DIFENDERE LA VERA FEDE

Caro Malacoda (Le Lettere di Berlicche) di C. S. Lewis

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    Caterina63
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    00 27/01/2009 10:47
                    Pietro batte  il Male


    Genesi 3

    14 Allora il Signore Dio disse al serpente:
    «Poiché tu hai fatto questo,
    sii tu maledetto più di tutto il bestiame
    e più di tutte le bestie selvatiche;
    sul tuo ventre camminerai
    e polvere mangerai
    per tutti i giorni della tua vita.
    15 Io porrò inimicizia tra te e la donna,
    tra la tua stirpe
    e la sua stirpe:
    questa ti schiaccerà la testa
    e tu le insidierai il calcagno».

    [SM=g1740720]





    Berlicche a Malacoda: occhio a Ratzinger, sta lavorando troppo![SM=g1740733]

    un po' di ironia, con molta verità...  [SM=g1740739]

    Pescato sul blog di Raffaella:

    "Pseudo Berlicche" scrive a "pseudo Malacoda":
    ci siamo distratti per un attimo e guarda che cosa ha combinato il Papa!

    Caro Malacoda, calma e gesso![SM=g1740732]  ci siamo distratti un momento, è vero, pensavamo che questo Papa anziano fosse affaticato dalle celebrazioni natalizie, dalla stesura dell’enciclica sociale, dalla preparazione delle omelie che si ostina a voler scrivere da solo nonostante la disponibilità di volonterosi ghost-writers (alcuni persino reclutati e raccomandati da noi personalmente)… e, invece, guarda cos’è successo! Un disastro! Non possiamo negarlo, abbiamo incassato un brutto goal con questa faccenda dello scisma lefebvriano ricomposto.

    Non c’è cosa peggiore dell’unità dei cristiani, della fedeltà del gregge che riconosce la bontà del suo pastore e, forte di questa conoscenza e riconoscenza, accetta di seguirlo. E’ un’unità che simboleggia e anticipa in modo fin troppo insopportabile su questa terra l’unione celeste delle anime nell’amore (rabbrividisco solo a scrivere questa parola) per il Nemico, e non a caso da secoli lavoriamo per scavare divisioni e tensioni sempre più profonde e insanabili secondo le istruzioni del nostro padrone, che, lo dice il nome stesso, è colui che divide (e dividendo impera).

    Ma non tutto è perduto: grazie al sapiente lavoro che abbiamo fatto in passato possiamo già contare su numerose reazioni indignate proprio all’interno dei cattolici, che ben confondono la semplicità dei fedeli, e la confusione, primo passo per la divisione, lo sappiamo, è nostra preziosissima alleata. Per il resto, animo, abbiamo già un nuovo fronte su cui concentrarci: mi dicono dai piani alti che a questo punto diventerà quanto mai essenziale sabotare qualsiasi riuscita di un incontro tra il Papa e il nuovo patriarca di Mosca e di tutte le Russie.

    L’etichetta di "Papa di transizione" che abbiamo appiccicato fin dal principio a Joseph Ratzinger non regge più da qualche tempo, e meno che mai ora che, durante il suo pontificato, uno scisma è finito ed è stato fatto un primo passo verso l’ecumenismo (brrr). L’importante è che resti cosa isolata, e a questo scopo alcuni di noi fra i più esperti sono già in viaggio verso Econe per suscitare nuovi moti di superbia e di orgoglio in chi dovrebbe perfezionare la riunione con la Chiesa di Roma. Urge riuscire a far passare l’avvenimento, agli occhi del mondo, come un errore frutto di debolezza senile del Papa o di meditato revanscismo oscurantista.

    Perché, se durante questo pontificato si dovesse realizzare anche un incontro con il nuovo patriarca russo, se si dovessero gettare le basi pure per la ricomposizione dello scisma d’Oriente, rischieremmo di non essere più credibili quando diffondiamo l’idea che con Benedetto XVI la Chiesa sta tornando ai tempi dei roghi e dell’inquisizione.

    Come potremmo proseguire nella nostra opera di persuasione dell’opinione pubblica quando venissimo continuamente smentiti da fatti sempre più eclatanti, che parlassero da soli?
    La Verità (altro brivido) brilla di luce propria, nipote mio. Quindi, passi oggi la ricomposizione di uno scisma, tutto sommato, piccolo, ma d’ora in poi… occhio a oriente! Chè se dovessimo fallire anche là, non oso pensarci, si aprirebbero davvero brutti tempi per noi!

    tuo pseudo-zio Berlicche



                                  [SM=g1740744]      





    L'originale de "Le Lettere di Berlicche" un dialogo non troppo, ne affatto  "immaginario" .....

    Il tuo paziente è diventato umile; glielo hai fatto notare?
    Tutte le virtù sono per noi meno formidabili una volta che l’uomo è consapevole di possederle, ma ciò è vero in modo particolare dell’umiltà.

    Sorprendilo nel momento che ha lo spirito veramente depresso, e contrabbanda nella sua mente la riflessione consolante: «Per Giove! ma io sono umile!» e quasi immediatamente l’orgoglio—l’orgoglio della sua stessa umiltà—farà la sua apparizione. Se s’accorge del pericolo e tenta di soffocare codesta nuova forma d’orgoglio, fallo inorgoglire del suo tentativo—e così di seguito, per tutte le fasi che vorrai. Ma non tentare ciò per troppo lungo tempo, perché c’è pericolo di svegliare in lui il senso dell’umorismo e della proporzione. Nel qual caso ti riderà in faccia, e se ne andrà a dormire.

    Ma vi sono altre materie utili per fissargli l’attenzione sulla virtù dell’Umiltà. Per mezzo di questa virtù il nostro Nemico vuoi stornare l’attenzione dell’uomo dal proprio io per volgerla verso di Sé e verso il prossimo. Tutta l’abiezione e l’odio di sé vengono diretti, in fin dei conti, a questo scopo; e, fin quando non lo raggiungono, ci possono recare poco danno. Possono perfino esserci utili, se tengono l’uomo preoccupato di sé, e, soprattutto, se il disprezzo per la propria persona può venir preso come punto di partenza per il disprezzo della persona degli altri, e di conseguenza per la musoneria, il cinismo, e la crudeltà. Bisogna perciò che tu nasconda al paziente il vero scopo dell’Umiltà. Non deve ritenerla dimenticanza di sé, ma una certa opinione (cioè una bassa opinione) dei suoi talenti e del suo carattere.

    Mi pare che alcuni talenti li abbia davvero. Piantagli in mente l’idea che l’umiltà consiste nello sforzarsi di credere che quei talenti valgono meno di quanto egli crede che valgano. Senza dubbio è vero che di fatto valgono meno di quanto crede, ma ciò non ha importanza. Ha invece importanza fargli valutare un’opinione per un aspetto diverso della verità, introducendo in tal modo un elemento di disonestà e di pretesa nel cuore di ciò che altrimenti minaccia di diventare una virtù. Con questo metodo migliaia di uomini sono stati indotti a pensare che l’umiltà significa donne carine che si sforzano di credersi brutte e uomini intelligenti che si sforzano di credersi sciocchi….Al fine di prevenire la strategia del Nemico dobbiamo considerare i suoi scopi.

    Ciò che il Nemico vuole è di portare l’uomo a uno stato mentale nel quale egli possa concepire la miglior cattedrale del mondo, e sapere che si tratta della migliore, e goderne, senza essere più (o meno) o altrimenti contento di averla fatta lui, che se fosse stata fatta da un altro. Il Nemico vuole che, alla fine, sia libero da ogni pregiudizio in suo favore, talmente libera saper godere dei suoi propri talenti con la stessa gratitudine che dei talenti del suo prossimo della levata del sole, o di un elefante, o di una cascata. …ma la Sua lungimirante politica consiste nel fatto, temo, di ridonare loro un nuovo genere di amor proprio—una carità e una gratitudine per tutte le persone, compresa la propria. Quando avranno veramente imparato ad amare il prossimo come se stessi, sarà loro permesso di amare se stessi come il prossimo. Non dobbiamo mai dimenticare ciò che è il tratto repellente e inesplicabile del nostro Nemico: Egli ama veramente quei bipedi spelati che ha creato e sempre restituisce con la destra ciò che ha tolto con la sinistra.

