, e aperti centinaia di monasteri e scuole teologiche. Le comunità cristiane portano avanti un’importante attività caritativa e sociale, fornendo un’assistenza diversificata ai bisognosi. Ortodossi e cattolici spesso lavorano fianco a fianco. Essi attestano l’esistenza dei fondamenti spirituali comuni della convivenza umana, testimoniando i valori del Vangelo.

    15. Allo stesso tempo, siamo preoccupati per la situazione in tanti paesi in cui i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse. In particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica.

    16. Il processo di integrazione europea, iniziato dopo secoli di sanguinosi conflitti, è stato accolto da molti con speranza, come una garanzia di pace e di sicurezza. Tuttavia, invitiamo a rimanere vigili contro un’integrazione che non sarebbe rispettosa delle identità religiose. Pur rimanendo aperti al contributo di altre religioni alla nostra civiltà, siamo convinti che l’Europa debba restare fedele alle sue radici cristiane. Chiediamo ai cristiani dell’Europa orientale e occidentale di unirsi per testimoniare insieme Cristo e il Vangelo, in modo che l’Europa conservi la sua anima formata da duemila anni di tradizione cristiana.

    17. Il nostro sguardo si rivolge alle persone che si trovano in situazioni di grande difficoltà, che vivono in condizioni di estremo bisogno e di povertà mentre crescono le ricchezze materiali dell’umanità. Non possiamo rimanere indifferenti alla sorte di milioni di migranti e di rifugiati che bussano alla porta dei paesi ricchi. Il consumo sfrenato, come si vede in alcuni paesi più sviluppati, sta esaurendo gradualmente le risorse del nostro pianeta. La crescente disuguaglianza nella distribuzione dei beni terreni aumenta il sentimento d’ingiustizia nei confronti del sistema di relazioni internazionali che si è stabilito.

    18. Le Chiese cristiane sono chiamate a difendere le esigenze della giustizia, il rispetto per le tradizioni dei popoli e un’autentica solidarietà con tutti coloro che soffrono. Noi, cristiani, non dobbiamo dimenticare che «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio» (1 Cor 1, 27-29).

    19. La famiglia è il centro naturale della vita umana e della società. Siamo preoccupati dalla crisi della famiglia in molti paesi. Ortodossi e cattolici condividono la stessa concezione della famiglia e sono chiamati a testimoniare che essa è un cammino di santità, che testimonia la fedeltà degli sposi nelle loro relazioni reciproche, la loro apertura alla procreazione e all’educazione dei figli, la solidarietà tra le generazioni e il rispetto per i più deboli.

    20. La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica.

    21. Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr Gen 4, 10).
    Lo sviluppo della cosiddetta eutanasia fa sì che le persone anziane e gli infermi inizino a sentirsi un peso eccessivo per le loro famiglie e la società in generale.
    Siamo anche preoccupati dallo sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani, basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo il disegno del Creatore.

    22. Oggi, desideriamo rivolgerci in modo particolare ai giovani cristiani. Voi, giovani, avete come compito di non nascondere il talento sotto terra (cfr Mt 25, 25), ma di utilizzare tutte le capacità che Dio vi ha dato per confermare nel mondo le verità di Cristo, per incarnare nella vostra vita i comandamenti evangelici dell’amore di Dio e del prossimo. Non abbiate paura di andare controcorrente, difendendo la verità di Dio, alla quale odierne norme secolari sono lontane dal conformarsi sempre.

    23. Dio vi ama e aspetta da ciascuno di voi che siate Suoi discepoli e apostoli. Siate la luce del mondo affinché coloro che vi circondano, vedendo le vostre opere buone, rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli (cfr Mt 5, 14, 16). Educate i vostri figli nella fede cristiana, trasmettete loro la perla preziosa della fede (cfr Mt 13, 46) che avete ricevuta dai vostri genitori ed antenati. Ricordate che «siete stati comprati a caro prezzo» (1 Cor 6, 20), al costo della morte in croce dell’Uomo-Dio Gesù Cristo.

    24. Ortodossi e cattolici sono uniti non solo dalla comune Tradizione della Chiesa del primo millennio, ma anche dalla missione di predicare il Vangelo di Cristo nel mondo di oggi. Questa missione comporta il rispetto reciproco per i membri delle comunità cristiane ed esclude qualsiasi forma di proselitismo.
    Non siamo concorrenti ma fratelli, e da questo concetto devono essere guidate tutte le nostre azioni reciproche e verso il mondo esterno. Esortiamo i cattolici e gli ortodossi di tutti i paesi ad imparare a vivere insieme nella pace e nell’amore, e ad avere «gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti» (Rm 15, 5). Non si può quindi accettare l’uso di mezzi sleali per incitare i credenti a passare da una Chiesa ad un’altra, negando la loro libertà religiosa o le loro tradizioni. Siamo chiamati a mettere in pratica il precetto dell’apostolo Paolo: «Mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui» (Rm 15, 20).

