Portano pure come esempio i versetti dove Paolo menziona Barnaba suo cugino, dicendo che in effetti anche la parola “cugino” veniva usata in quei tempi, quindi ne traggono la conclusione che Paolo quando dice fratello intende dire fratello (riferendosi ai fratelli di Gesù) carnale.
Se però questi fratelli separati si sforzerebbero di studiare il linguaggio e la cultura di quei tempi, capirebbero che quando Paolo usa la parola “cugino” indicando Barnaba lo fa consapevole del fatto che Barnaba è un suo lontano parente, di sicuro non è un suo cugino di primo grado.
Infatti (come detto sopra) il termine cugino indicava parentela larga, il termine fratello indicava parentela stretta, ma dagli ebrei veniva usato in molti modi.
Dico “indicava” perché nel nostro linguaggio moderno i cugini di primo grado si chiamano “cugini” e solo i fratelli carnali vengono chiamati “fratelli”; ma ai tempi di Gesù non era sicuramente così.
Il termine usato da S. Paolo è la parla greca “anepsiòs”.
Da notare che “anepsiòs”non ha il significato stretto di cugino, ma quello più generico di parente, che può includere anche quello di cugino.
Etimologicamente richiama il latino “nepos” che è un termine con un significato più ampio e non quello di “nipote”, come sembrerebbe dalla parola italiana. In italiano adoperiamo la parola “parente” con significato molto ampio, mentre in latino i “parentes” sono i soli genitori. Per convincerci ancora meglio, nel N.T. ci sono molti passi che confermano quello che sto dimostrando. Qualche esempio:
In Gv 20,17 “fratelli” sono i discepoli
In Mt 25,40 i “fratelli” sono “tutti gli uomini”
In Mt 28,10 Gesù chiama “fratelli i suoi apostoli e discepoli.
In Gal 1,18-19 Giacomo che è figlio di Alfeo (Mt 10,3) viene indicato da Paolo come “fratello del Signore”, ossia come appartenente alla sua parentela.
- Nel vocabolario greco-italiano di Lorenzo Rocci (sotto la voce anepsios) è detto che anepsios significa congiunto, parente, e frequentemente cugino, nipote e anche lontano parente. in effetti, la parola nepos (= nipote) deriva da anepsios. Marco ad esempio poteva essere anche nipote o lontano parente di Barnaba e quest’ultimo sicuramente non era un parente stretto di Paolo.
Ai nostri giorni il termine “primogenito” non indica e non conferisce più i privilegi di cui godevano i “primogeniti” nell’antichità;
infatti io essendo primogenito rispetto ai miei fratelli non godo di privilegi rispetto a loro, se mio padre possiede dei beni li dividerà in ugual misura tra noi tre fratelli, non darà a me più dei miei fratelli solo perché sono il primogenito; ma nell’antichità non era così, al primogenito spettavano molte più cose e diritti rispetto agli altri fratelli.
Quindi tentare di spiegare i versetti biblici scritti con linguaggio antico, imponendogli il significato moderno è assolutamente sbagliato.
Nella Bibbia vi sono molti esempi di come veniva usata la parola fratello e che cosa significava.
In Fil. 2,25 Paolo dice: “Ho ritenuto necessario per ora mandare da voi Epafrodito, mio fratello, collaboratore e compagno d’armi, vostro inviato e assistente nelle mie necessità,”
Da queste parole potrebbe sembrare che Paolo aveva un fratello, ma da un esame storico si evince che Paolo non aveva fratelli carnali di nome Epafrodito, quest’ultimo era infatti un discepolo filippese che aiutò Paolo nelle sue necessità.
Ma quando Paolo usa le parole “degli Apostoli non vidi altri, se non Giacomo il fratello del Signore, subito i protestanti capiscono che si trattava di un fratello carnale, calma fratelli, le Sacre Scritture vanno analizzate in maniera seria e approfondita non dando credito a questo e a quello, ma confrontando ogni cosa. Più avanti sarà dimostrato chi era in realtà Giacomo il fratello del Signore (che comunque è già stato anticipato all’inizio di questo capitolo) per ora è bene ricordare che gli ebrei usavano la parola “fratello” per indicare, compatrioti, compaesani, parenti, e cugini di primo grado, quando dovevano indicare un fratello carnale usavano precisarlo, dicendo “figlio di mia madre, o figlio di mio padre” ecco alcuni esempi:
Dt 13,7 “Qualora il tuo fratello, figlio di tuo padre o figlio di tua madre…”
Che bisogno c’era di specificare, se la parola fratello significava solo e soltanto fratello carnale?
