Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Venerabile padre spirituale in Cristo Gesù. Io Catarina, serva vostra e figliuola, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, mi raccomando, e scrivo a voi nel prezioso sangue di Dio; con desiderio di vedervi vero sacerdote, e membro legato nel corpo della Chiesa santa. O venerabile e carissimo padre in Cristo Gesù, quanto sarà beata l'anima vostra e mia, quando io vedrò che noi siamo legati nel fuoco della divina carità, la quale carità sapete che dà il latte alli figliuoli suoi, e notricali! E parmi chequesto latte non si trae per altro modo che tragga il fanciullo il latte dal petto della madre sua; il quale per mezzo della poppa trae il latte, e così si notrica: così sapete, che l'anima nostra non può avere vita per altro modo che per mezzo di Cristo crocifisso. Così disse la prima Verità: «Veruno può andare al Padre se non per me». E in altro luogo dice: «Io sono via, verità e vita; e chi va per me, non va per le tenebre, anzi va per la luce».
O inestimabile dolcissima Carità, quale è la via tua, che tu eleggesti con tanto amore? Io non vedo che fusse onore nè delizie nè gloria umana, nè amor proprio di te medesimo; perocchè la carità non cerca le cose sue, ma solo l'onore di Dio e la salute della creatura. La vita suadunque non fu altro che scherni e ingiurie e rimproveri e villanie, e all'ultimo l'obbrobriosa morte della croce. Per questa via l'hanno seguitato li Santi, siccome membri legati e uniti con questo dolce capo Gesù. Il quale è tanto dolce che nutrica e dà vita a tutte le membra che in esso capo sono legate. E se noi diciamo: «in che modo sèguito questo dolce capo, e legomi con lui?» sapete che con altro modo non si lega l'uomo, se non con legame, nè non diventa una cosa col fuoco se non vi si gitta dentro, che punto non ne rimanga di fuore. Or questo è quello vincolo dell'amore, col quale l'anima si lega con Cristo. Oh quanto è dolce questo legame il quale legò il Figliuolo di Dio in sul legno della santissima croce. E legato che l'uomo è di questo legame, si truova nel fuoco. E fa il fuoco della divina carità nell'anima, come fa il fuoco materiale; perocchè scalda e allumina, e converte in sè. O fuoco dolce e attrattivo, che scaldi e cacci via ogni freddezza di vizio e di peccati, e d'amore proprio di sè medesimo! Questo caldo riscalda e accende questo legno arido della nostra volontà: onde ella s'accende e distende a' dolci e amorosi desiderii amando quello che Dio ama, e odiando quello che Dio odia. E come l'anima vede, sè essere cotanto smisuratamente amata, e dato sè medesimo Agnello svenato in su 'l legno della croce; allora dico che il fuoco l'allumina, e non cade tenebre in lei. E così l'anima, alluminata a questo venerabile fuoco, tutto distende lo intendimento, e allarga. E poichè ha sentito e ricevuto il lume, discerne e vede quello che è nella volontà di Dio; e non vuole seguitare altro che le vestigie di Cristo crocifisso, perocchè vede bene che per altra via non può andare: e non si vuole dilettare in altroche negli obbrobri suoi. Onde allora, per mezzo della carne di Cristo crocifisso, trae a sè il latte della divinadolcezza. O lume dolce dove non cade tenebre nè pena, per veruna amaritudine nè tristizia che venga! Perocchè il lume, ricevuto dal fuoco, vede che ogni cosa procede da Dio, eccetto che il peccato e vizio; e vede che Dio non vuole altro che la santificazione nostra; e per darci questa santificazione della Grazia, unissi esso Dio e umiliossi all'uomo; onde la sua umilità stirpa la nostra superbia.
Egli è quella regola la quale tutti ci conviene seguitare. Questo ragguarda bene lo intendimento alluminato, e vede, fermando l'occhio nell'occhio della divina carità e bontà di Dio. E dove la trova? dentro nel cognoscimento di sè medesimo. Perocchè vede, sè non essere, e l'essere suo cognosce avere da Dio per grazia e per amore, e non per debito. Subito, dunque, il nostro intendimento intenderà a tanta bontà; nascerà in lui una fonte viva di grazia, una vena d'olio di profonda umiltà, la quale non lasserà cadere, nè enfiare per superbia nè per veruno stato nè gloria ch'egli abbia. Ma, come buon pastore, seguiterà le vestigie del maestro suo; siccome faceva quello santo e dolce Gregorio, e gli altri che 'l seguiro, che essendo li maggiori, erano minori, e non volevano essere serviti, anzi servire spiritualmente e temporalmente, più con la buona vita che con le parole. Poi, dunque, che lo intendimento ha ricevuto il lume del fuoco per lo modo che detto è; ed egli il converte in sè medesimo, e diventa una cosa con lui. E così la memoria diventa una cosa con Cristo crocifisso, onde altro non può ritenere nè dilettare nè pensare, che del diletto suo che egli ama, e l'amore ineffabile che egli vede che egli ha a lui e a tutta l'umana generazione. Onde subito la memoria ritiene questo in sè; e diventa amatore di Dio e del prossimo suo; in tanto che cento migliaia di volte porrebbe la vita per lui. E non ragguarda a utilità che tragga da lui; ma solo perché vede che solamente Dio ama la sua creatura, si diletta d'amare quello ch'egli ama. Adunque bene possiamo dire che egli è drittamente fuoco che scalda e allumina, e converte in sè. E accordansi in questo fuoco le tre potenzie dell'anima, cioè la memoria a ritenere li beneficii di Dio, lo intendimento a intendere la bontà; e la volontà si distende ad amare per sì fatto modo che non può altro amare nè desiderare veruna cosa fuore di lui. E tutte le sue operazioni sono dirizzate in lui; e non può vedere altrimenti, ma sempre pensa di fare quella cosa che più piaccia al suo Creatore. E perché vede che veruno sacrificio gli è tanto piacevole quanto essere mangiatore e gustatore dell'anime, mai non se ne sazia. E singolarmente a voi, padre, richiede Dio, e a'vostri pari, questo zelo e sollecitudine. Questa èla via di Cristo crocifisso, che sempre ci darà il lume della Grazia. Ma tenendo altra via, anderemo di tenebre in tenebre, e nell'ultimo alla morte eternale.