    25. Speriamo che il nostro incontro possa anche contribuire alla riconciliazione, là dove esistono tensioni tra greco-cattolici e ortodossi. Oggi è chiaro che il metodo dell’“uniatismo” del passato, inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità. Tuttavia, le comunità ecclesiali apparse in queste circostanze storiche hanno il diritto di esistere e di intraprendere tutto ciò che è necessario per soddisfare le esigenze spirituali dei loro fedeli, cercando nello stesso tempo di vivere in pace con i loro vicini. Ortodossi e greco-cattolici hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza reciprocamente accettabili.

    26. Deploriamo lo scontro in Ucraina che ha già causato molte vittime, innumerevoli ferite ad abitanti pacifici e gettato la società in una grave crisi economica ed umanitaria. Invitiamo tutte le parti del conflitto alla prudenza, alla solidarietà sociale e all’azione per costruire la pace. Invitiamo le nostre Chiese in Ucraina a lavorare per pervenire all’armonia sociale, ad astenersi dal partecipare allo scontro e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto.

    27. Auspichiamo che lo scisma tra i fedeli ortodossi in Ucraina possa essere superato sulla base delle norme canoniche esistenti, che tutti i cristiani ortodossi dell’Ucraina vivano nella pace e nell’armonia, e che le comunità cattoliche del Paese vi contribuiscano, in modo da far vedere sempre di più la nostra fratellanza cristiana.

    28. Nel mondo contemporaneo, multiforme eppure unito da un comune destino, cattolici e ortodossi sono chiamati a collaborare fraternamente nell’annuncio della Buona Novella della salvezza, a testimoniare insieme la dignità morale e la libertà autentica della persona, «perché il mondo creda» (Gv 17, 21). Questo mondo, in cui scompaiono progressivamente i pilastri spirituali dell’esistenza umana, aspetta da noi una forte testimonianza cristiana in tutti gli ambiti della vita personale e sociale. Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende in gran parte il futuro dell’umanità.

    29. In questa ardita testimonianza della verità di Dio e della Buona Novella salvifica, ci sostenga l’Uomo-Dio Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore, che ci fortifica spiritualmente con la sua infallibile promessa: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo Regno» (Lc 12, 32)!
    Cristo è fonte di gioia e di speranza. La fede in Lui trasfigura la vita umana, la riempie di significato. Di ciò si sono potuti convincere, attraverso la loro esperienza, tutti coloro a cui si possono applicare le parole dell’apostolo Pietro: «Voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia» (1 Pt 2, 10).

    30. Pieni di gratitudine per il dono della comprensione reciproca espresso durante il nostro incontro, guardiamo con speranza alla Santissima Madre di Dio, invocandola con le parole di questa antica preghiera: “Sotto il riparo della tua misericordia, ci rifugiamo, Santa Madre di Dio”. Che la Beata Vergine Maria, con la sua intercessione, incoraggi alla fraternità coloro che la venerano, perché siano riuniti, al tempo stabilito da Dio, nella pace e nell’armonia in un solo popolo di Dio, per la gloria della Santissima e indivisibile Trinità!

    Francesco
    Vescovo di Roma
    Papa della Chiesa Cattolica
    Kirill
    Patriarca di Mosca
    e di tutta la Russia

    12 febbraio 2016, L’Avana (Cuba)

     

    Bollettino Sala Stampa, 12/02/2016

     
     

     









     

    Fraternamente CaterinaLD

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    00 13/02/2016 19:25

    VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE FRANCESCO 
    IN MESSICO CON SOSTA A LA HABANA PER L'INCONTRO CON S.S. KIRILL, 

    PATRIARCA DI MOSCA E DI TUTTA LA RUSSIA 
    (12-18 FEBBRAIO 2016)

    PAROLE DEL SANTO PADRE 
    DURANTE IL VOLO 
    CUBA-MESSICO

    Volo Papale 
    Venerdì, 12 febbraio 2016

    [Multimedia]



    Padre Lombardi

    Noi avevamo cercato di dire al Papa di stare tranquillo, di riposarsi nel viaggio tra Cuba e il Messico; ma lui è così pieno di entusiasmo e di gioia dopo questo incontro, che ha voluto assolutamente avere di nuovo un incontro con noi, per manifestarci i suoi sentimenti e dire quello che desidera. Santità, grazie mille.

