Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissima e reverendissima madre e suoro in Cristo Gesù, madama la Reina, io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi con desiderio di vedervi piena dell'abbondazia della grazia dello Spirito Santo; acciocchè, come terra fruttifera, rendiate frutto buono e soave, e non produca spine, rovi e triboli. Voi sapete, carissima madre, che noi siamo come uno campo di terra, dove Dio per la sua misericordia ha gittato il seme suo, cioè l'amore e l'affetto, col quale ci creò, traendo noi di sè medesimo solo per amore e non per debito. Noi non pregammo mai che ci creasse: ma, mosso dal fuoco della sua carità, ci creò, perché godessimo e gustassimo la somma ed eterna bellezza sua. E acciocchè questo seme faccia frutto e nutrichinsì le piante, egli ci ha data l'acqua del santo battesimo. Bene è dunque dolce e soave questo frutto: ma ècci bisogno d'uno ortolano che 'l governi, e conservi il frutto suo.
O dolcissimo amore Gesù, tu ci hai dato il più forte e grazioso ortolano che possiamo avere, cioè la ragione e la libera volontà. Questa è si forte, che nè dimonio nè creatura la può muovere, nè stringere a uno peccato mortale, se egli non vuole. Questo parve che dicesse quello innamorato di Paolo, quando dice: «Chi sarà colui che mi parta dalla carità di Cristo? non fame nè sete nè persecuzioni, nè angeli nè dimonio». Quasi come dica: «Egli è impossibile ch'io mi parta mai dalla divina carità, se io non vorrò». Bene e forte dunque! Hacci dato anco il tempo; perocchè senza il tempo, questo lavoratore non farebbe cavelle: ma nel tempo, cioè mentre che noi viviamo, questo lavoratore può rivollere la terra, e ricogliere il frutto. Allora la mano dell'amore del santoe vero desiderio piglia il frutto, e ripollo nel granaio suo, cioè Iddio; facendo e drizzando ogni sua operazione a lode e gloria di Dio.
E se voi mi diceste: «Questo ortolano ha uno compagno, cioè la parte sensitiva, che spesse volte il ruba, e loimpedisce, seminandovi e raccogliendovi spesse volte il seme del dimonio, ponendoci e' disordinati diletti e piaceri del mondo, stati, ricchezze, onore, e amore proprio di noi medesimi...». Il quale è uno vermine pericoloso che invermina e guasta ogni nostra operazione: però che colui che ama sè senza Dio, e che attende solo all'onore di sè medesimo, egli non fa mai cavelle buono; onde se egli è signore, non tiene mai giustizia dritta nè buona, ma faralla secondo il piacere delle creature, il quale piacere è acquistato per l'amore proprio di sè. Non voglio dunque che questo caggia in noi: perocchè se voi attenderete solo allo onore di Dio e alla salute della Creatura,la giustizia e ogni vostra operazione sarà fatta con ragione e giustamente: e subito la forza della libertà già dettafarà stare quieta la sensualità. Confortatevi dunque, carissima madre; perocchè, per lo innesto che ha fatto Dio a noi, arbori infruttiferi, cioè per l'unione della natura divina colla natura umana, è sì fortificata la ragione e l'amore nostro verso di lui, che per forza d'amore è tratta ad amare; e la sensualità è sì indebilita, che, volendo usare la ragione, non ci potrà cavelle. Bene vediamo noi, carissima madre, che la carne nostra, cioè l'umanità di Cristo ch'è dalla massa d'Adamo, è si flagellata e tormentata con tanti strazi e scherni e villanie infine all'obbrobriosa morte della croce, che debbe fare stare soggetta la nostra, che non ribelli mai nè alzi il capo contraDio e la regione.
