DIFENDERE LA VERA FEDE

Benedetto XVI spiana la strada a Pio XII verso la Beatificazione

  • Messaggi
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 19/01/2010 16:43
    Oggi, 19 dicembre 2009, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza privata S.E. Mons. Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’Udienza il Santo Padre ha autorizzato la Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti:

    .....

    - le virtù eroiche del Servo di Dio Pio XII (Eugenio Pacelli), Sommo Pontefice; nato a Roma il 2 marzo 1876 e morto a Castelgandolfo il 9 ottobre 1958;



    ..... 

    Bollettino Vaticano



     Sorriso interessante riflessione di padre Giovanni Scalese che ritorna sul Blog Senza peli sulla lingua, dopo una breve assenza con quanto segue:

    In questo mese di silenzio (il mio ultimo post risale alla fine di novembre) di cose ne sono successe. Non voglio certo passare in rassegna tutti gli eventi dell’ultimo scorcio del 2009. Ma non posso fare a meno di dire due parole su quanto è avvenuto in seguito alla dichiarazione dell’eroicità delle virtú di Pio XII (20 dicembre 2009). Dico subito che ho accolto con immenso piacere la contemporanea proclamazione di Pio XII e Giovanni Paolo II come “venerabili”: mi è sembrata una mossa geniale (e inattesa) da parte di Benedetto XVI. Ciò che mi ha dato noia non sono state tanto le reazioni del mondo ebraico — scontate! — quanto la nota del Padre Lombardi, che con le sue contorsioni logiche è riuscita a svigorire in un solo colpo una decisione limpida e coraggiosa.


    Non che quanto affermato dal portavoce vaticano sia una novità assoluta: lo stesso ragionamento fu utilizzato in riferimento a Pio X, per il suo atteggiamento giudicato troppo rigido nei confronti di veri o presunti modernisti; e, come ricorda lo stesso Padre Lombardi, fu ripreso da Giovanni Paolo II in riferimento a Pio IX. Il ragionamento ha un certo fondamento (non c’è dubbio che i santi possono aver commesso degli errori durante la loro vita, senza che ciò infici in alcun modo la loro santità), anche se bisogna stare attenti a non portare alle estreme conseguenze la contrapposizione tra la “testimonianza di vita cristiana data dalla persona” e la “portata storica delle sue scelte operative”; perché altrimenti non si capisce in che cosa consisterebbe una testimonianza di vita cristiana che non si esprima in concrete scelte operative.


    Ma il punto è un altro. Quel che non torna è perché tale distinzione la si applichi solo in alcuni casi: guarda caso, solo con i Papi di nome Pio (IX, X e XII). Come giustamente qualcuno ha fatto notare, le parole pronunciate da Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione di Pio IX («La santità vive nella storia e ogni santo non è sottratto ai limiti e condizionamenti propri della nostra umanità. Beatificando un suo figlio, la Chiesa non celebra particolari opzioni storiche da lui compiute, ma piuttosto lo addita all’imitazione e alla venerazione per le sue virtú a lode della grazia divina che in esse risplende») non potrebbero applicarsi anche a chi le ha pronunciate? O, nel caso di Papa Wojtyla, ci troviamo di fronte a una santità “senza se e senza ma”, nei confronti della quale non c’è bisogno di alcuna ricerca storica (tanto è vero che si è derogato anche alle norme procedurali da lui stesso emanate)? Significa che d’ora in poi avremo due categorie di santità: una da accettare in blocco (“prendere o lasciare”), senza possibilità alcuna di critica; e l’altra, dove invece sarà possibile procedere a una serie di distinguo (prendiamo le virtú cristiane e rifiutiamo le scelte operative)? Voi capite che, una volta intrapresa questa strada, non si sa dove si va a finire (sarà un caso che la nota di Padre Lombardi non compare nel Bollettino della Sala Stampa?).