    Tutto il suo sforzo consisterà dunque nel tener la mente dell’uomo del tutto lontana dall’argomento del suo valore. Preferisce che l’uomo si creda un grande architetto e un grande poeta, e poi se ne dimentichi, anziché egli spenda molto tempo e molta fatica nello sforzarsi di essere un architetto o un poeta da nulla.

    I tuoi sforzi di istillare la vanagloria o la falsa modestia nel paziente saranno attaccati da parte del Nemico con il naturale suggerimento che, di solito, non si esige che un uomo abbia un’opinione dei suoi talenti, dal momento che può benissimo continuare a migliorarli al massimo senza decidere in quale precisa nicchia del tempio della Fama si trovi. Devi fare ogni sforzo per allontanare un tale suggerimento dalla consapevolezza del paziente.

    Il Nemico si sforzerà pure di rendere reale nella mente del paziente una dottrina che tutti gli uomini professano ma che riesce loro difficile conciliare con i sentimenti—la dottrina che essi non hanno creato se stessi, che i loro talenti sono stati dati loro, e che tanto varrebbe essere orgogliosi del colore dei capelli.


    (Tratto da "Le Lettere di Berlicche")




    Caro Malacoda: la colpa non è tua.....[SM=g1740732]

    Caro Malacoda.

    Mi è giunta voce che sei riuscito a fare compiere dei peccati importanti al tuo protetto. Questo è sicuramente bene, ma non basta. Devi cercare di immunizzarlo dal rimorso.

    Devi convincerlo che se la sua vita va storta a causa di quello che fa non è colpa sua, ma dei suoi genitori, o di quello che ha bevuto, o di qualcosa di tremendo di cui ha perso la memoria.
     
    Certamente non sua, perchè è una persona simpatica. Che è una cosa terribile che le cattive influenze lo abbiano spinto a fare delle scelte sbagliate. Che non si deve sentire sminuito, anzi, può continuare con quello che in fondo non è un vero sbaglio, perchè la responsabilità non è sua. E' la società che è marcia, e i politici non fanno nulla, e neanche i giornalisti.

    C'è sempre qualcuno da accusare per tutto il male del mondo. A volte accusano pure noi diavoli. Fesserie: è noto a tutti che la colpa di tutta è del Nemico che non ha accettato le nostre giuste richieste. 

    Ah, comodo per lui. Ha fatto un mondo da schifo, lasciando mano libera agli esseri umani che l'insozzassero, e pretende che basti caricare le colpe di tutti loro su suo Figlio per ripulirsi.

    E quindi noi demoni su chi scarichiamo la responsabilità? Non ci resta da fare che quel che facciamo: le colpe mangiarcele, insieme con i colpevoli.
    E non hanno poi un sapore così schifoso. 

      

    Tuo zio Berlicche


    « Vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno è quello di non credere alla loro esistenza. L'altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d'ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago»

    (C.S. Lewis, Premessa a Le lettere di Berlicche, pag. 3.)





    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Caterina63
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    00 27/01/2009 11:06
    Le lettere di Berlicche (titolo originale The Screwtape Letters), pubblicato a Londra nel 1942 dallo scrittore Clive Staples Lewis, ma originariamente apparso sulle pagine del quotidiano The Guardian, è una racconto in forma epistolare in cui un diavolo anziano, “sua potente Abissale Sublimità il Sottosegretario Berlicche”, istruisce suo nipote Malacoda, un giovane diavolo apprendista tentatore. Noi non vediamo le lettere di Malacoda a Berlicche, ma il loro contenuto può essere dedotto dalle risposte di Berlicche, il quale consiglia Malacoda su come assicurare la dannazione dell'anima di un giovane essere umano a lui assegnato, indicato come il “paziente”, di fronte al Nemico (Dio).

    Nonostante Le lettere di Berlicche siano una delle opere più popolari di Lewis, l'autore medesimo affermò: “sebbene non avessi scritto niente altro con tanta facilità, non ho mai scritto con meno divertimento. La facilità di scrittura derivava senza dubbio dal fatto che la trovata delle lettere diaboliche, una volta ideata, si sviluppa spontaneamente [...] Potrebbe trascinarvi con sé per mille pagine, se vi lasciaste prendere la mano. Ma per quanto fosse facile immedesimarmi nell'atteggiamento diabolico, non era una cosa divertente, e comunque non per molto. Lo sforzo mi dava una specie di crampo spirituale. [...] Ogni traccia di bellezza, freschezza e genialità doveva esserne esclusa. Ancor prima delle fine del libro mi aveva quasi soffocato.”

    Lewis aveva promesso solennemente di non scrivere mai un seguito dell'opera per i motivi sopra accennati, ma nel 1959, su invito del Saturday Evening Post, si decise a scrivere un saggio intitolato Il brindisi di Berlicche (titolo originale Screwtape proposes a toast), in cui il protagonista, Berlicche appunto, pronuncia un discorso alla fine del pranzo annuale alla “Scuola Superiore di Tentazione per Giovani Diavoli”, approfondendo alcuni aspetti che nel libro precedente erano stati solo accennati e aggiungendo nuove riflessioni e considerazioni sulla situazione attuale per quanto riguarda le possibili tentazioni e la loro efficacia nei confronti dell'uomo.

    [SM=g1740733] [SM=g1740733] [SM=g1740733] [SM=g1740720] [SM=g1740733] [SM=g1740733] [SM=g1740733]

    Nel libro sono dunque raccolte le lettere che Berlicche invia, in tempi diversi, al nipote Malacoda. Lo zio offre al nipote una serie di ricchi consigli per dannare le anime degli uomini, soprattutto nei riguardi dei giovani, data l'età dell'anima affidata a Malacoda. Il Nemico (Dio) e suo figlio (Cristo) intervengono prontamente in ogni azione di Malacoda e dunque lo zio è costretto a dilungarsi più volte in tanti temi tipicamente legati allo spirito giovanile, come l'amicizia, l'amore, l'orgoglio, il legame con i genitori, la sessualità, la gola; in ciò Lewis utilizza uno stile assai vario, ma sempre incisivo, affrontando con una teologia ad un tempo benevola ed esigente tutte le tematiche sopra citate.

    Dopo la prima lettera, il “paziente” si converte al Cristianesimo, e Malacoda viene severamente rimproverato e minacciato di essere sottoposto alle “punizioni abituali” presso la Casa di Correzione per Tentatori Incompetenti. L'obiettivo di Malacoda è ora quello di minare e indebolire la fede del paziente come anche di tentarlo a commettere esplicitamente dei peccati che possano portarlo alla sua definitiva dannazione. In ciò è riflessa la visuale Cattolico-Anglicana sul “peccato mortale” e sulla salvezza dell'anima. È tuttavia importante sottolineare, che la natura dei peccati espliciti viene qui discussa in modo da compiere una profonda riflessione e una meditazione sulla natura della distanza che il peccato crea tra Dio e l'uomo, al punto che Berlicche afferma che il dolce scorrevole pendio dei piccoli e quasi insignificanti peccati abituali è assai meglio di qualsiasi peccato grandioso ed evidente (come potrebbero essere omicidi, stupri, violenze, atti fortemente antisociali, guerre, ecc.) per il raggiungimento dello scopo diabolico di dannare il paziente.