O amore ineffabile, dolcissimo Gesù, come si può tenere la creatura che non si disfaccia e dissolva per te? O innesto piacevole, Verbo incarnato Figliuolo di Dio, che traesti il vermine del vecchio peccato d'Adam, e traestine il frutto salvatico! Perocchè, per lo peccato commesso era l'orto nostro sì insalvatichito, che neuno frutto divirtù poteva producere che gli desse vita. O dolce fuoco d'amore, tu hai innestato e legato Dio nell'uomo e l'uomo in Dio sì e per siffatto modo, che lo infruttoso fuoco che ci dava la morte, è fatto buono e fruttifero, in tanto che sempre ci dà vita, se noi vorremo usare la forza della ragione.
Ragguardate, ragguardate l'amore ineffabile che Dio vi porta, e la dolcezza del soave frutto dell'Agnello immacolato, il quale fu quello seme dolce che fu seminato nel campo dolce di Maria. Non stia più dunque a dormire, nè in negligenzia, questo nostro lavoratore; poichè egli ha il tempo, ed è forte per l'esser suo, ed è fortificato per l'unione che Dio ha fatta nell'uomo. Pregovi dunque in Cristo dolce Gesù, che l'amore e l'affetto e 'l desiderio vostro si levi su e pigli l'arbore della santissimacroce; e piantisi nell'orto dell'anima vostra; peró ch'egliè uno arbore pieno di frutti di vere e reali virtù. Chè bene vedete voi che, oltre all'unione che Dio ha fatta colla creatura, egli è giunto su la croce santa, e vuole e richiede che noi ci uniamo per amore e desiderio in su quest'arbore: e allora l'orto nostro non potrà avere altro chedolci frutti soavi. E però dissi che io desideravo che voi fuste campo fruttifero.
Abbiamo dunque veduto in che modo riceve in sè il frutto e in che modo sel tolle; cioè in sapere usare la forza e la potenza del buono lavoratore della ragione e libera volontà, colla memoria dell'Agnello svenato, ad abbattere la parte sensitiva. Orsù dunque virilmente, dolcissima suoro! Non è più tempo da dormire, però che' l tempo non dorme, ma sempre passa come' l vento. Rizzate in voi per amore il gonfalone della santissima croce; però che tosto ci converrà rizzare: chè, secondo che mi pare intendere, il Padre Santo lo bandirà sopra e'Turchi. E però vi prego che voi vi disponiate, sì che tutti di bella brigata andiamo a morire per Cristo. Ora vi prego e costringo da parte di Cristo crocifisso, che sovveniate la sposa nel bisogno suo, in avere, in persona e in consiglio; e in ciò che si può, dimostriate d'esser figliuola fedele della dolce e santa Chiesa. Chè voi sapete bene ch'ella è quella madre che notrica i figliuoli al petto suo, dando loro latte dolcissimo che lor dà vita. Bene è dunque stolto quello figliuolo che non aita la madre quando il membro putrido la ribella ed è contra lei. Voglio dunque che siate quella figliuola vera che sempre sovveniate alla madre vostra. Non dico più. Perdonate alla mia ignoranzia. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
Raccomandovi frate Pietro, che vi reca questa lettera, come caro padre e figliuolo mio.
CXXXIX - A frate Tomaso della Fonte dell'ordine de' predicatori in Siena
Laudato sia il nostro dolce Salvatore.
A voi, dilettissimo e carissimo in Cristo Gesù, io Caterina, serva inutile, e vostra indegna figliuola, mi raccomando nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio. Con desiderio io desidero di vedervi, ma non senza me, sdraiato in sull'arbore della dolcissima e dilettissima Croce. Altro refrigerio non ci veggo, carissimo Padre, se non di spasimarvi su con ardentissimo amore. Ine non saranno dimonia visibili nè invisibili, che ci possano tollere la vita della Grazia; perocchè essendo levati in alto,la terra non ci potrà impedire; come disse la bocca della verità: «Se io sarò levato in alto, ogni cosa trarò a me». Però ch'el trae il cuore, e l'anima, e la volontà, con tuttele forze sue.