    Quanto poi alla ricerca storica, mi sembra ovvio che essa debba godere sempre della massima libertà. Non credo che la Chiesa abbia nulla da temere al riguardo. I processi di canonizzazione sono sempre stati un esempio di estremo rigore storico (ed è per questo che dovremmo andarci piano a derogare alle procedure previste, men che meno per assecondare la piazza, facilmente manipolabile). Ma c’è proprio un settore, oggi, dove le leggi di non pochi stati limitano tale libertà di ricerca. Sapete a che cosa mi riferisco. Non mi sembra molto coerente usare, riguardo al medesimo periodo storico, due pesi e due misure.




    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 19/01/2010 16:44
     Sorriso

    Da Petrus


    Esclusivo - A Castellammare di Stabia una guarigione miracolosa attribuita a Pio XII. La Curia: “E’ vero, ci ha informati il Vaticano”. Il Vescovo insedia il Tribunale diocesano per vagliare il caso
     

    di Gianluca Barile

    CITTA’ DEL VATICANO - Il nostro giornale, dopo aver effettuato un’accurata serie di verifiche, è in grado di fornire un’esclusiva a livello mondiale: il Vaticano si sta occupando di un presunto miracolo avvenuto poche settimane fa attribuito all’intercessione di Pio XII.

    A guarire prodigiosamente da un male incurabile dopo aver pregato Papa Pacelli, una persona di Castellammare di Stabia che davanti allo stupore dei medici, che hanno dovuto constatare la regressione del cancro di cui era affetta, senza saperne e poterne dare una spiegazione scientifica, ha preso carta e penna, allegato le proprie cartelle cliniche e raccontato la propria vicenda scrivendo alla Santa Sede. Considerata l’attendibilità della testimonianza ricevuta, il Vaticano ha così immediatamente chiesto all’Arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, Monsignor Felice Cece, di insediare il Tribunale diocesano per la convocazione della persona interessata, l’acquisizione di tutti gli atti, una prima valutazione e l’invio del dossier alla Congregazione per le Cause dei Santi. Sarà quest’ultimo organismo, infatti, attraverso lo studio teologico e medico-scientifico della documentazione, a stabilire se la guarigione che questa persona attribuisce a Pio XII abbia avuto o meno del soprannaturale.

    A quel punto, spetterà al Papa iscrivere il ‘Pastor Angelicus’ nell’albo dei Beati; per la canonizzazione, ci sarà invece bisogno di un successivo miracolo. Per il momento, non è dato sapere se il protagonista di questa vicenda sia un uomo o una donna, ma il male prodigiosamente sparito dopo aver pregato Pio XII sarebbe un cancro e di tanto sarebbe stato messo a conoscenza già il relatore della Causa di beatificazione, il gesuita Padre Peter Gumpel. La notizia del presunto miracolo arriva ad un mese circa dall’approvazione delle virtù eroiche di Papa Pacelli da parte di Benedetto XVI e viene confermata dal Vicario Generale della Diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, Don Carmine Giudici: “E’ tutto vero, la Santa Sede ci ha comunicato di essere stata contattata da un fedele della nostra Diocesi che sostiene di aver ricevuto un miracolo per intercessione di Pio XII. L’Arcivescovo ha quindi deciso di istituire a giorni l’apposito Tribunale diocesano”.

     Naturalmente, la cautela è d’obbligo, ma dopo aver dotato un’occhiata ‘informale’ alle cartelle cliniche della persona di Castellammare di Stabia che grida al miracolo, è parso che vi siano davvero tutti gli elementi e le condizioni per giungere, attraverso questa guarigione, alla beatificazione del ‘Pastor Angelicus’. Un Papa amatissimo dal popolo cristiano, ma molto osteggiato da ampi settori di quello ebraico, che lo accusano di aver colpevolmente taciuto sulla Shoah. Gli storici e la Chiesa hanno sempre ribadito con forza che Pio XII scelse la strada del silenzio non per complicità con il regime di Hitler o per vigliaccheria, ma per non peggiorare ulteriormente la situazione, cioè per non spingere i nazisti a perseguitare e uccidere un numero sempre maggiore di ebrei come ritorsione verso gli appelli del Vescovo di Roma.