Oggigiorno non sarebbe più necessario specificare “figlio di tuo padre o figlio di tua madre”, anche se con il divorzio (anti-biblico) il marito che si separa dalla moglie può avere altri figli con una seconda moglie, i figli di quello stesso padre si chiamano fratelli, senza specificare che sono solo figli dello stesso padre, ognuno di noi capisce che in effetti quelli sono fratelli carnali.
Se io devo indicare mio fratello di certo non preciso che anche lui è figlio di mio padre e di mia madre, dico soltanto “è mio fratello”, invece gli ebrei lo precisavano perché nel loro modo di esprimersi la parola “fratello” se non precisata poteva essere fraintesa.
Dt 27,22 “Maledetto chi si unisce con la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre! Tutto il popolo dirà: Amen.”
Oggi non si direbbe più “figlia di suo padre o figlia di sua madre” ma semplicemente “sua sorella”, anche qui si nota chiaramente che il modo di esprimersi di quei tempi non è uguale a quello dei nostri giorni.
Gb 19,17 “Il mio fiato è ripugnante per mia moglie e faccio schifo ai figli di mia madre”
A Giobbe sarebbe bastato dire “faccio schifo ai miei fratelli”, invece usa il linguaggio di quei tempi, e specifica, “figli di mia madre”, perché se avrebbe detto “ai miei fratelli” i suoi contemporanei avrebbero potuto fraintendere, cioè avrebbero potuto capire che quelle parole erano riferite anche ai suoi cugini, parenti o compaesani vari.
Sal 50,20 “Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre.”
Sal 69,9 “sono un estraneo per i miei fratelli, un forestiero per i figli di mia madre.”
Perché Davide ripete due volte la stessa cosa, estraneo e forestiero ?
Se i suoi fratelli sarebbero i figli di sua madre che bisogno c’era di ripetere due volte la stessa frase?
La ripete due volte perché quando dice “i miei fratelli” non si riferisce ai fratelli carnali ma ai parenti, come anche ai suoi compatrioti, infatti quando si riferisce ai fratelli carnali usa il termine “figli di mia madre”
Quindi nella sua osservazione prima si rivolge ai parenti e ai compatrioti, poi si riferisce ai fratelli carnali,
non è pensabile che Davide ripeta due volte la sua estraneità verso le stesse persone, infatti lui distingue i fratelli dai figli di sua madre (fratelli carnali).
Ct 1,6 “I figli di mia madre si sono sdegnati con me:”
Che bisogno c’era di dire i figli di mia madre, poteva benissimo dire i miei fratelli si sono sdegnati di me, ma per dare un significato preciso alle sue parole, e non dare l’impressione che con il termine fratelli si riferisse anche ai cugini o ai compaesani, egli preferisce usare la frase “figli di mia madre” per precisare il significato della sua frase.
Mt 20,20
“Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli,”
Qui vediamo una madre insieme con i suoi figli, che si avvicinò a Gesù per chiedergli qualcosa, come mai quando nella Bibbia si ripete una scena quasi identica, (Mt 12,46-50 e Mc 3,31) in cui c’è una madre che si avvicina a Gesù (ed è Maria), non viene detto “arrivò Maria la madre dei figli di Giuseppe, oppure arrivò Maria e gli altri suoi figli ?”
Perché non viene mai detto ad esempio “mentre Gesù predicava arrivò Maria con gli altri suoi figli”?
Maria in realtà non ebbe altri figli, sono i protestanti che forzatamente glieli fanno spuntare, ma così facendo loro dimostrano solo una conoscenza biblica superficiale, non conoscendo affatto il linguaggio ebraico antico.
Giudici, 8,18 Poi disse a Zebach e a Zalmunna: «Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?». Quelli risposero: «Erano come te; ognuno di loro aveva l’aspetto di un figlio di re». 19Egli riprese: «Erano miei fratelli, figli di mia madre…
perché Gedeone specifica “figli di mia madre”?
Che bisogno c’era se la parola fratelli veniva usata solo per indicare i fratelli carnali?
