di Pier Carlo Cuscianna
Un mormorio d'acqua, un frusciare di foglie, il lento e armonico dispiegarsi di storie che si srotolano come antichi manoscritti, nascendo dalla nuda pietra quasi per il ripetersi di un miracolo. Sono queste le suggestioni e i motivi ispiratori alla base della progettazione della nuova fontana - la centesima della Città del Vaticano - che il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato, ha voluto dedicare a san Giuseppe e che sarà inaugurata da Benedetto XVI lunedì 5 luglio.
Il progetto, redatto dal vice direttore dei Servizi tecnici del Governatorato, l'architetto Giuseppe Facchini, con la collaborazione dell'architetto Barbara Bellano, dell'ufficio studi e progetti, e la supervisione del direttore dei Servizi tecnici, si sviluppa attraverso la rielaborazione di forme semplici e sinuose che richiamano, per certi aspetti, l'immediatezza e la naturalità compositiva della corolla di un fiore. L'opera è stata sponsorizzata per la quasi totalità dai Patrons of the Arts of the Vatican Museums, a cui si sono aggiunti la provincia di Trento, i comuni trentini di Carisolo, Giustino e Pinzolo, e alcune ditte della stessa provincia. Alla loro generosità si è anche associato il piccolo monastero giapponese delle suore di San Giuseppe, a Kyoto.
Sullo sfondo dello scorcio prospettico delimitato dal palazzo del Governatorato, a sinistra, e dalla maestosità dell'abside della basilica Vaticana, sul lato destro, al di sotto di una delle ultime propaggini dei Giardini Vaticani, due grandi vasche ellittiche si compenetrano - una delle due più piccola e leggermente sopraelevata rispetto alla maggiore - raccogliendo l'acqua che sgorga da una spaccatura della roccia di un'aspra scogliera, così simile, nella sua aridità, ai petrosi paesaggi dei luoghi del Vangelo.
Dalla durezza della roccia si leva, quale "germoglio di ceppo fecondo", una verde e piccola palma, anch'essa così iconograficamente vicina alla terra di Palestina, che con la sua ombra sembra proteggere o aggiungere freschezza all'acqua che sgorga. Dalla parte posteriore delle vasche, quasi scaturendo anch'essi da un punto di germinazione proprio della scogliera di roccia, si svolgono dei muretti di diversa altezza curvilinei e tra loro paralleli che, proprio grazie alla sinuosità che li contraddistingue, sembrano perdere quasi la durezza e la pesantezza della materia che li compone per somigliare, appunto, ai petali di una sconosciuta efflorescenza. Abbracciano le due vasche ellittiche creando, nello spazio che intercorre tra essi e le vasche stesse, un percorso, una cordonata che ascende fino a raggiungere e a toccare la fonte.
Questo spazio di ascesa curvilineo è pavimentato con cubetti di basalto che creano un contrasto di colore con quello dell'intera fontana. Due di questi muretti, rivestiti di tonalite - una roccia intermedia tra il granito e la diorite - si prolungano simmetricamente ai due lati della fontana arricciandosi quasi come viticci. Ma questi muretti non richiamano soltanto l'immagine dei petali: rappresentano anche, e soprattutto, i fogli, gli antichi rotoli di cui si diceva, che raccontano, con la lingua universale dell'arte, una storia: quella di Giuseppe.
Sei pannelli, sei scene. Ciascuna di esse racconta un episodio evangelico che riguarda lo sposo della Vergine Maria. E soltanto sei pannelli bastano a raccontare la breve vita di un uomo che scompare dopo aver compiuto, con silenziosa obbedienza, la sua missione di padre, secondo la legge: il matrimonio con Maria, il primo sogno di Giuseppe, la nascita di Gesù, la fuga in Egitto, Gesù al tempio, Gesù nella bottega di Giuseppe artigiano. Singole scene, episodi e descrizioni tratte dai Vangeli di Matteo e Luca che sono diventate immagini, volti e figure fuse nel bronzo grazie all'opera dello scultore bellunese Franco Murer, già autore di due medaglie commemorative per Giovanni Paolo i e di una Via Crucis in bronzo collocata a Canale d'Agordo, il paese del bellunese che ha dato i natali a Papa Luciani. Murer è risultato il vincitore di un concorso che ha coinvolto cinque artisti selezionati in base alle loro caratteristiche e al loro percorso professionale.