    Per esempio, nella quinta lettera Berlicche distoglie Malacoda dal lasciarsi prendere dall'entusiasmo circa la guerra (è in corso la Seconda Guerra Mondiale, con i bombardamenti della città di Londra ad opera dei Tedeschi). “Naturalmente, una guerra è divertente. L'immediato terrore e la sofferenza immediata degli esseri umani sono un ristoro legittimo e piacevole per le miriadi dei nostri affaticati lavoratori. Ma quale beneficio permanente ci può dare, a meno che noi non ne facciamo uso per portare anime al Nostro Padre di Laggiù? Quando vedo la sofferenza temporale degli esseri umani che poi, alla fine, ci sfuggono, provo una sensazione come se mi fosse stato permesso di gustare la prima portata di un ricco banchetto, e poi mi fosse stato negato il resto. È peggio che non aver gustato nulla.”. In realtà, Berlicche afferma che il costante e continuo richiamo alla morte offerto dalla guerra ha effetti disastrosi per le anime, spingendole a riflettere e meditare sulla caducità della vita e a ricercare ciò per cui valga la pena vivere e morire, e per ciò stesso viene vanificata e resa inservibile una delle migliori armi diaboliche, la “mondanità soddisfatta”.

    Nell'ultima lettera avviene che il paziente muore durante un bombardamento aereo, e la sua anima viene salvata ed accolta in Paradiso. Malacoda viene duramente rampognato per essersi lasciato sfuggire un'anima dalle dita e viene consegnato al destino che sarebbe spettato al suo paziente se avesse avuto successo: la distruzione della sua essenza spirituale da parte degli altri demoni. Berlicche risponde alla disperata lettera finale di suo nipote assicurandolo che egli potrà aspettarsi tanto aiuto e soccorso dal suo “sempre più voracemente affezionato” zio quanto se ne sarebbe dovuto aspettare Berlicche stesso se la situazione fosse stata rovesciata: “Sta' sicuro che il mio amore per te e il tuo amore per me sono simili come due piselli. Io ho sempre sentito un grande desiderio di te, come tu (sciocco, degno di compassione) hai desiderato me. La differenza consiste nel fatto che io sono il più forte. Penso che ora ti daranno a me; o mi daranno un pezzettino di te. Amarti? Ma sì! Non mi sono mai cibato di un bocconcino più squisito. Ti sei lasciato sfuggire dalle dita un'anima. L'urlo della fame resa più acuta per questa perdita riecheggia in questo momento per tutti i gironi nel regno del rumore giù giù fino al trono. Il solo pensiero mi fa impazzire.”.

    Lewis non vuole con ciò dare motivo di pensare che, sebbene Malacoda venga distrutto, egli cessi interamente di esistere. In realtà, in un punto delle lettere, Berlicche aveva messo in guardia Malacoda contro l'eccessivo entusiasmo per la sofferenza del paziente, ricordandogli che il dolore dell'uomo sulla terra è temporaneo mentre la sofferenza dell'anima nell'Inferno è eterna.

    Il breve saggio successivo alle Lettere di Berlicche, intitolato “Il brindisi di Berlicche”, approfondisce la riflessione di Lewis circa questa “distruzione” dell'anima. La sostanza di ciò consiste nel fatto che ogni essere umano ha, oltre ad un angelo custode, anche un diavolo tentatore particolare. Se la persona assegnata al tentatore finisce la sua vita dannandosi, la sua anima diventa cibo per i demoni. Tuttavia, se invece la persona si salva finendo in Paradiso o in Purgatorio, è lo stesso tentatore ad essere divorato dai demoni. Inoltre, soprattutto le persone particolarmente malvagie (Berlicche cita Farinata degli Uberti, il re Enrico VIII d'Inghilterra, e Adolf Hitler) vengono considerate assai più gustose della maggior parte delle anime che finiscono all'Inferno. Nel suo brindisi infatti, Berlicche approva il recente aumento delle anime che si dannano, ma nello stesso tempo lamenta la loro qualità assai scadente, definendole “scarti che un tempo avremmo gettato a Cerbero ed ai suoi cani perché indegni del pasto diabolico.”.

    Il saggio si conclude con la "confortante" considerazione che per fortuna sulla Terra esiste ancora ciò che gli uomini credono sia la “religione”, con le sue infinite possibilità di pervertirsi e condurre perciò alla dannazione innumerevoli anime, ma soprattutto di produrre dei dannati di grosso calibro, estremamente gustosi al palato: “In conclusione, amici miei, sarà un gran brutto giorno per noi quello in cui ciò che gli uomini chiamano “religione” sparirà dalla Terra. È la sola cosa ancora in grado di mandarci bocconcini veramente deliziosi. Il bel fiore del Sacrilegio non può sbocciare che vicino al Sacro. Non c'è luogo dove tentiamo con più successo come sugli scalini degli altari.”.

    Le epistole si presentano come una discussione alternativa della dottrina cristiana raccontata per antitesi. Il tono è molto divertente e così permette con una certa facilità la trattazione di temi molto delicati e non sempre facili da comprendere: in aiuto infatti viene la geniale trovata di mettere il lettore nei panni di Malacoda, per poter così capire con maggior intuizione chi è veramente il cristiano. Difatti l'arma più potente del Nemico contro gli insegnamenti di Berlicche è proprio la Ragione.


    (tratto da Wikipedia)

    Non sveliamo se, alla fine, Malacoda riuscirà a portare all’inferno il suo “paziente”. Ma non è questa la cosa importante.

    Conta di più domandarci su quale strada stiamo camminando noi stessi. Sicuramente, si arriva alla fine del libro con una sensazione di rigetto nei confronti degli insegnamenti di Berlicche. E viene da chiedersi dove e quando, allo stesso modo, qualche giovane tentatore potrebbe essere in gara con il nostro Angelo custode. [SM=g1740733]



    Se hai davvero capito il pericolo che corri, i rischi ai quali sei esposto, non hai che una cosa da fare...."PRENDERE MARIA CON TE", la Madre che Gesù-Dio ci diede morendo sulla Croce.... [SM=g1740720] e con Lei combattere gli spiriti della menzogna, ingannatori, e credere in Gesù Cristo che nel dono del Battesimo ci ha aperto la strada per la salvezza...

    [SM=g1740722] [SM=g1740721] [SM=g1740717] [SM=g1740720]


    Se tu sai che un fungo è velenoso, cosa fai? Lo mangi per capire se davvero ti uccide? O piuttosto ti affidi, TI FIDI, di chi esperto, ne sa più di te ti dice "attento, quel fungo è velenoso!!" ??[SM=g1740733] Prova dunque a RAGIONARE, USA LA RAGIONE...non scartare Cristo solo perpartito preso, non ti conviene... [SM=g1740738]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Caterina63
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    00 08/10/2009 12:03
    Dal Blog di Raffaella aggiorniamo questa corrispondenza molto speciale....


    Cari amici, con i potenti mezzi del blog siamo riusciti ad intercettare questa lettera che zio Pseudo Berlicche ha inviato al suo nipotino diletto, Malacoda.
    Argomento? Che domanda...sempre lo stesso: il Papa!
    Riportiamo il testo qui e poi corriamo e imbucare di nuovo la missiva, tanto per non destare troppi sospetti :-)
    Ringraziamo il nostro Pseudo Berlicche per questa meraviglia!!
    R.

                                 

    Caro Malacoda,

    non so se hai notato che il successo dei viaggi del Papa, fatta eccezione per la Polonia (sapessi come detesto quella nazione!), sembra quasi essere inversamente proporzionale alla percentuale dei sedicenti cattolici presenti nel paese di destinazione.
    E' un fenomeno che sto osservando da un po' e anche l'ultima visita nella repubblica ceca non sembra avermi smentito.

    I cechi si presentavano come i meno religiosi fra gli europei del momento (e le statistiche le avevamo ben sbandierate, quasi il settanta per cento si dichiarava ateo, solo il trenta credente e di questo trenta solo uno su quattro frequentava la messa).
    Poi, com'è come non è... alla celebrazione di Brno si sono radunati in centocinquantamila (che, accidenti a you tube, si vedevano benissimo!) e nelle strade, al passaggio della papamobile, la folla c'era, eccome se c'era.

