Buon pomeriggio a tutti.
Un pò sfebbrato, oggi ho più tempo da dedicare e da condividere.
Caro Ireneo se tu mi dicessi quali sono gli altri due forum, altrimenti dopo proverò a rintracciarli.
Desidero leggere con voi questa bellissima poesia dedicata a Maria e che introdiuce il mestero eucaristico, visto che in un altro forum se ne sta parlando.
Spero possa gioviare al vostro cuore, come ha arricchito il mio.
Nostra Signora di Chartres
Henri Gheon (1875 - 1944) Sono nera, ma bella, (1)
Colore delle immense arature
Di cui la Provvidenza eterna
Nutre il grano, colore del giorno,
E, come la gleba, io porto,
All'insaputa dei miei aratori,
Il pane segreto (2) che riconforta
Al pari dei corpi, anche i cuori.
Questo buon popolo mi ha intuita
Prima della nascita da Dio
Come divina e designata
Per alleggerire il peso dei cieli.
In mezzo alle divinità tetre
Che regnavano su questo vecchio paese,
Figlie della paura e dell'ombra,
Io fui la sola che sorride.
E, sospesi al mio sorriso,
I sacerdoti della quercia e del vento
Intravedevano l'immenso impero
Di un Signore più dolce e più grande.
Così si innalzò la mia immagine
Sotto il fardello fiorito dei doni
Di cui incoronavano il mio volto
Come un'offerta al Dio senza nome, (3)
E nessuno sospettava ancora
In questo accigliato Occidente
Che io portavo in me l'aurora
Che stava per levarsi a Oriente, (4)
Sono nera, ma bella, (5)
Il mio popolo ha compreso la mia bellezza.
Esso fu, prima della fede, fedele
E io gli devo fedeltà.
Sulla pianura che lui ha lavorato
Farò sorgere due alte torri
Perché le sue messi siano benedette
Dalla loro grande ombra, ogni giorno.
Come una zolla, sotto la chiesa,
Io germoglio - e non cesserò più
Di partorire la Grazia promessa,
Al mio popolo: la spiga Gesù.
1 Cf Ct 1,5
2 Cf Gv 6
3 Cf At 17,23
4 Cf Lc 1,78
5 Cf Ct 1,5
Perché - ci si potrebbe chiedere - una poesia sulla Vergine Santa per il Mistero dell'istituzione dell'Eucaristia?
Nonostante l'apparente "stonatura" iniziale, i motivi di tale scelta potrebbero essere molteplici. Non ultimo, tra questi, il desiderio di onorare Colei nel cui grembo germogliò "Il pane segreto che riconforta al pari dei corpi, anche i cuori"; Colei che partorì al mondo "la Grazia promessa… la spiga Gesù".
Inoltre, parlare della Madre, equivale a parlare del Figlio, poiché l'intera esistenza di Maria fu intessuta e plasmata su quella del suo divin Figlio.
Molto bella ed eloquente, a questo proposito, è la riflessione proposta dal S. Padre a commento di questo Mistero. Il Papa, dopo aver sottolineato come "nell'Eucaristia Cristo si fa nutrimento con il suo Corpo e il suo Sangue sotto i segni del pane e del vino, testimoniando "sino alla fine" il suo amore per l'umanità (Gv.13,1)," nota che, anche se "i Vangeli nulla dicono di un'eventuale presenza di Maria nel Cenacolo al momento dell'istituzione dell'Eucaristia" non per questo ella ne è estranea. "La funzione che (Maria) svolge a Cana - continua infatti il S. Padre - accompagna, in qualche modo, tutto il cammino di Cristo. Quel corpo e quel sangue divino, che dopo la Consacrazione è presente sull'altare, viene offerto al Padre e diventa comunione d'amore per tutti, rinsaldandoci nell'unità dello Spirito per formare la Chiesa, conserva la sua originaria matrice da Maria. Li ha preparati Lei quella carne e quel sangue, prima di offrirli al Verbo come dono della famiglia umana, perché Egli se ne rivestisse diventando nostro redentore, sommo sacerdote e vittima. Se il corpo che noi mangiamo e il sangue che beviamo, è il dono inestimabile del Signore risorto a noi viatori, esso porta ancora in sé, come pane fragrante, il sapore e il profumo della Vergine Madre."
