DIFENDERE LA VERA FEDE

Myriam di Nazareth, figlia del suo Figlio

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    00 07/12/2008 17:30
    ....."Quando sarà giunta a Lui secondo tutta la capacità del suo essere e secondo tutta la forza della sua azione e inclinazione, essa sarà giunta all'ultimo e più profondo suo centro in Dio, e ciò accadrà quando con tutte le sue forze comprenderà e amerà e gioirà in Dio"...........:

    LA NASCITA DI MARIA

    La nascita di Maria è stata una fortuna per il mondo intero. Essa segna il principio del compimento del più grande Disegno di Dio a nostro riguardo e vantaggio: l'Incarnazione e la Redenzione; essa inaugura un'era felice, quella della RIGENERAZIONE UMANA, e regala alla rovinata stirpe di Adamo, una figlia miracolosamente e per Grazia, perfetta....stupore e fortuna nostra, ammirazione e gaudio degli angeli, nella quale immagine l'immagine stesso di Dio si riflette, nello splendore e nella profondità che egli aveva concepito, al termine della creazione, evocando con supremo amore un essere, l'uomo, che compendiasse in sè l'Universo e che potesse veire a colloquio con il suo Creatore!
    Il prodigio di questo rispecchiamento di Dio nella sua creatura razionale si riproduce, e Maria, nascendo al mondo, nasce a Dio in quella primitiva innocenza che doveva ripagarlo della Sua creatrice bontà.
    Dio si compiacque della visione dell'universo uscito dalla sua Sapienza: " E vide Dio tutte le opere sue, ed erano assai buone".
    Pensiamo per un attimo a quale compiacenza ebbe Dio davanti alla nascita di Maria
    ...


    (Paolo VI 8 settembre 1957)

    [SM=g1740750] [SM=g7182]


    Una devozione eccessiva, spesso barocca e di cattivo gusto, possono nascondere la ricchezza ed il valore della figura di Maria. Anch'io ne sono stato vittima e solo da poco ho riscoperto il fascino di questa donna la cui straordinarietà sta proprio nella sua ordinarietà.

    Oltre il confessionalismo, di lei hanno parlato tutti, vescovi di Roma, vescovi di Alessandria e Costantinopoli, Concili Ecumenici e, ultimi ma non meno importanti i riformatori, bastino per tutti Martin Lutero, Ulrico Zwingli e Giovanni Calvino.

    E VOI?
    Cosa dite di Maria? Quale suo atteggiamento apprezzate di più?
    Quale il passo biblico che di lei parla è il vostro preferito, e perchè?

    Quale momento della sua vita vi è più caro?
    Qule titolo che la tradizione dà a Maria di Nazaret vi piace di più e quale invece non potete proprio sopportare?

    Cosa non capite dell'atteggiamento verso Maria dei fratelli delle altre confessioni?
    Perchè non chiedere chiarimenti ed imparare uno dalla fede e dalle convinzioni dell'altro?
    Avete letto qualche testo che di lei parla e che vi ha colpito? Perchè non renderne partecipi tutti?

    Possiamo parlare di Maria, ne sono certo; e possiamo parlarne oltre la sterile polemica...
    La fede di ognuno di noi ne uscirà arricchita, fortificata e purificata.

    Come primo spunto, eccovi di seguito alcune preghiere di Chiese d'occidente, diverse dalla cattolica, che inseriscono Maria nel loro rivolgersi a Dio.


    Benedetto sii tu attraverso colei che è benedetta più di tutte le donne,
    benedetto sii tu perché lei ha creduto,
    benedetto sii tu per aver concesso alla tua serva di aprirsi alla tua parola
    e di portare colui che ha creato i mondi,
    benedetto sii tu perchè, attraverso lei, tuo Figlio ha potuto entrare nella nostra carne
    per compiere l'offerta che sola è efficace: "Ecco, io sono venuto per fare la tua volontà".

    Chiese luterane di Francia, Preghiera per la liturgia delle domeniche, Missione interna luterana 1991




    E ora ti rendiamo grazie,
    perchè scegliendo la beata Vergine Maria per essere la madre di tuo Figlio,
    tu hai esaltato i piccoli e gli umili.
    Il tuo angelo l'ha salutata come altamente favorita;
    con tutte le generazioni la chiamiamo beata e con lei ci rallegriamo
    e magnifichiamo il tuo nome.

    Comunione Anglicana, dal Prefazio per le feste della Vergine





    Che semplicità, che fiducia, Signore,
    nelle parole di Maria!

    Poche parole per presentarti la situazione che la preoccupa: "Non hanno più vino".
    Poche parole per dire la sua fiducia ai servi: "Fate quello che vi dirà".
    E noi che siamo così prolissi nelle nostre preghiere
    così ciechi davanti ai segni della tua presenza.

    Eccoci invitati al tuo banchetto,
    ma cosa sappiamo noi della tua vita
    in questo pane e in questo vino?
    Cosa sappiamo della tua grazia per noi?

    Ma venga il tuo Spirito ...
    e noi vedremo la tua presenza in mezzo a questo pasto,
    sentiremo la tua Parola che risuona nell'evangelo,
    discerneremo il tuo corpo ed il tuo sangue
    in questo pane e in questo vino ...

    Chiese riformate di Francia, Da una preghiera eucaristica sul pranzo di Cana,
    Pastore Antoine Nouis, La galette et la cruche, 1993
    [Modificato da Caterina63 07/01/2009 10:53]
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    00 07/12/2008 17:33
    Silenzio, alla presenza di JHWH Dio!
    (Sof 1, 7)


    Pax Christi!

    Anch'io, nell'accostarmi alla figura di Maria, ho prima di tutto notato la ricchezza del suo silenzio, un silenzio vuoto di suoni ma pieno di una Presenza che supera ognuno di noi...

    Un sacerdote qualche tempo fa, parlando in un'omelia, disse una cosa che in effetti io non avevo mai notato.
    Nel Vangelo, Maria smette di parlare nel momento in cui il Figlio inizia la sua predicazione pubblica.

    E le sue ultime parole ce le riporta il vangelo di Giovanni a Cana: "Fate quello che vi dirà".

    Le ultime parole di Maria sono un dito puntato sul Cristo. Da quel momento in poi è arrivata l'ora del suo Figlio, e lei sa sapientemente farsi da parte. Nessuna sua parola distrarrà più il discepolo, che invece da lei impara cosa vuol dire ascoltare e custodire nel cuore le parole di Gesù.

    Fate quello che vi dirà... Nella tradizione orientale c'è un modello iconografico molto diffuso della Madonna col bambino e che, con la mano libera lo indica; è chiamato l'Odighitria, cioè colei che indica la Via, colei che indica Chi è la via, la verità è la vita.
    Il suo compito è tutto lì, il compito di ogni cristiano è tutto qui: portare, tramite tutta la vita, tramite il silenzio, l'ascolto e l'obbedienza alla Parola, gli altri a guardare oltre di lui, verso il Cristo, l'unico mediatore tra Dio e gli uomini, l'unico nome nel quale c'è salvezza.

    Facciamo nostro l'atteggiamento di Maria! Diamo ascolto alle sue ultime parole: "Fate quello che Egli vi dirà".


    O Dio d'infinita sapienza,
    tu hai scelto come Madre del Salvatore
    la beata Vergine Maria,
    eccelsa tra gli umili e i poveri di Israele;
    fa' che accogliendo nel silenzio
    e con fede viva la tua parola
    impariamo a riporre solo in te
    ogni speranza di salvezza.
    Per Cristo nostro Signore.
    Amen!
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    00 07/12/2008 17:34
    Dalla ML del Totus Tuus:

    Caro Don Alfredo,
    ieri sera, durante la lettura quotidiana della Bibbia, per il primo dei cinque brani, mi sono imbattuto in "Levitico 15", e sono rimasto perplesso e confuso e, mi sono chiesto: Qual è l'interpretazione tipologica che ne dà la Chiesa alla luce della Nuova ed Eterna Alleanza di Nostro Signore Gesù Cristo?
    AVE, O MARIA
    Emanuele
    ________



    Carissimo,
    nel libro del Levitico sono contenute anche delle norme igieniche e alimentari che il popolo ebraico doveva osservare.
    Queste norme – pur mantenendo una finalità pratica indispensabile all'epoca– avevano un senso spirituale già al tempo della loro redazione: la purità esterna, l'igiene del corpo, una alimentazione corretta erano presentate come figura della purezza e della santità interiore della persona, e segno della partecipazione alla santità di Jahvé.

    I cap 17-26 del Levitico sono chiamati il "codice di santità" per la continua esortazione a essere santi contenuta in essi. La ragione dell'obbligo di ricercare la santità sta nel fatto che Jahvé è santo ed è il Dio del popolo ebraico: questo non può essere diverso da un Dio che si dichiara "proprio" del popolo ("Siate santi, perché io, il Signore, *Dio vostro*, sono santo"; Lev 19,1), e nel contempo lo dichiara "suo": "vi ho separati dagli altri popoli, perché siate miei" (Lev 20,26. Cf anche Es 19.3-6). Le norme igieniche esterne costituiscono un segno sensibile e un memoriale della santità di Dio e ricordano il dovere di conformare a questa stessa santità la propria condotta.

    Ecco alcuni esempi dove questo giro mentale – proprio di tutto il libro - è maggiormente esplicitato:

    [11,43] Non rendete le vostre persone abominevoli con alcuno di questi animali che strisciano; non vi rendete immondi per causa loro, in modo da rimaner così contaminati. [44] Poiché io sono il Signore, il Dio vostro. Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo; non contaminate le vostre persone con alcuno di questi animali che strisciano per terra. [45] Poiché io sono il Signore, che vi ho fatti uscire dal paese d'Egitto, per essere il vostro Dio; siate dunque santi, perché io sono santo.

    [20,25] Farete dunque distinzione tra animali mondi e immondi, fra uccelli immondi e mondi e non vi renderete abominevoli, mangiando animali, uccelli o esseri che strisciano sulla terra e che io vi ho fatto distinguere come immondi. [26]Sarete santi per me, poiché io, il Signore, sono santo e vi ho separati dagli altri popoli, perché siate miei.

    [21,7] Non prenderanno in moglie una prostituta o già disonorata; né una donna ripudiata dal marito, perché sono santi per il loro Dio. [8]Tu considererai dunque il sacerdote come santo, perché egli offre il pane del tuo Dio: sarà per te santo, perché io, il Signore, che vi santifico, sono santo.

    Ma vediamo ora come queste norme siano state date in vista di Gesù. Lei mi chiede infatti l'interpretazione tipologica che ne dà la Chiesa alla luce della Nuova ed Eterna Alleanza di Nostro Signore Gesù Cristo.

    Le categorie del Levitico sono usate da San Luca e da san Giovanni per indicare la nascita verginale del Messia

    1) Lc 1,35
    "Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio".

    La nuova versione della Bibbia della CEI ritraduce più esattamente la seconda parte del versetto:
    "perciò Colui che nascerà santo sarà dunque chiamato Figlio di Dio".