    E' ovvio che avevamo pronti un paio dei soliti argomenti per parare il colpo:
    primo, le belle giornate di sole sono state complici (ma, dico io, in una bella giornata di sole l'ateo-agnostico medio non ha altro da fare che andare a sentire il papa cattolico? con tutto quello che offre un paese d'arte e di cultura mitteleuropea, con una capitale tanto gettonata dai turisti? E, a Brno, nemmeno una banalissima passeggiata lungo fiume, se proprio manca la fantasia?).

    Complice numero due: i gruppi organizzati che sono arrivati dalla Polonia, dall'Austria e dalla Germania. E questa scusa già avrebbe potuto reggere un po' di più, se non fosse piovuto, come un fulmine a ciel sereno, il discorso di congedo del presidente, che ha ringraziato ufficialmente Benedetto XVI per il suo coraggio, per le sue sfide al politicamente corretto che gli costano l'inevitabile impopolarità mediatica.

    Difficile dire che un presidente parlasse a titolo personale durante un saluto formale. La gente potrebbe anche pensare che per confezionare un simile discorso abbia prima preso il polso della situazione nel suo paese.
    In proporzione, per noi, era andata molto meglio in Brasile, cuore dell'america meridionale, stato popoloso, giovane e cristiano, decantato serbatoio di vocazioni, il vagone più affollato del treno cattolico. Vagone, ho detto, non locomotiva, e mi pare evidente il perché.
    Di questi insoliti risultati, da un lato mi compiaccio e dall'altro mi preoccupo. Mi compiaccio nel vedere che i fedeli dei paesi a denominazione cattolica sono alquanto mollicci e privi di nerbo, per lo più appiattiti e affannati a mescolare fede e politica invece che tesi a coniugare fede e ragione; oppure affaccendati a interpretare il dettato evangelico con l'obiettivo della deificazione del proprio personale vissuto.

    Non ti nascondo che sono soddisfazioni, così come mi gratifica la tranquillità di sapere che, novanta volte su cento, in un dibattito televisivo sulla religione, i cristiani, e il Papa in particolare, sono peggio difesi se a far da avvocato è un vescovo o un sacerdote piuttosto che Giuliano Ferrara, laico a tutto tondo (satanico sarcasmo!), o l'ex-punkettone Giovanni Lindo Ferretti.

    Ma, attento: non è tutto oro colato.

    In un Papa che incuriosisce, sorprende e affascina più "fuori casa" che "in casa" ci vedo i prodromi di una pericolosa semina.

    Mi ricorda troppo quello che accadeva durante i giorni del Nemico sulla terra, quando erano peccatori, pubblicani e prostitute a restare incantati, e a lasciare tutto per seguirLo. Quando erano scribi, dottori della legge e sommi sacerdoti a restare diffidenti per poi diventare apertamente ostili.

    Questa strana analogia allarma tutti noi, quaggiù: il nostro signore e padrone è furibondo al solo ricordo di cosa è derivato da quella semina e sa anche che non ci sono concesse energie e tempo sufficienti per fronteggiarne un'altra.

    Ancora una cosa: qualche giorno fa hai arruolato una giornalista inglese, tale Ms. Tanya Gold (non è tutto oro quel che riluce, letteralmente), per spargere fango a volontà in terra d'Albione contro Benedetto XVI, e imputridire a tal punto il terreno in cui egli si appresta a camminare durante la visita prossima ventura, da rendere oltremodo improbabile che le sue parole possano attecchire. Va bene, va benissimo, solo ti chiedo, come ti ho già chiesto altre volte, di non esagerare, di non alzare troppo il tiro.

    Capisco le tue difficoltà, comprendo che ti senti messo alle strette da questo Papa e che a volte non riesci più a occultare il nostro gioco, ma ricordati di non cadere nella trappola della Verità, che vuole tutto alla luce del sole.

    Noi non dobbiamo dichiarare ad alta voce il nostro odio, ma assai più prudentemente restare nel chiaroscuro, tra il lusco e il brusco: solo così, nel dubbio e nella confusione, nel basso profilo, nel melting pot che tutto annulla e tutto livella, possiamo sopravvivere, proliferare e andare a segno.

    Quindi, piano col vetriolo: ricordati che la Chiesa del Nemico non è mai così forte come quando è perseguitata e non è mai così in pericolo come quando è osannata dal mondo, perché "il suo unico vanto è la Croce", non il megafono dei media.

    Spero di averti rinfrescato la memoria e, se non ti basta, ascoltati per benino qualche catechesi di padre Livio, di tanto in tanto (cosa mi tocca dire!). In campana, nipote mio, e, soprattutto, "pas trop de zèle"

    Tuo affezionato zio Pseudo Berlicche".
     
    **************

    Grandioso!!! :-))
    R.
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Sesso: Femminile
    00 25/03/2010 13:18
    Sempre dall'attenta Raffaella e dal suo Blog, volentieri riportiamo questo aggiornamento....


    Caro Pseudo Malacoda,

    nelle ultime settimane ti vedo talmente su di giri che mi verrebbe fatto di chiederti: ma chi diavolo è il tuo pusher?!

    Stavolta ti sei fumato l’idea di aver architettato un piano perfetto, una vera bomba, che stia producendo effetti tanto devastanti come forse non accadeva da mezzo secolo, più o meno da quando, partendo da un semplice lavoro teatrale, abbiamo dato la scalata a Pio XII, consegnandolo alla gogna della storia e della cultura come unico responsabile dello sterminio degli ebrei.

    Infatti c’è chi, oggi, senza fare una piega, dà per scontata la Shoah come un preciso disegno politico frutto della dottrina della Chiesa. Allora abbiamo addossato ad un solo uomo le colpe del suo tempo e di tanti suoi contemporanei, ma qui andiamo oltre: ci stiamo adoperando perché il mondo individui, ex tunc, ora per allora, un solo responsabile di opere e omissioni che si sono accumulate nell’arco di decenni.

    Non c’è giornale o sito web che non sia ebbro dei miasmi esalati dai tralci della Vigna in cui il semplice e umile lavoratore è entrato, da Pontefice, solo cinque anni fa, ma che per molti sembrano essere già diventati cinquanta.

    Ammetto che da un lato l’intuizione dell’unico capro espiatorio è brillante, e sai perché? Perché ci permette di alzare smisuratamente la posta della tentazione in coloro che potrebbero farsi avanti e prendere su di sé la propria parte di croce (magari prima che il gallo canti), ai quali, invece, noi offriamo su un piatto d’argento una facile via di fuga (e dico fuga, non salvezza).
     
    A costoro è sufficiente non schierarsi e non fiatare per chiamarsi fuori ed essere risparmiati dalla ghigliottina mondana e mediatica. La nostra via è sempre quella larga, ma quando si trasforma in selva oscura, ottenebrata dalle ombre lunghe che gettano i vecchi peccati, non a tutti riesce lo sforzo della conversione. E forse molti si illudono che, una volta martirizzata la vittima sacrificale, tutto possa tornare come prima.

    Questo Papa ha messo in luce i veri problemi della Chiesa? Cattedrali semivuote, confessionali come pezzi d’antiquariato, Eucaristia presa come uno snack, totale ignoranza della dottrina cattolica? Qual è il rimedio? Esautorare il Papa, bel colpo! Non è forse assai meno faticoso che non rimboccarsi le maniche e mettere mano nella Vigna insieme a lui? Si potrà poi tornare al sociale, al confronto costruttivo coi non credenti, al dialogo interreligioso e, perché no, ai comizi fianco a fianco con qualche politico.

    Mi piace proprio questa generazione di ecclesiastici e laici cattolici, svezzata a pane e relativismo, che non esita una frazione di secondo quando si tratta di scegliere fra se stessi e la Verità, ovviamente a favore della prima opzione.