Dopo aver avuto una così "autorevole" conferma della pertinenza di un discorso su Maria in riferimento al Mistero Eucaristico, inoltriamoci nell'analisi del testo per coglierne gli elementi salienti.
Gheon inizia questa sua poesia con un rimando esplicito al cantico del Cantici: "Sono nera ma bella" e sul "colore" è imperniata tutta la prima strofa.
Il rimando immediato, oltre che al colore della statua della Vergine di Chartres, è anche al colore fecondo dei campi che, nel silenzio e nell'umiltà, generano le spighe di grano le quali, trasformate, a loro volta, in pane, nutrono l'uomo.
Da qui l'accostamento, compiuto da Gheon, tra la terra e Maria, tra l'umile zolla che, intrisa dall'acqua e riscaldata dal sole, diviene feconda e produce la spiga per il pane che sostiene la vita umana, e l'umile "ancella del Signore" che, "impregnata" della Grazia divina e resa feconda dal sole di Dio, accoglie in se il Verbo della Vita e genera al mondo il Pane celeste per la Vita eterna.
La descrizione di Maria quale "terra feconda", nel cui grembo germogliò l'autore della vita, la si trova anche in molti Padri.
S. Giovanni Crisostomo, nella sua presentazione di Maria quale "terra vergine aperta a Dio", facendo risalire l'analisi scritturistica, da lui compiuta, fino alla Genesi, pone la domanda: "A chi Dio diede il nome per primo? Che nome ricevette? Fu chiamato in lingua ebraica Adamo… che tradotto… significa "terrestre". Inoltre, continua S. Girolamo, "Eden… significa "terra vergine" e tale fu quel luogo nel quale Dio piantò il paradiso… affinché tu sapessi che il giardino non è opera delle mani dell'uomo. La terra infatti era vergine… non aveva sperimentato mani di agricoltori e solo in obbedienza a un comando aveva fatto germogliare quelle piante. Per questo lo chiamo Eden, cioè "terra vergine" Questa vergine era figura di quell'altra Vergine. Come, infatti, questa terra… fece germogliare per noi il paradiso, così anche quella… fece germogliare per noi Cristo".
Tornando all'analisi del testo poetico, risulta evidente, fin dall'inizio, come tutta la composizione sia incentrata sul tema dell'amore: È la celebrazione dell'amore/devozione che il poeta nutre per la Vergine e la Vergine di Chartres in particolare; è il ricordo dell'affetto profondo che tutto il popolo francese ha per questo Santuario, dove la Madonna è sentita come Madre di Dio e madre loro; ma è anche l'amore espresso dalla Vergine per il "suo" popolo che l'ama, la venera e da Lei attende e chiede il Pane della Vita e, di conseguenza, di Cristo stesso che si fa "Pane spezzato" per amore dell'uomo.
Commentando l'espressione biblica "la terra ha dato il suo frutto" (Sal. 67,7) S. Girolamo sottolinea che "La terra è S. Maria" la quale "viene dalla nostra terra, dal nostro seme,… da Adamo… Questa terra ha dato il suo frutto; ciò che ha perduto nel Paradiso lo ha trovato nel Figlio". La terra, dunque, ha prodotto il suo frutto; ma prima di far germogliare la spiga, essa "ha dato il fiore. Si dice nel Cantico dei cantici - nota S. Girolamo -: "io sono il fiore del campo e il giglio delle valli" (Ct. 2,1). Questo fiore è dunque diventato frutto perché noi ne mangiassimo, perché ci nutrissimo della sua carne. Volete sapere che cos'è questo frutto? È il Vergine dalla Vergine… il Figlio dalla Madre, il frutto dalla terra. Vedete che cosa dice il frutto stesso: "Se il grano di frumento non cade in terra e non muore, non può fare molto frutto. La terra ha dato il suo frutto, ha dato il grano di frumento; il grano di frumento è caduto in terra ed è morto ed è per questo che porta molti frutti. Si è moltiplicato nella spiga. Quello che era caduto solo è risorto con molti... Perciò ti celebrino i popoli, o Dio, Ti celebrino i popoli tutti: la terra ha dato il suo frutto".