    Cosa significa "nascerà santo"?
    Poiché con il termine "santo" e "santità" si intende una purezza da ogni contaminazione esterna -sebbene segno di una santità interiore-, "nascita santa" significa dunque una nascita incontaminata, priva da tutti quei traumi che caratterizzano un parto normale, per cui la donna che aveva partorito avrebbe dovuto sottoporsi a particolari purificazioni.


    2) Gv 1,13
    "i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo,ma da Dio sono stati generati".

    Sarebbe meglio tradurre "i quali non da sangui" invece che " i quali non da sangue": in effetti, il testo greco è al plurale: sangui al plurale significa sangue sparso traumaticamente, o per un'uccisone, oppure per il parto (che è sempre un trauma): con questa espressione viene indicata la nascita spirituale dei cristiani sul modello della nascita Verginale del Messia, avvenuta "non da sangui" (1)



    In conclusione, i precetti che riguardano le malattie, l'igiene e l'alimentazione, contenuti nel libro del Levitico, erano norme pratiche indispensabili all'epoca dell'antico popolo ebraico, erano già arricchite di un senso spirituale (esigenza di purezza interiore e memoriale della santità di Dio), hanno contribuito a forgiare la categoria di "nascita santa" e non "da sangui", con la quale viene indicata nel Nuovo testamento la nascita verginale del Messia.

    In Jesu et Maria
    Don Alfredo M. Morselli

    (1) Ometto qui per brevità la questione se si debba scegliere la variante testuale "il quale non da sangui": questa ipotesi, propugnata con validissimi argomenti da I. de la Potterie, è un argomento di straordinario valore a favore del dogma della verginità perpetua – e quindi anche "nel" parto – della B.V. Maria.
    _________________
    Portale di cattolici: www.totustuus.net/
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    Caterina63
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    00 13/11/2010 20:23
    Le domeniche delle Annunciazioni nella tradizione siro-occidentale

    Maria è per noi
    il cielo che porta Dio


    di Manuel Nin
     

    Iniziato con le due domeniche della Dedicazione della Chiesa otto settimane prima del Natale, l'anno liturgico siro-occidentale continua con le sei delle Annunciazioni, aperte da quelle a Zaccaria e a Maria (prima e seconda).

    Protagoniste della prima domenica sono le promesse fatte da Dio, che troveranno adempimento lungo le narrazioni evangeliche delle domeniche successive, per mettere in luce anche il progresso del cristiano nella conoscenza del mistero divino:  "Lode a te, Cristo Dio nostro. Tu hai manifestato chiaramente alla tua Chiesa santa il mistero della tua economia e la realtà della tua venuta che ci riempie di gioia. Essa ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e per la tua misericordia ci ha fatti figli tuoi. Quando arrivò il tempo della tua vera manifestazione, hai mandato Gabriele, il primo degli angeli, al sacerdote Zaccaria per dargli la buona novella della nascita di Giovanni, il tuo precursore".
     

    Il testo mette in risalto l'annuncio e la manifestazione dell'economia salvifica alla Chiesa, di cui le due domeniche precedenti hanno celebrato la consacrazione al Signore. Nel vespro si canta in modo alternato, quasi un dialogo tra l'annuncio dato in questa domenica e chi lo riceve:  "O buona novella annunciata dal capo degli angeli sul vero precursore. O sacerdote giusto che l'hai accolta all'interno del Santo dei Santi. O buona novella che porti la gioia a colei che era sterile e aveva perso ogni speranza di dare alla luce. O sacerdote scelto che hai ricevuto l'annuncio della nascita del battezzatore del tuo Signore. O buona novella che hai tessuto una corona di bellezza per la tua Chiesa santa. O sacerdote amato da Dio la cui preghiera è stata esaudita. O buona novella che per mezzo della nascita di questo bambino hai annunciato la fine dell'antica alleanza e l'inizio di quella nuova".

    La seconda domenica è quella dell'Annunciazione a Maria, che celebra la realtà dell'Incarnazione del Verbo di Dio:  "Lode al Messia, Figlio eterno, senza principio. Dalla sua volontà, per la nostra salvezza, venne ad abitare nel grembo della Vergine, per la voce del capo degli angeli, per volontà di suo Padre e per opera dello Spirito Santo. Senza cambiamento, incarnato dalla Vergine e dallo Spirito Santo, è apparso come uomo nel mondo, facendo della terra un secondo cielo.

    Noi ti lodiamo, o Dio eccelso che abiti in una luce inaccessibile; in questo giorno noi diciamo a Maria, madre del nostro Signore:  noi ti salutiamo, piena di grazia, il Signore è con te; noi ti salutiamo, piena di grazia, madre del creatore del mondo intero; noi ti salutiamo vello benedetto che hai accolto il Verbo di Dio come la rugiada; noi ti salutiamo, collina sacra da dove si è staccata la roccia senza intervento umano; noi ti salutiamo, dolce colomba, poiché il tuo creatore è cresciuto nel tuo seno, come un bambino; noi ti salutiamo, luce di coloro che siedono nelle tenebre e nell'ombra della morte; noi ti salutiamo, bella tra le donne, piena dei favori divini".
     
    Efrem, in un'omelia sulla natività di Cristo descrive a lungo il mistero dell'annunciazione e del concepimento del Verbo eterno di Dio nel grembo di Maria attraverso immagini belle e contrastanti:  "È una fonte di grande stupore scrutare come Dio è sceso e si è reso abitante di un ventre, come questo essere si sia rivestito del corpo di un uomo". Con un richiamo alla teofania nel roveto ardente:  "Come un ventre di carne ha potuto portare un fuoco che brucia? Come una fiamma ha abitato un ventre umido senza bruciarlo?".

    Il roveto che non si consuma è paragonato da sant'Efrem alla verginità intatta di Maria:  "Come il roveto sull'Oreb che portava Dio nella sua fiamma, così Maria porta Cristo nella sua verginità". Le annunciazioni di queste due domeniche sono cantate dallo stesso autore:  "Una vergine è incinta di Dio, e una sterile è incinta di un vergine, il figlio della sterilità sussulta di fronte alla gravidanza della verginità".

    L'annuncio di Gabriele è l'inizio della redenzione e della nuova creazione per il genere umano:  "Maria diviene per noi il cielo che porta Dio, in lei la divinità altissima è discesa e ha dimorato; in lei si è fatto piccolo per rendere noi grandi, in lei si è intessuto in vestito che sarà per la nostra salvezza".

    L'incarnazione e la nascita del Verbo di Dio è contemplata dalla tradizione siro-occidentale come umiliazione di Dio stesso per la salvezza dell'uomo creato a sua immagine, cantata da Efrem stesso che lo canta con immagini vive e toccanti:  "Chi ha mai visto che l'argilla serva di copertura al vasaio? Chi ha mai visto il fuoco avvolgere se stesso in fasce? Così Dio ha abbassato se stesso per amore di Adamo, ha umiliato se stesso per amore del suo servo".


    (©L'Osservatore Romano - 14 novembre 2010)
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 10/01/2011 22:51
     In Maria la sintesi dell'azione dello Spirito Santo


    testo di Francesco Lambiasi: in esso, utilizzando le due grandi categorie biblico-liturgiche di anamnesi (memoriale) ed epìclesi (invocazione), viene espresso in felice sintesi il complesso dei rapporti tra Maria e lo Spirito Santo.

    di FRANCESCO LAMBIASI

    C'è un'icona molto frequente specialmente in Russia, chiamata "Madonna del segno", in cui la Vergine, con le mani alzate in atteggiamento di preghiera (è perciò detta anche "l'Orante"), reca sul petto l'effigie del divin Figlio, spesso racchiusa in un cerchio o in un ovale (la cosiddetta "mandorla"), significante gloria divina, luce, cielo. Alla base della denominazione "Madonna del segno", è la profezia di Is 7,14 («Il Signore vi darà un segno: una vergine concepirà...»). Tra i greci talvolta la si chiama anche "Platytéra", cioè «più vasta (dei cieli)», poiché la Vergine ha contenuto nel suo seno colui che i cieli non possono contenere. Alla nostra sensibilità latina Maria appare in questa icona come un ostensorio in cui lo Spirito Santo ha reso presente il Verbo incarnato. Questa lettura eucaristica dell'identità di Maria fa pensare a due grandi categorie biblico-liturgiche, anamnesiepìclesi (invocazione, intesa anche come effetto di essa e, nel nostro caso, discesa dello Spirito Santo - ndr), che sembrano molto indicate per cogliere il plesso dei rapporti tra Maria e lo Spirito Santo.
       
    (memoriale) ed

    Maria "anamnesi" dello Spirito

    Se è vero che è Cristo il memoriale di tutta la storia della salvezza, è anche vero che per lui e dopo di lui è Maria la sintesi più alta di quanto lo Spirito opera in quella storia. Maria riassume e concentra, ripresenta e attualizza nello Spirito tutto Israele; «da Abramo alla sua discendenza» (Lc 1,55), tutto l'AT trova in lei l'immagine e il compimento. Come hanno intuito i Padri, Maria è la nuova Eva, la vera Figlia di Sion, il roveto che brucia ma non si consuma, l'arca dell'alleanza, il pollone di Jesse, la nube della shekinah, la porta chiusa di Ezechiele che nessuno attraversa tranne il Signore, la fonte sigillata del Cantico... Per Gregorio Magno ella è la "sinagoga personalizzata", la Chiesa dell'AT che concepisce il Cristo storico per opera dello Spirito Santo (Hom. 3,1 in Evang.); per S. Giovanni Damasceno «il solo nome della Theotokos, della Madre di Dio, contiene tutto il mistero dell'economia della salvezza» (De fide orth. 3,1).

    Madonna del Segno (Icona russa del sec. XIX).
    Madonna del Segno (Icona russa del sec. XIX).

    Maria è la nuova Genesi in cui il mondo è ricreato, è l'Esodo totale dal peccato (Immacolata) per la nuova ed eterna alleanza (Calvario); è Cronaca in cui gli eventi grandi e piccoli si inscrivono nel rotolo della storia della salvezza (Nazaret); è la Sapienza che imbandisce per i poveri il banchetto della vita (Cana); è Vangelo, annuncio gioioso di salvezza («Rallegrati, Maria!»); è Salmo di lode (Magnificat) e liturgia del nuovo tempio (Pentecoste); è Apocalisse che annuncia e anticipa i cieli nuovi e la nuova terra.

    La Vergine è collocata dallo Spirito all'incrocio drammatico dei due Testamenti, associata al Cristo nella sua ora: «Essa comunica a Cristo nella morte alla carne; la Chiesa dell'AT, unita al Cristo per la carne, muore a se stessa; e Gesù parla di maternità nuova e spirituale che è quella della Chiesa del NT» (Durwell, L’Esprit Saint de Dieu, p. 144). Maria è dunque Israele fatto Chiesa, nata «non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio generata» nello Spirito (cf. Gv 1,13). «Non esiste che una Vergine-Madre e a mio avviso – dice Clemente Alessandrino – le conviene il nome di Chiesa: Maria, la sempre-vergine, la santa Chiesa» (Pedag. 1,6).

