DIFENDERE LA VERA FEDE

Il Pastorale (Ferula) del Pontefice

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    Caterina63
    Post: 39.989
    Sesso: Femminile
    00 04/11/2013 13:33

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    LA CROCE SENZA IL CROCIFISSO

     BY 

    Tiziano Crocifissione Escorial 1555
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    n on serve inorridire né tantomeno indignarsi dinanzi alla nuova ferula donata a Papa Francesco. Ferula che non sappiamo, e neppure ci interessa più di tanto saperlo, se il Papa userà stabilmente o meno.  In realtà il problema resta sempre il medesimo: quel “tragico” assente o, se preferite, quel “tragico assente”, il Crocifisso. L’opera dell’orefice Maurizio Lauri è espressione di una serie di equivoci. Vediamo quali.

    1. L’equivoco dell’equo-solidale: che la famiglia Colaiacovo, proprietaria di una delle prime tre aziende cementifere italiane, abbia deciso di implementare tecnologie rispettose dell’ambiente per estrarre oro in una valle di cui ha ottenuto in concessione 10.500 ettari, grazie anche all’interessamento del Card. Maradiaga, è un fatto sicuramente interessante. Ma interessa il mercato e le sue regole, non la Chiesa né tantomeno l’etica cattolica. Il belletto dell’equo solidale infatti è utile a vendere quest’oro e.g. a Cartier; così, quando la milionaria sessantenne acquisterà il suo gioiello da svariate migliaia di euro potrà non sentirsi in colpa con le sue amiche: “sai cara, questo è oro equo-solidale!”. Ma sulla bolla dell’equo solidale ha già espresso il suo valido parere Serge Latouche. Inutile dilungarsi.

    2. La nuova ferula non fa altro poi che riproporre al massimo livello della Cattolicità errori e vezzi dell’artigianato seriale e devozionale che si incontra nelle bancarelle di San Giovanni Rotondo, nelle librerie Paoline o nello shopping online di ebay. Quel Cristo risorto sì, ma sulla croce. Un modo per edulcorare il tragico insito nella crocifissione e nei patimenti di Cristo che non a caso furoreggia non solo fra il popolino cattolico – che pure non avrebbe nulla da obiettare in merito alle piaghe della Passione – ma anche nelle chiese di periferia. Fateci caso: da almeno vent’anni in numerose chiese di periferia si assiste alla progressiva sostituzione del Cristo crocifisso, con nuove iconografie. Si va dal Cristo appeso direttamente al muro, senza la croce, al Cristo semplicemente risorto, al Cristo risorto sulla croce.

    3. Il kitsch. Il kitsch cattolico è un interessante modello perché combina non solo espressioni “popolari” di arte o artigianato, quanto stili riprodotti con dubbia cura e affiancati con nonchalance. In questo caso abbiamo uno splendido Cristo risorto dalle movenze ducrotiane che tuttavia ricorda altre immagini note realizzate secondo lo stesso schema. A questo Cristo si sovrappone una ferula che non si sa se sia più degna del Mago Otelma o di Gandalf il Bianco.

    In sintesi si riproduce una modalità di guardare alla Croce che nega inconsapevolmente la Croce stessa. Vogliamo vedere un Cristo bello, vitale, salvatore, potente, gioioso, glorioso. Ma sembriamo non voler capire che quella bellezza, quella vitalità, quella capacità di salvare, quella potenza, gioia e gloria vengono dalla Croce, vengono dalla sofferenza, dal sangue, dalle piaghe, vengono dalla morte. Questo cattolicesimo edulcorato potrà anche essere affascinante e di sicuro appeal, ma in ogni caso rischia di annullarsi da solo, perché se non comprendiamo l’origine della salvezza e non contempliamo la sua dura prova, non capiamo più né il senso del peccato, né quello della redenzione. Sempre ammesso che la cosa ci interessi ancora…

    In copertina: Tiziano Vecellio, Crocifisso dell’Escorial. L’opera commissionata da Carlo V manifesta pienamente il senso del “tragico” cattolico. Non ci mostra né un Cristo muscolare e atletico, riproduzione di qualche antico Apollo, né tantomeno un gotico Cristo la cui sofferenza e le cui piaghe rasentano la deformità. Il dolore e la tragedia assurgono qui ad una nuova dimensione che coinvolge l’intero creato. E Cristo è solo, di una solitudine solenne e drammatica. Il Suo volto ci è nascosto dall’ombra della morte. Senza contemplare la morte per Croce di Cristo come potremmo comprendere la salvezza che quel sacrificio ci ha dischiuso?


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    leggo:
    A questo Cristo si sovrappone una ferula che non si sa se sia più degna del Mago Otelma o di Gandalf il Bianco.

    :-) questa è da incorniciare…. come poi tutto l’articolo….

    I primi ad eliminare il CROCEFISSO – intendendo appunto Colui che sulla Croce fu inchiodato, affisso – sono stati i Protestanti perché, secondo la loro nuova dottrina, era una immagine macabra – il Crocefisso – , persino IDOLATRA e che non rendeva chiarezza alla Risurrezione….
    In sostanza, secondo loro, con il Crocefisso la Chiesa faceva adorare una scultura e un MORTO…. è evidente che queste motivazioni non reggono affatto per giustificare la rimozione di Colui che sulla Croce ci volle andare per la nostra Redenzione e dalla cui Croce non volle scendere….

    Inutile dirlo: c’è VOGLIA DI NUOVO E DI NOVITA’…. si respira una certa asfissia verso la dottrina del Crocefisso quale immagine di DEVOZIONE e di insegnamento. A volte sembra che lo stesso Pontefice (intendo tutti i Papi dal Concilio in poi) sia combattuto, come se, alzandosi la mattina dovesse dire: “che ferula usiamo oggi per soddisfare la curiosità della gente, o per lasciare loro un messaggio?”
    Si finisce per usare la ferula come un paio di scarpe, come un vestito…. oggi uso questa, domani quest’altra….
    perchè – diciamolo onestamente – c’è da anni una certa destabilizzazione NEI SEGNI, NEI SIMBOLI che la Chiesa ha sovente e sempre usato per accompagnare il Magistero cartaceo…..

    Nel giorno in cui Paolo VI decise di rimuovere l’uso della SUA tiara, da allora, tutti i simboli in uso nella Chiesa hanno subito un crollo diabolico….. e c’è quasi timore nell’usarli come la Tradizione ce li ha tramandati, bisogna perciò CAMBIARLI per cercare di soddisfare i gusti e le personali sensibilità….. tanto è chiaro: chi lo dice che il Cristo si offende? Ti pare che Lui, il Dio vivo e vero possa risentirsi di queste “sciocchezze” ?

    E’ la ricorrente auto giustificazione che ci sentiamo poi dare come risposta, dimenticando però le parole di San Paolo: “tutto mi è lecito, ma non tutto giova….”


     

    [Modificato da Caterina63 04/11/2013 13:52]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)