Frequenti, nel dipanarsi del testo, sono, poi, i riferimenti ai tempi precedenti l'avvento di Cristo, che vengono, ora, "rivisti" come "attesa" di un "compimento": "Questo buon popolo - fa dire il poeta a Maria - mi ha intuita prima della nascita da Dio come divina e designata Per alleggerire il peso dei cieli"… "sospesi al mio sorriso, i sacerdoti della quercia e del vento intravedevano l'immenso impero Di un Signore più dolce e più grande"… (si potrebbe qui continuare riportando, praticamente, l'intera composizione).
"Io porto - si legge nel testo - all'insaputa dei miei aratori, il pane segreto che riconforta": l'amore premuroso di Dio, sembra sottolineare la poesia, fin dalla prima strofa, è preveniente e porge il "Pane" a chi ancora non lo conosce e non ne sente, dunque, neppure "la fame".
Eppure, seppure forse ancora inconscia, questa "fame" l'uomo l'ha sentita da sempre. "Questo buon popolo - dice, infatti, la Vergine attraverso i versi di Gheon - mi ha intuita prima della nascita da Dio come divina e designata per alleggerire il peso dei cieli", segno che nell'intimo, l'uomo, da sempre, cerca ciò che "solo" può saziarlo e tende a Colui per il Quale e dal Quale è stato creato.
A questo punto, per comprendere appieno il testo poetico, il richiamo alla storia della Cattedrale di Chartres diviene, però, indispensabile.
Dove ora sorge la Cattedrale, sorgeva, fin dall'epoca dei Galli, un santuario pagano, dedicato a una "dea madre". Esso fu trasformato, dapprima, nel III secolo, in un semplice luogo di culto mariano finché, nel 1020, sotto il Vescovo Filiberto, fu edificata l'attuale Cattedrale. Distrutta da un incendio nel 1124, la Cattedrale venne immediatamente ricostruita con grande partecipazione di tutte le popolazioni vicine; testimonianza, questa, dell'affetto e del legame profondo che, da sempre, unisce il popolo di Francia alla Vergine di Chartres
La cattedrale di Chartres è definita, infatti, dal popolo francese, semplicemente come "la cattedrale" poiché è qui che, per diversi aspetti, si identifica e concentra l'arte e la passione religiosa di tutta la nazione.
L'autore vede, nella devozione alla "dea madre", presente fin dall'antichità in molte popolazioni pagane, tra cui quella romana, l'anticipo e la "figura" della devozione alla "vera Madre" del "Vero Dio".
Eloquente, oltre che suggestiva, a conferma di questo profondo legame tra la Vergine di Chartres e la popolazione è anche la radicata devozione riservata alla "veste della Vergine", una "reliquia" mariana, conservata anch'essa nella Cattedrale di Chartres, sebbene la sua "autenticità" sia, ovviamente, messa fortemente in dubbio dai più.
Gheon attribuisce, dunque, alle popolazioni antecedenti l'avvento del cristianesimo, un amore, per così dire, "in fieri" per colei che "in mezzo alle divinità tetre Figlie della paura e dell'ombra", è "la sola che sorride".
Da qui deriva anche il motivo per cui, secondo Gheon, "I sacerdoti della quercia e del vento" - cioè i ministri del culto pagano - "sospesi al sorriso" di colei che veneravano senza conoscere, "intravedevano l'immenso impero di un Signore più dolce e più grande": attraverso il culto che tributavano alla Vergine Madre, tributavano inconsapevolmente onore a Cristo "Come un'offerta al Dio senza nome".
Impossibile, qui, non andare con la mente anche al riferimento biblico degli Atti (cui il testo fa, chiaramente riferimento) dove "Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse: "Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio" (Atti 17, 22 - 23)".
Paolo annunzia Cristo, morto e risorto per noi.
Gesù, nell'Ultima Cena, anticipa, in modo incruento, il sacrificio totale di Sé che, di lì a poco, realizzerà sulla Croce, nel Mistero della sua morte e resurrezione perché da Lui il mondo abbia la vita e l'abbia in pienezza.
Celebrando l'Eucaristia, la Chiesa attualizza e perpetua, nella storia, questa presenza di Cristo tra i suoi e Maria non è certo "estranea" al Mistero Eucaristico.