    Maria è memoriale (zikkaron) dello Spirito, la Potenza dall'alto, che salva, attraverso la non-potenza, la serva totalmente svuotata da lui, la kenosi suprema, per essere totalmente ricettiva della Parola incarnata (cf. Lc 1,38), la Donna in cui si legge la componente femminile della storia della salvezza, anzi – come afferma Laurentin – «il momento più pregnante e il vertice del femminismo» nell'opera salvifica, il corrispettivo umano della santità ipostatizzata dello Spirito.

    Maria è il libro ispirato dove si concentra in pienezza la Parola di Dio, come dice un'opera apocrifa attribuita a S. Epifanio: «Maria, libro ineffabile, desti a leggere al mondo il Verbo Figlio di Dio»; è il libro dove lo Spirito ha scritto addirittura la storia eterna dell'amore trinitario: «Tu, Maria, se' fatta libro; se io riguardo in te, Maria, veggo che la mano dello Spirito Santo ha scritta in te la Trinità» (Caterina da Siena).

    Di questa "memoria efficace" della salvezza operata in Cristo, oltre che essere la sintesi più alta (anamnesi in senso oggettivo), Maria è anche la prima cantrice (senso soggettivo-attivo): nel Magnificat, il primo cantico del NT, dopo aver riconosciuto che l'Onnipotente ha fatto in lei grandi cose (cf. Lc 1,49), Maria canta con accenti appassionati l'amore dell'Altissimo che «ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia» (v. 54). Maria è anche la più fedele coltivatrice dei primi ricordi della storia cristiana: nel vangelo dell'infanzia, Luca dice esplicitamente che Maria «serbava tutte queste cose nel suo cuore» (2,19.51); ella è la prima memoria storica della Chiesa, il primo anello della più antica tradizione che lo Spirito suscita su Gesù.

    Icona della "Madre di Dio del Segno" (Russia, sec.  XVIII). Icona della "Madre di Dio
    del Segno" (Russia, sec. XVIII).
    La Vergine con il Figlio è intesa come il compimento della salvezza operata dal Padre (in alto che invia lo Spirito) e preannunciata dai profeti (tutti attorno).

    Maria, segno dell’efficacia dell’azione dello Spirito

    In questa prospettiva si può ben parlare di Maria come segno-icona dello Spirito Santo, ossia come segno-immagine che manifesta e realizza al sommo grado la presenza e l'opera dello Spirito Santo. È chiaro che Gesù, in quanto uomo che riceve lo Spirito in pienezza e lo dona in sovrabbondanza, è il primo segno dello Spirito; ma in modo partecipato e al grado più alto, tutta la vita di Maria, dalle origini fino al vertice, è il tipo esemplare di quanto lo Spirito fa nella Chiesa. La stessa Scrittura almeno in due testi suggerisce questa dimensione "iconica" di Maria. Il primo è la profezia dell'Emmanuele (Is 7,14), ripresa da Mt 1,23 al riguardo della concezione verginale per opera dello Spirito: «Il Signore stesso vi darà un segno: ecco la Vergine concepirà e partorirà un Figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi». Questo termine "segno" è ripreso da Ap 12,1 dove, per indicare sia la madre del messia sia la Chiesa comunità messianica, è usata l'espressione: «Un segno grande apparve nel cielo: una donna...». Tutta la vita di Maria è dunque "segnata" dallo Spirito: la sua immacolata concezione indica la nuova creazione nello Spirito; l'annunciazione prefigura la nuova generazione dallo Spirito; la visitazione e il Magnificat anticipano il nuovo linguaggio nello Spirito; le nozze di Cana rivelano la nuova comunità nella fede; il Calvario esprime la nuova maternità per lo Spirito; la pentecoste inizia la nuova umanità radunata nell'amore, e l'assunzione inaugura la nuova condizione dei salvati dallo Spirito.

    Maria certo rassomiglia a Gesù ("cristiforme"), a cui è indissolubilmente associata sia sul piano del sangue sia, ancor più, su quello della grazia, ma è anche "pneumatoforme" in quanto "pneumatofora" (portatrice dello Spirito); anzi, prima ancora, "pneumatoplasta", come dice il concilio: «dallo Spirito Santo quasi plasmata» (LG 56). Così risulta anche dai titoli che la Chiesa le riconosce: «Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice» (LG 62), titoli che innanzitutto competono allo Spirito Santo, l'Avvocato-Soccorritore per eccellenza (Gv 14,15), ma che pure mostrano come, in modo subordinato e partecipato, i tratti dell'opera e dell'identità dello Spirito Santo si ritrovano nella figura di Maria.
       

    Maria "epiclesi" dello Spirito

    La Madre di Dio è anamnesi efficace dello Spirito, perché lo Spirito "viene su" di lei (epiclesi). Almeno due volte nei vangeli dell'infanzia si parla di questa discesa dello Spirito su Maria: in Lc 1,35 si dice esplicitamente: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, e la potenza dell'Altissimo stenderà su di te la sua ombra, perciò colui che nascerà sarà Santo e chiamato Figlio di Dio». Lo Spirito è qui raffigurato come la nube luminosa di Dio che scende e avvolge Maria con una presenza santificatrice (il cui risultato è che il figlio di Maria è il Figlio di Dio, come dice Mt 1,20: «Ciò che è generato in lei, è dallo Spirito Santo». Giustamente la Marialis cultus, a proposito di questo intervento, parla di «un'azione che consacrò e rese feconda la verginità di Maria» (MC 26).

    Questa epiclesi consacratoria su Maria, mentre fa sì che il suo Figlio sia la Parola incarnata, fa anche sì che le sue parole siano la Parola ispirata: a ragione, perciò, Maria è stata chiamata col titolo di "profetessa". Dice Lutero, a proposito del Magnificat: «Per capire bene questo Santo cantico, bisogna tener presente che la Vergine Maria parla dopo aver fatto un'esperienza personale, mediante la quale lo Spirito Santo l'ha illuminata e istruita [...]. La Vergine Santa, la quale era così piccola, così povera e disprezzata, facendo in se stessa l'esperienza – che Dio ha creato in lei – di così grandi realtà, ha imparato dallo Spirito Santo la grande scienza che Dio non vuole manifestare la sua potenza in altro modo che innalzando ciò che è basso e abbassando ciò che è alto...».

    Nel  mistero di Maria, come afferma Laurentin, abbiamo «il momento più  pregnante e il vertice del femminismo».
    Nel mistero di Maria, come afferma Laurentin, abbiamo
    «il momento più pregnante e il vertice del femminismo».

    Se questa è l'epiclesi personale avvenuta sulla Vergine in quanto persona consacrata dallo Spirito, Maria si trova anche all'origine dell'epiclesi ecclesiale, quella che avviene nel Cenacolo con la Pentecoste. In Luca, che le riporta ambedue, si nota uno stretto parallelismo di situazioni e di espressioni: raccontando la scena dell'annunciazione, Luca vedeva già profilarvisi quella della Pentecoste. Da una parte la promessa dell'angelo a una fanciulla trepidante per una maternità che sembra impossibile, dall'altra la promessa di Cristo agli apostoli trepidanti al pensiero di dover continuare l'opera del Maestro che se ne va. La stessa promessa è formulata con termini affini: l'angelo dice a Maria: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la forza dell'Altissimo» (Lc 1,35). Agli apostoli Gesù dice: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi...» (At 1,8). In ambedue le scene si ripropone lo stesso dono, lo Spirito Santo, per la stessa opera, la salvezza, con la stessa conclusione missionaria: Maria va a trovare Elisabetta che riconosce dalla fede di Maria la venuta del Salvatore (Lc 1,45) e Maria canta le meraviglie del Signore.

    A Pentecoste Maria si fa epiclesi attiva, invocazione ardente insieme agli apostoli: «Implorava con le sue preghiere il dono dello Spirito Santo, che l'aveva già adombrata nell'annunciazione» (LG 59). Lo Spirito Santo scende e gli apostoli «cominciarono a parlare» (At 2,4); Pietro fa un discorso che somiglia al Magnificat della Vergine, celebrando la gloria di Dio, il quale ha compiuto la più grande di tutte le meraviglie risuscitando Gesù (At 2,14-36); e una folla di popolo risponde credendo (v. 41).

    Anche l'assunzione di Maria – «non un miracolo, ma la fine di un miracolo» (Bossuet) – può essere considerata una epiclesi: lo Spirito che era sceso su Maria per farne il suo "sacrario", e che era poi sceso nel sepolcro del Figlio per risvegliarlo alla gloria del Padre, scende anche nel sepolcro della Madre per assumerla «in anima e in corpo» nella gloria del Figlio (cf. Pio XII, Munificentissimus Deus). E, questa, l'epiclesi escatologica. Se con l'epiclesi dell'annunciazione lo Spirito aveva reso presente il Cristo storico in Maria e con l'epiclesi della pentecoste rendeva presente il Cristo mistico nella Chiesa, con l'epiclesi dell'assunzione lo Spirito pone una primizia della presenza gloriosa del Cristo nella storia cosmica: nella persona di Maria, la Potenza dall'alto assume il primo "frammento" integralmente umano e lo chiama a partecipare al mistero sfolgorante della gloria dei figli nel Figlio, «egli (il Cristo), figlio dell'uomo per lo Spirito Santo da Maria Vergine, noi, per lo stesso Spirito, figli di Dio dalla Chiesa vergine» (Isacco della Stella, Serm. 45). E per questo che Maria «su questa terra brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il peregrinante popolo di Dio, fino a quando non verrà il giorno del Signore» (LG 68).

    (da: F . Lambiasi, Lo Spirito Santo: ristoro e presenza,
    Ed Dehoniane, Bologna 1987, p. 305-310)

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 07/09/2011 18:38
    [SM=g1740738] 8 Settembre, Festa della Natività di Maria Santissima...
    Amici, al di la delle Legende, dei testi apocrifi, ciò che era Maria Bambina non è semplicemente frutto di una immaginazione o dell'interpretazione artistica di pittori e scrittori.... la stessa descrizione che fanno quanti, approvati dalla Chiesa, ricevettero la Sua visita, le Sue parole, non fanno altro che descrivere ciò che era realmente Maria fin da Bambina: piena di Dio, con tutto ciò che questa "pienezza" comporta.
    Vi offriamo così un breve video che riporta alcune Preghiere dalla Liturgia Propria...
    Buona meditazione!
    www.gloria.tv/?media=190304

    Movimento Domenicano del Rosario
    www.sulrosario.org
    info@sulrosario.org




    [SM=g1740750]


    [SM=g1740757]


    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9902318&#idm1...


    Romano il Melodo per la Natività della Madre di Dio

    Oggi la sterile partorisce il nido del Signore


    di MANUEL NIN

    La Natività della Madre di Dio è una delle feste mariane più arcaiche, di origine gerosolimitana, testimoniata già nel IV secolo e introdotta a Costantinopoli nel VI secolo e a Roma nel VII.