    Ma lui, Benedetto XVI, lo dico fuori dai denti, continua ad amare la Verità più di se stesso e non gli importa nulla del giudizio storico con cui il mondo stigmatizzerà il suo pontificato. Un uomo, un Papa, che si muove su questa rotta è un avversario tanto più micidiale quanto più avanza disarmato. Non lo sconfiggerai diffondendo l’opinione che viva lontano dalla realtà, perso nei libri, perché ogni volta che prende carta e penna per indirizzare ai fedeli parole che nessun altro osa pronunciare dimostra di conoscere la vita, i fatti, i sentimenti delle persone e le loro aspettative meglio di chiunque. E poi leggi qui, dalla lettera agli irlandesi (accidenti, che brivido, mi accorgo di aver parlato come fosse già il novello San Paolo): “una tendenza nella società a favorire il clero e altre figure in autorità e una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa”

    Ti rendi conto? Come lo combattiamo uno che non ha paura del fango, non teme di lordarsi la tonaca e ci fa capire che è disposto a trascinarsi nella melma, da solo, se necessario, per togliere alla Chiesa gli orpelli di un prestigio ingannevole e farla ritornare granello di senape? Uno che acconsente che su di lui si sputi come duemila anni fa sul volto del Nemico?

    Ed eccoci al punto: ti faccio notare che anche nei giorni della Passione e della Morte del Nemico sulla terra poteva apparire tutto perfetto: contro di Lui tradimenti, silenzi, viltà, incredulità, ingiurie, accanimento popolare. Eppure, proprio sul volto sofferente del Nemico la Verità aveva brillato più nitida.

    Per questo vorrei che riflettessi sul fatto che, se indurre la Chiesa intera a una pubblica Via Crucis, per noi, diventa sempre un affare pericoloso, il pericolo aumenta in modo esponenziale quando ci va di mezzo un uomo solo.

    Già non avevamo gioito gran che, quaggiù, in quella famosa sera del 25 marzo 2005, esattamente cinque anni fa, quando, al Colosseo, risuonarono gli indimenticabili ammonimenti: "Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui!”
    Devi aver pensato che se questo Ratzinger voleva far emergere la sporcizia della Chiesa tanto valeva accontentarlo.
    Così, in questi anni, essa sembra aver imboccato la via della grande tribolazione, dalla quale gli umani ipotizzano che possa uscire soltanto purificata o completamente distrutta. Qui sappiamo perfettamente (ed è per noi fonte di inestinguibile odio e invidia) che la seconda ipotesi non si dà, per volontà precisa e irrevocabile del Nemico, però non vi è alcun dubbio che, giocando sul libero arbitrio di cui ciascun umano è dotato, possiamo razziare un bottino consistente.
     
    Le premesse ci sono tutte, ricche e succulente, il banchetto dei peccati capitali è servito e ognuno si pasce del piatto da cui è più tentato. Ma sbagli a isolare il Papa in modo tanto eclatante, a privarlo di un sostegno curiale, a farlo apparire umanamente solo di fronte al male. Evidenziare la debolezza attuale della Chiesa incarnandola nella debolezza di un uomo che non ha un "amico fidato" da tenere al proprio fianco e da ricordare in un testamento rappresenta, lasciatelo dire, tutt’altro che un vantaggio. La solitudine di un uomo chiamato a prendere su di sé colpe e responsabilità che vengono da lontano non ti ricorda qualcosa, o meglio Qualcuno?

    Visto che siamo proprio alla fine della Quaresima, evitiamo insidiose analogie. Esporre il Papa al tradimento e all'abbandono, unico pasto dei media, potrebbe richiamare alla mente il ricordo evangelico che anche il Nemico, nell'ora cruciale, era solo. I Dodici dormivano, mentre il Nemico pregava e sudava sangue. I Dodici non lo affiancavano, davanti a Pilato. Non lo accompagnavano durante la salita al Golgota. Eccetto uno, non erano ai piedi della Croce. Ora io non vorrei, durante questa Via Crucis della Chiesa che sta diventando la Via Crucis di un solo uomo, vedere un cireneo che a un certo punto si stacca dalla folla e si offre di aiutare, o una donna che asciughi il volto. Ne’ vorrei udire un altro buon ladrone dire che costui non ha fatto nulla di male o un centurione che alla fine riconoscesse che costui è veramente il successore di Pietro voluto dal Nemico.

    E qui mi fermo perché rivivere le pagine del Vangelo mi toglie sempre il fiato.

    Tuo affezionato zio Pseudo Berlicche

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    00 22/03/2012 14:00

    Pseudo-Berlicche scrive al nipotino pseudo-Malacoda per raccontargli un suo terrificante incubo su Papa Benedetto...da non perdere!

    Carissimi amici, grazie alla preziosissima collaborazione dei servizi segreti, terrestri ed infernali, siamo venuti in possesso di una lettera inviata da un diavolo ad un altro povero (ehm...scusate il francesismo) diavoletto. Pubblichiamo per intero la missiva con un avvertimento: si tratta di materiale "scottante" :-))
    Ringraziamo come sempre lo "zio" per averci fatto sognare anche se, per lui, si e' trattato di un incubo...
    R.