    Papa Francesco

    Buonasera. Credo che con la Dichiarazione che avete ricevuto [la Dichiarazione comune con il Patriarca Kirill], avete lavoro per tutta la notte e per domani pure! Per questo non facciamo domande e risposte. Ma vorrei dirvi i miei sentimenti.

    Prima di tutto, il sentimento di accoglienza e di disponibilità del presidente Castro. Io avevo parlato con lui di questo incontro, l’altra volta, ed era disposto a fare tutto e abbiamo visto che ha preparato tutto per questo. E bisogna ringraziare per questo.

    Secondo: con il Patriarca Kirill. E’ stata una conversazione tra fratelli. Punti chiari, che preoccupano tutti e due, ne abbiamo parlato. Con tutta franchezza. Io mi sono sentito davanti a un fratello, e anche lui mi ha detto lo stesso. Due vescovi che parlano della situazione delle loro Chiese, per prima cosa; e in secondo luogo, sulla situazione del mondo, delle guerre, guerre che adesso rischiano di non essere tanto “a pezzi”, ma che coinvolgono tutto; e della situazione dell’Ortodossia, del prossimo Sinodo panortodosso… Ma io vi dico, davvero, sentivo una gioia interiore che era proprio del Signore. Lui parlava liberamente e anche io parlavo liberamente. Si sentiva la gioia. I traduttori erano bravi, tutti e due. E’ stato un colloquio “a sei occhi”: il Patriarca Kirill, io, Sua Eminenza il Metropolita Hilarion e Sua Eminenza il Cardinale Koch, e i due traduttori. Ma con tutta libertà. Parlavamo noi due, e gli altri se si faceva loro qualche domanda.

    Terzo, si è fatto un programma di possibili attività in comune, perché l’unità si fa camminando. Una volta io ho detto che se l’unità si fa nello studio, studiando la teologia e il resto, forse verrà il Signore e ancora noi staremo facendo l’unità. L’unità si fa camminando, camminando: che almeno il Signore, quando verrà, ci trovi camminando.

    Poi abbiamo firmato questa Dichiarazione che voi avete in mano: ci saranno tante interpretazioni, tante. Ma se c’è qualche dubbio, padre Lombardi potrà dire il vero significato della cosa. Non è una Dichiarazione politica, non è una Dichiarazione sociologica, è una dichiarazione pastorale, anche quando si parla del secolarismo e di cose esplicite, della manipolazione biogenetica e di tutte queste cose. Ma è pastorale: di due vescovi che si sono incontrati con preoccupazione pastorale. E io sono rimasto felice. Adesso mi aspettano 23 km di papamobile aperta...

    Vi ringrazio tanto per il vostro lavoro: fate quello che potete! Grazie tante, grazie.

    Padre Lombardi

    Grazie mille a Lei, Santità, e buon viaggio.




    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    00 13/02/2016 22:18

    Parole del Patriarca Kirill
    dopo la firma della Dichiarazione comune con il Santo Padre Francesco


    Santità, 
    Eccellenze, 
    Cari fratelli e sorelle, 
    Signore e Signori,

    Per due ore abbiamo tenuto una conversazione aperta, con piena intesa sulla responsabilità verso le nostre Chiese, il nostro popolo credente, il futuro del cristianesimo e il futuro della civiltà umana. È stata una conversazione ricca di contenuto, che ci ha dato l’opportunità di ascoltare e capire le posizioni l’uno dell’altro. E gli esiti della conversazione mi permettono di assicurare che attualmente le due Chiese possono cooperare, difendendo i cristiani in tutto il mondo, e lavorare insieme, con piena responsabilità, affinché non ci sia guerra, la vita umana venga rispettata ovunque nel mondo, si rafforzino le basi della morale personale, familiare e sociale e, attraverso la partecipazione della Chiesa alla vita della società umana moderna, essa si purifichi nel nome di nostro Signore Gesù Cristo e dello Spirito Santo.

     


    Parole del Santo Padre
    dopo la firma della Dichiarazione comune con il Patriarca Kirill

    Santità,
    Eminenze,
    Reverendi,

    Abbiamo parlato come fratelli, abbiamo lo stesso Battesimo, siamo vescovi. Abbiamo parlato delle nostre Chiese, e concordiamo sul fatto che l’unità si fa camminando. Abbiamo parlato apertamente, senza mezze parole, e vi confesso che ho sentito la consolazione dello Spirito Santo in questo dialogo. Ringrazio per l’umiltà Sua Santità, umiltà fraterna, e i suoi buoni auspici di unità.

    Abbiamo prospettato una serie di iniziative, che credo siano valide e che si potranno realizzare. Perciò voglio ringraziare, ancora una volta, Sua Santità per la sua benevola accoglienza, come ugualmente i collaboratori, e ne nomino due: Sua Eminenza il Metropolita Hilarion e Sua Eminenza il Cardinale Koch, con le loro équipe che hanno lavorato per questo.

