Per i massoni i dogmi sono una costrizione
Per i massoni i dogmi sono sempre connessi a una costrizione. I massoni forniscono questa definizione: "Le istituzioni poste su basi dogmatiche, delle quali può valere come la più significativa la Chiesa cattolica, esercitano una costrizione religiosa" (33).
Quindi, è proprio della prassi e della teoria delle logge quanto segue: "La massoneria non conosce dogmi, essa però accetta seguaci dei vari dogmi religiosi, politici e nazionali, nella misura in cui essi si sottomettano all’obbligo della tolleranza" (34). Questa condizione è determinante. Qui la differenza fra tolleranza verso le persone e tolleranza verso le idee è di importanza decisiva. Se tutto viene messo sotto la riserva della tolleranza, la tolleranza verso le idee viene così chiesta a prezzo della loro relativizzazione. Ciò è confermato da affermazioni come la seguente: "Il neoumanesimo e il pragmatismo presentano sostanzialmente molti punti di affinità con la massoneria, in particolare per il loro concetto relativistico della verità, che toglie spazio a ogni forma di intolleranza e vuole far trionfare la tolleranza" (35).
Padre Sebott dubita, a torto, che nella dichiarazione della conferenza episcopale l’idea di tolleranza della massoneria sia stata "esposta correttamente" (36). A torto, perché il suddetto resoconto dell’idea massonica di tolleranza corrisponde esattamente a ciò che è emerso nei colloqui e dai documenti, come è stato riconosciuto dai massoni stessi.
Il riconoscimento contemporaneo di idee diverse, per quanto queste possano contraddirsi, risulta evidente anche nel concetto massonico di Dio. Padre Sebott crede che l’attenersi formalmente, da parte del massone, a un concetto di Dio sotto la forma del "Grande Architetto dell’Universo" sia fondato sull’idea che "senza Dio l’etica e la legge morale non potrebbero avere alcuna stabilità" (37). Evidentemente egli non ha presente che di solito, presso i massoni, l’attenersi al loro concetto di Dio non viene fondato in questo modo. A tale proposito l’Internationales Freimaurer-Lexikon dice addirittura il contrario: "Il distacco [della legge morale] dalla motivazione religiosa può essere indicato come idea fondamentale di tutte le idee fondamentali della massoneria" (38).
La negazione massonica di qualsiasi conoscenza della verità oggettiva porta a una grande considerazione della filosofia di Kant. L’Internationales Freimaurer-Lexikon dice di lui: "Kant fu chiamato l’"onnidistruttore" perché giudicò severamente il dogmatismo e della teologia e nello stesso tempo della filosofia empirica e di quella razionalistica. Egli rifiutò la teologia — la lanterna magica delle elucubrazioni astruse — come pure la metafisica dogmatica che va oltre l’esperienza [...]. Le concezioni di Kant sulla morale [il distacco dalla motivazione religiosa] ci dimostrano che egli nel più profondo del suo essere era massone" (39).
Il rifiuto della conoscenza della verità oggettiva arriva a tal punto che la verità stessa, se dovesse essere raggiungibile, non sarebbe ricercata come verità assoluta, poiché "la verità assoluta sbarrerebbe la strada del progresso" (40). In seguito all’abbandono della verità come principio conduttore, rimane solo l’uomo stesso come principio centrale dell’orientamento. L’affermazione dell’antico filosofo Protagora che "l’uomo è la misura di tutte le cose" (41) viene intesa in modo assoluto, ossia anche per questioni morali. Su questa posizione è pure fondata la seguente affermazione riguardante la dignità umana: "Essa [la dignità umana] si esprime nella subordinazione dell’uomo a nessun’altra legge che non sia quella che egli si dà sul momento" (42).
Ciò che ora è stato esposto come problema della verità e del relativismo facilita la valutazione delle Tesi fino all’anno 2000 dei massoni. Queste tesi sono state pubblicate subito dopo la conclusione dei colloqui con i massoni condotti dalla commissione per il dialogo. In esse la massoneria illustra l’immagine che ha attualmente di sé. Le tesi mostrano qual’è la base intellettuale della massoneria e quali prospettive essa si pone per il futuro. Proprio nella prima tesi — certamente la più importante — viene messa in discussione la Chiesa cattolica: "Non esistono sistemi di natura filosofico-religiosa che possano rivendicare una obbligatorietà esclusiva" (43). Naturalmente le tesi — come tutto lo spiritualismo massonico — non devono rimanere sospese nel cielo delle idee, ma devono far presa sugli adepti. È escluso che ciò possa avvenire senza influenzare una fede in Dio e in Cristo presente contemporaneamente nell’anima e nel cuore del massone.
