DIFENDERE LA VERA FEDE

Nei confronti della Chiesa:siamo Cattolici o "Protestanti"?

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    Caterina63
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    00 28/11/2008 14:23

    Amici....un invito alla riflessione ed all'esame di coscienza.
    Quanto segue è di un Padre Domenicano il quale, durante un incontro con dei giovani sull'obbedienza all'Enciclica di Paolo VI "Humanae Vitae", pone un interrogativo che ha dato origine così anche a questo spazio per noi:


    Ho detto all’inizio che non avrei affrontato tutti i problemi. Uno di voi mi ha posto venti domande che, da sole, quasi esauriscono l’argomento: con tali domande potrei abbozzare una vera e propria "quaestio disputata" alla maniera di S. Tommaso, ma esito a farlo nell’ambito di queste lettere. Qualunque sia la vostra legittima curiosità intorno a tutti questi problemi, non dobbiamo perderci nel loro intrico né abbandonare le profondità evangeliche.
    Infatti la cosa grave che rende i problemi insolubili e li trasforma in impasse, non sono i problemi stessi, che paragonerei alle spine, ma il veleno che queste spine potrebbero contenere.

    Cerco di darvi l’antidoto di questo veleno; l’antidoto si trova nelle profondità del Cuore di Cristo.
    Chi è liberato dal veleno, diventa capace di sentire e anche di accogliere con gioia le risposte dettagliate, che in queste lettere non fornisco. Anche se restano in lui dei dubbi e dei turbamenti, questo non gli impedisce di andare avanti. Chi, invece, si lascia paralizzare dal veleno dell’arroganza intellettuale, non può più udire né accogliere le vere risposte, anche se gli fossero offerte con la più grande accuratezza.

    Bisognerebbe parlare, beninteso, dell’autorità del Papa e della Chiesa in queste materie e forse lo farò, se sento che anche il vostro turbamento è eccessivo in proposito. Ma è proprio in questo campo che il veleno è più subdolo e più inafferrabile. I giansenisti hanno trovato fino alla fine eccellenti ragioni per non accettare l’insegnamento di Roma... e oggi le stesse menti che ripudiano il giuridismo, menzionano un argomento giuridico per ripudiare l’enciclica (riferimento all'Humanae Vitae di Paolo VI).

    Confesso di non avere nessuna voglia di rispondere loro. Se qualcuno ha deciso di non accettare un insegnamento ecclesiastico diverso dalle definizioni solenni del Magistero straordinario, perché mai dovrebbe ascoltare me? Ad ogni modo, le mie parole hanno molto meno autorità dell’enciclica (è il minimo che uno possa dire): non potrei accettare che fossero accolte con più fiducia di quelle del Papa. Quanto a coloro che si fidano solo del loro giudizio proprio (anche se ha il sostegno della legione dei teologi e de chierici che non han fiducia anche loro che nel proprio giudizio, con tanta più arroganza quanto più sanno - o credono - di essere la maggioranza), vorrei in primo luogo guarirli da questo veleno e spiegare loro cos’è la fede, prima di dir loro qualcos’altro.

    Prima di tutto, è importante sapere se il nostro atteggiamento intimo è cattolico o protestante, perché, se può esserci ecumenismo (ed è molto auspicabile) tra protestanti e cattolici, non può esserci ecumenismo tra l’atteggiamento protestante e l’atteggiamento cattolico. [SM=g1740721]

    Il primo consiste essenzialmente nel non accettare altra autorità al di fuori dello Spirito Santo, del giudizio proprio e, sul piano esteriore, della Bibbia; il secondo ammette, invece, l’autorità esteriore della Chiesa allo stesso piano della Rivelazione: quella stessa autorità, ed essa sola, ci assicura che la Bibbia è ispirata.