    Non voglio partire senza dare un sentito ringraziamento a Cuba, al grande popolo cubano e al suo Presidente qui presente. Lo ringrazio per la sua disponibilità attiva. Di questo passo, Cuba sarà la capitale dell’unità! E che tutto questo sia per la gloria di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, e per il bene del santo Popolo fedele di Dio, sotto il manto della Santa Madre di Dio.

     

         




    Fraternamente CaterinaLD

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    Caterina63
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    00 13/02/2016 23:25


    Il 5 febbraio 2016 presso il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca si è svolta una conferenza stampa del presidente del Decr metropolita Hilarion.

    L’incontro con i rappresentanti dei media russi e stranieri è stato dedicato alla visita primaziale di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill in America Latina, che si svolgerà dall’11 al 22 febbraio 2016. Il viaggio del Patriarca comprende visite alla Repubblica di Cuba, la Repubblica del Paraguay e la Repubblica federativa del Brasile.

     

    Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il presidente del Dipartimento sinodale per le relazioni della Chiesa con la società e i media Vladimir Legoyda e il capo del servizio stampa del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’, sacerdote Alexander Volkov.

    Nel corso della conferenza stampa il metropolita Hilarion ha dato ufficialmente l’annuncio dell’imminente incontro tra il Patriarca Kirill e il Papa, nel quadro della visita del Patriarca in America latina.

    A tale proposito il metropolita ha detto:

    “A Cuba avverrà un altro importante evento. In considerazione dell’incrociarsi degli itinerari di Sua Santità il Patriarca Kirill e del Papa Francesco, che negli stessi giorni visiterà il Messico, è stato deciso di realizzare un incontro tra i capi della Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa russa nella “Isola della libertà” il 12 febbraio. L’incontro si terrà presso l’aeroporto internazionale dell’Avana.

    L’incontro dei Primati della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa cattolica romana si stava preparando da lungo tempo. Negli anni 1996-1997 si sono tenuti intensi negoziati sulla organizzazione di un incontro di Sua Santità il Patriarca Alessio II col Papa Giovanni Paolo II in Austria, ma i colloqui furono sospesi a causa di problemi sui quali non si raggiunse un accordo. Si trattava prima di tutto delle azioni dei greco-cattolici in Ucraina e del proselitismo di missionari cattolici nel territorio canonico del Patriarcato di Mosca. Tuttavia, la gerarchia della Chiesa ortodossa russa non ha mai negato la possibilità di organizzare tale incontro in futuro, quando ci sarebbero state le condizioni necessarie per la sua attuazione.

    In tutti questi anni, il problema principale nelle relazioni tra le due Chiese e il principale ostacolo alla realizzazione dell’incontro dei loro Primati rimaneva quello dell’uniatismo. Il saccheggio da parte degli uniati di tre diocesi del Patriarcato di Mosca in Ucraina occidentale a cavallo degli anni 1980-1990, il trasferimento del centro della Chiesa greco-cattolica ucraina da Leopoli a Kiev, la continua insistenza da parte di questa Chiesa di attribuirsi lo status di Patriarcato, l’espansione della missione della Chiesa greco-cattolica nelle terre tradizionalmente ortodosse dell’Ucraina orientale e meridionale, il sostegno dato dagli uniati agli scismatici – tutti questi fattori hanno esacerbato il problema. La situazione si è ulteriormente aggravata a seguito dei recenti eventi in Ucraina a cui membri della Chiesa greco-cattolica ucraina hanno preso parte diretta esprimendo slogan anti-russi e russofobici. Così, purtroppo, il problema dell’uniatismo finora non è stato rimosso, ed esso rimane una ferita che non si rimargina e sanguina, impedendo la piena normalizzazione delle relazioni tra le due Chiese.

    Tuttavia, la situazione creatasi oggi nel Medio Oriente, in Africa settentrionale e centrale e in altre regioni del mondo in cui alcuni estremisti stanno perpetrando un vero e proprio genocidio della popolazione cristiana, richiede misure urgenti e una maggiore interazione tra le Chiese cristiane. Nell’attuale situazione tragica è necessario mettere da parte i disaccordi interni e unire gli sforzi per salvare il cristianesimo nelle regioni in cui esso è sottoposto a tremende persecuzioni.

    Il Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa, conclusosi a Mosca il 3 febbraio ha esortato a fare del 2016 un anno di sforzi particolari in questa direzione. Pertanto, nonostante il permanere degli ostacoli di natura ecclesiale, è stato deciso di realizzare a breve termine l’incontro di Sua Santità il Patriarca Kirill e Papa Francesco. Il tema della persecuzione dei cristiani sarà al centro dell’incontro.

