1° NON AVRAI ALTRO DIO DI FRONTE A MEEs 20,3-6: <?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /><o:p></o:p>«Non avrai altri dei contro di me.Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai.Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi».1. Intenzione originariaUna volta che hai capito chi sono io per te, non adorerai più alcun altro Dio contro di me, perché gli altri dei ti riducono solo in schiavitù.L’intenzione di questo comandamento esprime la sollecitudine di Dio per la “permanenza” di Israele nella alleanza, che lo rende libero.Il popolo ha appena assaporato la libertà che già comincia a dubitare se valga proprio la pena accollarsene le fatiche. La libertà è faticosa; meglio le ‘pentole di carne dell’Egitto’: ecco i brontolii verso Mosé e verso il Signore Dio.Il Sal 109,19 deride il comportamento degli ebrei che per rappresentarsi Dio, questo Dio forte e potente, non trovano di meglio che un vitello vigoroso: «Si fabbricarono un vitello sull’Oreb, si prostrarono a un’immagine di metallo fuso; scambiarono la gloria di Dio con la figura di un toro che mangia fieno». Un Dio addomesticato, prodotto delle loro mani, delle loro voglie,… Il comandamento non esclude l’esistenza e l’attività di altri dei, ne tiene conto, ma è preoccupato che Israele non perda di nuovo la libertà donatagli consegnandosi ad altri idoli. Il popolo deve appartenere unicamente a Dio «perché io sono il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso!» (Es 20,5; Dt 4,24; Nm 25,11; 2Cor 11,2).2. Successivo approfondimento (o accentuazioni bibliche e storiche)Gli ‘idoli’ sono esagerazioni e assolutizzazioni di quello che è importante per gli uomini (lo stato, il partito, la razza,… il sesso, il successo, i soldi). Il piacere, il potere economico e sociale è il ‘dio’ di oggi! al quale si è pronti a sacrificare tutto: il tempo, la libertà, i valori umani… Un rapporto sbagliato con Dio o interrotto, è la radice di molti altri comportamenti erronei successivi, che danneggiano, distruggono la libertà e la dignità dell’uomo, e a volte la sua stessa felicità e pace interiore!Invece l’adorazione del Dio amico e Salvatore degli uomini diventa liberante, allontana dalle schiavitù disumane. L’uomo è fatto per qualcosa di più grande, di eterno, che tignole e ladri non possono rubare, né il passare degli anni spegnere o offuscare: Dio mia liberazione!3. Odierna attualizzazioneOvunque regnino le ideologie (sociali, marxista, fascista, liberalismo capitalistico) il centro non è più occupato dal Signore Dio. Le ideologie divinizzano valori creati: l’uomo, il denaro, lo stato,…Esse non possono mantenere la promessa di dare uno scopo e un senso all’esistenza umana; precludono le vie che portano all’esistenza libera. L’uomo si aliena da se stesso. Fatto per guardare in alto, sperare oltre la vita terrena, vivere in profondità… viene ridotto solo a materia, rapporti sociali condizionati, valore economico… “Evangelizzazione e ideologie” (Puebla 1979) <nulla di divino al di fuori di Dio. L’uomo cade nella schiavitù quando divinizza o assolutezza la ricchezza, il potere, lo Stato, il sesso, il piacere o qualsiasi creatura di Dio… Dio stesso è la fonte della liberazione radicale da ogni forma di idolatria… La caduta degli idoli restituisce all’uomo il campo della sua esistenziale libertà. Dio, libero per eccellenza, vuole entrare in dialogo con un essere libero, capace di fare le sue scelte e di esercitare le sue responsabilità, individualmente e in comunità>.Nell’Europa occidentale il dio nascosto della nostra società si chiama ‘benessere economico, crescita materiale’.Alla crescita economica si sacrificano gli uomini, la natura, il futuro… Ma il successo, il denaro, la carriera professionale non sempre danno felicità, e non sempre rivelano vera utilità per l’uomo. Per molti il denaro è ciò che dà valore alla vita, l’uomo è quello che possiede; chi non ha, non è niente! Quando si rifiuta Dio al suo posto si mettono i surrogati di Dio: il successo, il sesso, il denaro, il potere, il prestigio… Nuovi idoli che schiavizzano!Tuttavia questi valori creati sono preziosi, ma devono essere delimitati, riferiti a Dio (denaro, inventività, capacità, sesso,…) e mai permettere loro di impedirci di avvicinarci a Dio. Usarli in modo disincanto e staccato, nell’interesse della libertà personale.