     Il Pontefice della seconda guerra mondiale, così, preferì i fatti alle parole, ordinando a Parrocchie, Conventi, Seminari, Monasteri, insomma a qualsiasi tipo di struttura religiosa sottoposta alla sua giurisdizione, di accogliere e proteggere tutti gli ebrei che ne avessero avuto bisogno. All’interno stesso del Vaticano e della residenza di Castelgandolfo, numerosi dipendenti erano, difatti, ebrei nascosti per volere del Santo Padre. Un’opera, quella di Pio XII, che portò addirittura alla conversione al cattolicesimo dell’allora Rabbino Capo di Roma. Un’opera, tuttavia, che per la Comunità ebraica, in particolare quella di Roma, dove Benedetto XVI si è recato in visita proprio in queste ore, non è sufficiente a chiudere il capitolo delle polemiche. Fatto sta che in una dichiarazione successiva all’approvazione delle virtù eroiche di Pio XII, il direttore della sala stampa vaticana, Padre Federico Lombardi, ha tenuto a precisare che, dichiarando Papa Pacelli ‘Venerabile’,  non si intendeva dare un giudizio storico sul suo operato.

    Benedetto XVI, dal canto suo, non ha mai fatto mistero di ammirare enormemente Pio XII e a più riprese ne ha pubblicamente lodato e me4sso in risalto l’impegno alacre, reale e concreto in difesa del popolo ebraico vittima della barbarie nazista. Il decreto sull’eroicità delle virtù di Pio XII (pronto da due anni ma firmato da Ratzinger dopo ulteriori accertamenti) è stato pubblicato contestualmente a quello di un altro grande Servo di Dio, Giovanni Paolo II. Ciò aveva fatto pensare, in un primo momento, che la beatificazione di entrambi questi Pontefici potesse avvenire contemporaneamente. Ma al contrario di Wojtyla (che sarà innalzato all’onore degli altari, presumibilmente, ad Ottobre di quest’anno), ciò che mancava per far avanzare l’istruttoria di Papa Pacelli era un miracolo. Miracolo che adesso potrebbe essere effettivamente avvenuto, per la prima volta, dalla morte di questo indimenticabile Pontefice, avvenuta nel 1958, dopo una vita intera spesa al servizio del popolo di Dio.
     
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 19/01/2010 16:45

    da Petrus

    Il miracolo del ‘Pastor Angelicus’. Benedetto XVI avrebbe espresso l’auspicio di essere lui a beatificare Pio XII. Il Cardinale Angelini: “Per me è già Santo”. Padre Gumpel: “Sono contentissimo”

    CITTA’ DEL VATICANO - Benedetto XVI, dopo aver saputo del miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Pio XII e relativo alla guarigione di un cancro con metastasi in tutto il corpo di una persona di Castellammare di Stabia, ha espresso l’auspicio di poter essere proprio lui il Pontefice cui spetterà il grato compito di beatificare il ‘Pastor Angelicus’.

    E’ quanto trapela dai ‘Sacri Palazzi’ a pochi giorni dalla notizia, anticipata in esclusiva dal nostro giornale, dell’evento soprannaturale avvenuto nell’hinterland napoletano e ritenuto opera di Papa Pacelli. Una notizia attesa da tempo in Vaticano, soprattutto in seguito al riconoscimento delle virtù eroiche, lo scorso 19 Dicembre, del successore di Pietro avversato da diversi settori del mondo ebraico, perché ritenuto (ingiustificatamente) immobile davanti al dramma della Shoah, quanto amato dai fedeli della Chiesa ad egli contemporanei ma anche dell’epoca moderna.

    Pio XII, infatti, non è stato solo il nocchiero che ha saputo tenere ben ferma la Chiesa nelle acque agitate, color rosso sangue, della seconda guerra mondiale, ma anche il primo Papa ad indire una ‘Giornata della purezza’ - ispirata dal martirio di Santa Maria Goretti -, a chiamare gli sportivi a raccolta, a proclamare l’ultimo - magnifico - dogma cattolico, quello dell’Assunzione in Cielo Anima e Corpo della Beata Vergine Maria, Madre di Dio e Madre Nostra. Ma non solo. Questo Pontefice, che ha davvero meritato l’appellativo di ‘Pastor Angelicus’, è stato colui che più di tutti - per tornare al tema della Shoah - si è prodigato, in maniera discreta per evitare ulteriori persecuzioni alle vittime del nazismo, per salvare il maggior numero possibile di ebrei, ordinando alle strutture religiose di dare loro copertura e ospitalità.