    Negli ultimi anni ci sono state numerose proposte riguardanti la sede di un tale incontro. Tuttavia, Sua Santità il Patriarca Kirill fin dall’inizio, non voleva che l’incontro si svolgesse in Europa, dal momento che all’Europa è legata la pesante storia delle divisioni e dei conflitti tra cristiani. La coincidenza delle date della visita di Sua Santità il Patriarca ai paesi dell’America Latina e della visita del Papa in Messico ha fornito l’opportunità di realizzare nel Nuovo Mondo quest’incontro, che ci auguriamo possa aprire una nuova pagina nei rapporti tra le due Chiese. Oltre al tema principale della situazione dei cristiani in Medio Oriente e nelle altre regioni in cui sono perseguitati, saranno anche discussi temi di attualità delle relazioni bilaterali e della politica internazionale. L’incontro si concluderà con la firma di una dichiarazione congiunta”.

    Alla fine dell’incontro il metropolita e gli altri portavoce ufficiali della Chiesa hanno risposto a numerose domande dei giornalisti.



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Caterina63
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    00 13/02/2016 23:45
      Una nota utile per comprendere cosa NON intenda per ECUMENISMO la Chiesa Ortodossa di Mosca ....

    DICHIARAZIONE DELLA CHIESA RUSSA SULLA “CONCEZIONE ECUMENICA” DELLA CHIESA GRECO-CATTOLICA

    Il Concilio dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina (CGCU) ha adottato una “Concezione ecumenica della Chiesa greco-cattolica ucraina”, che entrerà in vigore il 23 febbraio 2016.

    Un aspetto positivo di tale Concezione è il riconoscimento dei risultati raggiunti dal dialogo ortodosso-cattolico, in particolare, le disposizioni del documento della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica romana ”L’uniatismo, metodo di unione del passato, e la ricerca attuale della piena comunione” (Balamand, 1993 .), in cui si condannano i tentativi intrapresi da Roma in passato di sottomettere a sé i cristiani orientali attraverso le cosiddette Unioni, come quella di Brest del 1596.

    Il nuovo documento della CGCU riconosce esplicitamente che «la Sede Apostolica Romana ha concepito l’Unione di Brest in termini di subordinazione piuttosto che di comunione» e dà una valutazione negativa del fenomeno dell’uniatismo, considerandolo un metodo di unificazione delle Chiese che si basa su falsi fondamenti teologici.

    Questa dichiarazione dei vescovi greco-cattolici potrebbe costituire un fattore promettente per il futuro delle relazioni tra la Chiesa greco-cattolica ucraina e la Chiesa ortodossa, in particolare in Ucraina, se non fosse accompagnata da una serie di affermazioni inconsistenti dal punto di vista storico.

    Così, la “Concezione ecumenica”, afferma che “la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina si è formata a seguito della separazione nei secoli XV-XVI dalla metropolia di Kiev della Chiesa di Mosca… Nel contesto della crisi interna, dell’indebolimento del centro patriarcale di Costantinopoli, della sfida della Riforma protestante e del cattolicesimo post-tridentino, la gerarchia della Chiesa di Kiev decise di ripristinare la comunione eucaristica con il Vescovo di Roma”.

    E’ ben noto che l’Unione di Firenze del 1439, che fu confermata a Costantinopoli, non trovò alcun sostegno nella Rus’. Proprio per questa ragione, il Metropolita Isidoro di Kiev, sostenitore dell’unione, fu costretto a fuggire in Occidente. La Chiesa greco-cattolica ucraina è sorta solo alla fine del XVI secolo come risultato di un intrigo politico. Basata fin dall’inizio sul compromesso politico, l’Unione di Brest fu diffusa con la forza dalle autorità della Confederazione Polacco-Lituana (la Rzeczpospolita), ed incontrò una forte resistenza da parte dei fedeli ortodossi.

    Dopo aver formalmente condannato l’uniatismo come metodo di unificazione delle Chiese, la gerarchia della Chiesa greco-cattolica cerca, nello stesso tempo, di conferire ad esso un’aureola sublime, ricorrendo in ciò alla distorsione della verità storica. L’identificazione della CGCU con la Chiesa di Kiev, operata lungo tutto il testo della “Concezione ecumenica”, non può essere qualificata altrimenti che come una volgare contraffazione.
    Le autorità greco-cattoliche cercano in tal modo di presentare la CGCU come l’unica legittima erede dell’antica metropolia di Kiev e di operare nel contempo una divisione artificiale tra Kiev e Mosca. Ciò è evidente nella seguente dichiarazione della “Concezione”: «Dalla fine del XVIII secolo, nei territori entrati a far parte dell’Impero russo e poi dell’Unione Sovietica, fu effettuata una sistematica distruzione della Chiesa di Kiev, attraverso l’annessione forzata dei suoi fedeli all’Ortodossia russa. La CGCU condanna con forza queste e altre simili pratiche di “uniatismo ortodosso”».