Certamente la spiritualità massonica, secondo la propria pretesa, vuole penetrare in quella sfera umana nella quale il cristiano si identifica con le risposte decisive della sua fede. Non importa se al numero 19 delle Tesi fino all’anno 2000 si nega che la massoneria è una religione, perché viene subito avanzata la pretesa della massoneria di influire proprio in quella sfera rivendicata anche dalla fede della Chiesa. Non per niente vi si dice: "Tanto meno la massoneria è una religione o ne insegna una, tanto più essa vuole essere la legittima risposta a ciò che in Kant è chiamato "predisposizione naturale dell’uomo alla speculazione" e in Schopenhauer "necessità metafisica"" (44).
Per qualificare le tesi si ricorda ancora ciò che il Gran Maestro dei massoni Otto Trwany ha scritto su di esse nell’articolo introduttivo: "Esse devono "dar voce" nel nostro linguaggio quotidiano alla nostra [quella massonica] visione del mondo formatasi in 250 anni e calarla nelle grandi e spesso inquietanti questioni riguardanti il presente e il futuro" (45).
Norme come pilastri
In una trasmissione sul rapporto "massoneria e Chiesa", organizzata il 4 agosto 1981 esclusivamente secondo gli intendimenti dei massoni e trasmessa in diverse lingue da Deutschen Welle di Colonia, emerge nuovamente il fondamento relativistico della massoneria: "Per la massoneria, con la sua pretesa di tolleranza, non vi può essere nessuna concezione del mondo o religione che pretenda alla esclusiva obbligatorietà e verità. Ciò è esattamente quanto fa la Chiesa cattolica rivendicando la proclamazione autentica della Rivelazione. Il conflitto fra le due parti sembra essere addirittura programmato. Da una parte vi è la Chiesa con un sistema di dogmi ordinato, dall’altra la loggia che, uno dei pochi raggruppamenti che nel corso della sua storia non ha elaborato nessun dogma, intende le religioni come sistemi concorrenti e contesta la possibilità di un ritrovamento della verità oggettiva" (46).
Cristo si è definito "la via, la verità e la vita" (Gv. 14, 6) e ai suoi discepoli ha promesso "lo Spirito di verità", che sarà loro di aiuto fino alla fine del tempo per guidarli verso la verità intera (cfr. Gv. 14, 16-17; 16, 13). Dall’apostolo Paolo sappiamo che essere cristiani significa "giungere alla conoscenza della verità" (1 Tim. 2, 4). L’oppositore di Dio, Satana, è chiamato "padre della menzogna" (Gv. 8, 44). La lotta di Satana contro Dio è una lotta contro la verità. La verità è il fondamento della vita cristiana, anche quando è scomoda e porta al pentimento e alla conversione. Questa conoscenza può essere espressa nel modo seguente: "Non solo l’adorare e l’amare Dio, bensì anche tutte le altre azioni spirituali decisive dell’uomo, tutto quel desiderare e sperare, amare e gioire — pieno di significato e umano — si basano sul fondamento della verità, la quale da sola può costituire il fondamento della vita sulla roccia. Senza verità tutte le fondamentali azioni spirituali della persona finiscono in un nulla vuoto e illimitato e sono private del loro significato più intimo. Anzi, ancora di più, non basandosi sulla verità, tutti i giudizi e i dogmi — per la loro erroneità — e tutto l’amore e le azioni morali — per la loro inadeguatezza nei confronti della verità — rappresentano decisamente dei mali. In ogni atto del giudizio presupponiamo la verità, anche quando giudichiamo che non vi sia alcuna verità. Non si può negare la pretesa di verità essenzialmente propria del giudizio, in quanto il valore di ogni giudizio dipende dall’esaudimento di una tale pretesa di verità tramite la corrispondenza del giudizio con la realtà. Se questa verità non esistesse, allora, come disse Heinrich von Kleist dopo aver letto Kant, sarebbe "raggiunta la nostra massima e unica meta", ossia una "verità valida anche oltre la tomba", quindi "non avremmo più alcuna meta"" (47).
L’opinione secondo cui si dovrebbe negare l’esistenza della verità oggettiva in nome della dignità umana è frutto di un equivoco. Gesù parla della verità che "farà liberi" (Gv. 8, 32). Libertà e dignità sono dello stesso genere. Senza libertà viene a mancare qualcosa di essenziale per la piena dignità umana. Ciò rende ancora una volta più comprensibile che la verità oggettiva, ossia data da Dio e vincolante per tutti, non può essere mai rivolta contro la dignità umana. Nella verità vi è la salvezza dell’uomo, la quale è altrettanto totale quanto la verità. Perciò la verità non è mai rivolta contro l’uomo e la sua dignità, anzi promuove e difende questa dignità anche contro l’intervento di diversi manipolatori. Proprio la verità oggettiva è l’unico criterio che aiuta a distinguere tra una benevola influenza e un infido lavaggio del cervello. "Questo perché solo chi possiede già criteri è in grado di criticare. La critica presuppone criteri, non li crea" (48). Questo vale anche per la morale. Norme oggettive sono come pilastri nel fiume del tempo. L’uomo senza norme è privo di orientamento.
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