    Un grande, grandissimo Papa, che da molti è già ritenuto Santo, come nel caso del Cardinale Fiorenzo Angelini, 96 anni, il suo ultimo collaboratore vivente, che ebbe modo di servirlo come cerimoniere. E allora non c’è nulla di strano se il porporato, appresa la novità del presunto miracolo di Castellammare, che in caso di riconoscimento ufficiale aprirà definitivamente le porte alla beatificazione di Pacelli, non si dice meravigliato: “Considero Pio XII Santo sin da quando era in vita e come tale lo venero dal giorno del suo ritorno al Cielo”. Tuttavia, aggiunge Angelini, “provo tanta commozione nel sapere che un ulteriore passo è stato mosso verso il riconoscimento, anche canonico, della sua santità”. Un passo, il presunto miracolo di Castellammare di Stabia, che si aspettava da tempo. “E’ vero - evidenzia ancora il porporato 96enne -, ma era certo che prima o poi un miracolo sarebbe arrivato; speriamo che questo sia quello giusto”. Altrettanto entusiasta Padre Peter Gumpel, il sacerdote Gesuita relatore, da 20 anni, della Causa di Beatificazione di Pio XII. “In questi casi la prudenza è d’obbligo, ma non posso negare di essere contentissimo e di pensare che possa essere la volta buona per innalzare all’onore degli altari questo magnifico Papa che, peraltro, ho avuto la gioia e l’onore di conoscere personalmente constatando, già allora, la sua santità”.

    Per Padre Gumpel, adesso, l’importante è vagliare attentamente le cartelle cliniche e “non assediare chi ha beneficiato di questa guarigione, attendendo serenamente il pronunciamento ufficiale della Chiesa”. E, infatti, dalla Curia di Sorrento-Castellammare di Stabia, non trapela nulla sull’identità della persona che si ritiene, e viene seriamente ritenuta, miracolata per intercessione di Pio XII. L’Arcivescovo, Monsignor Felice Cece, sia direttamente sia per bocca del suo Vicario episcopale, Don Carmine Giudici, si è limitato a confermare l’insediamento, nel più breve tempo possibile, del Tribunale Diocesano che dovrà raccogliere l’incartamento relativo all’evento prodigioso, esprimere un primo parere e poi trasferire gli atti alla Congregazione per le Cause dei Santi.

     Tornando a Padre Gumpel, il Gesuita ha voluto sottolineare, come sempre fa in ogni sua uscita pubblica, che “la devozione di milioni fedeli di ogni generazione in tutto il mondo, dimostra come Pio XII - così odiato, osteggiato e vilipeso senza motivo da chi lo accusa di non aver mosso un dito per fronteggiare la Shoah quando è invece vero l’esatto contrario -, in realtà è stato un vero ed esemplare Testimone del Vangelo, un autentico uomo di Chiesa e un luminoso discepolo di Cristo”. Ma in caso di riconoscimento del miracolo in questione da parte del Vaticano, quali sarebbero i ‘tempi tecnici’ per la beatificazione di Pio XII? Considerando che Papa Pacelli è già stato proclamato ‘Venerabile’ a Dicembre 2009 con l’approvazione delle sue virtù eroiche, il ‘Pastor Angelicus’ potrebbe essere dichiarato Beato entro e non oltre il 2011.

    A Benedetto XVI l’ultima parola.


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 28/01/2010 23:17

    Preghiamo ha quindi concluso il Papa nell'Omelia della Santa Messa celebrata in occasione del 50°  dalla morte di Pio XII, perché prosegua felicemente la causa di beatificazione del
    Servo di Dio Pio XII.