    Caro pseudo-Malacoda,

    ho avuto un incubo, un incubo in una notte di fine inverno, mentre mi concedevo un po’ di riposo al termine del mio turno di missione presso la FSSPX: un lavoretto che mi ha assorbito per parecchio tempo, e del cui “buon” esito, purtroppo, non sono ancora certo.
    Un tour de force che, sicuramente, ha messo alla prova le mie capacità e la mia esperienza di arcidiavolo senior, iniziato durante le settimane in cui, a dominare paesaggio e cronache c’era la famosa “morsa del ghiaccio” che “attanagliava” l’Italia e l’Europa, mentre, da parte mia, un altro gelo stavo cercando di consolidare presso la Fraternità guidata da Mons. Fellay.
    Sarà stata la fatica a disturbarmi il sonno.
    Così mi si è disegnato di fronte uno scenario inquietante, che vedeva l’elezione di un Pontefice anziano, uomo candido nei capelli, nell’abito e nell’animo.
    Il solo fatto che, per vent’anni, fosse riuscito a lavorare a capo di un dicastero della Curia senza rimanere invischiato nei giochi di potere la diceva lunga sulla pericolosità del soggetto. In un tardo pomeriggio primaverile, consapevole della sua umana fragilità e del suo essere stato chiamato a reggere un peso più grande di lui, già nel primissimo, se pur breve e, quasi improvvisato discorso alla folla riunita, si affidava al fatto che il Nemico sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti.
    Un gruppetto dei nostri tentava subito di offuscarne l’immagine, riuscendo a far pubblicare su qualche giornale compiacente la foto di quando, ragazzo quattordicenne, indossava la divisa della gioventù hitleriana.
    Ma la stampa e i media cattolici stavano all’erta e furono pronti a ribattere che il Papa, da ragazzo, non si era mai arruolato come volontario e che, poco dopo il suo inquadramento militare, aveva pure disertato ed era stato preso prigioniero.
    La domenica successiva alla sua elezione, alla Messa di insediamento, si presentava senza accenti personalistici, né protagonismi, dichiarando semplicemente (o forse dovrei dire “papale papale”?) che il programma del suo pontificato non sarebbe stato quello di attuare una sua volontà precisa, ma di mettersi in ascolto di tutta la Chiesa.
    La cosa peggiore era che ci sentiva davvero bene, e non da un orecchio solo.
    E la prima cosa che non volle più passare sotto silenzio fu il grido di dolore che si levava da parte delle tante vittime degli abusi sessuali compiuti da uomini di Chiesa, che per lungo tempo erano stati taciuti o minimizzati.
    Di quello scandalo aveva già voluto parlare durante le meditazioni all’ultima Via Crucis, e le sue parole avevano destato non poca sensazione. Già, perché, ad aggravare la nostra impresa, c’era anche il fatto che quel pontefice fosse una sorta di novello Crisostomo: non appena prendeva la parola, suadente nel tono, limpido e consequenziale nel ragionamento, dottissimo nelle citazioni, cristallino nella spiegazione, rendeva di immediata comprensione ciò che il Nemico ha voluto che fosse gridato dai tetti.
    Enorme il rischio che, con un uomo così a capo della Chiesa Cattolica, la Verità potesse diffondersi disastrosamente.
    Non potendo utilizzare la nostra arma principe, cioè ignorare ciò che diceva, dovevamo rassegnarci a giocare in difesa, facendo in modo che le sue parole fossero il più possibile travisate, e i suoi discorsi stravolti, mistificati, rovesciati.
    Ma i media cattolici vegliavano. Come nel settembre 2006, quando l’anziano Papa-professore pronunciò uno dei suoi discorsi più significativi: all’indomani di quella lectio, i vaticanisti erano riusciti, purtroppo, a coglierne il passo più significativo, valorizzando il concetto secondo cui “non agire secondo ragione è contrario alla natura del Nemico”, mentre avrebbe giovato assai, alla nostra causa, che la frase più rilanciata fosse stata la citazione dell’imperatore bizantino che rinfacciava al dotto persiano la violenza di Maometto, con tutte le implicazioni di islamofobia e rinnovato spirito crociato che ne sarebbero potute derivare. Un’altra grande occasione persa per noi.
    E così, in avanti, vedemmo sfumare tante belle chances di rovinare quel pontificato e disamorare i fedeli verso la Chiesa e verso quel Papa, come quando non potemmo nulla di fronte a una conferenza-stampa impeccabilmente organizzata per spiegare i motivi e il valore della revoca della scomunica a una frangia di oltranzisti, il cui scisma agitava le acque cattoliche da una trentina d’anni.
    Cercammo, quindi, di rivolgere contro di lui il suo stesso operato nella strenua lotta contro gli abusi sessuali nel clero, puntando al favoreggiamento: quasi un anno intero di tentativi diffamatori e calunniosi, immancabilmente polverizzati dalle numerose pubblicazioni, a caratteri cubitali sugli organi di stampa cattolici, che elencavano, punto per punto, tutti i provvedimenti richiesti e presi, come cardinale prima, e come pontefice poi.
    Quando quel Papa aveva compiuto 80 anni era andato in onda, in seconda serata, un programma che ripercorreva la sua vita, e pensare che noi avevamo suggerito una trasmissione alternativa, dedicata alla regina Elisabetta d’Inghilterra, ma non ci fu verso.
    Per l’anniversario del 60° di sacerdozio, poi, i media cattolici prepararono addirittura un documentario innovativo in 3D, per rendere un tributo di affetto e vicinanza a un uomo che aveva speso tutta la sua vita al servizio del Nemico. E noi a rosicare…
    Quasi allo scadere del settimo anno di pontificato la Chiesa, con una guida così mite, ma ferma e coraggiosa, era avviata verso un devastante bagno di umiltà, che la stava ormai riportando alle origini, al cuore, all’essenza: il Nemico, la Sua vita, la Sua predicazione, a cui quel Papa semplice e dottissimo aveva dedicato i suoi libri della vecchiaia, lavorandoci, pare, anche di notte, sottraendo tempo al riposo.
    Noi continuavamo a suggerire di metterlo in cattiva luce proprio perché passava ore in mezzo alle evangeliche scartoffie invece di dedicarsi a qualcosa di più mediatico, ma i cattolici, purtroppo, avevano ben presente una cosa, in fondo, molto ovvia: tanti e differenti sono i carismi che il Nemico invia agli umani, per costituire l’unità della Sua Chiesa nella diversità.
    A questo punto mi sono svegliato col fiato corto.
    Ho aperto internet e quanti più giornali ho potuto, e ho tirato un sospiro di sollievo. La realtà è ben altra e me ne compiaccio.
    Abbiamo avuto le insinuazioni sul nazismo, Ratisbona, il caso Williamson, il caso Galileo, la preghiera “contro” gli ebrei, e, sullo scandalo pedofilia, i pericoli per noi sono arrivati più da semplici e non curiali fedeli, che non da coloro che al Papa giurano fedeltà fino all’effusione del sangue.
    Siamo, sì, quasi allo scadere del settimo anno di pontificato di Benedetto XVI, ma abbiamo dalla nostra, e proprio tra i cattolici, chi lo insulta, chi lo ridicolizza, chi ne vagheggia, più o meno affettuosamente, le dimissioni.
    Quando proprio vogliamo raschiare il fondo del barile, possiamo anche contare sulla miopia di chi lo denigra solo perché non ha “il fisico” e insiste sulla sua immagine di uomo sempre più fragile e minuto, per stabilire, di conseguenza, che sarebbe inadatto al suo ruolo.
    Sarà forse perché- parafrasando Nietzsche- quanto più lui si innalza, tanto più piccolo sembra a quelli che non possono volare?
    Non mi rispondere, nipote: era, ovviamente, una domanda retorica.

    Tuo affezionato zio
    pseudo-Berlicche

    [SM=g1740757]

    Fraternamente CaterinaLD

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    00 15/07/2013 13:23

    [SM=g1740733] Contro il Lumen dei due papi anche il Diavolo si arrende

     

    L’aveva già capito quell’inglese panciuto, Chesterton  che, parlando dei due grandi santi  - omonimi pontefici oggi -, disse: , «.... ci volevano due monaci per ridare slancio alla Chiesa. Francesco sparse quello che Benedetto aveva accumulato», davvero una strana profezia questa di Chesterton.

     

    papa-francesco-benedetto-xviMio caro Malacoda, non sono bastate le dimissioni di Benedetto XVI a fermare il progetto di un’enciclica sulla fede. Il suo successore, Francesco, l’ha presa e l’ha firmata. Certo, ci ha messo del suo, e gli esegeti d’oggi passeranno al setaccio della loro arguzia gli aggettivi e i pensieri (questo è pericoloso dei cristiani: pensano) di questa lettera separando quelli che ritengono dell’uno da quelli che ipotizzano siano dell’altro. Ma ciò che è grave per noi, Francesco ha fatto suo ciò che era di Benedetto. Come già disse quell’inglese panciuto, Chesterton, a proposito di due omonimi degli ultimi pontefici: «Francesco ha sparso ciò che Benedetto aveva accumulato».

    Di che ti preoccupi, mi dirai tu, un papa fa il suo mestiere, parla della fede.

    Innanzitutto non è così scontato, i cristiani oggi preferiscono parlare dell’amore, separano la luce della mente dagli affetti del cuore, la felicità dalla verità, l’amore dal sesso, il sesso dai figli, i figli dai genitori… separano.
    Questa lettera riscopre la superiorità antropologica dell’unità. Rimette insieme la luce e la forza, la fede e la verità, l’ascolto e la visione, il credere e il conoscere, il comprendere e lo stare saldi. Sbugiarda Nietzsche quando dice che «se vuoi raggiungere la pace dell’anima e la felicità, abbi pur fede, ma se vuoi essere un discepolo della verità, allora indaga».
    Mostra tutti i limiti di Wittgenstein che spiega il rapporto tra fede e certezza con «l’esperienza dell’innamoramento, concepita come qualcosa di soggettivo, improponibile come verità valida per tutti», chiedendo non tanto retoricamente: «Davvero questa è una descrizione adeguata dell’amore? (…) un sentimento che va e viene»?
    La risposta è talmente diretta e semplice che rischia di far presa su molti: «Solo in quanto è fondato sulla verità l’amore può perdurare nel tempo, superare l’istante effimero e rimanere saldo per sostenere un cammino comune. Se l’amore non ha rapporto con la verità, è soggetto al mutare dei sentimenti e non supera la prova del tempo».

    Ti segnalo, infine, un altro passaggio pericoloso, perché rovescia una vulgata cui abbiamo assuefatto le menti degli uomini d’oggi: l’idolatria della legge. Il rispetto assoluto della norma è oggi considerata l’unica possibilità di una vita morale e di una convivenza sociale. Se rifletti potrai ben capire come anche il perdono sia una trasgressione della legge. Al massimo gli si riconosce una dignità etica praticabile però solo nel privato (a meno che serva strumentalmente per cause politiche o mediatiche, quando, a favore di telecamera, si chiede alla madre cui hanno ucciso la figlia se ha perdonato gli assassini). In queste pagine i due papi ne mostrano la superiore intelligenza: «La fede afferma anche la possibilità del perdono, (…) possibile se si scopre che il bene è sempre più originario e più forte del male, che la parola con cui Dio afferma la nostra vita è più profonda di tutte le nostre negazioni».