Ricevetti, dolce padre mio, la lettera vostra con grande consolazione e letizia, pensando che vi ricordiate di sìvile e misera creatura. Intesi ciò che diceva: e rispondendovi alla prima delle tre cose che mi dimandate, dirò che il dolce nostro Cristo in terra credo, e così pare nel cospetto di Dio, che sarebbe bene che due cose singolari, per le quali la Sposa di Cristo si guasta, si levassero via.L'una si è la troppa tenerezza e sollicitudine di parenti, la quale singolarmente si converrebbe che in tutto e per tutto egli fusse tutto mortificato. L'altra si è la troppo dolcezza fondata in troppa misericordia. Oimè, oimè, questa è la cagione che i membri diventano putridi, cioè per lo non correggere. E singolarmente ha per male Cristo tre perversi vizi; cioè la immondizia, l'avarizia, e lainfiata superbia, la quale regna nella Sposa di Cristo, cioè ne' prelati, che non attendono ad altro che a delizie e stati e grandissime ricchezze. Veggono i demoni infernali portare l'anime de' sudditi loro, e non se ne curano, perché sono fatti lupi, e rivenditori della divina Grazia. Vorrebbesi dunque una forte giustizia a correggerli; perocchè la troppa pietà è grandissima crudelità; ma con giustizia e misericordia si vorrebbe correggere. Ma ben vi dico, padre, che io spero per la bontà di Dio che questo difetto della tenerezza de' parenti, per le molte orazioni e stimoli che egli averà da' servi di Dio, si comincerà a levare. Non dico che la sposa di Cristo non sia perseguitata: ma credo che rimanerà in fiore, come dee rimanere. Egli è bisogno, che a racconciare al tutto, si guasti infino alle fondamenta. E questo che detto è, il gustare che io voglio che voi intendiate, non è in altro modo.
All'altra che dite, de' peccati vostri. Dio vi doni l'abondanzia della sua misericordia. Sapete che Dio non vuole la morte del peccatore, ma vuole che si converta e viva. Onde io, indegna vostra figliuola, m'ho recato e recherò il debito de' peccati vostri sopra di me; e insiememente li vostri e li miei arderemo nel fuoco della dolce Carità, dove si consumano. Sicchè sperate, e tenete di fermo che la divina Grazia vi gli ha perdonati. Or pigliate dunque uno ordine di ben vivere: e con virtù tenendo piantato nel cuore vostro il crociato amore che Dio ha a voi, eleggendo innanzi la morte, che offendere il suo Creatore, o tenere l'occhio che sia offeso da' sudditi vostri.
All'altra dico: quando io vi dissi che v'affaticaste nellaChiesa santa, non intesi, nè non dico solamente, delle fadighe che voi pigliate sopra le cose temporali (poniamochè sia bene); ma principalmente vi dovete affatigare insiememente col Padre santo, e farvi ciò che voi potete in trarre li lupi e li demoni incarnati de' pastori, che a veruna cosa attendono, se non in mangiare e in belli palazzi e in grossi cavalli. Oimè, che quello che acquistò Cristo in su il legno della croce, si spende con le meritrici. Pregovi che, se ne doveste morire, che voi ne diciate al Padre santo che ponga remedio a tante iniquitadi. E quando verrà il tempo di fare li pastori e' cardinali, che non si faccino per lusinghe nè per denari nè per simonia: ma pregatelo quanto potete, che egli attenda e miri, se trova la virtù e la buona e santa fama nell'uomo; e non miri più a gentile che a mercennaio; perocchè la virtù è quella cosa che fa l'uomo gentile e piacevole a Dio. E questa è quella dolce fadiga, Padre, che io vi prego e pregai che voi pigliate. E poniamochè l'altre fadighe siano buone; questa è quella fadiga che è ottima.