    Benedict XVI Pius XII

    Preghiera per la beatificazione del Servo di Dio Papa PIO XII

    O Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo,
    Ti lodiamo e ringraziamo per i doni di sapienza e di grazia
    di cui hai ricolmato il Sommo Pontefice Pio XII,
    Pastore angelico e invitto difensore della fede,
    profeta della pace e rifugio dei perseguitati.
    Concedi a noi di imitare le sue virtù
    lausterità della vita, la fedeltà eroica al suo ministero,
    la sua tenerissima devozione a Maria,
    da lui onorata con linfallibile definizione dellAssunzione.
    La sua sperimentata intercessione
    ottenga nuova luce di santità sulla Chiesa Cattolica,
    dia coraggio ai suoi pastori, ai suoi missionari,
    ci preservi dalle rovine della guerra
    e ci salvi dalle insidie del peccato e dellerrore.
    Glorifica anche in terra, Signore Gesù,
    il Tuo servo fedele, successore di Pietro e Tuo Vicario
    concedendoci per i suoi meriti e la sua intercessione
    la grazia che ti domandiamo.

    +Andrea Gemma
    Vescovo



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 07/11/2010 23:23

    La firma di Bagnasco (e una reliquia) nella preghiera per glorificare Pio XII

    di Vittorio Messori

    - E’ già pronta la preghiera per la beatificazione di papa Pio XII.

    Il testo è stato scritto da don Nicola Bux, stimato docente di liturgia e di teologia, Consultore della Congregazione per il Culto divino e dell’Ufficio per le celebrazioni pontificie.

    Autore di vari libri, tradotti in molte lingue, in appoggio alla «riforma della riforma liturgica» auspicata da Joseph Ratzinger quando ancora era cardinale, don Bux è particolarmente vicino a Benedetto XVI.

    Un testo autorevole, dunque, il suo. Ma autorevolissimo è l’imprimatur ufficiale, concesso dal cardinal Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Monsignor Bagnasco ha voluto sottolineare la sua adesione con una autorizzazione manoscritta sotto l’originale del testo.

    Il quale altro non è che la preghiera — qui pubblicata — per ottenere da Dio la glorificazione, con l’ascesa agli altari, di colui che per ora è «venerabile»: Eugenio Pacelli, Papa con il nome di Pio XII. La diffusione del cartoncino è già iniziata ed è curata dal «Comitato Papa Pacelli», libera associazione di laici che si è proposta una circolazione di massa.

    Dalla Postulazione per la beatificazione è stato ottenuto un lembo della bianca veste talare del Pontefice: su alcune migliaia di copie è così applicata una minuscola reliquia.

    Il rabbino capo di Roma l’altro giorno ha usato parole pesanti o «ingenerose», per dirla con il direttore dell’Osservatore Romano («patacca», «propaganda», «falsità») a proposito del film su Pio XII trasmesso dalla Rai.

    La verità impone di dirlo con ovvio disagio: chi conosce dall’interno il mondo cattolico sa che tra il «popolo delle parrocchie», ma anche nella Gerarchia, cresce l’insofferenza per l’ostinazione con cui alcuni settori del mondo ebraico alimentano la leggenda nera su Pacelli, nonostante la miriade di
    documenti e di testimonianze che la smentiscono.

    A nulla serve, sembra, ricordare i messaggi di riconoscenza giunti a quel Papa da tutte le comunità israelitiche subito dopo la guerra e l’omaggio universale, a cominciare dai leader di Israele, alla sua morte, nel 1958. Ed è sceso il silenzio sul rabbino capo della Comunità di Roma, Israel Zolli, che nel 1945 chiese il battesimo e volle prendere il nome di Eugenio in segno di riconoscenza per quanto aveva fatto per gli ebrei colui che una sconcertante campagna, iniziata solo negli anni Sessanta, volle presentare come «il Papa di Hitler». Ma non a caso parlavamo di «alcuni settori ebraici» soltanto.

    In effetti nel 2007 la riunione plenaria della Congregazione per i Santi approvò all’unanimità il decreto sulla «eroicità delle virtù» di Pacelli, che poteva quindi essere chiamato «venerabile», l’ultima tappa prima della beatificazione.