Come nota splendidamente Alexis Kniazeff, questa presenza mariana è chiaramente evidenziata nella stessa celebrazione dell'Eucaristia secondo il rito bizantino. "Che dire della presenza di Maria nella celebrazione eucaristica?" - domanda questo studioso - "Ricordiamo anzitutto dove e come la Theotokos appare nella liturgia eucaristica bizantina. Può esservi nominata nell'anafora stessa, viene commemorata nelle preghiere di intercessione, nell'innografia della liturgia dei catecumeni. È simbolicamente rappresentata da una particella di pane messa sul disco o patena durante il rito di preparazione delle sante specie o proskomide. [...] Il rito, con la deposizione sul disco delle particelle di pane attorno alI' Agnello - il pane rappresenta Gesù -, fa in questo modo apparire Cristo, Agnello di Dio, circondato dalla Vergine, dai santi, dai vivi, dai morti, quindi da tutta la Chiesa trionfante in cielo e da tutta la Chiesa militante sulla terra. In questa iconografia la Theotokos è rappresentata da una particella di forma triangolare. Il sacerdote la pone a destra dell'Agnello dIcendo: "In onore e memoria della benedetta e gloriosa sovrana, la Madre di Dio e sempre vergine Maria. Per le sue preghiere ricevi, Signore, questo sacrificio sul tuo altare nel più alto dei cieli". Presentato in questo modo il rito della proskomide… per quanto riguarda la Madre di Dio, sottolinea il suo posto eminente nella Chiesa, la sua elevazione nella gloria, il suo potere di intercessione e confessa che la Madre di Cristo, nella sua intercessione, prega anche per l'accettazione del sacrificio eucaristico offerto dalla Chiesa. Ma questo stesso rito mostra che, proprio come avviene nella preghiera di intercessione, il sacrificio eucaristico è offerto ugualmente anche per la Madre di Dio".
Maria è, dunque, da considerarsi parte "integrante ed essenziale" del Mistero Eucaristico.
S. Epifanio chiamava "la Vergine in certo modo sacerdote e parimenti altare" poiché "essa, portando la mensa, ci ha donato il pane celeste per la remissione dei peccati". Parole profonde, queste, e piene di significato, commentando le quali, Ferdinando Chinino De Salazar aggiungeva: "poiché la volontà della Vergine ha cooperato con quella del Figlio alla realizzazione dell'Eucaristia, possiamo dire e affermare certamente che essa ci ha donato e ci ha offerto il pane celeste. Riconosciamo infatti che il dono che ci viene dato sotto le due specie, cioè il corpo e il sangue di Cristo Signore, è veramente suo e le appartiene… Il divino Epifanio che cosa poteva dire o immaginare di più splendido? Dice che la Vergine è sacerdote, in certo senso, nel dono e nell'offerta del pane celeste, il che è propriamente vero per questa ragione che, insieme a suo Figlio, donò e offrì realizzando contemporaneamente il sacramento e il sacrificio.
Diversi sono gli autori che paragonano Maria al sacerdote stesso, poiché ella offre, a Dio e agli uomini, suo Figlio quale "Pane del cielo". Inevitabile conseguenza di questo parallelismo, è il fatto che la Vergine Santa sia proposta, da questi autori, ai sacerdoti quale modello e guida del loro Ministero.
Matthias Joseph Scheeben, ad esempio, scrive: "Il sacerdozio ecclesiastico deve rigenerare Cristo stesso nel seno della Chiesa - nell'Eucaristia e nel cuore dei fedeli - mediante le virtù dello Spirito santo che risiede nella chiesa cristiana… Mediante il sacerdozio, Cristo è generato di nuovo, quasi per una continuazione della sua nascita prodigiosa da Maria; e il sacerdozio stesso, rispetto all'uomo-Dio è un'imitazione e una continuazione della sacra maternità di Maria. È per il Cristo eucaristico quello che Maria è per il Figlio di Dio che prende carne… Far presente il corpo fisico di Cristo nell'Eucaristia onde possa unirsi al di lui corpo mistico e formare questo corpo mistico stesso: ecco quali sono le ragion d'essere e le funzioni della sacra maternità che noi dobbiamo attribuire al sacerdozio della Chiesa".