    Bisogna scegliere tra questi due atteggiamenti. Chi, fosse anche un cardinale, discute un’enciclica proprio al momento della sua pubblicazione con il pretesto che non è infallibile..., costui, credo che, in verità, sia lacerato tra l’atteggiamento protestante e l’atteggiamento cattolico: egli cerca di mettere nella sua vita interiore il minimo di cattolicesimo e il massimo di protestantesimo. [SM=g1740722]

    Non credo di essere ingiusto dicendo così, perché capisco benissimo questa sua lacerazione: mi sento capacissimo di condividerla, di esitare e di oscillare anch’io tra questi due atteggiamenti, ma ho l’evidenza che essi sono incompatibili l’uno con l’altro; temo, invece, che costui non abbia quest’evidenza... e vorrei proprio dargliela. Finché sentirò che questo punto non è stato delucidato, chiarito, sanato, temerò sempre che le nostre discussioni siano una perdita di tempo... [SM=g1740721]

    Che Cristo ci illumini su tutti questi punti, perché è veramente dal di dentro e sotto la mozione dello Spirito Santo che dobbiamo aderire all’autorità esteriore della Chiesa. Al di fuori di questo movimento perfettamente libero, personale e segreto, in realtà non c’è nulla...

    festa di S. Teresa di Gesù Bambino,

    Fr. M.D. Molinié, o.p.



    Padre Marie-Dominique Molinié, domenicano e tomista nato nel 1918 e morto nel 2002, convertito da Santa Teresa e folgorato dalle sue intuizioni, è stato posseduto per tutta la vita dal desiderio di abbozzare, per i suoi contemporanei, la “dottrina nascosta dal Padre ai sapienti e agli intelligenti”, secondo quanto dice Gesù: - Ti rendo lode, Padre, perché hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli (Lc 10, 21-22). Padre Molinié pensa, infatti, che la filosofia e la teologia sono cose troppo serie per essere abbandonate agli intellettuali che, sopratutto in Francia, le hanno confiscate a loro profitto: solo un cuore di bambino ha il diritto ed il dovere di consacrarsi a queste discipline.
    Per questi cuori di bambino Padre Molinié ha dunque elaborato numerose riflessioni teologiche. Egli è sempre pronto a modificarle o anche a sacrificarle se non aiutano la Chiesa ad entrare nella Luce eterna che Cristo vuole farci pregustare fin d’ora, quaggiù, sulla terra.

    Padre Moliniè O.P. "Il Coraggio di osare"

    M. D. Molinié, “Il coraggio di avere paura”, Edizioni Parva. Pagg. 242. Prezzo di copertina € 13.00.
    Edizioni Parva, via Paradello 18, 45037 Melara (RO), tel 0425.89103;
    sito internet
    www.parva.it - e-mail: edizioniparva@cheapnet.it




    [SM=g1740739] [SM=g1740739] [SM=g1740739]

    [Modificato da Caterina63 04/02/2013 17:07]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 19/05/2009 19:24
    130 anni fa Papa Leone XIII nominava cardinale J.H. Newman che da anglicano, come sappiamo, divenne un fervente cattolico e non senza sofferto cammino...

    ascoltiamo cosa ebbe a dire, quanto segue è tratto da un articolo che uscirà domani sull'O.R.
    e che troverete integralmente qui:
    Cardinale John Henry Newman; da anglicano a fervente ed innamorato Cattolico


    "In un lungo corso di anni ho fatto molti sbagli. Sono lontano da quell'alta perfezione che è propria degli scritti dei santi (...) ma ciò che confido di potermi attribuire in quanto ho scritto è questo: la retta intenzione, l'immunità da interessi privati, la disposizione all'obbedienza, la prontezza a essere corretto, il grande timore di sbagliare, la brama di servire la Santa Chiesa, e, per divina misericordia, sufficiente buon successo".

    E proseguiva:
    "Godo nel dire che a un gran male mi sono opposto fin dal principio. Per trenta, quaranta, cinquant'anni anni ho resistito, con tutte le mie forze, allo spirito del liberalismo religioso, e mai la Chiesa ebbe come oggi più urgentemente bisogno di oppositori contro di esso, mentre, ahimé, questo errore si stende come una rete su tutta la terra".