Anche questo prova che gli ebrei potevano indicare con la frase “i miei fratelli” anche i parenti di primo grado e i compatrioti, altrimenti non c’era bisogno che Gedeone specificasse “figli di mia madre”.
Cronache cap. 27
21Figli di Merari: Macli e Musi. Figli di Macli: Eleàzaro e Kis. 22Eleàzaro morì senza figli, avendo soltanto figlie; le sposarono i figli di Kis, loro fratelli.
Eleazaro morì avendo soltanto figlie femmine, queste ultime si sposarono con i figli di Kis, quindi con il loro cugini di primo grado, anche qui si vede chiaramente che viene usata la parola “fratelli” per indicare i cugini.
2° CRONACHE CAP. 21
1Giòsafat si addormentò con i suoi padri e fu sepolto con loro nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Ioram.
2I suoi fratelli, figli di Giòsafat, erano Azaria, Iechièl, Zaccaria, Azariau, Michele e Sefatia; tutti costoro erano figli di Giòsafat re di Israele
Che bisogno c’era di specificare di chi erano figli i fratelli di Ioram?
Il profeta lo specifica perché i fratelli di Ioram potevano anche essere dei cugini, quindi sottolinea che i fratelli di Ioram erano figli di Giòsafat, quindi fratelli carnali di Ioram.
Nel nostro linguaggio moderno, non ci sarebbe bisogno di specificare, basterebbe solo usare il termine fratelli, ma come dimostrato nel linguaggio ebraico antico, c’era bisogno di specificare perché il termine fratello era un termine molto generico, con il quale si indicavano anche cugini, parenti, compaesani o compatrioti.
Gen 43,29 “Egli alzò gli occhi e guardò Beniamino, suo fratello, il figlio di sua madre,”
Perché il profeta specifica che Giuseppe vide Beniamino figlio di sua madre, poteva benissimo dire soltanto: “vide suo fratello Beniamino”, perché specifica “figlio di sua madre”?
Anche se Giuseppe e Beniamino erano figli di Rachele, (madre diversa rispetto agli altri fratelli carnali di Giuseppe) oggi col nostro linguaggio non occorre più specificare, si dice fratello e basta.
Perché per i parenti di Gesù non viene mai detto i suoi fratelli figli di sua madre, o figli di Maria?
Ovviamente perché Gesù non ebbe altri fratelli carnali!
Lev 18,9 “Non scoprirai la nudità di tua sorella, figlia di tuo padre o figlia di tua madre”
Anche qui non c’era bisogno di specificare, bastava dire solo “ non scoprirai la nudità di tua sorella”
Ma per gli ebrei si vede che era necessario specificare che si trattava di sorella carnale.
Nel nostro linguaggio odierno non usiamo più specificare, perché se dico ad esempio
“io e mio fratello lavoriamo assieme” si capisce che mi riferisco al mio fratello carnale, anche persone che non mi conoscono leggendo queste righe capirebbero che mi riferisco al mio fratello carnale e non ad un mio cugino o parente oppure compaesano o tanto meno compatriota.
A quei tempi per gli ebrei invece era importante specificare che tipo di fratello o sorella fosse la persona indicata, perché nel loro linguaggio con il termine fratello si chiamavano anche i cugini, o i fratelli spirituali, o anche i membri della stessa tribù.
Lev 20, 17 “Se uno prende la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e vede la nudità di lei ed essa vede la nudità di lui, è un’infamia”;
ancora una volta il profeta sottolinea “sorella figlia di suo padre o figlia di sua madre” cioè sorella carnale.
Visto che gli ebrei potevano avere più mogli, si poteva specificare figli della stessa madre, ma il padre in ogni caso era sempre uno solo, eppure viene specificato anche “i miei fratelli figli di mio padre”, per scongiurare ogni ombra di dubbio sullo stretto legame carnale che univa i fratelli germani.
Mt 3,32 «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». 33Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 34Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 35Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre».
Luca 11, 27-28: “Mentre Gesù così parlava, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e gli disse.- " Beato il seno che ti ha portato e le mammelle che hai succhiato! ". Ma egli disse. " Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica "”.
Qui verrebbe il sospetto che Gesù abbia addirittura rinnegato le persone più intime, perché da loro rinnegato, come appare in Gv 7,5. Non c’è dubbio che le parole di Gesù vogliono darci dei profondi insegnamenti. L’appartenenza a Lui non si basa su legami di sangue o di parentela.