    Del tutto assurda è questa tesi di una presunta distruzione sistematica da parte della Russia della “Chiesa di Kiev”, che è parte integrante dell’unica Chiesa ortodossa russa. Le autorità dell’impero russo non miravano alla distruzione neanche della Chiesa greco-cattolica. Nello stesso tempo, a causa del fatto che nei territori tradizionalmente ortodossi dell’Austria-Ungheria e della Polonia l’Unione era imposta dalle autorità cattoliche con la forza, dopo la riannessione di questi territori alla Russia, una parte significativa dei fedeli e del clero, vollero naturalmente far ritorno all’ortodossia, come mostra, tra l’altro, il Concilio di Polotsk del 1839.

    Naturalmente, le autorità russe di allora, nel promuovere questo processo, poterono commettere abusi. Senza dubbio, ogni violenza in materia di fede deve essere condannata, tuttavia, inaccettabile è la falsificazione di concetti operata dagli autori della “Concezione ecumenica”, quando qualificano il sincero desiderio di ritornare dall’Unione alla Chiesa ortodossa come “uniatismo ortodosso”.

    Rammaricandosi del fatto che le relazioni tra la CGCU e la Chiesa ortodossa russa sono rese difficili dal peso del passato storico, i cui effetti si fanno sentire ancora oggi, gli autori del documento si riferiscono però esclusivamente agli eventi del 1839, 1871 e 1946, contrassegnati dall’unione di greco-cattolici alla Chiesa ortodossa, e non fanno parola delle persecuzioni di cui furono oggetto nella Confederazione Polacco-Lituana gli ortodossi che non volevano accettare l’Unione, o delle atrocità perpetrate durante la Seconda Guerra Mondiale dai greco-cattolici della Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN) e dell’Esercito dei ribelli ucraini (UPA) in Ucraina occidentale e Bielorussia. Un tale approccio alla storia permette di presentare una sola delle parti come vittima e Chiesa-martire.

    Benché il documento affermi che “la Chiesa greco-cattolica ucraina è disposta a cercare insieme ai fratelli ortodossi il modo di risolvere le incomprensioni storiche”, la sua gerarchia, in netta contraddizione con questa tesi, continua ad insistere sul riconoscimento dello status patriarcale della CGCU.

    Nel contempo, la questione del Patriarcato greco-cattolico in Ucraina, dichiarato unilateralmente nel 2002, è uno dei principali ostacoli nel dialogo fra ortodossi e greco-cattolici. Come si sa, la gerarchia delle Chiese ortodosse locali ha espresso a Roma il proprio parere negativo sulla possibilità di un riconoscimento della CGCU come Patriarcato, indicando le conseguenze più indesiderabili che tale riconoscimento avrebbe sulla situazione religiosa in Ucraina e sul dialogo ortodosso-cattolico in generale.

    Continuare a insistere sul sostegno dei “secolari tentativi” della CGCU “di completare la formazione della propria struttura portandola al livello del patriarcato” significa bloccare fin dall’inizio ogni progresso nella risoluzione dei problemi tra ortodossi e greco-cattolici.

    Un altro ostacolo essenziale al dialogo è il pari riconoscimento, da parte della Chiesa greco-cattolica ucraina, “delle Chiese ortodosse in Ucraina”, come se non ci fosse un’unica Chiesa Ortodossa Ucraina canonica, riconosciuta da tutto il mondo ortodosso. Dalla “Concezione ecumenica” si deduce che per la gerarchia della CGCU, la Chiesa Ortodossa Ucraina e le comunità scismatiche godono di pari dignità di “eredi della Chiesa di Kiev del battesimo di Vladimir.”

    Tale approccio si traduce nella pratica, quando i vescovi della CGCU si permettono di partecipare a servizi liturgici con gli scismatici, riconoscono pubblicamente la validità dei loro sacramenti (in particolare, il battesimo e il sacerdozio), invitano rappresentanti del clero scismatico nelle loro scuole, secondo quanto affermano, “per familiarizzare con l’Ortodossia”, effettuano visite comuni all’estero, dove rilasciano dichiarazioni di natura politica.

    Tale sostegno degli scismatici da parte dei greco-cattolici arreca grave danno alla causa dell’unità dei cristiani, nello stesso momento in cui la Chiesa Ortodossa e quella Cattolica cercano nuovi modi di azione comune.