    "Il liberalismo religioso è la dottrina secondo la quale non esiste nessuna verità positiva in campo religioso, ma che qualsiasi credo è buono come qualunque altro; e questa è la dottrina che, di giorno in giorno, acquista consistenza e vigore. Questa posizione è incompatibile con ogni riconoscimento di una religione come vera. Esso insegna che tutte sono da tollerare, in quanto sono tutte materia di opinione. La religione rivelata non è verità, ma sentimento e gusto, non fatto obiettivo (...) Ogni individuo ha diritto a interpretarla a modo suo (...) Si può andare nelle chiese protestanti e in quelle cattoliche; si può ristorare lo spirito in ambedue e non appartenere a nessuna. Si può fraternizzare insieme in pensieri e affari spirituali, senza avere dottrina comune o vederne la necessità. Poiché la religione è un fatto personale e un bene esclusivamente privato, la dobbiamo ignorare nei rapporti reciproci"
    .

    Newman aggiungeva:  "La bella struttura della società che è l'opera del cristianesimo, sta ripudiando il cristianesimo"; "Filosofi e politici vorrebbero surrogare anzitutto un'educazione universale, affatto secolare (... che) provvede le ampie verità etiche fondamentali di giustizia, benevolenza, veracità e simili"; sennonché - osserva Newman - un tale progetto è diretto "a rimuovere e ad escludere la religione".

    È difficile non riconoscere la rovinosa attualità di questo liberalismo religioso, che preoccupava Newman nel 1879:  oggi si sta esattamente e largamente avverando e diffondendo la persuasione che le religioni siano equivalenti, che sia indifferente e non pertinente la questione della loro verità, che una confessione o una Chiesa si equivalgono.



    davvero profetico!!!


    [SM=g1740733]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    Caterina63
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    00 08/09/2009 14:31
    Tratte da: "Le Lettere di S. Caterina da Siena - ridotte a miglior lezione e in ordine nuovo disposte con proemio e note"
    di Niccolò Tommaseo (G. Barbera, editore - 1860)

    UNA delle tante LETTERE DA MEDITARE....
     
     

    CCXVIII (218) - A Gregorio XI

    Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

       A voi, dilettissimo e reverendo padre in Cristo Gesù. Io Catarina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, vostra indegna misera miserabile figliuola, scrivo nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi vero pastore, imparando dal padre, Cristo, il cui luogo voi tenete, che pose la vita per le pecorelle sue, non riguardando alla nostra ingratitudine, né a persecuzione né ad ingiurie né a scherni né a vituperii che gli fussero fatti da coloro i quali egli aveva creati, e fatto lor molti benefizii; e nonlassa però d'adoperare la nostra salute; ma come innamorato dell'onore del Padre e della salute nostra, non vede le pene sue; ma con la sapienza sua e pace e benignità vince la malizia nostra. così vi prego e dico, dolce babbo mio, dalla parte di Cristo crocifisso, che facciate voi; cioè che voi con benignità e pazienzia, e umilità e mansuetudine vinciate la malizia e la superbia de' figliuoli vostri, e' quali sono stati ribelli a voi, padre. Sapete che col dimonio non si caccia il dimonio; ma con la virtù si caccerà.

    Poniamo che abbiate ricevute grandissime ingiurie, avendovi fatto vituperio e toltovi il vostro; nondimeno, padre, io vi prego che non ragguardiate alle loro malizie, ma alla vostra benignità; e non lassate però d'adoperare la nostra salute. La salute loro sarà questa, che voi torniate a pace con loro, perocché il figliuolo ch'è in guerra col padre, mentre che vi sta, egli il priva dell'eredità sua. oimé, padre, pace, per l'amore di Dio, acciò che tanti figlioli non perdano l'eredità di vita eterna. Ché voi sapete che Dio ha posto nelle vostre mani il dare, il tollere questa eredità, secondo che piace alla vostra benignità. Voi tenete le chiavi; e a cui voi aprite, si èaperto; e a cui voi serrate, è serrato. Così disse il dolce ebuono Gesù a Pietro, il cui loco voi tenete: «Cui tu scioglierai in terra, sarà sciolto in cielo; e cui tu legarai interra, sarà legato in cielo».