La Chiesa non è fondata su rapporti ambientali, di razza, di classe o di cultura: essa è famiglia di Dio.
Gli evangelisti sottolineano le ragioni opposte che suscita la persona di Gesù. Le folle lo cercano, i più intimi (parenti, paesani) lo ritengono quasi folle: essi non comprendono affatto la sua missione e vogliono distoglierlo facendolo ritornare in patria. Ancora più grave è l’ostilità dei dottori della religione ebraica; essi si persuadono che Gesù riceve il suo potere dal principe dei demoni, Belzebul (Mt 3,22).
Non c’è dubbio che nelle parole di Gesù è implicito un elogio per la sua madre che “serbava le sue parole… meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19-51) ed era “la serva del Signore che compiva tutta la Sua volontà” (Lc 1,38)
Gesù non manca di rispetto a sua madre, ma sottolinea la propria natura divina, e dice che lui è venuto ad annunciare la Parola di Dio, e chi lo segue entra in un rapporto intimo con lui, divenendo un tutt’uno con Lui e quindi con la Chiesa, quindi Gesù va oltre i legami familiari terreni, Lui è il figlio di Dio, non un semplice figlio di donna, quindi le parole di Gesù vanno capite in modo corretto.
Se un uomo politico mentre sta svolgendo un comizio viene avvertito che sono arrivati sua madre e i suoi parenti, e risponde dicendo “chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli” ovviamente intende disprezzare sia la madre che i fratelli o parenti, perché l’uomo politico è un semplice uomo, egli sta facendo un comizio politico, e quindi sta sottolineando la sua bravura personale, o la serietà del suo partito, ma ovviamente i suoi legami familiari rimangono umani normali e invariati, Gesù invece non era un semplice uomo, ma il Verbo fattosi uomo, quindi per far meglio capire alle folle che lo ascoltavano chi in realtà Egli fosse, non perde occasione di rimarcare la sua superiorità infinita, la sua messianicità, il Figlio di Dio è fratello di chiunque segua la sua Parola, quindi non segue strettamente i legami carnali, ma va ben oltre, perché Lui diventa un tutt’uno con i credenti, Lui è la testa della Chiesa, i credenti sono il corpo della Chiesa, questo le folle dovevano capirlo, era giusto che Gesù facesse un distinguo tra i normali legami carnali, e i legami spirituali attuati per mezzo di Lui.
Tra coloro che l'ascoltano e lo seguono vi è anche Maria. La vediamo all'inizio (Giovanni 2, 1-12), durante (Luca 8,20) e alla fine della vita pubblica di Gesù (Giovanni 19, 25-27).
Maria segue e ascolta Gesù perché è suo figlio. Ma anche e soprattutto perché ha creduto a “quanto le è stato detto da parte del Signore” (Luca 1, 45), ha meditato sul comportamento di quel Figlio (Luca 2, 19). Perciò Maria è divenuta una delle prime (se non la prima) e più fervorose discepole di Gesù.
b - Possiamo perciò e dobbiamo distinguere in Gesù due modi di guardare e considerare Maria. Egli la ama perché è sua madre. Non l’ha mai rinnegata. Come poteva farlo Egli che ebbe parole dure contro coloro che trattano male i loro genitori? (Marco 7, 10-13).
Tuttavia all'amore di figlio si aggiunge in Gesù un amore e una venerazione di ben altra natura verso Maria. Egli la ama e la venera perché Maria ha creduto alla Sua Parola e si è impegnata a metterla in pratica più di qualsiasi altro discepolo di Cristo. Ella credette al messaggio dell’angelo, e si mise completamente a disposizione del Signore, pur non comprendendo appieno il significato di quelle parole, questa è fede, questa è una grande fede. Gesù apprezza questa grande fede della madre, e vorrebbe che tutti gli uomini avrebbe una fede così forte. “Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica” e Maria ascoltò la Parola di Dio e la mise in pratica durante tutta la sua vita.
Mentre Gesù predicava non doveva essere esaltata la maternità di Maria, ma piuttosto l’ascolto della Parola di Dio, Gesù sta parlando ad un popolo che lo rifiutava come Messia, ad un popolo che lo accusava di essere un inviato di satana, quindi doveva in ogni suo discorso esaltare il suo ruolo salvifico, sottolineando che la cosa più importante non sono i legami carnali, ma i legami spirituali, e noi ci leghiamo a Cristo ascoltando la Parola e mettendola in pratica.