    I testi dell'ufficiatura nella tradizione bizantina della festa - che riprendono autori di Gerusalemme (Stefano, VI secolo) o costantinopolitani (Sergio e Germano, secoli VII-VIII) - sottolineano la preghiera di Gioacchino e Anna nell'angoscia per la mancanza di discendenza e la grande gioia per la nascita di Maria.

    Romano il Melodo (VI secolo) ha un kontàkion per la festa della Natività della Madre di Dio. Nella strofa introduttiva l'autore riassume i temi svolti nel testo e soprattutto il mistero che la festa celebra e contempla: Maria stessa, cantata con i titoli di "Madre di Dio, immacolata, nutrice del genere umano", e la sua nascita, fonte di gioia per due coppie, quella di Gioacchino e Anna, liberati dalla vergogna della sterilità, e quella di Adamo ed Eva, liberati dalla morte.

    Le due prime strofe sottolineano la mancanza di discendenza di Gioacchino e Anna e la loro preghiera fervente per ottenere il dono e la benedizione di Dio: la preghiera di Gioacchino avviene sul monte, quella di Anna nel giardino (in greco, "paradiso"); con queste due immagini Romano sembra evocare luoghi dove poi Cristo stesso pregherà: "La preghiera e il lamento di Gioacchino e Anna per la mancanza di figli trovarono accoglienza, giunsero all'orecchio del Signore e fecero germogliare un frutto portatore di vita per il mondo. L'uno sul monte recitava la sua preghiera, l'altra nel giardino sopportava la sua umiliazione".

    Tre altre strofe contemplano e riassumono la nascita di Maria e il suo ingresso nel tempio, due misteri celebrati dalle Chiese cristiane appunto l'8 settembre e il 21 novembre. Gioacchino e Anna offrono nel tempio i doni prescritti dopo la nascita di Maria: "Gioacchino aveva già recato doni al tempio, ma non erano stati graditi: era privo di discendenza. Ma nel tempo opportuno egli presenta la Vergine con i doni di ringraziamento insieme ad Anna. Gioacchino invitò alla preghiera sacerdoti e leviti e condusse Maria in mezzo a loro".
    La quinta strofa del poema riassume il mistero dell'ingresso e la vita di Maria nel tempio, dove lei vive nutrita dalle mani di un angelo ed entra accompagnata da dieci vergini con le lampade accese tra le mani.
    Quindi, servendosi dell'immagine del ruscello che sgorga dal tempio (in Ezechiele, 47, 1-12), Romano sottolinea come, grazie alla presenza di Maria il tempio stesso diventa luogo da dove sgorga la vita: "Un flusso di vita hai fatto sgorgare per noi, tu che avesti il dono di essere nutrita nel santuario da un angelo, tu che sei santa fra i santi, e tempio e nido del Signore. Le vergini condussero la Vergine con lampade prefigurando il Sole che ella diede ai credenti". Oltre all'immagine del "tempio", Romano applica a Maria quella di "nido del Signore".

    Segue la preghiera di ringraziamento di Anna. Il dono di Dio per la nascita di Maria la fa simile all'altra Anna per la nascita di Samuele il profeta; costui nel servizio diventa sacerdote del Signore, Maria diventa Madre del Signore: "Tu hai dato ascolto a me, o Signore, come a quella Anna. Ella offrì il figlio Samuele affinché servisse come sacerdote il Signore, e tu anche a me hai fatto un dono. Grande è la mia ventura perché ho generato una figlia che genererà il Signore Dio prima dei secoli, Colui che dopo il parto conserverà la madre vergine come è. Sarà lei, o misericordioso, la tua porta per la discesa dall'alto dei cieli".

    Il poeta descrive quindi l'incontro e il fidanzamento di Maria e Giuseppe: "Maria ora risplende al volgere delle stagioni e rimane nel tempio dei santi. Vedendola nel fiore della giovinezza, Zaccaria per indicazione della sorte la pone sotto l'autorità del fidanzato Giuseppe, suo promesso sposo per volere divino. Ella è donata a lui mediante un bastone mosso dallo Spirito Santo".

    Alla fine Romano elenca una serie di titoli che collegano Maria col mistero della salvezza operato da Cristo: "Il tuo parto, o Anna veneranda, è benedetto perché hai partorito la gloria del mondo, l'agognata mediatrice per il genere umano. Ella è muraglia, fortezza e rifugio di quanti in lei confidano. Ogni cristiano ha in lei protezione, riparo e speranza di salvezza". Chiude il poema una preghiera a Dio, l'unico amico degli uomini.



    (©L'Osservatore Romano 8 settembre 2011)


    [SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    00 06/11/2012 14:13
    di STEFANO DE FIORES, smm

    Dal servizio alla corona di gloria
       

    Nella Serva del Signore scopriamo il cammino del credente dalla kénosi all’esaltazione.
      

    Qualche tempo fa mi sono imbattuto in un libro scritto da cinque donne spagnole, di cui quattro laiche e una religiosa: Isabel, Esperanza, Mercedes, María e Demetria. Il volume è intitolato: María, mujer mediterránea (Bilbao 1999).

    Le parole introduttorie di Isabel si rammaricano che la figura di Maria, unico referente femminile del Credo, sia stata costruita da uomini che non sempre hanno tenuto conto della realtà della donna. Ne è risultato un ritratto in cui si sono riversati i sogni maschili di un «ideale di donna», ma che ha reso irriconoscibile la reale Maria di Nazaret. Isabel propone di cambiare strada: «Nel caso di Maria, la sua vita autentica ci obbliga ad abbandonare le sete e le corone per seguirla nei cammini polverosi e poveri della sua nativa Galilea. Ci obbliga a incallire le sue mani e a disegnare rughe sul suo volto terso e giovanile. Ci obbliga a coprire la sua tunica immacolata con un grembiule. Ci obbliga a immaginarla mentre trasporta acqua dal pozzo, impasta il pane, allatta, aggiunge rammendi al panno sciupato, frega il suolo… Tutte faccende che hanno fatto le donne per secoli».

    Giovanni Paolo II incorona l'immagine della Madonna delle grazie di Krzeszów (viaggio apostolico in Polonia, 31.5.­10.6.1997).
    Giovanni Paolo II incorona l’immagine della Madonna delle grazie di Krzeszów
    (viaggio apostolico in Polonia, 31.5.­10.6.1997 – foto Giuliani).

    Sinceramente consideriamo legittimo e apprezziamo il desiderio di Isabel: umanizzare la figura di Maria, estraendola da un’indebita idealizzazione o da una trionfalistica glorificazione. Continuare a ricuperare la dimensione biblica della Vergine di Nazaret in tutta la realtà storica da lei vissuta in mezzo al suo popolo e nel suo ambiente rimane un compito permanente di teologi e catechisti, di pastori e laici, di uomini e di donne.

    Non ci sentiamo tuttavia di togliere la corona dalla fronte della Madre di Dio, perché nel piano della sapienza divina essa fa parte, come necessaria conseguenza, di una vita di servizio del Signore nell’umile condizione della donna alle soglie del Nuovo Testamento. In particolare in lei, serva innalzata a madre del Signore e proclamata beata da tutte le generazioni, scopriamo il cammino del credente dalla kénosi alla gloria. E comprendiamo che chiunque seguirà la Serva del Signore avrà come lei la corona di gloria promessa agli eletti.

    Pertanto ci proponiamo nella nostra trattazione di cogliere anzitutto il significato della corona come simbolo universalmente in uso tra i popoli fin dall’antichità. Passeremo poi all’antropologia biblica per apprendere come la vita umana sia posta tra due corone, una iniziale e una finale, e si svolga contemporaneamente secondo la legge storico­salvifica dell’abbassamento­esaltazione.

    Contemplata la vicenda del Verbo incarnato che personifica la più alta valorizzazione della predetta legge, potremo infine soffermarci su Maria nel suo passaggio dalla kénosi alla corona di gloria per cui ella può essere invocata dai fedeli regina incoronata. In ultima istanza, togliere la corona dal capo di Maria sarebbe privarla di un elemento significativo della sua partecipazione alla gloria del Figlio risorto e insieme sottrarrebbe ai fedeli un simbolo eloquente del futuro felice che riserva loro una vita di fedeltà all’unitrino Signore.

    "Il Correggio" (1489­1534), Incoronazione della Vergine, Galleria nazionale, Parma.
    "Il Correggio" (1489­1534), Incoronazione della Vergine, Galleria nazionale, Parma (foto Lores Riva).

    Simbolo antropologico. È vero, la corona oggi non detiene la rilevanza che aveva in altri tempi. Le teste coronate sono sempre più rare, man mano che retrocedono le monarchie e avanzano i governi democratici. Rimangono le corone che si scambiano gli sposi nel rito bizantino e i diademi che cingono il capo delle Miss vincitrici dei concorsi di bellezza.

    La corona ha una sua storia che risale a tempi remoti, addirittura alla preistoria, come semplice ornamento della testa, ma pure con significato religioso, dato il legame con gli alberi sacri: «Un ramo sottile, curvato e ripiegato su se stesso, dovette già in età preistorica suggerire, con la semplicità dell’operazione, la leggerezza della materia, la grazia della forma, il primo naturale ornamento del capo. Tale ornamento valse però in primo luogo come un attributo alla maestà divina nel culto antropomorfo; e ciò in omaggio al carattere sacro che nelle religioni antiche l’albero riveste nel suo insieme come nelle sue parti componenti (rami e foglie). Conseguentemente l’attributo sacro della corona passò di diritto a quei personaggi mortali che più apparivano in rapporto con la divinità: vale a dire sacerdoti e sovrani».

    È interessante notare che la corona floreale è attribuita nel mondo classico ai sacerdoti e ad altre categorie di persone che «si trovano in un certo modo sotto la grazia divina»: vincitori nei giochi sportivi, soldati valorosi, sposi nel rito nuziale, defunti nei riti funebri…

    A questo proposito sono state rinvenute in Egitto delle mummie faraoniche risalenti alla XX dinastia (ca. 2000 a.C.) con la testa ornata di corone intessute di rami e foglie. Molto tempo dopo, Saffo afferma che gli dei voltano le spalle ai devoti che si presentano senza corone, mentre Euripide presenta Ippolito stephanephóros, «cinto di corona», dinanzi ad Artemide.

    Dal punto di vista antropologico, che cosa significa la corona? Il simbolismo della corona è quanto mai denso e spiega l’uso che ne fa la Bibbia. La corona, nel costume dei popoli, fa riferimento a tre fattori principali: la collocazione sulla testa, la forma circolare e la materia della corona.

    Al di là del metallo che la compone, la corona è «il segno visibile di una riuscita». Essa si pone sul capo, sul punto più alto del corpo, e lo supera, divenendo simbolo di un dono dell’alto che guida alla massima realizzazione di sé, alla vittoria del principio superiore sugli istinti. La corona «segna il carattere trascendente di una realizzazione».