       Adunque imparate dal vero padre e pastore. Perocché vedete che ora è il tempo da dare la vita per le pecorelle che sono escite fuora della gregge. Convienvele dunque cercare, e racquistare con la pazienzia; e con guerra, andando sopra gli infedeli, rizzando il gonfalone dell'ardentissima e dolcissima croce; a 'l quale rizzare, non si conviene più dormire; ma destarsi, e rizzarlo virilmente. Spero nella smisurata bontà di Dio, che riacquisterete gl'Infedeli e correggerete le malizie de' Cristiani;perocché all'odore della croce tutti correranno, eziandio coloro che sono stati più ribelli a voi.

       Oh quanto diletto se noi vedessimo che il popolo cristiano desse il condimento della fede agli Infedeli! Perocché poi, avendo ricevuto il lume, verrebbe a grande perfezione, siccome pianta novella avendo perduta la freddezza della infidelità, e ricevendo il caldo e il lume dello Spirito Santo per la santa fede; producerebbe fiori e frutti delle virtù nel corpo mistico della santa Chiesa: sì che coll'odore delle loro virtù aiutarebbero a spegnere li vizii e li peccati, superbia e immondizia; le quali coseabondano oggi nel popolo cristiano, e singolarmente ne' prelati e ne' pastori e ne' rettori della santa Chiesa; e' quali sono fatti mangiatori e devoratori dell'anime: non dico convertitori, ma devoratori. E tutto è per l'amore proprio che hanno a sé medesimi; del quale nasce superbia, cupidità, e avarizia, e immondizia del corpo e della mente loro.

    Veggono e' lupi infernali portare li sudditi loro, e non pare che se ne curino; tanta è la cura che hanno presa in acquistare diletti e delizie, loda e piaceridel mondo. E tutto procede dall'amore proprio di sé medesimo: perocché se egli amasse sé per Dio, e non sé per sé, egli attenderebbe solo all'onore di Dio, e non al suo, e alla utilità propria sensitiva. oimé, babbo mio dolce, procurate, e attendete sopra costoro; cercate li buoni uomini e virtuosi, e a loro date la cura delle pecorelle; perocché questi cotali saranno agnelli, e non lupi, che notricheranno il corpo mistico della santa Chiesa. Onde a noi sarà utilità; e a voi sarà grande pace e consolazione:e aiuterannovi a portare le grandi fadighe, ch'io so che voi avete.

    Parmi che stiate, benigno padre mio, siccome sta l'agnello nel mezzo de' lupi. Ma confortatevi, e non temete, perocché la providenzia e l'aiutorio di Dio sara sempre sopra di voi. Non mirate, perché vedeste apparire le cose molto contrarie, e che l'aiuto umano ci venga meno; e che quelli che ci debbono aiutare più ci manchino, facendo contra di voi. Non temete; ma più vi confidate, e non alienate né impedite il vostro dolce e santo desiderio; ma più si accenda l'uno di che l'altro. Su, padre, mandate in effetto il proponimento che avete fatto, dell'avvenimento vostro e del santo passaggio, al quale vedete che gl'Infedeli v'invitano, venendo a più possa a tollervi il vostro! Su, a dare la vita per Cristo orabbiamo noi altro che uno corpo? perché non dar la vìta mille, volte, se bisogna, in onore di Dio, e in salute delle creature? così fece egli; e voi, vicario suo, dovete fare l'offizio suo. Questo è usanza, che, rimanendo il vicario, séguiti le vestigie e i modi del signore suo.

    Adunque venite, venite, e non tardate più, acciocché tosto poniate ilcampo sopra gl'Infedeli; e che non riceviate, di questo fare, impedimento da questi membri putridi, che sono ribelli a voi. Pregovi e voglio che usiate uno santo inganno con loro, cioè con la benignità, come detto è; perocché questo gli sarà uno fuoco d'amore, e carboni accesi che gittarete sopra li capi loro; e per questo modo gli averete presi, e la sustanzia temporale, e le persone. loro, dandovi aiuto in fare la guerra vera sopra gl'lnfedeli.