    Ma quel decreto doveva essere approvato e promulgato dal Papa. Benedetto XVI ha, nei riguardi di Pacelli, non solo venerazione per l’uomo ma anche grandissima stima per il teologo: più volte ha ricordato che, dopo la Bibbia, le encicliche di Pio XII sono i testi più citati dal Vaticano II. Dunque, la sua intenzione era quella di firmare subito il decreto, ma fu avvertito che se lo avesse fatto si sarebbe interrotto il dialogo con Israele. Così, Benedetto XVI ordinò un supplemento di indagine negli archivi, anche se più volte già esplorati: la conclusione fu quella già ben nota.

    E che, cioè, sul piano storico non era possibile al Papa fare più di quanto avesse fatto (che non era poco: la maggioranza degli ebrei salvatisi in Italia, ma anche in altri Paesi, lo devono alla Chiesa) e qualunque altro atteggiamento avrebbe provocato una catastrofe ancor peggiore.

    Come avvenne in Olanda, dopo la protesta pubblica dell’episcopato per le deportazioni. Dunque, Benedetto XVI, nel dicembre scorso, ha rotto ogni ulteriore indugio e ha dichiarato «venerabile» il suo amato predecessore. Ma la decisione è stata presa anche perché decine di rabbini americani, riuniti a convegno, gli inviarono un messaggio con il quale si dissociavano nettamente dalla campagna di diffamazioni condotta da certi confratelli europei.

    Quei rabbini ricordavano come Pio XII fosse giunto a far rompere il sigillo della clausura dei monasteri per ospitare ebrei, travestiti poi da suore o da frati e muniti di documenti falsi forniti da stamperie ecclesiali.

    La preghiera per ottenere la beatificazione del Papa, approvata dal Presidente della Cei, è esplicita
    al proposito: «Ha aperto le braccia di Pietro, senza distinzione, a tutte le vittime dell’immane tragedia della II guerra mondiale». E «con dottrina sicura e mite fermezza, ha guidato la Chiesa attraverso il mare agitato delle ideologie totalitarie».

    Ora, però, la parola è a Dio e a nulla serviranno più proteste, sdegni, invettive. La causa di papa Pacelli per la Chiesa è finita: non resta che attendere la conferma divina, l’imprimatur del Cielo sulla convinzione degli uomini che Eugenio Pacelli ha vissuto sino in fondo «in modo eroico» le virtù evangeliche.

    Si attende, cioè, che siano vagliati i casi (uno soprattutto, nella diocesi di Sorrento: una donna incinta guarita da un linfoma maligno), inesplicabili per la scienza e per la Chiesa, miracoli. Segni, cioè, della potenza di intercessione presso Cristo del candidato a essere venerato sugli altari come «Beato Pio XII».



    PREGHIERA

    Signore Gesù Cristo,
    Ti ringraziamo per aver donato alla Chiesa il Papa Pio XII,
    maestro fedele della Tua verità e pastore angelico.
    Egli, con dottrina sicura e mite fermezza,
    ha esercitato il supremo ministero apostolico
    guidando la Tua Chiesa attraverso il mare agitato delle ideologie totalitarie;
    ha aperto le braccia di Pietro, senza distinzione,
    a tutte le vittime dell’immane tragedia della II guerra mondiale
    ammonendo che nulla è perduto con la pace, opera della giustizia;
    con umiltà e prudenza ha dato rinnovato splendore alla Sacra Liturgia:
    e ha manifestato la gloria di Maria Santissima proclamandone l’Assunzione al Cielo.
    Fa’, o Signore, che sul suo esempio
    impariamo anche noi a difendere la verità,
    a obbedire con gioia al magistero cattolico
    e a dilatare gli spazi della nostra carità.
    Per questo ti supplichiamo,
    se è per Tua maggior gloria e per il bene delle nostre anime,
    di glorificare il Tuo servo, il Papa Pio XII.
    Amen

    Imprimatur
    Angelus Card. Bagnasco

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 21/08/2013 12:52

    Papa Francesco vorrebbe canonizzare anche Pio XII

     
    Secondo alcune indiscrezioni trapelate sui media, Papa Francesco starebbe pensando di canonizzare Pio XII senza aspettare che vengano riconosciuti dei miracoli avvenuti per sua intercessione. Se ciò venisse confermato, sarebbe una notizia molto positiva. Tra l'altro il Romano Pontefice darebbe un forte segnale non curandosi delle possibili reazioni negative dei comunisti e di taluni ambienti "non cristiani" fortemente critici nei confronti di Papa Pacelli.
     