    Ti sembrano solo belle parole? Vuol dire che non conosci quella signora che poteva denunciare il marito fedifrago e ladro (centinaia di migliaia di euro, non briciole) ma ha rinunciato. A domanda della figlia: «Perché non l’hai fatto?», ha risposto: «Non voglio che tu abbia un padre in galera». Ti sembra non più buona ma più o meno intelligente, più o meno razionale di tanti indignati da piazza televisiva? Ecco. Noi abbiamo a che fare con gente così. E, purtroppo, non prevarremo!

    Tuo affezionatissimo zio Berlicche




    [Modificato da Caterina63 15/07/2013 13:31]
    Fraternamente CaterinaLD

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    00 16/04/2016 11:57
    IL LIBRO

    Le Nuove Lettere di Berlicche

     



    Clive Staples Lewis creò una pietra miliare della letteratura cristiana: la raccolta delle lettere che il vecchio diavolo Berlicche scrive all'inesperto nipote Malacoda. Oggi ne scrive di nuove con tentazioni aggiornate all'era del Web. Le troviamo nel libro di Emiliano Fumaneri, Le nuove lettere di Berlicche



    di Roberto Marchesini


    Ci sono passati più o meno tutti. Sto parlando dei cattolici e delle Lettere di Berlicche, forse l'opera più famosa del convertito britannico Clive Staples Lewis.

    Si tratta della raccolta delle lettere che il vecchio diavolo Berlicche scrive al giovane ed inesperto nipote Malacoda, alle prime armi nel tentare «il paziente», come viene chiamato il giovane affidato a Malacoda. Una lettura divertente, in grado di far riflettere sulle trappole della vita quotidiana di ciascuno.

    Bene, Berlicche e Malacoda sono tornati. È uscito infatti, per i tipi della casa editrice Uomo Vivo, Le nuove lettere di Berlicche, una nuova raccolta epistolare tra l'esperto zio e l'imbranato Malacoda. Gli strumenti di tentazione sono ovviamente aggiornati: i social network, il terrorismo, gli SMS... Quello che non cambia, invece, è il desiderio diabolico di perdere l'uomo, in modo raffinato e paradossale come propone Berlicche, oppure rozzo e frontale, come vorrebbe Malacoda.

    Ecco uno stralcio di lettera:

    L'era di internet è abitata da un preciso umore: il risentimento. Scorrendo forum, blog, testate giornalistiche, anche le librerie online, ci si accorge presto di come l'ira incomba ovunque. Gli spazi dedicati ai commenti, tappezzati di schizzi velenosi, trasudano un livore acido. Il furore impazza, plasmando un clima spirituale a noi particolarmente appropriato.

    I social network in particolare si presentano sovente come il brodo di coltura dell'odio: un crogiuolo dove si fondono in un'unica lega i metalli più pregiati di Nostro Padre: divisione, calunnia, diffamazione, vendetta, gelosia, il desiderio di imporre a qualunque costo la propria idea.

    […]

    La comunicazione senza comunione tra essere isolati sprigiona la nube tossica del risentimento. E questo, se permetti, è fantastico! Non hai dunque scuse che possano giustificare un eventuale fallimento.

    Tuo affezionatissimo zio

    Berlicche

    Due parole, infine, per presentare l'epigono di Lewis, Emiliano Fumaneri. È tra gli autori de La Croce Quotidiano e del blog di Costanza Miriano ed è un esperto degli scritti del filosofo francese Gustave Thibon, al quale ha dedicato un blog e del quale ha curato un'antologia di scritti per l'editore Fede & Cultura.

    Al pubblico internettiano Fumaneri è più noto con lo pseudonimo Andreas Hofer, in onore dell'insorgente tirolese che guidò la rivolta contro la Baviera. Val la pena di citare il nom de plume di Fumaneri perché è con quel nick che si schierò insieme a quei pochi, a quei fortunati pochi, a quel manipolo di fratelli che, quasi vent'anni fa, iniziarono ad usare la rete (allora 1.0) per l'apostolato e l'apologetica. Dapprima attraversoUsenet, poi tramite il portate Totus Tuus.





    XXII – Non Credo… che sia Cattolica

    “Credo nella Chiesa…cattolica…”

    Così la ridicola formuletta che vi stiamo insegnando a smontare pezzo per pezzo, cari amici demoni. Vogliate notare come qui quel “cattolica” non voglia essere un nome proprio, ma un aggettivo. Vuol dire “davvero universale, di tutti quanti”. Quegli ipocriti sostengono che proprio tutti potrebbero farvi parte.

    Non è vero. Noi demoni no. Vorremmo, ma non ce lo permettono. Pensate che noi, se potessimo, non parteciperemmo a qualcosa che dicono meraviglioso? Eppure non ci lasciano. Dicono che dovremmo abbandonare le nostre convinzioni e le nostre idee. Pretendono il nostro cambiamento, imponendoci il loro modo di vedere e pensare. Solo perché ci piace quello che loro definiscono il male, dovremmo essere esclusi? E perché?

    Mi sembra estremamente ingiusto. Il Nemico-che-sta-lassù pretende che ci adeguiamo alla sua mentalità, vuole dettarci i criteri di esclusione e inclusione. E il multiculturalismo? L’essere aperti ad altre mentalità e ad altre posizioni? Noi siamo portatori di nuove idee, di un nuovo tipo di approccio al mondo. Siamo i profeti della modernità, anzi, la modernità stessa è opera nostra. Tutta questa storia dello svecchiare, di essere giovani e trasgressivi, da chi credete prenda origine? Siamo noi ad averla inventata. Noi siamo fantasiosi, intelligenti, propositivi. Proattivi, come dice qualcuno. Noi smontiamo i luoghi comuni e li riassembliamo perché ci siano utili.
    Quindi perché, se volessimo, non potremmo stare nella Chiesa con tutti i nostri peccati di cui siamo assolutamente orgogliosi? Perché non ci possiamo entrare con tutto il nostro odio per il Nemico? Perché non potremmo impossessarci di essa e riplasmarla secondo i nostri gusti? Se veramente si dice cattolica dovrebbe permettercelo. Incoraggiarci, persino. Noi siamo le pecorelle che vogliono abolire il pastore, gli autentici rivoluzionari, i futuri padroni del gregge. Noi siamo parte del popolo, anzi, noi siamo il popolo, nella sua più alta accezione, i suoi più veri rappresentanti, quello che lo capiscono meglio di tutti. Abbiamo lavorato con gli umani e sugli umani fin dalla loro creazione, come li conosciamo noi non li conosce nessuno. Siamo noi che suggeriamo loro cosa credere, cosa desiderare…se la Chiesa è fatta per tutti gli uomini, chi meglio di noi per esserne i capi?

    Eppure veniamo tenuti fuori con scuse banali. Come pretendere che ci sia, prima, la verità.
    E quando educatamente osiamo proporre la nostra opinione, il nostro punto di vista differente, subito fanno un esorcismo per scacciarci. Cattolica? Bah!

    Stando così le cose, se non possiamo entrare in essa e renderla nostra, dobbiamo distruggerla. Sconfessare quelle riga del Credo che la chiama aperta a tutti. Lavorare per renderla esclusiva, un club riservato a pochi scelti. Pochi e sempre meno, fino a  scomparire come merita. Noi non possiamo entrarci? Che non ci entri più nessuno.

    Amici tentatori, assecondate la naturale tendenza delle bestioline umane a sentirsi superiori! A fare gruppo! Escludere antipatici e indesiderati non sarà difficile.