    Così fece il nostro dolce Salvatore, perocché, gittando tanto fuoco e caldo d'amore sopra coloro che erano ribelli a lui, seguitava a mano a mano, che eglino erano aiutatori e portatori del nome di Dio. Siccome fu quello dolce banditore di Paolo, che, essendo lupo, diventò agnello, e vasello dolce di elezione; che di quello fuoco che Cristo gli aveva pieno il vasello suo, di quello portava per tutto quanto il mondo; li Cristiani traendo de' vizii e piantando in loro le virtù, e gl'Infedeli traendo d'errore e d'infidelità, e porgendogli il lume della santa fede. Or così vi dice e vuole la prima e dolce Verità, che voi facciate: e di quello che avete ricevuto, di quello date.

       Pace, pace, pace, babbo mio dolce, e non più guerra! Ma andiamo sopra li nemici nostri, o portiamo l'arme della santissima croce, portando il coltello delle dolcee santa parola di Dio. oimé, date mangiare agli affamati servi suoi, e' quali aspettano voi e questo tempo con grandissimo e ardentissimo desiderio. Confortatevi, confortatevi, padre, e non prendete amaritudine affliggitiva; ma prendete amaritudine confortativa, avendo amaritudine del vituperio che vediamo del nome di Dio. Confortatevi per isperanza, che Dio vi provederà alle vostre necessità e bisogni.

       Non dico più: ché se io andassi alla volontà, io non mi resterei infino, che io avesse la vita in corpo. Perdonate alla mia presunzione: ma il dolore, e l'amore, che io ho all'onore di Dio, e alla esaltazione della santa Chiesa, miscusi dinanzi alla vostra benignità. Piuttosto vel direi a bocca, che per scrittura; perocché io crederei più sfogare l'anima mia. Or non posso più. Abbiate pietade de' dolci e amorosi desiderii li quali sono offerti per voi e per la santa Chiesa, per continue lagrime e orazioni. Non si spregino per negligenzia; ma con sollicitudine adoperate: perocché pare che la prima Verità voglia producere li frutti. Tosto dunque ne verranno li frutti, poiché 'l fiore comincia a venire. Or con cuore virile, e non timoroso punto, seguitando l'Agnello svenato e consumato in croce per noi! Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

       Pregovi, reverendo padre, che quello che Neri portatore di questa lettera vi dirà, che se egli è possibile a voie di vostra volontà, voi gli diate e concediate. Pregovi che gli diate audienzia e fede di quello che egli vi dirà. Eperché alcuna volta non si può scrivere quello che vorremmo, sì dico, se mi voleste mandare a dire alcuna cosa segreta, il manifestate a bocca a lui sicuramente (però che potete) ciò che per me si può fare. Se bisognasse dare la vita, volentieri la darei in onore di Dio, e in salutedell'anime.

    Gesù dolce, Gesù amore.



    [Modificato da Caterina63 04/02/2013 17:09]
    Fraternamente CaterinaLD

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    Caterina63
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    00 04/02/2013 17:10

    [SM=g1740758] Ecco i buoni frutti della vera preghiera per l'unità dei Cristiani: una ragazza abiura al luteranesimo e si converte alla fede cattolica. Grazie alla F.S.S.P.X. Foto del rito

    Avevamo detto tempo fa (qui) che il senso vero della preghiera per l'unità dei Cristiani è quello di invocare con fede la conversione degli eretici e il ritorno degli scismatici in seno a Santa Madre Chiesa. (e non di ritrovarsi tutti insieme appasionatamente a recitare melense orazioni politicalmente corrette, per volersi bene, ma senza concludere nulla).
    Ecco che la F.S.S.P.X ci dà l'ottima opportunità di esemplificare degnamente quanto avevamo auspicato.
    Un caloroso augurio alla nostra nuova sorella in Cristo, e grazie a Daniele T. per averci comunicato la lieta notizia.
    Roberto

    * *
    Domenica 13 gennaio 2012, nella cappella della Fraternità san Pio X ad Albano Laziale, Julia Maddalena H. ha abiurato l’eresia luterana ed è entrata nella Chiesa Cattolica ricevendo l’assoluzione al foro esterno da eventuali censure, il S. Battesimo ed il sacramento di Penitenza sotto condizione, prima di accostarsi alla S. Comunione.