    Duccio di Buoninsegna (1255 ca.­1318), Incoronazione della Vergine, vetrata del Duomo di Siena.
    Duccio di Buoninsegna (1255 ca.­1318), Incoronazione della Vergine, vetrata del Duomo di Siena.

    Con la sua forma circolare la corona indica la perfezione e quindi la partecipazione alla natura celeste. Nell’incoronato convergono le realtà inferiori e superiori e nello stesso tempo si delimitano i confini tra il terreno e il celeste, tra l’umano e il divino. In questo senso la corona è come una cesura o uno spartiacque, ma insieme una congiunzione o un condensato tra sopra e sotto, realtà divine e vicende umane. In quanto ricompensa per una prova superata o per un primato acquisito o per uno straordinario traguardo raggiunto, la corona è una promessa di vita immortale.

    Ghirlanda intrecciata di fiori o metallo prezioso (oro o argento), la corona indica «una dignità, un potere, una regalità, l’accesso a un rango e a forze superiori».

    Nel mondo greco­romano si conoscevano l’alloro olimpico e la corona di vittoria del trionfatore. Se poi la corona termina a forma di cupola, essa «afferma una sovranità assoluta». L’origine etimologica di corona affine a corno, termine presente anche nel linguaggio biblico, esprime l’idea di «elevazione, potenza, illuminazione»: «Entrambi si elevano sopra la testa e sono l’insegna del potere e della luce».

    Questo approccio già ci premunisce dal pericolo di liquidare la corona tra le realtà insignificanti; al contrario essa appare un simbolo pregnante che indica il successo di una vita posta al servizio di Dio e unisce il dono divino e l’impegno umano, la vicenda terrena e il premio celeste. Tali prospettive raggiungono nuovi traguardi alla luce della Bibbia.

    Ignoto, Incoronazione di Maria, incisione del 1510, Galleria albertina, Vienna.
    Ignoto, Incoronazione di Maria, incisione del 1510, Galleria albertina, Vienna (foto Lores Riva).

    L’uomo biblico tra due corone. La Bibbia procede ad una personificazione e anche umanizzazione della corona, nel senso che Dio è la corona di gloria per il popolo (Is 28,5), mentre per Dio stesso la corona è innanzitutto Israele (Is 62,3), segno della sua azione onnipotente e salvifica. Anche Paolo scriverà ai Filippesi: «Fratelli miei, mia gioia e mia corona» (Fil 4,1).

    Al di là di questa personificazione, i libri sacri ricorrono alla corona in senso traslato o simbolico per descrivere la dignità dell’uomo creato da Dio e il traguardo riservato ai suoi servi fedeli. Possiamo affermare che la vicenda dell’uomo biblico si svolge tra due corone di gloria, una di sovranità sul creato che gli partecipa il Creatore e una come ricompensa a una vita di umile accettazione del piano di salvezza che il Padre realizza mediante Cristo nello Spirito.

    Stefano De Fiores, smm
      
       

    "Rivelazioni private e fenomeni straordinari"

    Oggi è particolarmente frequente l’enfatizzazione di alcuni fenomeni "straordinari", come presunte apparizioni o rivelazioni della Madonna, di Gesù bambino, di angeli, di santi, di defunti. Inoltre, alcune persone diffondono messaggi che riceverebbero direttamente dall’aldilà.

    Su questi vari fenomeni la Chiesa ha posizioni molto diverse: in alcuni casi non si è pronunciata; in altri si è pronunciata evitando di affermare in modo definitivo la soprannaturalità o la non soprannaturalità; in altri ancora ha emesso un giudizio sfavorevole e negativo; e infine in casi rarissimi si è pronunciata in senso favorevole.

    Il discernimento di questi fenomeni è molto difficile e proprio perché difficile va affrontato con saggezza e prudenza avendo a disposizione il maggior numero possibile di informazioni per conoscerli in modo approfondito.

    Rivelazioni private e fenomeni straordinari (Gris, Esd 2010, pp. 192, € 20,00) presenta alcuni casi particolari, come le apparizioni e le rivelazioni provenienti dalla Madonna, le rivelazioni del cosiddetto "Gesù bambino di Gallinaro" (Frosinone), la croce di Dozulé (Normandia) e i casi di Conchiglia ("Movimento d’Amore San Juan Diego"), dei Cenacoli serafici (conosciuti anche come "Sentieri di misericordia") e di "Fra Elia" (Elia Cataldo; Calvi dell’Umbria, Terni).

    Gli autori dei differenti saggi tentano di fornire elementi per una valutazione oggettiva di questi fenomeni.

    c.s.

     

    «Una spinta alla conversione e al nostro essere in Dio»

    Basandosi su esperienze personali, Francesco Bamonte, religioso dei Servi del Cuore immacolato di Maria ed esorcista della Diocesi di Roma, racconta (La Vergine Maria e il diavolo negli esorcismi, Paoline 2010, pp. 200, € 14,50) come nella sua cura pastorale delle persone possedute è possibile constatare la presenza e la protezione della Madonna, che con immensa tenerezza di madre interviene accanto ai suoi figli.

    Scrive Renzo Lavatori, massimo esperto di demonologia, nella Prefazione al volume: «Alcuni sentimenti hanno colpito beneficamente il mio animo: ho potuto contemplare la grandezza e la bellezza di Maria, in maniera così luminosa e incisiva, come non mi era capitato prima di allora. Certamente sono cose risapute, ma descritte con una vivacità e una icasticità che illumina l’animo e la mente, suscitando profonde emozioni di ammirazione e di amore verso la Vergine santa.

    Paradossalmente si verifica questo strano fenomeno: dai racconti turbolenti degli esorcismi emerge nella sua altezza e nella sua magnificenza la figura purissima e splendida della Madre di Dio, di fronte alla quale si resta come abbagliati e affascinati. Si potrebbe dire che davanti alle tenebrose manifestazioni sataniche appare con maggior fulgore colei che è stata prescelta, con la forza della sua santità, a svergognare e smascherare la bruttezza e la meschinità di Satana».

    s.b.



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 06/11/2012 14:14

    Immagine affascinante di Maria
       

    «Quando noi diciamo Sì a Dio, lui opera cose grandi. Esse sono totalmente sue; anche il nostro Sì è suo, ma non è meno nostro per il fatto di essere suo»
    (card. Marco Cé).

      

    «I versetti del Nuovo Testamento che rendono testimonianza a Maria di Nazaret sono circa 150.

    In ordine cronologico essi prendono l’avvio da una fugace menzione di Paolo nella Lettera ai galati (cf Gal 4,4), proseguono nei Sinottici (cf Mc 3,20­21.31­35; Mt 1­2; 12,46­50; 13,55­56; Lc 1­2; 8,19­21; 11,27­28) e negli Atti degli Apostoli (cf At 1,14), per concludersi con la tradizione giovannea del quarto Vangelo (cf Gv 1,13 se interpretato al singolare; 2,1­12; 6,42; 19,25­27), con una possibile sottolineatura mariana anche di Ap 12.

    Ignoto, Apocalisse, miniatura del sec. X, Collegiata di sant'Isidoro, León (Spagna).
    Ignoto, Apocalisse, miniatura del sec. X, Collegiata di sant’Isidoro, León (Spagna – foto Lores Riva).

    La successione diacronica di questo insieme di passi mostra in che modo e secondo quale progressione temporale la comunità cristiana delle origini abbia compreso gradualmente la presenza ed il ruolo di Maria nell’arco dell’intera storia salvifica.

    Per un’ermeneutica adeguata occorre annodare le suddette occorrenze neotestamentarie ai libri dell’Antico Testamento, con la loro espansione nella letteratura giudaica intertestamentaria.

    Notevole incidenza avrà poi la grande tradizione della Chiesa cristiana, che rivela gli effetti prodotti dalla Sacra Scrittura nella vita dei credenti. L’insieme di queste armoniche permette di accostare la figura di Maria da vari angoli prospettici e di intendere ciò che lo Spirito vuol dire alle Chiese di ogni tempo su questa eccezionale "Figlia di Israele".

    Niccolò da Ferrara, Annunciazione e Visitazione (sec. XII), Duomo di Piacenza.
    Niccolò da Ferrara, Annunciazione e Visitazione (sec. XII), Duomo di Piacenza (foto Bonotto).

    La sua figura e la sua missione appaiono "profeticamente adombrate" (LG 55) nelle persone e nelle istituzioni della prima Alleanza. All’alba della "pienezza del tempo" (Gal 4,4), ella sorge come stella del mattino, sintesi ideale dell’antico popolo di Dio ("Figlia di Sion") e come madre del Messia. E man mano che Cristo, "sole di giustizia" (Ml 3,20), avanza sul firmamento dell’Alleanza nuova, Maria ne segue la traiettoria come serva e discepola del suo Signore, "avanzando nella peregrinazione della fede" (LG 58).La prima di copertina del testo di padre Aristide Serra, osm.

    In Maria serva del Signore e della nuova Alleanza (A. Serra, San Paolo 2010, pp. 88, € 8,00), l’autore, dopo aver tratteggiato il profondo legame esistente tra Maria di Nazaret e la storia della salvezza, si sofferma sul suo significativo ruolo nel passaggio dalla prima alla nuova Alleanza e sul suo essere serva e ancella di Dio unitamente al servo per eccellenza, Gesù Cristo.

    La riflessione condotta in queste pagine riprende i contributi redatti per il volume Mariologia (ampiamente presentato su Madre di Dio n. 2/2010, pp. 20­23), pubblicato nel settembre 2009 nella collana I Dizionari San Paolo».

    a.s.

    **********************************

    «MARIA, DONNA PREMUROSA,
    DESTACI DALL'INDIFFERENZA»


    Il più importante documento programmatico della Conferenza episcopale italiana per il prossimo decennio (2010- 2020), dedicato alla formazione – Educare alla vita buona del Vangelo – e presentato il 4 ottobre scorso dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente Cei, termina al numero 56 con una accorata preghiera a Maria: «Il volto di un popolo si plasma in famiglia. È qui che "i suoi membri acquisiscono gli insegnamenti fondamentali. Essi imparano ad amare in quanto sono amati gratuitamente, imparano il rispetto di ogni altra persona in quanto sono rispettati, imparano a conoscere il volto di Dio in quanto ne ricevono la prima rivelazione da un padre e da una madre pieni di attenzione" (J. Ratzinger, Lettera ai vescovi…, 31.5.2004). Soprattutto grazie alla donna è possibile riscoprire i valori che rendono umana la società: ella "conserva l'intuizione profonda che il meglio della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell'altro, alla sua crescita, alla sua protezione" (ibid.). Maria, donna esemplare, porge alla Chiesa lo specchio in cui essa è invitata a riconoscere la propria identità, gli affetti del cuore, gli atteggiamenti e i gesti che Dio attende da lei. Con questa disponibilità, ci poniamo sotto lo sguardo della Madre di Dio, perché ci guidi nel cammino dell'educazione.