    Per prima cosa fuori i peccatori, naturalmente. Tutti quelli che hanno difetti, problemi, colpe non possono entrare in un consesso così puro. Li si escluda. Politici? Fuori. Ladri? Fuori. Corrotti? Fuori. Mafiosi? Fuori. Razzisti? Fuori. Fuori chi ha un comportamento sessuale non corretto. Fuori chi ha peccato contro qualsiasi comandamento. Dentro ci rimangano solo i puri. Avremo compiuto così la nostra vendetta verso quelli che ci hanno seguito ed hanno pensato di potere abbandonare la nostra Chiesa, quella di Nostro Padre che sta Quaggiù. Eh no, amici dannati, qui all’Inferno il nostro programma è raccogliere, puoi chiamarti fuori ma non potrai mai lasciarci. Raccogliamo tutti, accogliamo nessuno.

    Cari umani, scegliete il vostro criterio preferito per discriminare e applicatelo. Bianchi, neri, di destra, di sinistra, ricchi o poveri, di questo o quel popolo, di questa o quella nazione. Avete tutte le scuse per mandare via chi non sopportate. Fatevi la vostra Chiesa esclusiva, che sarà sicuramente migliore della vecchia. Garantiamo la nostra assistenza.

    Sarebbe però sbagliato limitarsi a lavorare dal solo lato dell’istituzione. L’esclusione più forte è l’autoesclusione. Basta convincere il mortale che non potrà mai fare parte del club perché non pensi neanche di farvi domanda di ammissione, e cominci a guardarlo con odio. Gli esseri umani odiano sempre ciò dal quale si sentono esclusi.
    Esclusi, perché? Perché si è commessa una colpa così grave che non si pensa possa essere perdonata.

    Fate confondere loro chi pensa al bene con i  benpensanti. Che la consapevolezza del loro peccato li tenga lontani. Si pensino indegni. Non devono neanche considerare di poter essere perdonati. Non devono rendersi conto che la Chiesa è lì proprio per loro. Devono aver vergogna a parlare al dottore del loro male, pensare di poter essere guariti da esso. La vergogna, o l’esservi così affezionati da non poter pensare di abbandonarlo.

    Poi ci sono gli autoesclusi di segno opposto. Coloro che non vorrebbero mai fare parte di un’organizzazione che accolga quelli come loro. Se la Chiesa è veramente per tutti allora prego, che ci vadano pure. Io non sono come la massa, dice il mortale: io mi chiamo fuori, questi hanno rovinato tutto. Se vogliono accogliere ogni persona, anche le peggiori, allora non possono essere nel giusto.

    Nell’uno o nell’altro modo, questi umani cessano di essere universali. Cosa non è universale è particolare, e si sa che il diavolo è nei particolari.

    Mi sono spiegato? I servi del Nemico sono così convinti che ciascuno possa trovare il suo posto nella loro organizzazione che così si fanno chiamare: cattolici. Mentre la nostra idea di universalità è che non debba esistere niente al di fuori di ciò che ci è utile e che possiamo controllare. Cosa non riusciamo a possedere deve smettere di esistere. Diventare nulla: e, si sa, il Nulla contiene il Tutto. Il Nulla siamo noi.

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    [Modificato da Caterina63 02/10/2016 19:39]
    Fraternamente CaterinaLD

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    00 26/05/2016 12:37

    Di cani e leggi


    GIU 1





    Ancora Chesterton. Un’altra citazione particolarmente adatta ai nostri tempi – che comincio a pensare siano i tempi di sempre – è quella che segue.


    Sta parlando di un tipo d’uomo che, per non chiamare Idealista che implicherebbe troppa umiltà verso il bene impersonale, chiama Autocrate. Questi sono coloro che sostengono che “ogni riforma funzionerà perfettamente, perché loro vigileranno su di essa. 
    Dove saranno e per quanto non lo spiegano chiaramente. 
    Se gli chiedi poi come faranno ti risponderanno  ‘Oh, insisteremo certamente su questo’; o ‘Io non mi spingerei mai fino a questo punto’; come se potessero tornare su questa terra e eseguire ciò che nessun fantasma ha mai fatto con successo – costringere gli uomini ad abbandonare i loro peccati. Di questi è sufficente dire che non capiscono la natura di una legge più della natura di un cane. Se tu sguinzagli una legge. essa farà quella che fa un cane. 
    Obbedirà alla sua natura, non alla tua. Tutto il senso che è stato messo  nella legge (o nel cane) andrà a compimento.  Ma non sarete in grado di portare a compimento neanche la minima cosa che vi siate dimenticati di metterci dentro.” (“Eugenics and other evils“, 1922)

    Siamo in tempo di elezioni, e poi di referendum. La politica non è mai stata così distante dal sentire comune, forse perché troppo spesso fatta da chi pensa di conoscere cani e leggi, ma non capisce davvero cosa siano. Hanno lasciato liberi i mastini, che presto cominceranno a mordere. Il guaio è che, sentito l’odore del sangue, questi non riconosceranno più neanche coloro che pensano di esserne padroni.

    cane feroce

     

     

    Perdonami

    Lo sento talvolta anche dal pulpito: l’essenziale è perdonarsi.

    Perdonate me: non sono d’accordo.
    Non ci si può perdonare da se stessi, come non ci si può sollevare per aria tirandosi per i capelli. Per potersi perdonare bisognerebbe avere in mano il bene e il male, e quelli sono oltre la nostra possibilità.
    Ci si può “perdonare” in due maniere: scusandosi, giustificandosi, dicendo “non è colpa mia”; o negando che quello che si è fatto sia male.
    Sono ambedue scelte distruttive, perché distruggono l’Io. Eliminano la nostra libertà di scelta, derubricandoci a succubi delle circostanze. Se non siamo responsabili del nostro male non lo siamo neanche del nostro bene. Allora non c’è salvezza, non c’è niente: siamo animali, o meccanismi, non uomini.

    Eppure questo è ciò che il potere dominante, l’aria che tira ci somministra tutti i giorni.
    Come fa dire Anthony Burgess ad Alex, il teppista protagonista di “Arancia Meccanica”: “Quelli del governo e i giudici e le scuole non possono ammettere il male perché non possono ammettere l’Io“.
    Eliminare il male e la possibilità del perdono è come eliminare la persona, eliminare l’Io, e lasciare solo servi da eventualmente punire.

    Se non c’è male e non c’è bene, se non si è responsabili di ciò che accade, se non c’è l’Io non è necessario neanche un Dio; basta uno Stato che imponga delle regole, e che elimini chi non le rispetta. L’ultimo moralismo, leggi morali senza morale. Il totalitarismo definitivo.
    Il paradosso è proprio questo: che se si abolisce il bene e il male si ha una morale senza bene e male, e perciò tanto più inumana perché il suo oggetto è allora dettato dal potere che la impone. Per cui è bene ciò che il potere dice che è bene, non ciò che l’uomo vede che è bene.

    Nel V secolo c’era un’eresia, quella pelagiana, che riconduceva la salvezza alle sole norme morali. Come diceva Ratzinger già venticinque anni fa,

     (I pelagiani) alla fìne avevano dimenticato che l’uomo non si costruisce da solo, con una moralità completa in se stessa; al contrario, perde il senso del mistero, perde così il perdono e perde altresì il realismo della propria vita. (…) Noi viviamo oggi in un mondo paganizzante, razionalista, dove il mistero è difficilmente accessibile. È un mondo, il nostro, che può accettare, perché evidente, la necessità di leggi morali, di norme morali, ma non può capire che c’è un’espiazione, che c’è Uno che può perdonare e può così ricostruire la completezza della nostra vita. In una parola: rendere accessibile questo fattore nuovo che entra con il perdono nella nostra vita è difficile, mentre è abbastanza facile dire una parola morale all’umanità di oggi.
    (J.Ratzinger)

    Se ci si perdona da sé, invece di chiedere perdono, se si pensa che il bene e la verità siano costrutti opinabili e intercambiabili diventiamo prigionieri di noi stessi. Torniamo schiavi.
    Per fare il male, come fare il bene, occorre essere uomini.
    Per essere perdonati occorre essere figli.

    psicopatia


    [Modificato da Caterina63 08/06/2016 17:51]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)