    Le conversioni manifestano come tramite la Chiesa, malgrado la crisi attuale, la grazia è ancora concessa alle anime di buona volontà, nonostante l’errore comunemente diffuso secondo cui tutte le religione avrebbero in se valori di salvezza (1).

    Questo evento cade provvidenzialmente nella settimana consacrata all'unità dei cristiani e ci ricorda in che senso la Chiesa l'aveva istituita: pregare al fine di ottenere il ritorno degli erranti all'unico vero gregge di Cristo che è la Chiesa cattolica. Non certo per ritrovare un’ unità che la Chiesa non ha mai perso, poiché è una delle sue note costitutive, ma che hanno smarrito coloro che sono usciti dal suo seno.

    Nella confusione attuale, alimentata dallo scambio di cattedre per la predicazione fra pastori protestanti e parroci, la Chiesa, nel suo rito tradizionale ci ricorda come sia importante abiurare l'errore per entrar a far parte dell'unica vera Chiesa di Cristo che é la Chiesa cattolica, al di fuori della quale non vi è salvezza (2).
    Preghiamo particolarmente in questo periodo per le persone che sono nelle tenebre dell’eresia, perché possano seguire i movimenti interiori della grazia e giungere alla vera Chiesa, e chiediamo a Dio che la Chiesa possa rigettare gli errori che tendono a paralizzarne la forza missionaria, così da poter comunicare sempre di più la grazia di cui è depositaria, per la salvezza delle anime.
    --------------

    1 Cfr. Unitatis redintegratio n° 3, Nostra aetate n° 2

    2 Innocenzo III 18-12-1208: “Noi crediamo di cuore e professiamo con la bocca una sola chiesa, non quella degli eretici, ma la santa Chiesa romana cattolica e apostolica, fuori dalla quale noi crediamo che nessuno si salvi”. Dz 792

     

    alle porte della chiesa

    segno di croce della madrina


    abiura al luteranesimo

    recita del miserere

    assoluzione al foro esterno

    Battesimo

    S. Cresima

    prima Comunione




    [SM=g1740722]

    Fraternamente CaterinaLD

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    00 06/02/2013 12:22
    NUOVI MOVIMENTI

    Religiosità facile, ma...


    Il cardinale Bagnasco esamina, in sede europea, la penetrazione in Italia: resta contenuta, ma deve far riflettere


    La presenza anche in Italia dei nuovi movimenti cristiani di area evangelica e pentecostale sebbene “ad oggi contenuta” deve, comunque, “far riflettere” perché evidenzia “il bisogno di una maggiore accoglienza, di un’appartenenza più avvertita, di una dimensione più gioiosa e partecipata della fede”. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e vice-presidente del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee), parlando a Sir Europa a margine dell’incontro congiunto dei responsabili delle Chiese cristiane d’Europa (Ccee e Kek), che ha scelto di mettere al centro dei lavori il fenomeno dei “nuovi movimenti cristiani in Europa” con l’interrogativo: “Sfide o opportunità?”. L’incontro si è aperto ieri sera a Varsavia nel centro Caritas Polonia. Sono presenti le due delegazioni del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, guidato dal card. Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, e della Conferenza delle Chiese europee, guidata dal metropolita Emmanuel di Francia. Le Chiese cristiane storiche, dunque, sono messe alla prova dai nuovi movimenti cristiani, evangelici e pentecostali. Negli ultimi 100 anni il continente ha subito profondi cambiamenti nella sua composizione in termini sia religiosi sia demografici. E sebbene cattolici e ortodossi rappresentino oggi il 75% dei cristiani in Europa, i cosiddetti “cristiani indipendenti marginali” (Indipendent Marginal Christians) sono in rapida crescita. Il tema, a Varsavia, si sta sviluppando attraverso il contributo di esperti e da tre angolazioni: la prospettiva sociologica e storica, l’esperienza che le Chiese tradizionali vivono a questo riguardo e le sfide pastorali. Maria Chiara Biagioni, inviata di Sir Europa a Varsavia, ha chiesto al card. Bagnasco come il fenomeno dei nuovi movimenti sta impattando nel panorama religioso italiano. 