    La gerarchia della Chiesa ortodossa russa ha ripetutamente richiamato l’attenzione delle autorità della CGCU sulla necessità di rispettare l’ordine canonico della Chiesa ortodossa come una delle condizioni più importanti per lo sviluppo delle relazioni tra le Chiese, tuttavia, sia la pratica degli stretti contatti dei vescovi greco-cattolici con gli scismatici, sia la posizione, ora sancita in questo documento ufficiale, dimostrano che le autorità della CGCU intendono anche in avvenire continuare a ignorare il parere della parte ortodossa. Si può solo chiedersi come, con un tale approccio, le autorità della CGCU ritengano possibile raggiungere alcun successo nel dialogo con l’Ortodossia canonica.

    Suscita altresì sorpresa l’affermazione degli autori del documento che negli anni 1990, “la CGCU ha intrattenuto un dialogo fruttuoso, benché non ufficiale e informale, con vescovi e teologi della Chiesa di Costantinopoli … il cui scopo era quello di studiare come ripristinare la piena comunione con la Chiesa madre di Costantinopoli”.

    Essendo parte della Chiesa cattolica e professando la dottrina cattolica, la CGCU non può intrattenere alcun dialogo separato circa il ristabilimento della piena comunione con la Chiesa Ortodossa al di fuori dal dialogo effettuato dalla Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica romana. E’ infatti la Commissione mista ad avere pieni poteri per discutere i problemi teologici che esistono tra ortodossi e cattolici, e cercare le loro soluzioni. Inoltre, un dialogo bilaterale della Chiesa greco-cattolica ucraina con rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli che eviti la Chiesa ortodossa ucraina non può che provocare diffidenza e approfondire le contraddizioni che già da tempo dovrebbero essere affrontate.

    La “Concezione ecumenica” della Chiesa greco-cattolica ucraina è un documento contraddittorio, che suscita da parte ortodossa molti problemi. Pur esprimendo il desiderio di promuovere il dialogo con la Chiesa ortodossa, le autorità della CGCU non mostrano alcuna seria volontà di analisi del passato storico né un atteggiamento responsabile nei confronti della situazione attuale della Chiesa in Ucraina. Il documento mostra che la CGCU aspetta passi unilaterali da parte della Chiesa Ortodossa, mentre la stessa CGCU non ritiene necessario intraprendere alcuna azione reale per risolvere i problemi esistenti.

    Purtroppo, l’operato della Chiesa greco-cattolica in Ucraina oggi non solo non favorisce il riavvicinamento tra ortodossi e cattolici, ma approfondisce la divisione esistente, incoraggiando lo scisma e continuando a provocare confusione nella mente delle persone. Si manifesta in tal modo la natura stessa dell’Unione, dopo il cui avvento, secondo il documento di Balamand, “venne a crearsi una situazione che è diventata una fonte di conflitto e sofferenza prima per gli ortodossi, e poi per i cattolici”, aggravando la “divisione tuttora esistente”.

     


    Fraternamente CaterinaLD

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    Caterina63
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    00 14/02/2016 00:12
     come la pensava la Chiesa Ortodossa al Sinodo Cattolico e che  - tutte le fonti ufficiali della Santa Sede, compreso il Sinodo - hanno taciuto .....

    SALUTO DEL METROPOLITA AL SINODO DEI VESCOVI CATTOLICI




     


    Riportiamo integralmente, in traduzione italiana, il testo del saluto del metropolita Hilarion alla XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi della Chiesa cattolica, dedicata al tema “Vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo moderno” (Città del Vaticano, 20 ottobre 2015).


    Santità,


    Beatitudini, Eminenze e Eccellenze,


     


    a nome di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill e di tutta la Chiesa ortodossa russa rivolgo il nostro saluto fraterno a tutti voi, in occasione della XIV Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi della Chiesa cattolica, dedicata al tema della famiglia.


    Nel nostro mondo turbolento e inquietante, l’uomo ha bisogno di basi solide e incrollabili su cui poggiare, per costruire su di esse con fiducia la propria vita. La società laica, orientata principalmente alla soddisfazione dei desideri individuali, non può dare alla persona orientamenti morali chiari. La crisi dei valori tradizionali cui assistiamo nella società dei consumi, porta ad una contraddizione tra diverse preferenze, anche nelle relazioni familiari. Così, se il femminismo estremo vede nella maternità un ostacolo alla realizzazione della donna, d’altra parte, il fatto di avere un figlio è sempre più considerato un diritto che può essere raggiunto con qualsiasi mezzo. Sempre più spesso, la famiglia è vista come un’unione di due persone, indipendentemente dal loro sesso, e si ritiene che l’individuo possa scegliere l’appartenenza all’uno o all’altro sesso, secondo il gusto personale.