     

    Il cardinale Angelo Bagnasco.
    Il cardinale Angelo Bagnasco.

     

    Maria, Vergine del silenzio,
    non permettere che davanti
    alle sfide di questo tempo
    la nostra esistenza sia soffocata
    dalla rassegnazione o dall'impotenza.
    Aiutaci a custodire
    l'attitudine all'ascolto,
    grembo nel quale la parola
    diventa feconda
    e ci fa comprendere
    che nulla è impossibile a Dio.

     

    Maria, Donna premurosa,
    destaci dall'indifferenza
    che ci rende stranieri a noi stessi.
    Donaci la passione che ci educa
    a cogliere il mistero dell'altro
    e ci pone a servizio della sua crescita.
    Liberaci dall'attivismo sterile,
    perché il nostro agire
    scaturisca da Cristo, unico Maestro.

     

    Maria, Madre dolorosa,
    che dopo aver conosciuto
    l'infinita umiltà di Dio
    nel Bambino di Betlemme,
    hai provato il dolore straziante
    di stringerne tra le braccia
    il corpo martoriato,
    insegnaci a non disertare
    i luoghi del dolore;
    rendici capaci di attendere
    con speranza quell'aurora pasquale
    che asciuga le lacrime
    di chi è nella prova.

     

    Maria, Amante della vita,
    preserva le nuove generazioni
    dalla tristezza e dal disimpegno.
    Rendile per tutti noi sentinelle
    di quella vita che inizia
    il giorno in cui ci si apre,
    ci si fida e ci si dona».

     

     

     


    "IO SONO CON TE". MARIA RACCONTA
    INSOLITO FILM SULLA MADONNA

     

    Quando Guido Chiesa ha fatto leggere la sceneggiatura del suo film a un amico sacerdote, costui ha commentato: «Non credevo che dal Vangelo fosse ancora possibile tirar fuori un racconto nuovo». Perché, in fondo, Io sono con te (film italiano in concorso al Festival di Roma di fine ottobre) è appunto questo. Un "nuovo" racconto tratto dalle pagine evangeliche che vedono campeggiare la figura di Maria: dal concepimento di Gesù al discorso del Messia dodicenne, fra i saggi del Tempio. E Chiesa (che si definisce «non credente, quando iniziai il film») rischia moltissimo. Perché segue le Scritture solo genericamente e, anzi, le "reinterpreta" sulle idee di Maeve Corbo, «un'amica – spiega – che mi ha insegnato ad amare Maria da un punto di vista insolito. E cioè dalla riflessione che se Gesù è stato il grande uomo che è stato, ciò è dovuto anche all'educazione che sua madre gli impartì». Io sono con te rimane un esperimento stimolante, degno d'interesse. Girato in Tunisia, «ovvero nei luoghi più simili alla Palestina di duemila anni fa».

     

    Guido Chiesa.
    Guido Chiesa.

     

    «La nascita di nessun'altra religione – afferma Chiesa – è tanto dipesa da una donna. E poi, se Maria rompe le regole della tradizione ebraica, lo fa solo per amore, mai con violenza. Inoltre cerca di spiegarsi i comportamenti di Gesù, talvolta inesplicabili, riflettendo dentro di sé, contro ciò che di lui dicono gli altri. La sua figura di donna forte, coraggiosa, saggia e paziente è indispensabile alla formazione stessa del figlio». E la dimensione della Grazia? «La Grazia – dice Chiesa – è accettare con amore tutto quello che Dio ci dona» (Avvenire, 4.11.2010). In un'ampia intervista pubblicata su L'Osservatore Romano (31.10.2010), il regista afferma che «l'ateo sarà colpito dall'aspetto femminile che ho voluto evidenziare, dalla pedagogia evangelica, dalla moralità del racconto. Al mondo cattolico chiedo soltanto di capire il mio sincero tentativo. Io non ho voluto fare scandali con il mio film. Il vero scandalo è il cristianesimo, Cristo è lo scandalo per la società del suo tempo, la sua croce è lo scandalo per tutta l'umanità».

     

    Io sono con te.

     

    Maria – afferma l'intervistatore – nelle ultime immagini è una donna assai anziana, che confessa: «Non possiamo capire cosa è stato, se non torniamo all'inizio». «Spero – risponde Chiesa – come Maria, che tutti riescano a riflettere sulla madre e il padre che abbiamo avuto, perché è da lì che veniamo, da loro abbiamo avuto la vita. E sui genitori che a nostra volta siamo stati. Il Vangelo ci dice tutto su questo rapporto. Perché Maria sente la necessità di raccontare questo inizio? Non bastava raccontare la Passione e la resurrezione? Perché gli Evangelisti sentono la necessità di raccontare la storia di Maria e della nascita di Gesù? Maria sente l'esigenza di raccontare perché è l'unica che sa degli inizi, e vuole che non li dimentichiamo ».

     

     

     


    FIORETTI MARIANI ALL'EST
    LA PEREGRINATIO IN UCRAINA

     

    Leggiamo in Luci sull'Est (novembre 2010) gli accenti di fervore e commozione al passaggio della statua della Madonna di Fatima nella prima peregrinatio in Ucraina: «…Le persone pregavano con fede la Madre di Dio confidandole tutte le loro preoccupazioni e i loro problemi, le gioie e le tristezze della loro esistenza. Nei cuori della gente Maria ha portato serenità, pace, amore e santità. Un signore mi ha confidato: "È come se, con l'arrivo della Madonna nella nostra parrocchia, il cielo per noi sia più vicino". Un episodio commovente ci è capitato mentre stavamo per attraversare un passaggio a livello. Andavamo di fretta perché avevamo ancora tre parrocchie da visitare in quella giornata e proprio davanti a noi abbiamo visto le sbarre del passaggio a livello chiudersi. Ci siamo preoccupati per il ritardo che la cosa poteva comportare, ma pochi secondi dopo si è avvicinata la signora che controlla le sbarre e ci ha detto che aveva chiuso solo perché desiderava avere anche lei il piccolo quadro della Madonna che era stato distribuito al mattino nella sua parrocchia e che lei a causa del lavoro non aveva ricevuto. Così quando ci ha visto arrivare da lontano ha chiuso il passaggio a livello. Noi le abbiamo donato con molto piacere il quadro e subito ci ha aperto le sbarre» (Pavlo Vyshkovskyy).

     

     

     


    Brevi

     

    «Voglio situarmi nel cuore della Chiesa per offrire amore. Così scrisse santa Teresina del Bambin Gesù. Voi ed io siamo state create con questo fine… per amore come fece Maria. Come Maria dobbiamo andare in cerca dei nostri figli» (da La gioia di darsi agli altri, San Paolo 2003, pp. 240, H 9,50). È Madre Teresa di Calcutta a scrivere alle spose e madri di famiglia. Ricordando il centenario della nascita (1910-2010), sfogliando i libri a lei dedicati, la rivediamo in foto sempre col rosario in mano – come negli incontri con Giovanni Paolo II, che la beatificherà, ad appena cinque anni dalla morte, il 19 ottobre 2003. Piccola e minuta, Madre Teresa andava per le vie di Calcutta col suo rosario, «da cui traeva l'incredibile forza missionaria» (Malcolm Muggeridge).

     

    Madre Teresa di Calcutta

     

    «Celebrato l'anno anniversario delle apparizioni (il 150° e cioè 1858-2008), Lourdes ha dedicato il 2009 a santa Bernardetta (1844-1879) nel 130° della morte. Con il 2010 si è voluto iniziare una riflessione sul rosario e, precisamente, partendo dalla Trinità, espressa nel Segno della croce. Questo 2011 sarà dedicato al Padre nostro (sulla preghiera, nella rivista Lourdes magazine, ott.-nov. 2010, il vescovo di Tarbes e Lourdes, J. Perrier, risponde a 50 quesiti). Il 2012 riguarderà l'Ave Maria. Anche il Santuario di Fatima, in preparazione del centenario (1917-2017), ha iniziato con l'Avvento 2010 – per la precisione non il 28 novembre, ma il 1° dicembre, festa nazionale in Portogallo – un settenario che per quest'anno prende spunto dalle apparizioni dell'Angelo. Il tema è: Santissima Trindade… adorovos profundamente (Voz da Fátima, 13 novembre 2010). Anche Fatima come Lourdes inizia con la Trinità.

     

    «Madre, vogliamo una patria per tutti. Che tutti vi trovino un posto. Che non vi siano emarginati e sfruttati. Che non cresca l'odio fra noi. Che il rancore, questo frutto amaro che uccide, non si radichi nei nostri cuori». Con questi accenti il card. Jorge M. Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, ha celebrato al Santuario nazionale di Lujan – dove nel 1630 fu rinvenuta una statua della Vergine – il bicentenario dell'indipendenza, accogliendo i giovani convenuti per il loro 36° pellegrinaggio. I problemi di convivenza e accettazione in Argentina ricordano un po' i nostri tra Nord e Sud e tra italiani e immigrati.

     

    Mentre viene annunciato il 50° Congresso eucaristico internazionale (Dublino, Irlanda: 10-17 giugno 2012), l'Italia entra nel vivo della preparazione del 25° Congresso eucaristico nazionale. Ad Ancona, dove verrà celebrato (3-11 settembre 2011), l'arcivescovo, mons. Edoardo Menichelli, ha voluto consacrare nel giugno 2009 la città a Maria, mentre nelle 13 Diocesi delle Marche dal 10 dicembre 2009 ha preso il via una Peregrinatio Mariae che si è conclusa il 10 dicembre 2010, festa della Beata Vergine di Loreto e 90° della sua proclamazione quale patrona dell'aviazione. L'iter mariano per il Congresso ha una guida:Maria ci accompagna alla mensa della vita (testo curato dall'agenzia Map).

     

    mons. Edoardo Menichelli

     

    «Spesso si sottovaluta la Madonna, riducendola quasi a un portafortuna, oppure la si dimentica. Maria è colei che si lascia educare da Dio, è l'esempio del "sì" a Dio. Ella ci sollecita oggi a dare la nostra risposta…». Così il vescovo di Pinerolo, Piergiorgio Debernardi, ha aperto l'anno pastorale affidandolo a Maria. In diverse Diocesi il discorso mariano – divenendo anche "Anno mariano" come a Catanzaro, a Taggia – è stato sollecitato da particolari ricorrenze. Per i 500 anni del Santuario della Madonna del Frassino (1510-2010), patrona del Garda, si sono ritrovati i Vescovi di Brescia, Verona, Mantova, Trento. Similmente l'Episcopato della Lombardia il 7 settembre per i 300 anni dell'incoronazione della Beata Vergine di Caravaggio.