Adunque, dolcissimo padre, facciancene letto. Perocchè io godo e esulto di quello che mi mandate a dire. Pensando che 'l mondo è contrario a noi, dissi: non son degna che esse mi facciano tanta misericordia che esse mi donino 'l vestimento che ebbe 'l nostro dolcissimo Padre eterno. Bene, padre carissimo, che questa è poca cosa, e tanto poca cosa che non è quasi cavelle. O dolcissima ed eterna Verità, dacci mangiare de' bocconi grossi. Io non posso più, se non che io v'invito da parte di Cristo crocifisso, che forniate la navicella dell'anima vostra di fede e di fame.
Come' l Maestro udì la vostra lettera, fece rispondere al compagno suo. Non so se l'avete avuta per si fatto modo, che esse si potranno bene pacificare.
Di Luca vi rispondo che, quanto a me, pareva il meglio che egli si ricevesse per frate, per più legame di lui.Nondimeno ciò che ne pare a voi e al priore, io son molto contenta. Ditegli che non s'indugi più a vestire. Prego il nostro dolce Salvatore, che ve ne faccia fare quello chesia più onore suo. Sappiate che io temo che non mi convenga passare l'obedienzia: perocchè l'arcivescovo ha chiesto di grazia al generale, che io rimanga anco parecchi dì. Pregate quello venerabile Spagnuolo che ci accatti grazia che noi non torniamo vote. Ma per la grazia di Dio non credo tornare vota. Benediteci tutte da parte vostra: e tutte vi ci mandiamo raccomandando. Confortate e benedicete da parte di Gesù Cristo, e di tutte noi, monna Lapa, e monna Lisa, e tutte e tutti figliuoli e figliuole nostre. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.
CATERINA, serva inutile.
CXL (140) - A misser Giovanni condottiero, e capo della compagnia che venne nel tempo della fame
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo Gesù, ioCatarina serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vero figliuolo e cavaliere di Cristo, sì e per siffatto modo, chedesideriate mille volte se tanto bisognasse, dare la vita inservizio del dolce e buono Gesù. Il quale sarebbe scontamento di tutte le nostre iniquità, le quali abbiamo commesse contra il Salvatore nostro. O carissimo e dolcissimo fratello in Cristo Gesù, or sarebbe così gran fatto che vi recaste un poco a voi medesimo, e consideraste quante sono le pene e gli affanni che avete durato in essere al servizio e al soldo del dimonio? Ora desidera l'anima mia che mutiate modo, e che pigliate il soldo e la croce di Cristo crocefisso, e tutti i vostri seguaci e compagni; sì che siate una compagnia di Cristo, ad andar contra a' cani infedeli che possiedono il nostro Luogo santo, dove si riposò e sostenne la prima dolce Verità morte e pene per noi. Adunque io vi prego dolcemente in Cristo Gesù che, poichè Dio ha ordinato e anco il nostro Padre santo, d'andare sopra gl'Infedeli, e voi vi dilettate tanto di far guerra e di combattere, non guerreggiate più i Cristiani; però che è offesa di Dio; ma andate sopra di loro. Chè grande crudeltà è che noi che siamo cristiani, membri legati nel corpo della santa Chiesa, perseguitiamo l'un l'altro. Non è da fare così: ma è da levarsi con perfetta sollecitudine, e levarne ogni pensiero.
Maravigliomi molto, avendo voi, secondo che ho inteso, promesso di volere andare a morire per Cristo a questo santo passaggio, e ora voi vogliate far guerra di qua. Questa non è quella santa disposizione che Dio richiede a voi andare in tanto santo e venerabile luogo. Parmi che vi dovereste ora in questo tempo disporre a virtù, infino che il tempo ne venga per noi, e per gli altri che sidisporranno a dare la vita per Cristo: e così dimostrerete d'esser virile e vero cavaliere.
Viene a voi questo mio padre e figliuolo, frate Raimondo, il quale vi reca questa lettera. Dategli fede a quello che egli vi dice; però ch'egli è vero fedele servo di Dio, e non vi consiglierà nè dirà se non quello che sia onore di Dio e salute e gloria dell'anima vostra. Non dico di più. Pregovi, carissimo fratello, che vi rechiate a memoria la brevità del tempo vostro. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.
CATARINA, inutile serva.