Gesù vuol mettere in risalto la grande fede di Maria. Vuol far capire che la vera grandezza di Maria, fondata sui vincoli del sangue, poggia soprattutto sui vincoli soprannaturali d'una nuova parentela (Giovanni 1, 12-13).
E’ chiaro che con ciò Gesù non ha affatto discreditato sua madre, non ha affatto mostrato che la venerazione di Maria è sbagliata. Anzi mette in evidenza i meriti di Maria e la vera ragione per cui deve essere detta beata, cioè venerata. Non è errato pensare che un'eco di queste parole di Gesù ci sia stata conservata nel cantico di Maria: Tutti mi diranno beata! (Luca 1, 48).
Osserviamo inoltre, che nell’infanzia di Gesù non vengono mai nominati gli eventuali suoi fratelli;
Nel racconto del pellegrinaggio a Gerusalemme di Gesù fanciullo (Lc 2,41-52) è sorprendente che non si faccia mai menzione di eventuali fratelli carnali di Gesù;
La Madonna, come donna, non era affatto obbligata al pellegrinaggio se, oltre al suo primogenito, avesse avuto altri figli; questo prescriveva la legge ebraica.
E che dire di Gesù morente?
Gv 19,26-27 “Gesù allora vedendo sua madre… disse: “Donna, ecco tuo figlio… e da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Se Maria avesse avuto altri figli, sarebbe rimasta presso di loro e non con Giovanni, né Gesù si sarebbe espresso in quella maniera.
Molti fratelli separati rispondono che siccome gli altri fratelli di Gesù non credevano in lui, non potevano essere d’aiuto spirituale a Maria, in quel momento di dolore; dimenticano però che loro stessi (e solo loro) ritengono Giacomo (apostolo) vescovo di Gerusalemme fratello carnale del Signore, quindi si gettano da soli la zappa sui piedi contraddicendosi. Se Giacomo era apostolo ciò vuol dire che credeva nel Signore, quindi Gesù poteva affidare a Giacomo sua madre, su questo i fratelli separati dovrebbero riflettere di più, la contraddizione è evidentissima ma stranamente molti protestanti non se ne accorgono, se Giacomo vescovo di Gerusalemme era fratello germano di Gesù e per giunta apostolo come fanno ad affermare contemporaneamente che nessuno dei fratelli di Gesù credeva in Lui ? La verità dice che innanzitutto Giacomo non era fratello carnale di Gesù ma figlio di Alfeo, quindi cugino di Gesù, in quanto Alfeo era fratello germano di S. Giuseppe, allora quando i fratelli non cattolici motivano l’affidamento che Gesù fa di Maria a Giovanni, in conseguenza del fatto che gli “altri figli” di Maria non erano credenti quindi non potevano sostenerla spiritualmente, dovrebbero tenere presente che Giacomo che loro indicano come fratello carnale del Signore era credente, e non diventò credente in un secondo momento, ma lo fu fin dalla scelta degli apostoli, in quanto egli era apostolo (Gal 1,19)
Nell’ipostesi che Giacomo non fosse apostolo, ma solo fratello germano del Signore bisogna considerare pure che se Giacomo divenne vescovo cristiano vuol dire che credeva in Gesù, e bisogna anche considerare che un neo convertito non diventa vescovo, e tantomeno vescovo di Gerusalemme, per ricoprire un ruolo così importante doveva aver dimostrato un grande carisma, una grande autorità, perché in un ruolo di simile responsabilità non si mette un novellino.
Poi è strano come mai Giuda nella sua lettera al capitolo 1 versetti 1-2 dica :
“Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo, agli eletti che vivono nell’amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo: 2misericordia a voi e pace e carità in abbondanza.”
Se la figura principale indubbiamente è Gesù come mai Giuda dice di essere solo fratello di Giacomo?
Se la tesi dei protestanti sarebbe corretta non era più logico che Giuda scrivesse:
“Giuda servo e fratello di Gesù e anche di Giacomo…….”?
Oppure “Giuda, fratello di Gesù e di Giacomo” visto che la figura principale era Gesù?
Ma la verità dice che Giuda era solo fratello di Giacomo e non di Gesù.
Pace
Salvatore