    Pio XII è uno dei Sommi Pontefici più amati dai fedeli legati alla Tradizione Cattolica. Il Pastor Angelicus fu un grande Condottiero della Chiesa Militante, un uomo con la schiena dritta e la volontà indomita. Nel corso della sua vita venne provato al fuoco e alla lotta, ma con intrepido coraggio difese strenuamente il Corpo Mistico di Cristo dai feroci assalti dei nemici della Chiesa. Il suo esempio di vero seguace di Gesù Cristo non può morire e non morirà, troppo grande è la gratitudine che i cattolici devono avere nei suoi confronti. Lottò tenacemente contro la pagana e disumana ideologia nazionalsocialista, portò personalmente i soccorsi ai cittadini di Roma selvaggiamente colpiti dai barbari bombardamenti anglo-americani, salvò innumerevoli persone dalla deportazione nei lager hitleriani, sconfisse i comunisti di Togliatti ordinando a Luigi Gedda di promuovere i "Comitati Civici" e fare propaganda contro il pericolo rosso, illuminò le menti dei fedeli col suo aureo Magistero, difese la purezza della Dottrina Cattolica dalle fuorvianti dottrine dei teologi infettati dal progressismo, diede un forte impulso alle missioni cattoliche, arginò l'avanzata delle disastrose idee dei liturgisti col prurito delle novità, ribadì la tradizionale dottrina della superiorità della vita verginale sulla vita coniugale (cfr. Sacra Virginitas), difese Padre Pio dagli attacchi a cui era sottoposto dai suoi persecutori, definì solennemente il dogma dell'Assunzione in Cielo della Beata Vergine Maria in anima e corpo, governò saggiamente la Chiesa, ecc.
     
    Da Cardinale scelse come motto: “Lux veritas, regina caritas, finis aeternitatis”. Fu un vero e proprio programma di vita al quale restò fedele sino alla morte.
     
     
     
     




    [SM=g1740733]


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 14/06/2016 20:49

    <header class="entry-header">

    Anche se crollasse San Pietro



    </header>

    Un discorso dell’ultimo Papa romano.


    di Marc Lindijer (13-06-2016)


    È stato il primo Papa moderno, Pio XII, il Papa delle masse e dei mass media. Ma è stato anche — almeno per il momento — l’ultimo vescovo romano di Roma. Riconosciuto subito come tale quando fu eletto: già al nome Eugenio la folla in Piazza San Pietro scoppiò in liete grida per dare il benvenuto a Papa Pacelli. La stessa partecipazione ci fu quando, quasi vent’anni dopo, morì. Fanno ancora commovente impressione i filmati del suo corteo funebre che scorreva lungo e lento nelle vespertine strade di Roma.


    «Nostra città natale ed episcopale», così Pio xii chiamò Roma davanti a 7.000 giovani degli Istituti medi superiori della città, ricevuti in udienza il 30 gennaio 1949: «Nostra città natale ed episcopale, a Noi quindi doppiamente unita», disse il Papa ai ragazzi che l’avevano salutato con grande entusiasmo, «in un crescendo di filiale esultanza e affetto».


    L’ultimo papa “romano de Roma”

    Questo duplice titolo valeva infatti per tutti i romani. Basti vedere il numero di udienze concesse alle loro rappresentanze, basti vedere quanto spesso Pacelli parlasse di Roma per capire come la città gli fosse carissima. Il primo gennaio 1949, accogliendo in udienza il sindaco Rebecchini e gli assessori, il Papa lodò il loro lavoro di ricostruzione della città, ancora segnata dalla guerra, e di progressivo ritorno a una normale vita, lavoro ispirato «alle millenarie e gloriose tradizioni religiose e civili dell’Urbe». Vide un chiaro legame tra l’opera sociale, già propagata dall’imperatore Marco Aurelio, e l’amore vicendevole comandato da Gesù Cristo. «Possa questo amore», augurò al sindaco di Roma il suo vescovo, «questo amore, che semina il bene e lo dispensa nella serena letizia del cuore, unire con indissolubili vincoli tutti i figli di Roma, gli amministratori e gli amministrati, quelli che danno e quelli che ricevono, avvicinandoli tutti a Dio!».