    Presenza contenuta ma significativa. “In Italia - ha detto il card. Bagnasco - la presenza dei nuovi movimenti è stimata attorno ai 250mila aderenti, fra italiani e immigrati da diversi Paesi. È una presenza, quindi, ad oggi molto contenuta, e viene avvertita relativamente rispetto a tante altre parti del mondo. Rimane comunque una presenza significativa che ci deve far riflettere sul perché ci sono eventuali fuoriuscite di cattolici o, comunque, di cristiani verso questi nuovi movimenti”. “Evidentemente - ha aggiunto il cardinale - le nostre comunità devono forse anche rimotivare se stesse e riflettere su se stesse”. 


    Le fuoruscite ma anche i ritorni. “A volte - ha poi proseguito il card. Bagnasco - questi nuovi movimenti fanno promesse facili, non solo sotto il profilo strettamente spirituale ma anche sotto il profilo materiale, fisico, del successo nella vita. Sono promesse che poi non possono adempiersi e, quindi, deludono. Tanto è vero, che al recente Sinodo sulla nuova evangelizzazione molti vescovi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina dicevano che il passaggio dalla Chiesa cattolica ai nuovi movimenti è un fenomeno che esiste ma che c’è anche il fenomeno di ritorno”. Altro elemento che caratterizza questi movimenti è la proposta di “una teologia facile, un messaggio religioso facile”, che non richiede “un impegno di approfondimento teologico o dottrinale, puntando molto di più sull’esperienza dell’essere insieme e, quindi, su un’emotività molto forte”. Questo è “un elemento che le Chiese storiche non possono rincorrere”. Spesso poi, fa ancora notare il cardinale, “i movimenti sono deboli se non assenti sul piano della dimensione sociale: il messaggio è per lo più centrato sulla persona ma tutto ciò che riguarda la trasformazione della società rispetto alla giustizia o alla pace sembra affidato più ad approcci personalistici”.


    Catechesi e devozione popolare. Come rispondere, dunque, a queste sfide? “Intanto - risponde il cardinale - con una catechesi più profonda, articolata e fedele che sia sempre congiunta con l’esperienza globale della vita cristiana di cui la catechesi è un elemento, insieme alla vita sacramentale, alla vita di preghiera personale, alla liturgia, alla testimonianza della carità, alla comunità cristiana. Certamente la catechesi è un fattore importante: si parla di analfabetismo religioso e l’analfabetismo si colma attraverso l’approfondimento dottrinale”. E poi occorre anche dare una “maggiore attenzione alla pietà e alla devozione popolare, che qualche volta abbiamo guardato come una forma di serie B della religiosità e che, invece, fa parte dell’esperienza umana. Certo è da purificare, laddove deve essere purificata; da sostanziare, ma assolutamente da valorizzare”.


    Copyright Sir
    Fraternamente CaterinaLD

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    Caterina63
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    00 27/05/2013 19:40

    Quando l'ecumenismo si avvera. La Trinità e l'«ut unum sint» (Biffi)

     
    La Trinità e l'«ut unum sint»

    Quando l'ecumenismo si avvera


    di mons. Inos Biffi


    Abitualmente, quando si parla di ecumenismo, si cita l'espressione del vangelo di Giovanni: «Che siano una cosa sola» -- ut unum sint (17, 21) -- tuttavia quasi sempre trascurandone il contesto e lasciando, così, sfuggire il senso e l'intenzione precisi di questa domanda che Gesù rivolge al Padre.

    «Padre santo», egli dice, «io non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Non prego poi solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola, perché tutti siano uno come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano uno come noi siamo uno. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me».

    Come si vede, si tratta di un testo dalla trama accuratamente costrutta ed elaborata, dove il tema emergente è quello dell'unità: dell'unità originaria, quella cioè che risulta dall'“inclusione” del Padre nel Figlio e del Figlio nel Padre, e dell'unità dei discepoli nei quali quell'unità divina è destinata a trapassare.

    In altre parole, lo stesso unum, in atto dell'intima comunione tra il Padre e Gesù, è chiamato a trasfondersi e a prolungarsi nei discepoli e quindi a diventare visibile nella loro fraternità.

