da Cordialiter:
Uno degli scopi del blog è di pubblicizzare il più possibile i migliori ordini religiosi che operano in Italia. Tra gli istituti maschili ho una stima particolare per l'Istituo del Verbo Incarnato, fondato da Padre Carlos Miguel Buela nel 1984.
Apprezzo molto il modo devoto con cui questi sacerdoti celebrano il Santo Sacrificio della Messa, la loro fedeltà al Magistero Pontificio, l'attaccamento alla dottrina di San Tommaso d'Aquino e l'utilizzo frequente dell'abito talare. Inoltre mi piace assai il loro spirito missionario, è davvero edificante sapere che hanno accettato di inviare missionari in luoghi difficili come l'Irak, la Palestina, l'Egitto, il Kazakistan, l'Albania e altri Paesi in cui la vita per i sacerdoti non è facile.
Il loro zelo apostolico affascina molti giovani e infatti l'Istituto del Verbo Incarnato beneficia di numerose vocazioni ed è una delle poche congregazioni religiose in forte espansione. La mia speranza è che le vocazioni di questo istituto possano aumentare ancora di più, poiché la Chiesa Cattolica ha tanto bisogno di numerosi sacerdoti con una buona preparazione ascetica e dottrinale, e soprattutto ricchi di carità fraterna e zelo per la salvezza eterna delle anime redente dal preziosissimo Sangue del Redentore Divino.
Ai ragazzi che si sentono attratti dal sacerdozio cattolico consiglio di fare un'esperienza vocazionale presso il seminario dell'Istituto del Verbo Incarnato, contattando il Rettore, P. Andrés José Bonello (nella foto a destra), o uno dei suoi collaboratori, scrivendo al seguente indirizzo:
Seminario Internazionale "San Vitaliano Papa"
Piazza S. Pietro 2
00037 - Segni (RM)
discernimentovocazionale@ive.org
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Due lettrici del blog hanno il desiderio di donarsi a Dio come “eremite diocesane”. Una delle due ha già ottenuto l'approvazione da parte del vescovo della sua diocesi, e tra pochi giorni partirà per un monastero per ricevere una buona preparazione per questo austero genere di vita. Siccome anche un altro lettore mi ha scritto dicendomi che gli piacerebbe vivere in un eremo, ho deciso di scrivere un breve post per parlare degli eremiti diocesani.
Innanzitutto bisogna dire che l'eremita non è una persona asociale che vuole vivere in solitudine perché non si interessa del prossimo. Chi va a vivere in un eremo isolato lo fa perché è mosso dall'amore per Dio, e chi ama Dio ama anche il prossimo, infatti l'eremita offre le sue preghiere e penitenze per la conversione e la salvezza eterna delle anime che vivono nel mondo. Inoltre non vive sempre solo, infatti spesso molti fedeli vanno a trovarlo per pregare insieme a lui e parlare di temi spirituali.
L’eremita diocesano, con l'approvazione del Vescovo, vive in comunione con la diocesi nella quale è “incardinato”, professa i voti di povertà, castità e obbedienza, vive secondo un regolamento di vita approvato dalle autorità diocesane, e veste un abito simile a quello utilizzato negli ordini religiosi. Trascorre la giornata immerso nel silenzio e dedicandosi alla preghiera liturgica, all'orazione mentale, alla lettura spirituale, al lavoro manuale e all'accoglienza dei pellegrini. L'eremita ama la solitudine, poiché nella solitudine è più facile raccogliersi ed elevare la mente al Signore. Nel silenzio e nella solitudine, lo Spirito Santo parla al cuore delle sue anime dilette con parole che infiammano d'amore. La virtù si conserva facilmente nella solitudine, mentre si perde facilmente nel conversare col mondo, ove poco si conosce Dio, e poco conto si fa del suo amore e dei beni che Egli dona a chi lascia tutto per amor suo. È certo che per mantenere l'anima unita con Dio bisogna conservar nella mente le idee di Dio e dei beni immensi che Egli prepara a chi lo ama. Ma quando noi abbiamo contatti col mondo, esso ci presenta le cose terrene, le quali cancellano le idee spirituali e ci privano dei sentimenti di pietà.
I mondani fuggono la solitudine perché nella solitudine si fan sentire i rimorsi delle loro coscienze, perciò costoro vanno cercando conversazioni e distrazioni di mondo. Al contrario, le anime che vivono con pace di coscienza, non possono non amare la solitudine; e quando si trovano tra il baccano del mondo, si sentono come pesci fuor d'acqua. È vero che l'uomo ama la compagnia; ma qual più bella compagnia che quella di Dio! Non apporta né amarezza né tedio l'allontanarsi dalle creature per conversare intimamente col Creatore.