     

    Piergiorgio Debernardi

     

    Per la prima volta a Pontirolo, nella bergamasca, sono suonate le campane a morto… ma senza il morto. Qualcuno aveva rubato la statua della Madonna e l'aveva usata poi come bersaglio per il tiro a segno. La statua è stata ritrovata gravemente danneggiata. Di qui il triste suono (Avvenire, 22.9.2010). A Cherasco, nel cuneese, invece è stato sottratto il Bambino Gesù a una Madonna del '600. La statuina giorni dopo veniva ritrovata in un sacco davanti alla chiesa. A Bra (frazione Bandito), sempre nel cuneese, uno sconosciuto ha appiccato il fuoco a una statua della Vergine arrecandole gravi danni (La Stampa, 27.10.2010). Di solito ci meravigliamo nel vedere in tv chiese incendiate, crocifissi, Madonne violate dalle cronache dell'Iraq, del Pakistan, dell'India, ma forse dovremmo guardare di più in casa nostra, e capire il perché di simili «oltraggi alla fede e alla cultura», come ha detto il Parroco di Pontirolo.

     

    Di padre Pio si è detto tutto? Non sembra. La rivista Casa sollievo della sofferenza (maggio 2010) narra che una sera, messosi a letto, padre Pio si accorse che gli mancava qualcosa. Chiamò un frate e gli disse di prendergli l'"arma" che aveva dimenticato. L'arma? Preoccupato, questi gli domandò in quale posto della cella avrebbe dovuto guardare. Padre Pio gli rispose: nella tonaca. Sorpreso, cercò, ma non trovò nulla. E disse a padre Pio: vede, qui non c'è alcuna arma. C'è solo la vostra corona del rosario. E padre Pio, secco, in risposta: e questa non è un'arma? In confessionale egli consigliava il rosario per liberare le anime del Purgatorio. Una volta donando il suo rosario a una donna disse: «Ti affido un tesoro. Sappi tesoreggiare. Vuotiamo il Purgatorio».

     

    padre Pio

     

    «Carità, umiltà e devozione mariana sono i tratti distintivi della sua santità», ha affermato il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi (L'Osservatore Romano, 13-14.9.2010), in occasione della beatificazione (12.9.2010) del cappuccino "questuante" fra Leopoldo da Alpandeire avvenuta a Granada (Spagna), dove il Beato era morto nel 1956, a 92 anni. Si racconta che girando per la questua un giorno entrò in un negozio e fu insultato pesantemente dal gestore, perché quella era una giornata no: non aveva venduto nulla. Il giorno dopo il frate tornò e disse: fratello, preghiamo la santissima Vergine con tre Ave Maria. Le cose cambiarono presto. E così fra Leopoldo continuava a passare di lì per recitare con i presenti le tre Ave Maria. Udendo una volta bestemmiare Dio e la Vergine, disse: sono qui. Volete offendere il frate? Fatelo, fatelo. Ma non offendete il Signore!

     

    Angelo Amato


    [Modificato da Caterina63 06/11/2012 15:43]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Incontri con Maria

      di MARIA DI LORENZO


    «Tu mi hai presa»

    "La mia poesia è alacre come il fuoco, trascorre tra le mie dita come un rosario…".

    «Quando il cielo baciò la terra nacque Maria. / Che vuol dire la semplice, / la buona, la colma di grazia. /Maria è il respiro dell'anima, / è l'ultimo soffio dell'uomo. / Maria discende in noi, / è come l'acqua che si diffonde / in tutte le membra e le anima, / e da carne inerte che siamo noi / diventiamo viva potenza». Versi potenti, e al tempo stesso semplici, di una grande poetessa italiana, Alda Merini, che alla Madonna dedicò molte pagine della sua ricca produzione e, in particolare, uno splendido libro uscito nel 2002 per l'editore Frassinelli: Magnificat. Un incontro con Maria. «Sei la povertà e la ricchezza – scrive rivolgendosi alla Madre di Dio – il sogno e la contraddizione, / la volontà di Dio e la volontà dell'uomo, / che tu educhi alla contemplazione. / Il dolore è la tua casa, è la casa del mondo, / eppure tu sei la regina degli angeli, / la regina nostra, la regina di tutti i tempi».

    Un primo piano della poetessa Alda Merini.
    Un primo piano della poetessa Alda Merini.

    Una grande voce del Novecento. Alda Merini era nata a Milano il 21 marzo 1931 («Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle, / aprire le zolle / potesse scatenar tempesta...»). Aveva iniziato a comporre le prime liriche a quindici anni e non ne aveva ancora venti quando, nel 1950, Giacinto Spagnoletti aveva pubblicato nell'antologia Poesia italiana contemporanea 1909-1949 le liriche Il gobbo e Luce. L'anno successivo, queste liriche insieme ad altri due componimenti verranno incluse da Vanni Scheiwiller nel volume Poetesse del Novecento, su consiglio di Eugenio Montale e Maria Luisa Spaziani. Già da questi primi versi si intuiscono i motivi ricorrenti della sua poesia: l'intreccio di temi mistici e sensuali, di luce e di ombra, il tutto però amalgamato da una concentrazione stilistica notevole, che nell'arco degli anni lascerà spazio a una poesia più immediata, intuitiva. Nel '53 sposa Ettore Carniti (da cui avrà quattro figlie: Emanuela, Flavia, Simona, Barbara) e lo stesso anno esce la prima raccolta poetica La presenza di Orfeo, seguita nel '55 da Paura di Dio e Nozze romane. Dopo la silloge Tu sei Pietro, edita nel '61 da Scheiwiller, segue un silenzio durato circa vent'anni, durante i quali la Merini viene ricoverata per disturbi mentali nell'ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano («Per me è stato un miracolo di Dio essere uscita viva da lì. Ho visto morire tanti ragazzi. Mi ha salvata mio marito che veniva a trovarmi, perché chi non aveva nessuno scompariva all'improvviso nel nulla»). Nel '79 il lungo silenzio editoriale è rotto e la Merini inizia a lavorare su quello che è considerato il suo capolavoro: La Terra Santa, vincitrice del premio Montale nel '93. La Terra Santa segna l'inizio di una poetica diversa, impregnata della devastante esperienza manicomiale («Il manicomio è il monte Sinai, / maledetto, su cui tu ricevi / le tavole di una legge / agli uomini sconosciuta»). Si tratta di liriche di un'intensità potente, dove la realtà lascia il posto all'idea stessa del reale, sublimata e deformata dal delirio della follia. La prima proposta di stampa dell'opera fu accolta da una totale indifferenza da parte degli editori. Solo Paola Mauri accetta di pubblicare trenta liriche, scelte su un dattiloscritto di oltre un centinaio di testi composti dalla Merini durante l'internamento, sul n. 4 della rivista Il cavallo di Troia, nel 1982. Due anni dopo Schweiller riprende le trenta liriche e, con l'aggiunta di altre dieci, dà alle stampe la prima edizione de La Terra Santa, decretando la fine dell'ostracismo dell'artista.

    Maria discende in noi
    «Maria discende in noi, /
    è come l'acqua che si diffonde /
    in tutte le membra e le anima...».

    Intanto, dopo la morte del marito, Alda Merini conosce il poeta Michele Pierri che sposa nell'83 trasferendosi a Taranto; qui però si riaffacciano i problemi mentali e nell'86 la Merini torna definitivamente a vivere a Milano, sulle rive dell'amato Naviglio, in una casa piena di libri, quadri e fotografie, in Ripa di Porta Ticinese 47. Lì ricomincia a scrivere con continuità, alternando versi e prosa. Sono anni assai fecondi, dove si contano sempre maggiori pubblicazioni ed interventi pubblici e in cui le vengono assegnati diversi premi letterari e una laurea honoris causa dall'Università di Messina. Nell'89 esce Delirio amoroso e nel '92 Ipotenusa d'amore, cui l'anno dopo fa seguito il volume in prosa La pazza della porta accanto. Nel '95 viene data alle stampe la raccolta Ballate non pagate e nel '96 le viene aggiudicato il premio Viareggio per la poesia. Nello stesso anno Alda Merini viene proposta per il Nobel per la letteratura dall'Academie française. Del '97 è la raccolta La volpe e il sipario, la più alta dimostrazione dello stile poetico dell'artista: una poesia che nasce dall'emozione, improvvisa e violenta, mai ritoccata, riletta. Una scrittura nata di getto, sull'onda del pensiero che si fa man mano sempre più astratto e simbolico. E nel 2002 esce per Frassinelli Magnificat. Un incontro con Maria, dove la Merini evoca la Vergine Madre indagandone soprattutto l'aspetto umano e femminile, opera che, nel settembre dello stesso anno, le vale il premio Dessì per la poesia. «Se Tu sei la mia mano, / il mio dito, / la mia voce, / se Tu sei il vento / che mi scompiglia i capelli, / se Tu sei la mia adolescenza / io ho il diritto di servirti / e il dovere, / perché l'adolescenza / non ha mai chiesto nulla / alle sue stagioni. / Tu mi hai presa / perché io non ero una donna / ma solo una bambina. / E le bambine si accolgono / e si avvolgono di mistero. / Tu mi hai resa donna, Signore, / e la donna è soltanto / un pugno di dolore. / Ma questo pugno / io non lo batterò / verso il mio petto, / lo allargherò verso di Te / come una mano / che chiede misericordia…».

    Un destino mai tradito. I testi di Alda Merini sono tra le maggiori espressioni liriche del Novecento. La colpa e la grazia, l'inferno e la gloria, la tenebra e la luce sono stati i poli della sua ricerca poetica («Le più belle poesie / si scrivono sopra le pietre / coi ginocchi piagati / e le menti aguzzate dal mistero. / Le più belle poesie si scrivono / davanti a un altare vuoto, / accerchiati da agenti / della divina follia»). Un destino di poesia, il suo, «mai tradito», come scrive Maria Corti nella prefazione a Fiore di Poesia (Einaudi 1998), ma anche il destino di una donna capace di rinascere mille volte dalle proprie ceneri. Alda Merini si è spenta il 1° novembre 2009 all'ospedale San Paolo di Milano, in seguito ad un tumore. Aveva detto: «Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita». Aveva 78 anni la «piccola ape furibonda » che, con la sua vita difficile e la sua opera sofferta, ha segnato la storia culturale italiana. La donna che per dodici anni era stata rinchiusa in manicomio, cui avevano allontanato le figlie, il cui cervello avevano folgorato con 37 elettrochoc. Nata il primo giorno di primavera e morta il giorno di tutti i Santi. Un'artista che ha saputo fondere vita e arte in un'unica, inscindibile forma. E che ha lasciato scritto, quasi un testamento: «Io la vita l'ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l'ho goduta perché mi piace anche l'inferno della vita e la vita è spesso un inferno… Per me la vita è stata bella perché l'ho pagata cara».

    Invito all'approfondimento: S.M.A. Dipace, Il multiforme universo di Alda Merini. Temi e figure, tesi di laurea 2001-2002 (Università di Bari), Prospettiva editrice 2008, senza indicazione pagine, sip.

    Maria Di Lorenzo



    *******************

     Un canto per Maria

      a cura di MARIO MOSCATELLO e GIUSEPPE TARABRA


    Fa crescere in noi la speranza

    «Ella ci aiuta a interpretare anche oggi le nostre vicende in riferimento al suo figlio Gesù» (Giovanni Paolo II).