    D’altra parte, si presentano nuovi problemi che riguardano direttamente i fondamenti della famiglia tradizionale. I conflitti armati nel mondo moderno causano un esodo di massa dalle regioni colpite dalla guerra verso i paesi più ricchi. L’emigrazione spesso porta alla rottura dei legami familiari, e crea nel contempo un nuovo ambiente sociale in cui nascono legami che hanno spesso carattere interetnico e interreligioso.


    Queste sfide e minacce sono comuni per tutte le Chiese cristiane, che devono cercare le risposte, basandosi sulla missione affidata loro da Cristo, quella di guidare la persona alla salvezza.

    Purtroppo, anche in ambienti cristiani, sentiamo spesso voci che chiedono una “modernizzazione” della coscienza ecclesiale, cioè il rifiuto della dottrina cristiana, apparentemente obsoleta, sulla famiglia. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare le parole dell’apostolo Paolo rivolte ai cristiani di Roma: ” Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12, 2).

    La Chiesa è chiamata ad essere una luce e un faro nel buio di questo mondo, e i cristiani sono chiamati a essere “sale della terra” e “luce del mondo”. Tutti noi non dobbiamo dimenticare il tremendo monito del Salvatore: “se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini” (cf. Mt 5, 13-14). Un tale sale, che ha perso la forza del proprio sapore, diventano in questo nostro tempo alcune comunità protestanti che si definiscono cristiane ma predicano ideali morali che sono incompatibili con il cristianesimo.

    Se in comunità di questo tipo si introduce il rito della benedizione delle unioni omosessuali, e una donna lesbica, che si autodefinisce “vescovo”, esorta a rimuovere dalle chiese portuali le croci e a sostituirle con mezzelune islamiche, può una tale comunità essere definita “chiesa”? Sotto i nostri occhi il cristianesimo viene tradito da quanti sono pronti a fare il gioco della società secolarizzata, sclericalizzata e senza Dio.

    Le autorità di diversi paesi d’Europa e America, nonostante le numerose proteste, anche da parte di fedeli cattolici, continuano a perseguire una politica deliberatamente mirante alla distruzione del concetto stesso di famiglia.
    Non soltanto le unioni omosessuali vengono legalmente equiparare al matrimonio, ma si arriva a perseguire penalmente quanti, a motivo della propria fede cristiana, rifiutano di registrare tali unioni.

    Subito dopo la conclusione della visita di Papa Francesco, il presidente americano Barack Obama ha apertamente dichiarato che i diritti dei gay sono più importanti della libertà religiosa. Questo mostra chiaramente l’intenzione delle autorità secolari di continuare l’attacco alle forze sane della società che difendono i valori tradizionali della famiglia.

    I cattolici sono in prima linea in questa lotta, e proprio contro la Chiesa cattolica è in corso una vera e propria campagna di discredito e menzogna. Pertanto, la forza nel difendere le convinzioni cristiane e la fedeltà alla tradizione della Chiesa oggi sono particolarmente necessarie.

    Oggi che la società diventa sempre più simile all’uomo stolto, “che ha costruito la sua casa sulla sabbia” (cf. Mt 7 26), è dovere della Chiesa ricordare alla società la sua base solida – la famiglia come unione dell’uomo e della donna, che ha come fine la nascita e l’educazione dei figli. Solo una tale famiglia, stabilita dallo stesso Signore al momento della creazione del mondo, è in grado di prevenire, o almeno rallentare, lo scivolare della società moderna nel baratro del relativismo morale.

    La Chiesa ortodossa, così come quella cattolica, nella sua dottrina sulla famiglia ha sempre seguito la Sacra Scrittura e la Santa Tradizione, affermando il principio della santità del matrimonio, che si fonda sulle parole del Salvatore stesso (cf. Mt 19, 6; Mc 10, 9). Nel nostro tempo, questa posizione deve essere più unita e unanime.
    Dobbiamo insieme difenderla nel dialogo con le autorità legislative ed esecutive dei singoli paesi, e a livello delle organizzazioni internazionali, come l’ONU e il Consiglio d’Europa. Non possiamo limitarci alle sole esortazioni, dobbiamo garantire pienamente la tutela giuridica della famiglia.

    E’ indispensabile la solidarietà delle chiese e tutte le persone di buona volontà, al fine di proteggere la famiglia dalle minacce del mondo laico e così garantire il nostro futuro. Spero che uno dei frutti della Assemblea del Sinodo sarà l’ulteriore sviluppo della cooperazione cattolico-ortodossa in questa direzione.

    Vi auguro la pace, la benedizione di Dio e successo nel vostro lavoro!





    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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