Altro per ora non dico. Perdonate alla mia presunzione. Raccomandomivi cento migliaia di volte in Cristo Gesù. Stianvi a mente li fatti di messer Antonio. E se vedete costà l'Arcivescovo, sì me gli raccomandate quanto più potete. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.
CX - A monna Stricca, donna che fu di Cione di Sandro de' Salimbeni
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi serva fedele al nostro Creatore, fondata in vera e santa pazienzia. E pensate che in altro modo non potreste piacere a Dio. Noi siamo pellegrini e viandanti in questa vita, e senza alcuna stanza di tempo corriamo verso il termine della morte; onde ci conviene avere il lume della santissima fede, acciò che (senza essa, per lo impedimento di tenebre) possiamo giungere al termine nostro. Ma vuole essere fede viva, cioè con sante e buone operazioni: perocchè dicono e' Santi che la fede senza l'opere è morta. Poi, dunque, che noi abbiamo creduto che Dio è Dio, e ch'egli ci ha creati alla imagine e similitudine sua, ch'eglici ha dato il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo nato nel ventre dolce di Maria, e morto in sul legno della santissima croce per tollerci la morte e darci la vita della Grazia(la quale perdemmo per la disobedienzia di Adam, e per l'obedienzia del Verbo tutti contraiamo la Grazia, sì come prima tutti contraemmo la morte per lo primo peccato); subito, dico, allora che l'anima ha acquistato così dolcemente il lume della fede, vedendo tanto amore ineffabile quanto Dio le porta (e per darci anco speranza della nostra resurrezione, la quale averemo nell'ultimo dì del Giudizio, egli ha manifestato la resurrezione sua), l'anima s'innamora a tanto lume e a tanta dolcezza d'amore, quanto vede che Dio gli ha. E comincia a vedere con questo medesimo occhio, che Dio non vuole altro che la nostra santificazione; e ciò ch'egli ci dà e permettein questa vita, dà per questo fine; e tribolazioni e consolazioni, ingiurie, scherni e villanie, persecuzioni del mondo e tentazioni del dimonio, fame e sete, infermità e povertà, prosperità e delizie, e ogni cosa, permette per nostro bene. Onde la ricchezza ci permette, perché ne siamo disponsatori a' poveri; le delizie e stati del mondo, non perché noi leviamo il capo per la superbia: anco, molto maggiormente ci dobbiamo umiliare con un santo ringraziamento della divina bontà. La tribolazione, da qualunque lato ella viene, e povertà, ce la dona, perché noi veniamo a vera e perfetta pazienzia, e perché cognosciamo la poca fermezza e stabilità del mondo; acciò che noi ne leviamo l'affetto e 'l desiderio nostro, e siaposto solamente in Dio con le vere e reali virtù. E così riceveremo il frutto delle nostre fadighe. Perocchè ogni fadiga che noi sosteniamo per lo suo amore, è remunerata, e serbatoci il frutto della vita durabile, dove è vita senza morte e luce senza tenebre, sazietà senza fastidio, e fame senza pena. Così dice santo Agostino; dilunga è il fastidio dalla sazietà, e la pena dalla fame. Nell'altra vitaogni bene è remunerato, e ogni colpa è punita.
Adunque l'anima che ha questa viva Fede, partorisce le vere e sante operazioni; ed è veramente paziente a sostenere ogni pena e fadiga per Dio, e per remissione dei peccati suoi. Anco, ha in reverenzia ogni pena, considerando chi è colui che le dà, e perché le dà, e a cui le dà.Chi è colui che le dà? E' Dio, somma ed eterna Bontà; non per odio, ma per singolare amore. Così disse egli a' discepoli suoi: «Io vi mando a esser perseguitati e martirizzati nel mondo, non per odio, ma per singolare amore. E di quello amore che il Padre mio ha amato me, di quello io amo voi. Però chè, perché egli m'amasse di singolare amore, egli non di meno mi mandò a sostenere la pena obbrobriosa della santissima croce». Dico: Perché le dà? Per amore come detto è, e per nostra santificazione, acciò che siamo santificati in lui. Noi chi siamo, a cuisono date queste fadighe? Siamo coloro che non siamo; ma per la colpa nostra siamo degni di cento migliaia d'inferni, se tanti ne potessimo ricevere. Però che, perché noi offendiamo il Bene infinito, doverebbe seguitare una pena infinita; e Dio per misericordia ci punisce nel tempo finito, dandoci pena finita. Perocchè tanto bastano le tribolazioni in questa vita, quanto il tempo, e più no. E però ogni grande fadiga è piccola, per la brevità del tempo. Il tempo nostro, dicono e' Santi, è quanto una punta d'aco. La vita dell'uomo è non cavelle; tanto è poca. Adunque ogni grande fadiga è piccola: la fadiga, che è passata, noi non l'abbiamo; e quella che debbe venire, noi non siamo sicuri d'averla, perché non siamo sicuri d'avere il tempo. Solo dunque questo punto del presente ci è, e più no.
Or su, figliuola dolcissima, lèvati dal sonno; e non dormiamo più, ma seguitiamo con fede viva le vestigie di Cristo crocifisso, con vera e santa pazienzia. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.