    «Ave, Madre della Chiesa»: è un'espressione che ci porta ad immaginare Maria con le braccia distese verso il mondo. Non sappiamo il futuro di questo stanco mondo, percorso da piccoli e giganteschi egoismi, ormai contaminato nei suoi aspetti più belli e naturali; una cosa sola sappiamo con certezza, ed è sicuramente fonte di grande speranza: Maria, la madre dell'intera umanità, non ci abbandonerà mai e ci sosterrà affinché ognuno di noi lasci che il Cristo, vero pane di vita, si cali nelle profondità dell'essere. Paolo VI nel proclamare Maria "Madre della Chiesa" aveva ben in mente il quadro che raffigura la Vergine accanto alla croce di Gesù. Ai piedi di quella croce Gesù pronunciò parole significative: «Donna, ecco tuo figlio » e rivolto a Giovanni: «Ecco tua madre ». Queste parole esprimono da un lato un invito particolare a Maria verso una nuova maternità e dall'altro l'annuncio di una nuova missione, quella di madre spirituale dei discepoli. Maria, «nascostamente e in spirito di servizio, veglia sulla Chiesa e amorosamente protegge il cammino verso la Patria celeste».

    Un pittore veneto, Crocifissione (sec. XVIII), Duomo di Cittadella (Padova).
    Un pittore veneto, Crocifissione (sec. XVIII),
    Duomo di Cittadella (Padova).

    Il brano è strutturato in forma strofica con un ritornello che, in metro binario, si alterna ad una serie di strofe in metro ternario, le quali si ripetono a due a due: la prima con cadenza sospesa e la seconda sulla dominante che prepara la ripresa del ritornello. L'inserimento delle due suddivisioni ritmiche ci porta a fare una piccola riflessione sul testo la quale, poi, ci guida ad una scelta esecutiva: nel ritornello, dopo il saluto a Maria come madre della Chiesa, si lascia spazio ad un'esortazione attraverso la quale si richiede a Maria di «unire tutti gli uomini» sotto un unico padre. Il saluto è espresso, musicalmente, con tre suoni ascendenti che possono anche essere annunciati da una voce solista. Alla parte successiva si aggiunge l'assemblea che interviene con decisione e convinzione aumentando anche la sonorità. La seconda parte del ritornello è preceduta da una breve pausa che prepara l'intensità della richiesta testuale e apre la melodia verso suoni più acuti, che vanno poi via via diminuendo di sonorità, con la fine del fraseggio.

    Il metro ternario delle strofe accompagna un testo meditativo e l'esecuzione deve essere convincente, ma graziosa e sciolta. È raccomandabile non accentare tutti gli ottavi, e quindi le sillabe, ma affidarsi all'accento tonico delle parole per creare una linea melodica fluida e scorrevole. La prima frase della strofa richiede una piccola apertura sulla parola «luce» dove l'autore ha anche inserito un prolungamento di suono che verrebbe anche spontaneo sulla parola «Sion» dove la conduzione melodica, però, non lo richiede. Nella seconda frase la melodia ascendente consente anche una maggiore intensità sonora che raggiunge il suo apice nell'intervallo di quinta della sesta battuta. Proprio in corrispondenza di questo intervallo è da controllare l'emissione vocale: un accento troppo in rilievo disturberebbe il percorso melodico. La linea musicale delle strofe è abbellita da una seconda voce che, procedendo con intervalli armonici di terza e sesta, accompagna solo la melodia creando una maggior pienezza sonora.


    AVE, MADRE DELLA CHIESA


    Ave, Madre della Chiesa,
    sposa del Signore;
    unisci tutti gli uomini
    col Padre e col tuo Figlio nell'amor.


    Piena di grazia sei tempio di luce,
    umile Vergine, Figlia di Sion,
    in te è disceso l'Amore di Dio
    perché hai creduto
    all'annunzio del ciel.
    Eva novella sei vergine intatta,
    Madre di Cristo sorgente di vita,
    dal cuor di Dio al tuo seno fluita
    per far rinascere l'umanità.
    Tu benedetta fra tutte le donne,
    sei figlia e madre d'un popolo eletto,
    che nel tuo Figlio sarà benedetto
    e avrà nel cielo la sua eredità.
    Splendida immagine sei della Chiesa,
    Figlia del Padre, tu Sposa al Signore,
    Madre che generi i figli all'Amore,
    Donna gloriosa nell'eternità.

    Luisa Tarabra



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 06/11/2012 15:59

    La missione caratteristica del santuario romano Regina apostolorum secondo le intenzioni del suo promotore...

    Durante la celebrazione della novena in preparazione all'inaugurazione del santuario Regina apostolorum (Natale 1954), don Alberione ritornò spesso nelle sue prediche sulla specifica missione del Santuario: «La Famiglia paolina nelle preghiere che si faranno in questa chiesa ha da avere due intenzioni: il Papa e i benefattori. Il Papa. Che il Santo Padre vedendo dal suo alto trono, dalla sua alta specola i bisogni dell'umanità, possa contare sulle preghiere, sulle adorazioni che in questa chiesa si faranno. Inchiudiamo fin d'ora tutte le intenzioni del Papa: sono le intenzioni del Vicario di Gesù Cristo stesso. Intendiamo ancora raccogliere nel nostro cuore le intenzioni dei Cooperatori, i quali davvero hanno cooperato con la Famiglia paolina. In questi ultimi tempi hanno cooperato specialmente con le offerte per l'erezione del tempio». Sempre durante la celebrazione della dedicazione del Santuario, don Alberione ebbe a dire: «In questa chiesa (santuario Regina apostolorum) non verrà meno la preghiera: perciò, o Madre e Regina, non verranno meno le tue grazie sul Papa, sul sacerdozio, sulla vita religiosa, sopra le case della Famiglia paolina».

    Un primo piano del beato Giacomo Alberione durante la celebrazione di una Messa.
    Un primo piano del beato Giacomo Alberione
    durante la celebrazione di una Messa.

    Adorazione

    La preghiera eucaristica nel Santuario fu curata con tale intensità e zelo,
    che meraviglia ancora oggi. Ecco una notizia al riguardo:

    «Roma – Nella cripta Regina apostolorum si sono stabiliti, in quest'anno dedicato al Divin Maestro, i seguenti turni di adorazione:
    9-10: Pie Discepole
    10-10,45: Discepolini
    10,45-11,45: Figlie di San Paolo
    11,45-12,45: Discepoli professi-Immacolatini
    12,45-14,30: Pie Discepole
    14,30-15,10: Maggiorini
    15,10-16,50: Figlie di San Paolo
    16,50-17,50: Chierici
    18,15-19,15: Figlie di San Paolo
    19,15-20: Discepolini
    20-4: Pie Discepole
    4-9: Messe».

    Roma, 15.6.2006: solennità del Corpus Domini presieduta da Benedetto XVI.
    Roma, 15.6.2006: solennità del Corpus Domini presieduta da Benedetto XVI.

    Vitalità e creatività

    Il primo rettore del santuario Regina apostolorum, don Eugenio Fornasari (1955-1958), dando il resoconto delle funzioni celebrate durante il mese di dicembre 1955 (a conclusione dell'anno dedicato a Gesù Maestro), ci rivela la forte vitalità e creatività della vita del Santuario, soprattutto per quanto riguarda l'adorazione eucaristica perenne e l'Ora di luce in atto: «Ora di luce – Nel Santuario, durante la santa adorazione, ardono numerosi ceri all'altare di Maria. Diversi Cooperatori ci hanno chiesto di poter essere spiritualmente presenti, offrendo un'ora di luce davanti al tabernacolo. L'offerta per un'ora di luce è di lire 500. L'offerta di un cero è di lire 100. Una novena di luce (un'ora al giorno per l'intera novena) lire 4.500. Una novena di ceri lire 900».

    "Laus perennis"

    «Adorazione perenne – Il Superiore generale, di ritorno da lunga peregrinazione attraverso le nazioni in visita alle case paoline, ha disposto che nel Santuario si iniziasse con l'anno nuovo (1956) la laus perennis, l'adorazione perpetua. Non è perciò un tempio freddo e scialbo il nostro Santuario, ma è la casa della visitazione perpetua, il tabernacolo vivo ove pulsa la presenza eucaristica, ove le anime si rinnovano e s'arricchiscono. L'adorazione è una grazia inestimabile. Numerosi devoti prenotano la loro ora, divenuti lampade viventi per la famiglia eucaristica. Agli uomini è riservata l'adorazione notturna. L'intenzione particolare per cui è stata istituita l'adorazione è di ottenere dal Cuore eucaristico, auspice la celeste Regina, vocazioni religiose ed ecclesiastiche alla Chiesa di Dio. I Cooperatori e le zelatrici potranno inviarci le loro particolari intenzioni, che ben di cuore raccomanderemo». «Dal 1954 ad oggi (1959), il Santuario è diventato un focolaio di preghiere. Giorno e notte il Santissimo Sacramento è esposto e continuamente si susseguono i giovani, i chierici, i Discepoli, i sacerdoti, le suore, in un'unica e costante domanda: "Gesù, a mezzo di Maria, attira tutti vicino a Te". Le Pie Discepole, ininterrottamente, si susseguono nella adorazione (in cripta) di Gesù sacramentato». Don Alberione aveva affermato che nel Santuario si sarebbero soprattutto rivolte a Dio preghiere per le vocazioni, per tutte le vocazioni della Chiesa: «In questa chiesa specialmente si adempirà il precetto-invito del Divin Maestro: "Pregate il Padrone della messe che mandi buoni operai per la mietitura"». «Nel Santuario, sempre, giorno e notte, l'adorazione per le vocazioni, per tutte le vocazioni, per ogni apostolato».

    Ignoto, L’adorazione dell’Ostia, miniatura di un antifonario boemo del 1410, Biblioteca centrale, Lucerna (Svizzera).
    Ignoto, L'adorazione dell'Ostia, miniatura di un antifonario
    boemo del 1410, Biblioteca centrale, Lucerna (Svizzera).

    Per mezzo di Maria

    E durante la novena in vista della dedicazione del Santuario: «Inoltre dobbiamo dire che questa chiesa ha qualcosa di importante rispetto all'umanità. Nella chiesa sarà costituita l'adorazione continua, e cioè noi presenteremo a Gesù, per mezzo di Maria, le suppliche per le vocazioni; ma non per le vocazioni paoline soltanto. Oggi la Chiesa ha il problema dei problemi da risolvere: il problema delle vocazioni. Noi chiederemo per tutta la terra, per tutte le istituzioni, per tutte le diocesi, per tutti gli apostolati. Il nostro cuore deve essere aperto, largo. Aperto ai bisogni di tutti, largo per inchiudervi tutte le anime. Deve essere formato secondo il Cuore di Gesù: "Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis et ego reficiam vos"».

    Giovanni Perego, ssp



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    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)