    È noto come Pacelli ponderasse le sue parole, cercando sempre il giusto equilibrio tra la saggia prudenza e la fortezza cristiana. Quando quindi parlò delle «tradizioni religiose e civili» di Roma, non per caso mise al primo posto quelle religiose. Ai ragazzi degli Istituti medi superiori spiegò come «i resti e le tracce della storia profana» della città «narrano gli eventi di tempi andati, parlano di stirpi e di civiltà tramontate, di potenze e di grandezze estinte», mentre «dinanzi alle testimonianze del passato cristiano (…) sentiamo sempre qualche cosa d’immortale». Vive ancora la fede che esse annunziano, vive ancora la Chiesa a cui esse appartengono, e mentre cambiano gli ordinamenti e le leggi che reggono il suo ordinario governo, rimangono le stesse la sua struttura, nei suoi caratteri essenziali, e la sua vita interna. «La Chiesa, stabilita su Pietro e sui suoi successori (…) doveva essere la Chiesa di Cristo, una in sé e duratura sino alla fine dei tempi». Poi continua: «Fu una disposizione della divina Provvidenza che Pietro scegliesse Roma come sua sede vescovile. Qui, nel circo di Nerone (…), egli morì come confessore di Cristo; sotto il punto centrale della Cupola gigantesca era ed è il luogo del sepolcro di lui». Se mai un giorno «la Roma materiale dovesse crollare, se mai questa stessa Basilica Vaticana, simbolo dell’una, invincibile e vittoriosa Chiesa cattolica, dovesse seppellire sotto le sue rovine i tesori storici, le sacre tombe che essa racchiude, anche allora la Chiesa non sarebbe né abbattuta né screpolata; rimarrebbe sempre vera la promessa di Cristo a Pietro, perdurerebbe sempre il Papato, l’una indistruttibile Chiesa, fondata sul Papa in quel momento vivente».


    È lungo appena cinque pagine il discorso ai giovani su Roma aeterna, città che «in senso cristiano soprannaturale è superiore alla Roma storica», e con questo anche uno dei più lunghi sul tema che avrebbe tenuto Pacelli, vescovo romano di Roma. Per conoscere meglio, più profondamente il suo pensiero, bisogna tornare indietro nel tempo, al 23 febbraio 1936, e non all’Aula delle benedizioni della Basilica vaticana ma all’Oratorio borrominiano della Chiesa nuova, dove il cardinale Eugenio Pacelli, segretario di Stato di Pio xi, diede una conferenza su «Il sacro destino di Roma», e cioè il fine per cui la divina Provvidenza preparò i romani e la loro città. Roma, «la madre comune dei credenti», e «la Casa vaticana del Padre comune», e «la comune casa di tutti i figli della Chiesa». Oggi, ottant’anni dopo, in pieno anno giubilare della misericordia, è difficile non vedere come queste parole siano ancora vere.


    Città eterna, «città di Dio, città della Sapienza incarnata», avrebbe detto nel 1936 il cardinale Pacelli. E i suoi cittadini, cosa compete a loro? «Essere romano — disse nel 1951 il Papa ai membri della nobiltà e del patriziato — significa essere forte nell’operare, ma anche nel sopportare». E sei settimane dopo esortò gli alunni del Liceo Visconti e dell’Istituto Massimo a non dimenticare «l’alto titolo di “romano”». A Roma «ogni opera deve essere egregia ed esemplare, perché a Roma sono costantemente rivolti gli occhi dell’Italia, come a suo centro, e del mondo, come a suo faro. Qui ogni fatica, maturamente intrapresa e fermamente proseguita, deve giovare al bene universale; qui ogni giustizia più alta, ogni virtù più schietta, ogni pietà più ardente deve essere appannaggio di ciascuno che abbia il privilegio di chiamarsene cittadino, e in lui debbono in qualche modo rifulgere le leggi e le tradizioni, che fanno venerando e glorioso il nome di Roma».


    FONTE: osservatoreromano.va





    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)