Dal punto di vista prettamente tecnico le due vasche sono state realizzate con blocchi di tonalite, perfettamente sagomati secondo le indicazioni progettuali e poi assemblati insieme con l'ausilio di resine epossidiche. In seguito è stata effettuata la perfetta stuccatura dei giunti mediante una malta ottenuta mescolando la polvere di tonalite a resine speciali. Tutta la pietra servita alla realizzazione della fontana è stata fornita, lavorata e assemblata dalla ditta Pedretti Graniti, che ha utilizzato le più moderne tecnologie di taglio con apparecchiature controllate elettronicamente allo scopo di avere pezzi perfettamente combacianti. I muretti sono invece stati realizzati con la tecnica consueta del calcestruzzo armato rivestito poi con listelli di pietra. Tutto il sistema idraulico della nuova fontana è stato progettato dall'ufficio laboratori e impianti del Governatorato, che ne ha curato anche tutte le fasi relative alla realizzazione.
Sul lato destro della fontana, incastonata nella pietra grezza della scogliera che la circonda, una targa in travertino con la dedica a Benedetto XVI (ne pubblichiamo il testo a parte). Dal lato opposto della stessa scogliera un'altra targa di pietra di Trani riporta i nomi di tutti gli sponsor della provincia di Trento e, sul prato antistante la fontana, è posta la targa con i nomi dei donatori dei Patrons of the Arts: Michael e Dorothy Hintze, e Robert Castrignano.
Ai piedi della fontana, in corrispondenza dell'asse principale, è stato inserito lo stemma di Benedetto XVI, realizzato con intarsi di marmo colorato nella pavimentazione. A destra di quest'ultimo è stato inserito lo stemma del cardinale Lajolo mentre, sul lato sinistro, una targa con lo stemma del Governatorato. Un'ultima scritta, posta sulla parte interna del muretto di sinistra, dove inizia il percorso di lettura dei pannelli della fontana, riporta le parole del libro della Genesi (49, 22): "Germoglio di ceppo fecondo è Giuseppe; germoglio di ceppo fecondo presso una fonte; i cui rami si stendono sul muro".
Per far conoscere l'immenso patrimonio artistico e culturale che si trova nei monumenti d'acqua della Città del Vaticano la direzione dei Servizi tecnici celebrerà l'occasione della centesima fontana con la pubblicazione di una collana di tre volumi, che usciranno a cadenza annuale: il primo su Fontane nei Viali e nel Bosco, il secondo su Fontane nei Palazzi e Monumenti, il terzo su Fontane nelle Piazze e nei Giardini.
La targa con la dedica a Benedetto XVI
benedicto XVI in petri apostoli munere successori cui in baptismali fonte sanctus joseph tutelaris caelitus est datus hinc fons in honorem eiusdem deiparae virginis mariae sponsi sacrae familiae custodis ecclesiaeque universae tutoris necnon opificum patroni civitas vaticanae centesimus liberalitate praesertim vaticanis in museis artium fautorum dono dicatur die V julii a.d. MMX pont. VI
Questa una traduzione italiana del testo latino.
A Benedetto XVI, successore dell'apostolo Pietro, al quale nel fonte battesimale san Giuseppe è stato dato come celeste patrono, questa fontana in onore dello sposo della Vergine Maria madre di Dio, custode della Sacra famiglia, protettore della Chiesa universale e patrono dei lavoratori, centesima della Città del Vaticano, offerta in dono soprattutto dalla generosità dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums, il 5 luglio dell'anno del Signore 2010, sesto del pontificato.
Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)