    «L'unità divina -- commenta il biblista Rudolf Schnackenburg -- è calata nei discepoli di Gesù in quanto “Gesù è in loro” e “il Padre in Gesù”. Poiché Gesù è nei discepoli e il Padre è in Gesù, la comunità dei discepoli è ripiena di essenza divina e quindi unita e compatta. Essa diventa una perfetta unità e a un tempo è chiamata a rendere visibile nell'amore fraterno il mistero dell'unità divina. In ciò il mondo può e deve riconoscere che Gesù, che fa della comunità cristiana la manifestazione dell'essenza divina, è l'Inviato di Dio. Una comunità che è unita e trova la forza di amare è in ultima analisi un mysterium dell'amore divino. Attraverso Gesù Dio ha accolto nel suo amore i credenti nel Figlio suo e li ha colmati della forza del suo amore».


    I credenti «porteranno [nel mondo] la testimonianza della loro unità e della loro unione con Padre e col Figlio» (Ignace de la Potterie), e così creeranno la condizione perché lo stesso mondo creda in Gesù, riconoscendolo come Colui che è stato mandato dal Padre.
    È come dire che la Chiesa, formata dai discepoli, deve apparire come la comunità partecipe dell'unità che annoda il Padre e il Figlio; come il segno visibile o il sacramento di tale unità. La carità reciproca dei credenti deve quindi riflettere e rappresentare quell'“uno”, che costituisce e definisce la relazione tra Gesù e il Padre.

    A questo punto ci si può domandare se sia veramente questa visione dell'unità che evochiamo quando citiamo l'ut unum sint o vi ricorriamo nell'ottica dell'ecumenismo.
    Questo viene per lo più inteso come la riunione, per così dire paritetica od “orizzontale”, tra i cristiani.
    Ma in questo caso non siamo esattamente nella prospettiva della preghiera di Gesù, il quale chiedeva non che dei “fratelli separati”, come li chiamiamo, si riunissero, ma che l'unità “divina” dimorasse in quelli che il Padre gli aveva dato, che non sono affatto visti in uno stato di separazione e che, anzi, neppure sarebbero suoi discepoli, se mancasse la presenza in loro dell'unum del Padre e del Figlio.

    La genesi e la forma del loro essere congiunti si innestano sulla vita intima della santissima Trinità.

    Non per questo, tuttavia, l'“unità”, che Gesù implora dal Padre per i “suoi”, va considerata estranea all'“ecumenismo” nel quale come discepoli del Signore ci dobbiamo sentire tutti impegnati. Al contrario: è proprio quella preghiera a illustrare sia la gravità della separazione sia il significato e l'intento della ricomposizione.

    Anzitutto, la gravità della separazione, che, alla luce della preghiera di Gesù, si configura come un'attenuazione o una perdita della comunione con l'unum del Padre e del Figlio e perciò con l'unica Chiesa, Corpo di Cristo, generata e stabilita da quest'unum, per cui diciamo: «Credo la Chiesa “una”». È poi illustrato il significato e l'intento della ricomposizione, la quale non mira a costituire questa Chiesa “una”, quasi fosse scomparsa, e risultasse come frutto e come sintesi delle varie comunità ecclesiali, che si rimettono insieme.

    L'ecumenismo si avvera se si ritorna e ci si reinserisce nell'unico Corpo di Cristo, cioè nella Tradizione dell'“unica” Chiesa, che, pur con i suoi membri peccatori e con una storia non sempre ineccepibile, non ha mai cessato di esserci, «una, santa, cattolica e apostolica», quale opera di Dio, fondata da Cristo, animata dal suo Spirito e da lui istituita sull'insfaldabile roccia che è Pietro.


    Se l'ecumenismo non è concepito e avvertito a questo livello di finalità e di profondità, determinate dall'ut unum sint di Cristo, le iniziative di dialogo e di confronto in sé proficue e persino necessarie finirebbero col confondere e l'esito sarebbe un pacifismo teologico invece che la ripresa di una vera comunione.

    (L'Osservatore Romano 26 maggio 2013)
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)