«Non si può servire Dio e mammona (denaro, prestigio, potere, sesso,…)», Jahvé è un Dio geloso!Il divieto delle immaginiLa proibizione delle immagini occupa molto spazio nel testo originario. Nella enumerazione ebraica, ortodossa e calvinista questo testo è oggetto di un comandamento specifico: ‘Non ti farai idolo né immagine’ (gli altri comandamenti vengono scalati nella loro enumerazione; il nono e il decimo sono raggruppati insieme).Il divieto delle immagini è proprio degli islamici e degli ebrei, oltre che di qualche gruppo evangelico e dei testimoni di Geova.Pur essendo trasgredito dai cristiani, esso mostra come Dio non si lasci vincolare; noi non siamo in grado di ‘impadronircene’ né con una immagine, né con una definizione, né con una istituzione (via apofantica: né Questo né Quello). Il divieto delle immagini (che un tempo si ritenevano modo per vincolare la divinità) esige dal cristiano una purificazione continua della propria immagine di Dio intellettuale, spirituale… Anche nella Bibbia Dio si contenta all’inizio di forme antropomorfe quanto mai primitive, della propria conoscenza, forme che però vengono via via superate e aperte all’infinito: Dio è sempre più grande di tutte le rappresentazioni che noi ci facciamo di Lui.Dio ci proibisce che ci facciamo un’immagine di Lui perché Lui stesso ne ha già fatta una: l’uomo (Gen 1,26). Il NT ci dice che l’immagine di Dio che Dio stesso ci ha dato di sé è Gesù (2Cor 4,4; Col 1,15) (+ Mt 25,31 Gesù si identifica con l’uomo). Il culto delle persone è senza dubbio la forma peggiore di idolatria, ma nello stesso tempo il vero culto a Dio sta nel servizio a l’uomo.L’iconoclastia scoppiò anche a partire da questo comandamento, ma soprattutto dalla inconcepibile possibilità di trattenere il divino in un’immagine; la divinità di Gesù non poteva essere rappresentata, ma Gesù Cristo era vero Dio e vero uomo, le due nature erano inscindibili, dunque era irrapresentabile!Leone III (726) e il figlio Costantino V (754) condannano la venerazione delle icone e confermano l’ordine di distruggerle. A Costantinopoli il culto delle icone aveva raggiunto delle dimensioni che inquietavano le autorità ecclesiastiche. Alcuni preti erano arrivati al punto di mescolare le specie eucaristiche alla polvere di colore prelevata dalle icone. Nella lotta iconoclasta i monaci, ferventi difensori delle icone, dovettero subire persecuzioni e repressioni brutali. Sotto l’imperatrice Irene, favorevole agli iconoduli (fautori delle icone), fu possibile indire il II Concilio di Nicea (7° concilio ecumenico) nel 787; esso stabilì la legittimità del culto delle icone e precisò il senso teologico della venerazione delle immagini sacre.«Quanto più frequentemente si guardano le rappresentazioni contenute nelle immagini, tanto più coloro che le contemplano saranno portati a ricordare i modelli originali, a desiderarli, a testimoniare loro, col bacio, una venerazione rispettosa, non però una vera e propria adorazione che, secondo la nostra fede, si deve solo a Dio».Dopo una seconda ondata di persecuzioni, l’iconoclaismo fu sconfitto definitivamente; la festa fu celebrata in S. Sofia di Costantinopoli l’11 marzo 843 (anche oggi è detta ‘festa dell’ortodossia’).S. Teodoro Studita ‘L’invisibile si fa vedere!’ Alla luce dell’Incarnazione in cui Dio si fa uomo con una fisionomia ben precisa, umana, è possibile rappresentare Dio: «Chi vede me vede il Padre!». Non si tratta di rendere onore ad un sostegno materiale (marmo, legno, oro…) ma di considerare l’immagine sacra come un piccolissimo e parziale ricettacolo della bellezza e della potenza di Dio. |