Non è vero che la vita solitaria è vita malinconica; ella invece è un assaggio e principio della vita dei beati che godono un gaudio immenso nell'occuparsi solamente di amare e lodare il loro bel Dio. I santi allorché vivono in solitudine sembrano soli, ma in realtà non stanno soli, stanno con Dio. Sembrano mesti, ma non sono mesti; il mondo, vedendoli lontani dai divertimenti terreni li giudica miseri e sconsolati, ma non è così; essi in realtà godono un'immensa e continua pace. Il Signore ben sa consolare un'anima che conduce una vita ritirata. Ella è sempre piena di gioia e d'allegrezza, e innalza ringraziamenti e lodi alla divina bontà.
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Ai ragazzi che desiderano entrare in seminario consiglio di valutare bene la propria situazione prima di prendere una decisione. Recentemente ho ricevuto l'ennesima lettera da parte di un seminarista deluso, il quale si lamenta del fatto che nel suo seminario si prega poco e non si parla mai di santità. Ecco la mia risposta.
Caro fratello in Cristo,
rispondo molto volentieri alla tua lettera.
Ti confesso che ho ricevuto altre lettere di ragazzi molto delusi dal clima “poco fervoroso” che si respira in certi seminari...
Sant'Alfonso Maria de Liguori si lamentava della vita rilassata che ai suoi tempi facevano non pochi preti diocesani, chissà cosa avrebbe detto oggi nel vedere la preparazione scadente che viene data in certi seminari. Il dotto e zelantissimo Cardinale Giuseppe Siri diceva che la preparazione ascetica è praticamente scomparsa da molti seminari.
Sant'Alfonso consigliava di abbracciare la vita religiosa anziché il sacerdozio secolare, purché si trattasse di monasteri di stretta osservanza, poiché secondo lui era meglio restarsene a casa anziché entrare in un monastero rilassato, nel quale c'è un alto rischio di farsi trascinare dagli altri religiosi e perdersi.
Secondo me sarebbe ottima cosa se quest'estate facessi delle esperienze vocazionali in ordini religiosi fervorosi e osservanti come i […]. I miei preferiti sono i […], ma puoi provarne due o tre tra quelli che ti ho elencato e vedere da quale di essi ti senti più attratto. Comunque, se dovessi accorgerti che Dio non ti chiama alla vita religiosa, potresti tentare di entrare in qualche altro seminario diocesano più fervoroso, oppure nel seminario di qualche società di vita apostolica.
Devo raccomandarti una cosa. Se deciderai di uscire dal tuo seminario (lo spero!), dovrai farlo con estrema prudenza, cioè evitando di farti dei nemici. Ai superiori del seminario, quando ti chiederanno per quale motivo vuoi uscire, dovrai solamente dire che ti senti attratto dalla vita religiosa, senza accennare al clima poco fervoroso del seminario. Perché ti dico ciò? Io ci tengo assai alla tua vocazione sacerdotale, e non vorrei che qualcuno dei responsabili del seminario si indispettisse e tentasse di ostacolarti, come purtroppo è accaduto ad altri ragazzi. Per questo motivo ti dico che dovrai fare molta attenzione a come dovrai muoverti nei prossimi mesi. Dovrai fare attenzione a non farti prendere in antipatia da nessuno dei capi. Non esporre le tue opinioni al riguardo del rilassamento del seminario; oltre ad essere inutile (non li convincerai mai) è anche "rischioso" poiché potrebbero indispettirsi. Ma se sarai prudente come ti ho detto, nessuno ti darà problemi.
Rimango a tua disposizione per qualsiasi cosa (informazioni, indirizzi di conventi, ecc.), intanto ti incoraggio a perseverare sulla strada della santità. La natura delle funzioni sacerdotali esige la santità. Se un sacerdote non cerca la santità, come potrà santificare le anime che gli verranno affidate? Diceva Don Bosco che un prete o in paradiso o all'inferno non va mai solo: vanno sempre con lui un gran numero di anime, o salvate col suo santo ministero e col suo buon esempio, o perdute con la sua negligenza nell'adempimento dei propri doveri e col suo cattivo esempio.
Coraggio, con l'aiuto di Dio e della Madonna ce la farai ad entrare in convento. Per aspera ad astra, per le difficoltà si giunge alle stelle. E poi le vittorie più belle sono quelle più sofferte. Tutto per la maggior gloria di Dio!
Ti saluto fraternamente in Cristo Re e Maria Mediatrice di tutte le grazie
Cordialiter
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Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)